SE
Età d'uomo
Michel Leiris
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2026
La conoscenza della straordinaria opera di Michel Leiris (1901-1990), non può non prendere le mosse dalla lettura di questo libro, prima e decisiva parte del grandioso «arazzo autobiografico » che, come ci ricorda Andrea Zanzotto – autore sia della traduzione del testo, sia del saggio critico che qui lo accompagna –, ha segnato « una svolta nella concezione dell’autobiografia importante quanto quella segnata ai suoi tempi da Rousseau ». Scrittore di formazione surrealista (e vicino, per più di un aspetto, ad altri maestri della coscienza del nostro tempo come Artaud e come Bataille, a cui "Età d’uomo" è dedicato), passato poi attraverso intense esperienze psicoanalitiche e di pratica etnologica, Leiris giunge, nel raccontare se stesso, ad un vero e proprio «teatro della crudeltà », destinato, scrive ancora Zanzotto, a «mettere in pubblico, in scena, i più riposti atti e pensieri », seguendo un bisogno di confessione intesa come « sacramento della penitenza », come «esorcismo contro una colpa oscura ».
Monsieur Teste
Paul Valéry
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2026
“L'ascendenza cartesiana di Teste non ha bisogno di essere provata. Valéry stesso si riferisce più volte al suo eroe come al «mio cogito» [...]. L'operazione di Valéry è, però, ben più che una semplice ripresa dell'esperienza cartesiana del cogito. La ripresa che egli attua è, infatti, nello stesso tempo, una decostruzione, in virtù della quale ciò che era un principio e un fondamento diventa una finzione teatrale e un limite impossibile. Più volte Valéry insiste sull'aspetto funzionale e operazionale del suo «ego» contro ogni rischio di sostanzializzazione. Ciò che egli cerca - leggiamo in un passo che documenta la nascita stessa del sistema di Valéry - è «spingere all'estremo la funzione dell'Io, e non la sua personalizzazione» [...]. E allora evidente che il suo «ego» - a differenza di quello di Descartes, che si è «lasciato incantare dallo sguardo di Medusa del verbo Essere» - non può aprire alcun varco sull'essere. Al «penso, dunque sono» cartesiano, la testa oracolare che Valéry situa nell'isola immaginaria di Xiphos (che potrebbe ben essere la patria di Teste) oppone il suo: «io non sono; io penso».” (Dallo scritto di Giorgio Agamben)
Le sette principesse
Nezamî di Ganjè
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2026
«Un giorno il Principe era venuto dalla campagna e s'aggirava lieto nel Khavarnaq quando vide una stanza chiusa, il cui custode s'era salvato da ogni sua ricerca. Il Principe non aveva mai messo piede in quella stanza e così anche i suoi cortigiani e i tesorieri. Chiese: "Perché questa dimora è chiusa e serrata? Dove è il custode e dove la chiave?". Venne il custode e consegnò la chiave al Principe, il quale, aperta la serratura, che vide? Vide una dimora come uno scrigno di tesori, così che l'occhio che la rimirava diveniva pesatore di perle, più bella di cento gallerie di Cina, con disegni sceltissimi; tutto ciò che esisteva di lavoro fine e sottile era disegnato sui muri di quel padiglione. V'erano sette effigi splendidamente dipinte, ciascuna connessa con un continente del mondo. [...] In un ampio circolo ricurvo queste sette effigi erano state dipinte da una sola mano; ciascuna, con mille bellezze, illuminava la sostanza della luce della vista. E nel mezzo di quel circolo il pittore aveva effigiato una forma delicata, che era, rispetto alle altre, come il nocciolo rispetto alla corteccia; un giovane adolescente con perle sparse alla cintura, con una tenera peluria profumata sul volto di luna, come cipresso eretto con la testa fiera, tutto d'argento dalla corona alla cintola e quelle belle tutte rimiravano lui, ognuna innamorata di lui: lui sorrideva a quelle bambole ed esse tutte lo servivano e lo adoravano. Sul capo lo scrivano della sua effigie aveva scritto un nome: Bahram Gur!, e aggiungeva che il destino dei sette pianeti aveva deciso che questo possente sovrano, quando si sarebbe manifestato, avrebbe preso nel suo abbraccio come perle uniche le sette principesse dai sette continenti. "Non noi" si diceva "seminammo per volontà nostra questo seme, ma solo dispiegammo quel che mostrarono gli astri; dicemmo affinché sia dimostrato il pensiero, ma il dire viene da noi, l'agire da Dio"».
La felicità domestica
Lev Tolstoj
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2026
Questo breve romanzo, scritto nel 1859 da Lev Tolstoj (1828-1910), uno dei più grandi narratori di tutti i tempi, è forse quello in cui l’autore si svela con maggiore sincerità, con maggior abbandono. Tema de “La felicità domestica” è la ricerca dell’amore. Tutto, persino il paesaggio, esprime questo anelito, questa tensione insopprimibile, quest’ansia che è al tempo stesso ricerca di felicità e desiderio di assoluto, di ricongiungimento con il tutto e con Dio. «Questa immagine dell’amore che si cerca» scrive il traduttore Clemente Rebora «ha riverberi d’esperienza attuale, e balena insieme di anticipazioni perenni». Con uno scritto di Boris Ejchenbaum.
Il vero Zen
Taïsen Deshimaru
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2026
"Spezzare i legami, le abitudini, amare senza desiderio di possesso, agire senza finalità personali, tenere le mani aperte, donare, abbandonare ogni cosa senza paura di perdere: ecco, la disciplina dell'adepto zen. La verità risiede nella semplicità. Rivolgiamo lo sguardo verso l'intimo, la parte notturna dell'essere, la nostra notte umana. Si leverà l'alba. Il mondo dell'esperienza esiste nel nostro spirito. La pace, il distacco testimonieranno l'efficacia della nostra ricerca. La nostra vita non è piccola, non è stretta, non è limitata, non è solitaria. Il nostro corpo e l'universale sono unità. Il nostro ego e l'universale sono unità. Il "satori", il "nirvana", è libertà. Il "satori" esige il dono totale di sé. Il "satori" esige l'amore perfetto. Il maestro Dogen ha detto: "Tenete le mani aperte, e tutta la sabbia del deserto passerà tra le vostre dita. Chiudete le mani, stringerete soltanto qualche granello di sabbia". Siate vigili, sempre disponibili, affilate la vostra concentrazione come una spada. Solo allora entrerete nella Via".
L'ingenua libertina
Colette
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 192
"Quando scrissi Minne avevo l’intenzione di scrivere una novella, e la sola ambizione di poterla firmare. Bisognava dunque, per distogliere da essa un desiderio che si rivolgeva in genere alle dimensioni del romanzo, che si trattasse di una novella piuttosto breve. E lo fu, ma non per molto. Il successo fu la sua rovina: una bocca coniugale pronunciò parole di lode, ed altre parole troppo insistenti perché io possa trovar loro un posto in questa Nota. Dovetti diluire un poco Minne. Coloro i quali non hanno mai desiderato la pace come il bene più grande scaglino la prima pietra: dovetti scrivere Les égarements de Minne, che non riuscii mai a considerare un buon romanzo. Divenne forse migliore quando più tardi, ridiventando di mia proprietà, abbreviato e alleggerito, lo unii a Minne facendone un unico volume intitolato L’ingénue libertine? Mi piacerebbe crederlo, ma temo che nemmeno questa edizione definitiva riesca a darmene la certezza, né a riconciliarmi completamente con i primi aspetti della mia carriera di romanziera." (Colette)
Venere in pelliccia
Leopold von Sacher Masoch
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 176
«Sia principessa o contadina, sia che indossi l’ermellino o il mantello foderato di pelo d’agnello, sempre questa donna con la pelliccia e la frusta, che rende l’uomo suo schiavo, è una mia creatura». Con queste parole lo scrittore galiziano Leopold von Sacher-Masoch (1836-1895) ha tratteggiato l’ossessivo fantasma della propria esistenza e della propria fantasia artistica, quell’immagine di donna – preludio alle dispotiche e crudeli figure femminili della letteratura fin de siècle – che ha possentemente ispirato la più nota delle sue opere, “Venere in pelliccia”, qui presentata nella seconda e definitiva edizione del 1878. Lungi dal risolversi nella descrizione di una patologia psichica, questo romanzo – entrato ormai tra i «classici» della letteratura – condensa e radicalizza in un complesso eclettismo la critica romantica della civilizzazione europea. Come ha scritto Gilles Deleuze, Masoch è stato un grande antropologo, «nello stile di coloro che sanno investire la loro opera di una completa concezione dell’uomo, della cultura e della natura». Con uno scritto di Gilles Deluze.
Diario di un genio
Salvador Dalì
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 224
«Dalla Rivoluzione francese si è sviluppata la viziosa tendenza rincretinente a pensare che i geni (a parte la loro opera) siano degli esseri umani più o meno simili in tutto al resto dei comuni mortali. Ciò è falso. E se ciò è falso per me che sono, nella nostra epoca, il genio dalla spiritualità più vasta, un vero genio moderno, è ancora più falso per i geni che incarnarono l’apogeo del Rinascimento, come Raffaello genio quasi divino. Questo libro testimonierà che la vita quotidiana di un genio, il suo sonno, la sua digestione, le sue estasi, le sue unghie, i suoi raffreddori, il suo sangue, la sua vita e la sua morte sono essenzialmente differenti da quelli della restante umanità. Questo libro unico è dunque il primo diario scritto da un genio. Di più, dall’unico genio che abbia avuto la fortuna unica d’essere sposato con il genio di Gala, l’unica donna mitologica dei nostri tempi. Ben inteso, qui non dirò tutto. Ci saranno delle pagine bianche in questo diario che copre gli anni dal ’52 al ’63 della mia vita ri-segreta. Su mia richiesta e d’accordo con il mio editore, alcuni anni e alcuni giorni devono restare inediti per il momento. I regimi democratici non sono adatti alla pubblicazione delle rivelazioni fulminanti che mi sono abituali. Gli inediti compariranno più tardi negli altri otto volumi della prima serie del Diario di un Genio, se le circostanze lo permetteranno, oppure nella seconda serie, quando l’Europa avrà recuperato le sue monarchie tradizionali. In attesa di questo momento, voglio che il mio lettore si tenga in esercizio e conosca sull’atomo di Dalí tutto quello che può già sapere. Ecco le ragioni uniche e prodigiose, ma strettamente veridiche, per cui tutte le pagine seguenti, dal principio alla fine (e senza che io c’entri per nulla), saranno geniali in modo ininterrotto e ineluttabile, per il solo fatto che si tratta del Diario fedele del vostro fedele e umile servitore Salvador Dalí, 1963».
Camminare
Henry David Thoreau
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 88
Figura memorabile del gruppo trascendentalista americano, Henry David Thoreau è considerato una delle voci più autentiche, vigorose ed essenziali della letteratura americana. “Walking” è il testo di una conferenza tenuta da Thoreau per la prima volta al Concord Lyceum il 23 aprile 1851; divenuto ben presto il suo testo preferito e più noto, fu letto più volte negli anni successivi e progressivamente ampliato. In esso, centrale è il simbolismo legato all’escursione come modello di vita: l’anelito al movimento è nella sua essenza desiderio di liberazione dall’ansia e dal malessere avvertiti nel mondo. Il messaggio di Thoreau è dunque sorprendentemente moderno, decisivo e urgente: al senso di perdita e di alienazione trasmesso dal contesto urbano lo scrittore contrappone la necessità della conservazione della «wilderness» quale complemento della vita civilizzata. Thoreau, in definitiva, si fa portavoce di un paradosso che oltre a possedere un’attualità stringente è in contrasto organico con la mitologia americana: il successo, l’assillante corsa al potere e alle prosperità materiali possono essere l’amara ricompensa di una sconfitta, mentre la vita in solitudine e in oscurità può offrire doni preziosi e insospettati.
Lo zen e l'arte di disporre i fiori
Gusty Herrigel
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2025
pagine: 112
"Il giapponese intende le arti come metodi particolari di formazione che permettono di cogliere la bellezza dell'esistenza, quella bellezza che supera ogni comprensione razionale, ogni significato utilitaristico, e che è il mistero stesso. In questo senso lo Zen è strettamente imparentato con tutte le arti: con la pittura, la cerimonia del tè, l'ikebana, il kendo, il tiro con l'arco. [...] In Giappone non si studia un'arte per amore dell'arte, ma per ricevere l'illuminazione spirituale che essa può donare. Se l'arte si limita alla dimensione esteriore, se non conduce a ciò che è più profondo e più essenziale, in altre parole se non diventa una forma di spiritualità, il giapponese non la riterrà degna di studio. Arte e "religione " sono intimamente unite nella storia della cultura giapponese. L'arte di "disporre i fiori " non è un'arte nel senso proprio del termine, ma è l'espressione di una concezione della vita molto più profonda. I fiori devono essere disposti in modo da suscitare la visione dei "gigli dei campi ", di cui si dice che Salomone in tutta la sua gloria non poteva uguagliare lo splendore." (Dalla prefazione di Daisetz T. Suzuki).

