Passigli: Passigli narrativa
Alla fine dell'impero
Franz Werfel
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2021
pagine: 160
In una casa di piacere tra le più rinomate di Praga, l’insistenza di un cliente piuttosto ripugnante e il rifiuto della giovane da lui prescelta scatenano un parapiglia generale che vede coinvolte tutte le ragazze, fino a quando l’improvviso arrivo di un soldato ne provoca l’immediata cessazione: quel soldato reca la notizia dell’assassinio a Sarajevo dell’erede al trono. È il preambolo della catastrofica guerra che porterà alla caduta dell’Impero asburgico e del suo mondo multiculturale e plurinazionale. Franz Werfel sembra quasi voler costruire nel suo lungo racconto “Lutto nella casa di piacere” (1926) una più o meno parodica allegoria di un mondo che svanisce, il mondo in cui egli stesso è vissuto e che ricorda con sottile ironia, ma con un affetto incondizionato, nel saggio che apre il volume. Tra gli attentatori di Sarajevo c’era anche il giovanissimo Nedeljko Čabrinović, protagonista del secondo dei racconti qui riuniti (1923, qui in prima traduzione italiana). Già in carcere e ormai fatalmente malato di tubercolosi, il narratore lo incontra e si sorprende a osservarne, ben oltre il rigido disprezzo dei carcerieri, la rassegnata compostezza, «la bellezza e la dignità della solitudine mortale». Una solitudine mortale: è quello che, altrettanto tragicamente ma per ragioni diversissime, avverte dentro di sé anche Francine, la protagonista dell’ultimo dei racconti di questo volume, “Scala d’albergo” (1927), nella sua ascesa verso l’abisso.
La pedina sulla scacchiera
Irène Némirovsky
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2021
pagine: 160
Tutto incentrato sulla figura del protagonista, Christophe Bohun, attorno alla quale ruotano i due personaggi femminili e quello del padre, un tycoon dell’acciaio, il romanzo “La pedina sulla scacchiera” (1934) è il racconto di una crisi: crisi economica e finanziaria, certo, ma ancor più crisi di un’intera visione del mondo. Christophe ne è tanto il prodotto quanto una delle innumerevoli vittime. La rovina economica del padre, con l’azienda di famiglia in cui si trova a lavorare da modesto impiegato alle dipendenze del detestato socio che l’ha rilevata, è l’impalcatura che lo sorregge economicamente e lo annienta moralmente. Christophe sente di non avere nulla da spartire con questo impero che il padre ha costruito e disperso, lottando senza scrupoli contro tutto e tutti, persino tramando e corrompendo per incentivare le spese belliche. Ma in lui non c’è traccia di rivendicazione ideale o morale, e tanto meno politica; c’è soltanto una pena infinita, un’inettitudine completa, l’assoluta incapacità di reagire e di amare. Christophe non è certo l’unica pedina sulla scacchiera; anzi, egli stesso utilizza le sue due donne – la moglie e l’amante – come proprie pedine, da usare o gettare a seconda del suo umore, rendendosi però sempre più conto che la vera scacchiera in cui si sta giocando la sua stessa vita è una realtà che non gli è mai veramente appartenuta e che sempre più lo consuma.
L'isola della colpa
Paolo Lagazzi, Daniela Tomerini
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2021
pagine: 185
In un convento situato su un'isola, abitato soltanto da una piccola suora, un uomo cerca qualche traccia del suo passato: una vicenda oscura gli grava sulla coscienza, e in quel luogo egli tenta di ritrovare i segni e il senso di ciò che è stato. Ma la sua indagine viene subito risucchiata nella ragnatela di un altro mistero, quello che pesa sull'anima della donna, che è lì da molti anni per scontare una colpa atroce, per «ricostruire il convento e la sua vita». La narrazione si affida ora alla voce di lui ora a quella di lei, finché tra esse s'insinua l'eco di una terza voce. Nell'arco di tre giorni i diversi fili del racconto s'intrecciano e si compongono in un tessuto ambiguo, aspro e avvolgente, liberando un crescendo di emozioni sino a un finale inatteso e tremendo.
La tela di ragno
Joseph Roth
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 160
Il romanzo “La tela di ragno” uscì a puntate dal 7 ottobre al 6 novembre 1923 sul quotidiano socialista viennese «Arbeiterzeitung». Soltanto due giorni dopo la sua interruzione – l’opera doveva infatti rimanere incompiuta – Adolf Hitler tentava il suo primo, fallito colpo di stato, il famoso putsch di Monaco, e questo può spiegare senz’altro meglio di ogni altra circostanza il quadro storico da cui scaturisce la figura del protagonista di questa straordinaria narrazione, Theodor Lhose, un mediocre ufficiale tedesco della grande guerra roso dall’invidia e assetato di potere che, come ha scritto Claudio Magris, «percorre tutte le tappe dell’abiezione personale e politica, sullo sfondo di una Germania insanguinata dalle squadre di Ludendorff». Accanto a lui sfilano gli altri personaggi, dal ‘detective’ Klitsche al dottor Trebitsch, dal principe Heinrich a Benjamin Lenz, vero ‘alter ego’ di Theodor, «ebreo di Lodz, assoldato come spia da un centro d’informazioni e spionaggio durante la guerra». Uomini devastati dalla loro stessa pochezza umana, frutti famelici di un’epoca che sta sempre più sprofondando nella violenza cieca. Un romanzo davvero impressionante per lucidità e intensità, e – insieme – un’agghiacciante preconizzazione degli orrori del nazismo.
Il Novecento di Fanny Kaufmann
Fania Cavaliere
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 368
Fanny Kaufmann era nata in Russia, a Jalta, alla fine dell'Ottocento, da una ricca e colta famiglia ebraica. In questo romanzo la nipote racconta, anche sulla base di un prezioso diario e di documenti di famiglia, le complesse vicissitudini di Fanny e delle sorelle, testimoni involontarie dei principali fatti e orrori della storia del Novecento. Le vicende della famiglia Kaufmann sono infatti intrecciate con l'incombere degli avvenimenti storici e l'inarrestabile catena di sconvolgimenti che hanno attraversato l'Europa dai pogrom della Russia zarista alla rivoluzione, e all'insorgere dei grandi totalitarismi del XX secolo, fino alla tragedia della seconda guerra mondiale. Il romanzo segue così lo svolgersi di un'epoca e accompagna le vite dei personaggi nel loro straordinario peregrinare per le capitali d'Europa, da Mosca a Istanbul, da Parigi a Roma, attraverso la partecipe narrazione del cammino esistenziale delle protagoniste, raccontando la loro voglia di vivere, di studiare, di amare, di crearsi un'esistenza normale, facendone delle figure femminili indimenticabili, donne combattive, coraggiose e risolute a tutto pur di difendere il proprio futuro. Una testimonianza suggestiva, impreziosita da un sistematico e documentato lavoro di ricostruzione storica di un mondo per lo più scomparso, che si legge come un romanzo avvincente dal quale traspare quel sapore di realtà che solo le storie vere sanno infondere alla narrazione. Con una Premessa di Liliana Segre.
Hotel Savoy
Joseph Roth
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 143
Secondo romanzo pubblicato da Joseph Roth dopo l'esordio de "La tela di ragno" (1923), "Hotel Savoy" (1924) ne condivide il carattere corale e profetico. Se nel primo romanzo si configura la nascita e il carattere del nazismo, tema di Hotel Savoy è il clima di disfacimento dell'Impero austro-ungarico successivo alla prima guerra mondiale, che di quel movimento creò le condizioni. Gabriel Dan, il narratore della vicenda, ex prigioniero di guerra in Russia, affronta, come migliaia di suoi commilitoni, il terribile viaggio di ritorno verso una casa della quale ignora il destino e una patria che non esiste più, e durante il suo interminabile viaggio sosta in una città dell'est europeo scendendo in quell'Hotel Savoy che, con l'infinita varietà dei suoi ospiti, si rivelerà specchio fedele della crisi del vecchio mondo e dell'Impero asburgico tra la sconfitta bellica e l'ondata rivoluzionaria proveniente dalla Russia. "L'Hotel Savoy era come il mondo, all'esterno brillava di uno splendore maestoso, sprizzava lusso dai suoi sette piani, ma vi dimorava la povertà". Gli ospiti e i frequentatori dell''albergo, dall'industriale Neuner al commerciante Bòhlaug fino alla povera Stasia, ballerina del varietà locale, e allo stesso Gabriel Dan e al clown Santschin sono tutti, assieme agli operai in sciopero che assediano l'albergo, gli attori di una corale commedia umana che si svolge sul palcoscenico di un mondo sull'orlo di una tragedia epocale.
I racconti della peste
Mario Vargas Llosa
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 160
Un incontro a prima vista singolare quello tra Mario Vargas Llosa e il Decamerone. Ma, come scrive il Premio Nobel nel prologo che precede il volume, i dieci giovani che durante la peste del 1348 si rifugiano in una villa di campagna per sfuggire a una realtà intollerabile, evocando un mondo parallelo e creando una realtà fittizia fatta di storie fantastiche e di sogni, «incarnano la ragione stessa della letteratura». E non è dunque certo un caso che il grande scrittore peruviano riparta proprio dall'opera rivoluzionaria del Boccaccio mettendo in scena, nella stessa villa Palmieri nella quale i giovani si erano rifugiati, alcuni dei protagonisti del Decamerone, nonché lo stesso Boccaccio, dando voce a ciascuno in una narrazione che ha l'immediatezza di una pièce teatrale. I venti capitoli dei "Racconti della peste" spaziano dunque in un universo fantastico che si oppone alla terribile realtà della pestilenza: da "L'uomo-veleno e il fanatico" a "Una storia d'amore", da "Ingannare la peste con la menzogna" a "Il racconto più depravato e perverso", il percorso dei racconti si snoda, come nel Decamerone, in fantasie buffe, storie tragiche, storie d'amore e di violenza. L'amore, il desiderio, il potere della fantasia e le relazioni tra le classi sociali sono la chiave di quest'opera che raccoglie l'essenza dello spirito del capolavoro boccaccesco: la lussuria e la sensualità ingigantite per il terrore dell'apocalisse.
Therese. Cronaca di una vita di donna
Arthur Schnitzler
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 320
Grande maestro del racconto e del racconto lungo, Arthur Schnitzler ha scritto solamente due romanzi: verso la libertà e questo "Therese" (1928), che già dal sottotitolo, «Cronaca di una vita di donna», rivela chiaramente non solo il soggetto narrato, ma anche il tono del racconto. Cronaca, dunque, e non 'della' vita di 'una' donna, ma più semplicemente di una generica vita di donna, come ce ne sarebbero state tante altre da narrare, a rappresentanza di quell'universo femminile che sembra scontare su di sé, nel completo smarrimento dei ruoli di una società in declino, la solitudine e lo svilimento della propria identità personale. Non a caso l'attualità del romanzo di Schnitzler non era sfuggita ad una scrittrice come Sibilla Aleramo che, scrivendone la prefazione per la prima edizione italiana, parlava di una storia comune, una «storia di tutti i giorni, nei nostri tempi, di migliaia di donne abbandonate a lor stesse», insistendo poi sulla «acutezza, la precisione psicologica» del narratore. E in effetti sono due gli elementi principali che rendono grande questo romanzo: la capacità introspettiva dello scrittore e , insieme, il ritmo inesorabile del racconto, reso ancor più inesorabile dalla ripetitività delle situazioni, quasi variazioni su un tema ben presente fin dall'inizio; così che un altro grande contemporaneo di Arthur Schnitzler, Hugo von Hoffmannsthal, poteva scrivergli subito dopo la lettura: «Proprio quel che potrebbe sembrare monotono al lettore ottuso, cioè che la rappresentazione del vissuto si ripeta intenzionalmente all'infinito, Le ha dato la possibilità di esprimere la Sua forza ritmica fino a toccare il meraviglioso. E sono proprio queste le capacità che innalzano un'opera d'arte al di sopra di molte altre apparentemente simili e che la manterranno a lungo in vita».
Un viaggio in Turchia
Irfan Orga
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 208
I lettori che hanno conosciuto Irfan Orga attraverso “Una famiglia turca”, straordinaria autobiografia di un’infanzia dorata nella Istanbul dei primi del Novecento e della successiva difficile vita dopo la Prima guerra mondiale e la caduta dell’Impero Ottomano, ritroveranno in questo “Viaggio in Turchia” lo stesso amore e la stessa conoscenza profonda del paese e della sua cultura presenti in quel libro che ha riscosso tanto successo di critica e di pubblico. Contrariamente all’autobiografia, che tratteggia la vita, il colore, la complessa e composita cultura della capitale, “Un viaggio in Turchia” ci presenta un paese più profondo, tradizionale e arretrato esaminato nelle sue componenti più varie, dalla relativa modernità di Smirne alla vita ancestrale della popolazione nomade Yurük dell’Anatolia, e al mondo contadino e tradizionalista della provincia turca colto nel momento della trasformazione democratica e occidentalizzante di Kemal Atatürk. Con questo libro Irfan Orga entra nel novero dei viaggiatori veri, degli scrittori cioè capaci di cogliere l’essenza di un paese e di una cultura dall’interno animando i loro libri non solo di osservazioni illuminanti, ma anche di personaggi indimenticabili come il proprietario terriero Hikmet Bey, l’oba bey capotribù Yurük, la guida Cemal, le donne ancora considerate proprietà dei mariti o dei padri, e gli innumerevoli borghesi e contadini che Orga mette in scena in un’opera che si legge come un romanzo e che apre uno scorcio indimenticabile su un paese e una cultura oggi al centro dell’attenzione mondiale.
L'ancora
Colette
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 208
Il romanzo "L'àncora" (L'entrave) è un nuovo capitolo della storia di Renée Néré, l'indimenticabile protagonista del precedente e ben più famoso "La vagabonda". L'anno della pubblicazione, 1914, coincide con il nuovo matrimonio di Colette, allora quarantunenne, con Henry de Jouvenel, bello e brillante giornalista, di famiglia di antica nobiltà. Si tratta di una coincidenza importante. In primo luogo perché come sempre, in Colette, il romanzo è fortemente autobiografico; e in più, in questo caso, le vicende narrate sembrano proprio ripercorrere la storia amorosa di Colette e Henry (nel romanzo Renée e Jean), tanto da far pensare ad una trasposizione immediata degli avvenimenti vissuti. Le coincidenze, insomma, sono numerose, a cominciare dai luoghi, e dalla presenza nella relazione fra i due della terza donna, la frivola May nel romanzo, la volitiva Isabelle de Comminges nella realtà. E se la critica ci ha giustamente insegnato a diffidare del troppo esplicito autobiografismo degli scrittori, perché in realtà il filtro della scrittura opera sempre in maniera decisiva - e a maggior ragione in una grande scrittrice come Colette -, è pure vero che la consacrazione un poco amara dell'amore fisico, della perfetta armonia sessuale come unica vera 'intesa' tra i due 'vagabondi', rimanda certamente all'accettazione del nuovo matrimonio con Henry: «Perché denigrare con parole inutili la nostra coppia male unita, ma ben assortita? Perché non imitare fino in fondo la seducente imprudenza di Jean, che vuole unire sotto uno stesso tetto le nostre vite di voluttuosi?».
Viaggio in Russia
Stefan Zweig
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 112
Stefan Zweig non è solo uno dei narratori più popolari del primo Novecento, ma anche scrittore dai molteplici interessi: saggista, biografo e cronista di viaggio. Tra i suoi reportages, vi è anche, in prima traduzione italiana, questo straordinario resoconto del suo viaggio in Russia nel 1928, quando vi si recò in occasione del centenario della nascita di Tolstoj. Viaggio che avveniva a soli dieci anni dalla rivoluzione d’ottobre, e che lo impressionò profondamente. Zweig scrive acutamente della nuova realtà che scopre mano a mano, rendendosi conto fino in fondo di quale frattura si stava verificando tra il mondo della Russia dei Tolstoj, dei Cechov, dei Dostoevskij, e la nuova realtà politica e sociale. Con l’occhio attento del testimone, senza la pretesa di giudicare, desideroso di dare ai lettori europei una testimonianza oggettiva di ciò che accadeva in Russia in quegli anni, profondamente ammirato del ‘genio russo’, Zweig sente la necessita di abbattere i muri dei pregiudizi occidentali invitando alla scoperta della grande umanità di quel popolo, dell’enorme processo di vita intellettuale e della sua eroica capacita di attesa e di sopportazione, “tanto vaste quanto la terra russa”.
Robert e Clara Schumann
Franz Liszt
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 240
Sono raccolti in questo volume tutti gli scritti che Liszt ha dedicato agli Schumann, a testimonianza di un interesse e di un'ammirazione mai venuti meno, nonostante le peripezie della loro amicizia dovute, in particolare, al difficile carattere («delicato, irritabile, orgoglioso», lo definiva Liszt) di Clara Wieck. Come scrive Piero Rattalino nella prefazione al volume, «Liszt impiega più le armi dell'analisi psicologica che dell'analisi critica», e dunque «non possiamo cercare in lui la disciplina del critico, ma solo la simpatia dell'uomo-artista». Tuttavia, queste sue analisi rivestono una grande importanza, e in una duplice direzione: innanzitutto quella di una riflessione dello stesso Liszt sul proprio cammino creativo, sulla scia della «nuova era iniziata con Beethoven», di cui Robert Schumann, vero e proprio pensatore in musica, costituiva per Liszt un anello imprescindibile. In secondo luogo, quella di un'esemplare messa a fuoco, in presa diretta, delle 'ragioni' dell'arte degli Schumann. Come spiega ancora Piero Rattalino, «i romantici della musica non rappresentano una pia congrega: si combattono, si detestano, si fanno vicendevolmente la forca. Ma sono sostanzialmente solidali nella visione che hanno dell'arte». Un volume, questo, che, unitamente allo scritto del curatore e al saggio di Rattalino, porta un contributo decisivo alla conoscenza non solo del rapporto tra Liszt e Schumann, ma anche del complesso mondo del romanticismo musicale tedesco.