Passigli: LE OCCASIONI
Morfina
Michail Bulgakov
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 64
Il racconto “Morfina”, che si ispira ad un’esperienza personale dello stesso Michail Bulgakov, apparve per la prima volta nel 1927, sulla rivista «Il lavoratore medico». Dopo aver assunto la morfina al fine di calmare una forte allergia, Bulgakov aveva infatti potuto sperimentare sulla propria pelle la tragica dipendenza dal farmaco, arrivando a farsi sino a due punture al giorno. Il racconto servì dunque allo scrittore anche per esorcizzare definitivamente quella penosa esperienza. Fatto sta che Bulgakov teneva tantissimo a questa sua opera, che, come è stato detto, forse mascherava anche i suoi sentimenti nei confronti della Rivoluzione d’Ottobre; e che, certamente, rappresenta uno dei racconti più perfetti del grande scrittore.
La condanna
Fëdor Dostoevskij
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 96
Il presente volume si compone di una serie di articoli compresi nel Diario di uno scrittore e scritti (pur inframezzati ad altri di diversa ispirazione) dall'ottobre al dicembre del 1876, e dunque a ridosso del grande lavoro per l'ultimo dei capolavori di Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov. All'origine di questi testi stanno due temi principali: quello del suicidio giovanile - in apparenza privo di vere motivazioni, ma che Dostoevskij scandaglia con la consueta profondità - e quello del caso giudiziario di Ekaterina Kornilova, la quale, alcuni mesi prima, aveva gettato da una finestra la sua figliastra di soli sei anni, rimasta poi miracolosamente illesa. I due temi si intrecciano e si allargano in una riflessione più generale che investe tutta l'etica dostoevskijana. Come scrive Marilena Rea nella prefazione: «Chi si suicida ha giocato fino in fondo la sua partita tra bene e male, la stessa che ricorre in tutti i romanzi di Dostoevskij. Nella visione profondamente spirituale che l'autore ha della vita, le pedine di questa partita si chiamano libertà, ragione, anima e Dio: l'uomo, in virtù della libertà di cui Dio lo ha dotato, è chiamato a scegliere il bene o il male, ed è proprio questo assunto a fargli correre il pericolo più grande, cioè perdere la dimensione spirituale della vita da cui discende la sua stessa libertà...».
La verità sul caso di M. Valdemar. Tre racconti mesmerici
Edgar Allan Poe
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 80
L'opera di Edgar Allan Poe (1809-1849), per quanto continuamente frequentata da tantissimi lettori di tutto il mondo, rappresenta ancora oggi una miniera inesauribile di sorprese e rivelazioni. In questo nostro volume abbiamo raccolto tre racconti tutti incentrati su un tema tanto misterioso quanto affascinante, quello del mesmerismo. La fortuna delle teorie del medico tedesco Franz Anton Mesmer (1734-1815) era stata grande tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, e all'epoca di Poe era ancora vivissima, anche grazie ai suoi allievi, che approfondivano via via gli studi e le pratiche del magnetismo animale e, soprattutto, del cosiddetto "sonnambulismo artificiale", che prevedeva l'induzione da parte del medico di stati di coscienza alterati (e che era in qualche maniera una sorta di "ipnosi" ante litteram). Tali teorie non potevano non affascinare Edgar Allan Poe, e i racconti qui riuniti - La verità sul caso di M. Valdemar (1845), Una storia delle Ragged Mountains (1844) e Rivelazione mesmerica (1844) - ne sono una bellissima testimonianza, in particolare nel tentativo di indagare i confini tra la vita e la morte, attraverso le appassionanti storie dei personaggi narrati. Completa il volume un commento dello stesso Poe intorno al dibattito suscitato da due dei racconti qui riuniti, apparso nel marzo 1848 nei suoi Marginalia.
Il racconto di Koni. La prima «Resurrezione»
Lev Tolstoj
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 152
"Il racconto di Koni" rappresenta la prima stesura di "Resurrezione", il grande romanzo cui Tolstoj lavorò per molti anni fino alla versione finale apparsa nel 1899. "Il racconto di Koni" costituisce così la trama essenziale dell'opera definitiva, ma si può leggerlo anche come romanzo a sé, sia per lo stile rapido e conciso che lo caratterizza, sia perché il finale di questa prima narrazione è differente da quello del romanzo nella sua forma definitiva: qui l'interesse di Tolstoj si appunta quasi esclusivamente sul rapporto tra i due protagonisti, Nechljudov e Katuska, rapporto che si conclude con il loro matrimonio e con l'uomo che segue la moglie in Siberia, fino al finale trasferimento a Londra. Come scrive Mario Pomilio nella prefazione, «la Katuska di questa prima stesura... non ha bisogno d'attendere gli sviluppi e le amplificazioni cui verrà assoggettata al momento della stesura definitiva di Resurrezione per meritare di collocarsi a non grande distanza dalle maggiori creazioni femminili di Tolstoj, come Anna Karenina e la Natasa di "Guerra e pace"». Prefazione di Mario Pomilio.
Viaggiator curioso. Conversazione con Maria Pia Simonetti
Fosco Maraini, Maria Pia Simonetti
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 105
Fosco Maraini (Firenze, 1912-2004) è stato certamente fra quei protagonisti della nostra vita culturale che più sfuggono ad una classificazione precisa. Antropologo, fotografo, orientalista, scrittore, grande viaggiatore, Maraini è stato soprattutto la felice incarnazione di un’idea di uomo che stenta a sopravvivere in un’epoca come la nostra, dove sembra che non si possa essere nessuno se non si possiede una collocazione precisa, un proprio biglietto da visita esistenziale. E forse questa è la ragione principale per cui Maraini resta, in fondo, e nonostante il fatto che sia facile anche oggi imbattersi nei suoi libri, nei suoi articoli, nelle sue fotografie, un personaggio ancora sconosciuto. Anche per questo motivo, venti anni fa avevamo chiesto a Maria Pia Simonetti di realizzare un libro-conversazione con Fosco Maraini, che allora si avvicinava ai 90 anni; ci interessava infatti mettere in luce anche gli aspetti meno noti di questo grande personaggio, alla scoperta di un’avventura umana che lo ha portato, a diverse riprese, ad avvicinare e a confrontarsi con mondi e culture profondamente diversi dai nostri. Ne era nato, dunque, questo “Viaggiator curioso”, un libro che negli anni ha avuto un notevole successo anche di pubblico e che ora ripresentiamo arricchito dalla prefazione della figlia Dacia e da un ricordo della stessa Maria Pia Simonetti: Maraini «viaggiator curioso» ci offre l’incantevole ritratto di un uomo che non ha mai voluto accontentarsi dell’apparenza delle cose o della testimonianza di seconda mano, perché il suo principio fondamentale è sempre stato quello di “andare a vedere”, vivere con i “vicini” di tutto il mondo, imparare la loro lingua, condividere le loro speranze e i loro problemi di ogni giorno. Prefazione di Dacia Maraini.
Appunti sulla melodia delle cose
Rainer Maria Rilke
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 86
Tra le pagine meno note dell'opera di Rilke figurano queste intense meditazioni scritte in forma di appunti, frammenti, e brevi racconti autobiografici, tra il 1898 e il 1919. Sul filo di una prosa intensa e immaginifica, solitudine e ricordi confluiscono in un desiderio di intimità con la voce delle cose. Una voce che, come un vento leggero, giunge da lontano nel presente dell'esistenza e si fa epifania, esperienza (Erlebnis) di una realtà che travalica, per fuggevoli istanti, il tempo e lo spazio del mondo 'visibile'. È la «melodia delle cose» che, come nella pittura dei primi maestri del Trecento, si apre sullo sfondo luminoso di una storia di cui noi siamo solo dei «titoli in ombra». Dalla prossimità di un pensiero che interroga arte e vita al tempo stesso, affiorano immagini, ricordi, enigmatiche figure: giovani solitari, un vecchio rannicchiato su una barca, uno sguardo che accarezza le cose, ma che si situa ormai «dall'altra parte della natura», e infine il tentativo visionario di dar voce al suono arcano e impossibile della morte...
Vita di Beethoven
Romain Rolland
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 112
Romain Rolland fu tra l'altro scrittore eccelso di biografie, genere al quale lo inclinava l'ansia di penetrare i motivi del genio, di indagare l'animo dei grandi creatori. Tra tutte, emerge questa "Vita di Beethoven", anche perché l'attenzione di Rolland per il grande musicista non fu mai superficiale o episodica, né d'altra parte può essere semplicemente ricondotta al suo generale interesse per la musica, testimoniato dall'insegnamento di storia della musica alla Sorbona: per tutta la vita, infatti, la figura di Beethoven costituì per lui una presenza costante e insieme un termine di confronto. E infatti, dopo quest'opera che, pubblicata nel 1903, riscosse un immediato, enorme successo, e che è ancora oggi una delle più penetranti letture della vita del grande musicista, Rolland tornò più volte sul genio beethoveniano con scritti ampi e tecnicamente agguerriti; ma nessuno dei suoi studi successivi poté raggiungere la potenza evocativa di questa pur breve biografia, non a caso considerata tra le opere più importanti dello scrittore francese.
L'arresto di Arsène Lupin
Maurice Leblanc
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 96
Dopo la prima fortunata raccolta, “Tre avventure di Arsène Lupin”, si trovano riuniti in questo volume altri tre dei migliori racconti con protagonista il celebre ladro gentiluomo scaturiti dalla fantasia di Maurice Leblanc: “L’arresto di Arsène Lupin”, “Arsène Lupin in prigione” e “L’evasione di Arsène Lupin”. La successione dei tre racconti compone una sorta di breve romanzo che terrà i lettori con il fiato sospeso, dalla prima pagina fino all’inaspettato colpo di scena finale.
Lo scolaro
Henry James
Libro: Copertina rigida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 96
Tutto sospeso fra la tragedia che incombe sul piccolo Morgan, «troppo intelligente per vivere», e il filo ironico rappresentato dalla falsità elevata a 'modus vivendi' nel comportamento dei suoi familiari, "Lo scolaro" (1891) è un racconto di grande finezza e penetrazione. La complicità riconosciuta, e addirittura incoraggiata, fra il precettore e il suo allievo culmina nella coscienza sempre più chiara, sempre più esplicita, che quest'ultimo ha di 'sapere', di rendersi conto della messinscena mondana della quale entrambi sono vittime designate... Ancora una volta si deve alla penna del grande scrittore americano Henry James (1843-1916) un romanzo breve che è un vero capolavoro, secondo il critico inglese Robert Gale «uno dei racconti più belli di ogni tempo».
James Joyce
Italo Svevo
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 144
Quella tra James Joyce e Italo Svevo è stata una grande amicizia letteraria e non solo. Com'è noto, lo scrittore irlandese risiedette a lungo a Trieste dove arrivò nel 1904 e dove conobbe Italo Svevo, più vecchio di lui di una ventina d'anni, autore già a quell'epoca dei suoi due primi romanzi, "Una vita e Senilità", passati praticamente inosservati. Quanto a Joyce, era ancora un giovanissimo scrittore in fieri, e proprio a Trieste concluse il suo esordio poetico "Musica da camera" (1907), il suo libro di racconti "Gente di Dublino" (pubblicato poi nel 1914, dopo quindici rifiuti da parte di altrettante case editrici) e il suo romanzo "Ritratto dell'artista da giovane" (1916). Italo Svevo si rese subito conto di avere davanti a sé uno scrittore eccezionale, e d'altro canto Joyce seppe immediatamente vedere in Svevo il grande scrittore «negletto» che proprio in quegli anni cominciava, in particolare anche grazie ad Eugenio Montale, a riscuotere un'attenzione che per decenni gli era stata negata. Furono poi soprattutto l'"Ulisse" (pubblicato a Parigi nel 1922) e "La coscienza di Zeno" (1923) a consolidare ulteriormente l'amicizia tra i due: sarà Joyce stesso a promuovere il capolavoro di Svevo presso alcuni dei maggiori critici francesi, mentre Svevo sarà tra i primi, in Italia e non solo, ad esaltare e a cogliere tutta l'importanza e tutta l'originalità del grande romanzo di Joyce, «perché una sola linea di una pagina dell'"Ulisse" basterebbe a rivelare da quale penna fluì». Proprio l'"Ulisse" è al centro della conferenza che Svevo dedicò a Joyce al circolo de «Il Convegno» l'8 marzo 1927 e che - dopo il fondamentale saggio introduttivo di Alessandro Gentili - apre questa nostra raccolta di scritti sveviani dedicati al grande scrittore irlandese: tra ricordo autobiografico e analisi delle opere (tra le quali fanno già capolino i primi abbozzi del Finnegans Wake), Svevo traccia una sua ammirata lettura del "fenomeno" Joyce, non rinunciando mai a quel suo tono ironico e disincantato che i suoi lettori conoscono bene. Ma anche altri scritti completano il nostro volume, e in particolare due importanti frammenti di uno studio su Joyce che doveva approfondire e ampliare i contenuti della conferenza, rimasto poi incompiuto, nonché un interessante articolo sulla "Triestinità" di James Joyce apparso su «Il Piccolo di Trieste» il 1°maggio 1926. Né poteva mancare l'intero scambio di lettere tra questi due grandi protagonisti, grazie alle quali il lettore potrà imbattersi nell'inglese di Svevo e nell'italiano, e persino nel colorato triestino, di James Joyce.
A passeggio per Berlino
Joseph Roth
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 128
Alla fine del 1920 Joseph Roth si trasferisce a Berlino, collaborando con la Frankfurter Zeitung e altri quotidiani. Proseguendo la tradizione viennese del feuilleton, Roth porta questo genere a una moderna forma di reportage letterario, e si pone come appassionato testimone e acuto osservatore della vita sociale del suo tempo. I reportage qui raccolti ci offrono una sorprendente e personale visione della Berlino degli anni Venti, una città che si propone come asilo per rifugiati ebrei, russi, turchi, armeni, greci, una metropoli di persone senza fissa dimora, di mendicanti, di senzapatria che lottano per la propria sopravvivenza. Roth accompagna il lettore alla scoperta di luoghi significativi, primo fra tutti lo Scheunenviertel, il quartiere che un tempo dette rifugio ai molti ebrei esuli dell'Europa dell'Est, un mondo vitale e variopinto che "puzza di cipolle, pesce, grasso e frutta... ", e di cui Roth si serve anche per fare una sofferta e acuta riflessione sulla questione ebraica. Ma c'è anche la Berlino delle avanguardie, dal volto moderno, borghese e benestante, cui Roth non risparmia scetticismo e ironia su temi quali il traffico, l'architettura, la politica, la moda, i grandi magazzini, il ritmo frenetico della metropoli in espansione e la commercializzazione dell'industria del divertimento. Ogni luogo, con i suoi bizzarri ed eccentrici individui - tra cui accattoni, prostitute, ballerine, magnaccia, garzoni di bottega, artisti... - che popolano le notti e i quartieri berlinesi, nonché la gente comune osservata nella sua quotidianità, diventa per Roth l'occasione di penetranti considerazioni storiche e sociali, descrizioni piene di simpatia nei confronti degli emarginati, e di accusa e denuncia del conformismo dei tempi nuovi che porta alla perdita di identità e all'appiattimento dell'individuo. Roth ci regala insomma un quadro variegato, divertente e sofferto di una città inquieta e in continua espansione che ha rappresentato una grande rivoluzione culturale e dei costumi.
Viaggio in Albania
Joseph Roth
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2020
pagine: 80
Viaggio in Albania, qui per la prima volta tradotto in italiano nella sua interezza, raccoglie l'insieme dei reportages che il grande narratore scrisse in occasione del suo viaggio in Albania nel 1927 in veste di corrispondente della "Frankfurter Zeitung". Scritti con l'humour e la sensibilità ben noti ai suoi lettori, gli articoli sono penetranti descrizioni di quei luoghi: la terra e la natura aspra; il popolo albanese con le sue peculiarità e tradizioni, i suoi cerimoniali nazionali e lo stile di vita; le antiche città dalle suggestioni bibliche e quelle più moderne protese faticosamente al raggiungimento di una qualche forma di progresso: il tutto senza rinunciare mai alla notazione pittoresca, né ad un'attenta analisi storico-politica. L'autore è colpito soprattutto dagli elementi ancora arcaici che caratterizzano il popolo e i costumi albanesi in quei primi decenni del Novecento; a paragone del grande e ormai smembrato impero da cui Roth proveniva, questa ex provincia dell'impero ottomano non poteva non apparirgli ben distante dalla 'civilizzata realtà che aveva conosciuto, sebbene con la consueta ironia Roth non risparmi nemmeno gli stessi 'europei', osservando che molto spesso tradizioni e costumi occidentali non risultavano poi così differenti, e a volte neppure superiori. Lungi dall'essere solo un marginale frammento nell'opera dello scrittore austriaco, questo racconto ha per il lettore italiano un interesse e un'attualità ancora maggiori: quella cioè di una lucida testimonianza sulla cultura di origine - solo in parte modificata dai decenni di totalitarismo marxista-leninista - di un popolo divenuto ormai una componente, sempre più positivamente integrata, della nostra società.