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La Vita Felice: Fronteretro

L'egida salutare. Il dibattito sul vaiolo, la svolta jenneriana e l'avvio della vaccinazione in Italia

L'egida salutare. Il dibattito sul vaiolo, la svolta jenneriana e l'avvio della vaccinazione in Italia

Libro: Libro in brossura

editore: La Vita Felice

anno edizione: 2018

pagine: 161

L’8 maggio 1980 il vaiolo veniva dichiarato eradicato. Prima di sparire dalla faccia della Terra, però, la «malattia infettiva più letale e temuta nella storia dell’umanità» è stata un flagello domabile con la sola arma della prevenzione. Di origine antichissima, il vaiolo è stato così presente nella vita dei popoli da alimentare un intenso dibattito non solo medico e scientifico ma politico, filosofico e intellettuale, sollecitando menti brillanti a migliorare i sistemi preventivi fino alla decisiva scoperta della vaccinazione e inducendo i governi a scendere in campo a difesa della salute pubblica. In questo volume raccontiamo tutto ciò in tre tappe. Si parte con la lettera di Voltaire Sull’inoculazione del vaiolo, le Lezioni di commercio o sia d’economia civile di Antonio Genovesi e l’articolo Sull’innesto del vaiuolo di Pietro Verri sul «Caffè»: pagine vibranti da cui affiora lo spirito dell’«età dei Lumi». Si prosegue con il testo che rappresenta la svolta nella storia del vaiolo: An Inquiry into the Causes and Effects of the Variolae Vaccinae, proposto nella sua prima traduzione italiana Ricerche sulle cause e sugli effetti del vajuolo delle vacche. Qui Edward Jenner riferisce i risultati del suo «travaglio» che, come lui stesso si era augurato, ha prodotto effetti benefici per l’umanità, regalandole la vaccinazione che l’ha salvata. Il breve ma significativo carteggio tra Jenner e Sacco è il trait d’union con l’ultima tappa: l’avvio della vaccinazione nel nostro Paese. La Memoria sul vaccino di Luigi Sacco e Sull’origine e il merito dell’inoculazione vaccina e i Ricordi salutari di Antonio Miglietta danno l’idea di come l’Italia preunitaria fosse già unita nelle politiche sanitarie. Una concordia d’intenti di cui l’Omelia sopra il Vangelo della XIII Domenica dopo la Pentecoste è un’ulteriore testimonianza.
13,50

La peste letteraria. Milano 1630-Londra 1665

La peste letteraria. Milano 1630-Londra 1665

Alessandro Manzoni, Daniel Defoe

Libro: Libro in brossura

editore: La Vita Felice

anno edizione: 2017

pagine: 188

La peste. Un nome «pieno di fantasmi e di paure», avrebbe detto un lombardo che non era privo di ingegno parafrasando se stesso. Un incubo che evoca spettri – la morte nera – e alimenta il terrore. Un morbo di origine antica che si manifesta con orribili bubboni e tende a infierire duramente soprattutto là dove le condizioni per il contagio sono più favorevoli: nei nuclei urbani affollati e nei quartieri poveri e degradati in cui miseria e sporcizia hanno maggiori probabilità di annidarsi. Milano nel 1630, sotto il dominio degli spagnoli, e Londra nel 1665, all’alba della Restaurazione, erano due città molto diverse che, a distanza di pochi decenni, furono colpite dallo stesso flagello. All’epoca si ignoravano le cause e le modalità di diffusione della malattia, che divennero note solo a fine Ottocento. Le autorità cittadine emanavano gride e ordinanze per fronteggiare la calamità con i mezzi e le conoscenze di cui disponevano, mentre le autorità religiose avevano a che fare con superstizioni e fanatismi. Ciarlatani e fattucchiere avevano gioco facile nel suggestionare una popolazione spaventata e ignorante e la spasmodica ricerca di un capro espiatorio si traduceva spesso in caccia all’untore. In questo volume proponiamo il ritratto che due illustri letterati hanno fatto delle loro città durante la pestilenza: Alessandro Manzoni in alcuni capitoli dei “Promessi sposi” e Daniel Defoe nel “Diario dell’anno della peste”. L’intento è di offrire l’impagabile piacere di leggere o rileggere pagine di indiscutibile valore documentario e letterario e la possibilità di confrontare due affreschi sociali e umani che a distanza di secoli non hanno perso nulla del loro originario colore e impatto.
13,50

Zea Mays. Mais e pellagra nel nord Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento

Zea Mays. Mais e pellagra nel nord Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento

Cesare Lombroso, Pasquale Villari, Luigi Messedaglia

Libro: Libro in brossura

editore: La Vita Felice

anno edizione: 2015

pagine: 121

La pellagra, di cui oggi non si parla più, ha imperversato a lungo nel nostro Paese causando migliaia di vittime. La sua triste vicenda è legata al mais (Zea mais L.), il cereale venuto dall'America che tanta parte ha avuto nella storia delle campagne italiane, padano-venete in particolare. Tra la fine dell'Ottocento e il primo Novecento il dibattito su questa malattia è stato molto acceso, ha riguardato ogni aspetto di quella che era ormai diventata una piaga della società contadina e spesso ha assunto i toni aspri della battaglia ideologica, come testimoniano gli scritti che qui riproponiamo. Il volume si apre con pagine di denuncia sociale, sotto forma di un dialogo fra la Pellagra e la Libertà apparso nel 1885 sul periodico "Il Pellagroso". Prende quindi la parola Cesare Lombroso, che, noto soprattutto per i suoi studi di antropologia criminale, si interessò molto anche della pellagra, come paladino della teoria "tossicozeista" e dell'ereditarietà della malattia. Il suo saggio "La pellagra ed il maiz in Italia" è ricco di dati, ma anche di notazioni di ambiente e di considerazioni che, pur contestate da molti suoi contemporanei e superate dalle conoscenze che si andavano sviluppando, testimoniano la passione e la dedizione di chi era abituato a osservare e a sperimentare. Nell'articolo "La pellagra e i contadini nella provincia di Mantova" lo storico liberale Pasquale Villari riassume e commenta i risultati dell'inchiesta di una Commissione provinciale nel Mantovano nel 1878...
12,00

La grande imitatrice. Sifilide e questione femminile

La grande imitatrice. Sifilide e questione femminile

Anna Maria Mozzoni, Giuseppe Mazzini, Josephine Butler, Mario Jessie White, Agostino Bertani

Libro: Libro in brossura

editore: La Vita Felice

anno edizione: 2019

pagine: 167

Anche quando della sifilide si ignorava quasi tutto, almeno due cose erano chiare: infliggeva al corpo danni simili a quelli della lebbra; la sua trasmissione aveva a che fare con il contatto sessuale. Con il diffondersi della paura si cerca sempre qualcuno su cui sfogarla. E non si tardò a trovarlo nell’anello debole della catena sociale: la donna, e soprattutto la prostituta. Le implicazioni non solo sanitarie della sifilide divennero sempre più evidenti, ma fu nell’Ottocento che la sua valenza sociale acquistò rilievo e si presero provvedimenti di sorveglianza igienica e regolamentazione della prostituzione le cui conseguenze in Italia sarebbero durate un secolo: dal Regolamento Cavour (1860) alla legge Merlin (1958). Gli scritti di questo volume fotografano un momento storico in cui i riflettori sono puntati sulle donne e sui primi tentativi di affermare i loro diritti. Gli autori, legati da amicizia e condivisione di ideali civili, sono tra le voci più autorevoli dell’Ottocento. Anna Maria Mozzoni, nei due scritti "Sul regolamento sanitario della prostituzione" e "Alla signora Giuseppina Butler", dialoga con la collega Butler sugli effetti del controllo statale del meretricio e sulla condizione femminile. Giuseppe Mazzini, nella lettera "L’uguaglianza è libertà" incoraggia le donne a lottare per l’abrogazione delle leggi che proteggono il vizio, mentre Josephine Butler è "Una voce nel deserto" che invita le compagne ad alzare la testa e a ribellarsi. Le fa eco Jessie White Mario, denunciando ne "La prostituzione" un sistema coercitivo e ipocrita che trova nelle donne il capro espiatorio della sua inettitudine. Chiude il volume "La prostituzione patentata e il regolamento sanitario", la lettera aperta ad Agostino Depretis in cui Agostino Bertani sferra un duro attacco al governo e al ministro che «fa da cassiere ai lupanari».
13,50

An gorta mòr. La grande carestia irlandese (1845-1850)

An gorta mòr. La grande carestia irlandese (1845-1850)

John Stuart Mill, Carlo Cattaneo

Libro: Libro in brossura

editore: La Vita Felice

anno edizione: 2016

pagine: 156

Irlanda 1845: un'ignota malattia colpisce la pianta della patata. E l'inizio della Grande carestia, an Gorta Mòr in gaelico irlandese, che ebbe sull'uomo ripercussioni paragonabili a quelle delle epidemie più perniciose e devastanti, tanto che Eric Hobsbawm la definì "la più terribile catastrofe umana della storia europea" di quel periodo. Privati di una fonte quasi esclusiva di sostentamento, tra il 1845 e il 1850 e soprattutto nell'"anno nero" 1847, moltissimi irlandesi morirono non solo di fame, ma anche delle classiche malattie legate alla denutrizione, alla miseria e alla sporcizia. In quegli anni, inoltre, migliaia di persone furono costrette a emigrare, soprattutto verso Stati Uniti, Canada e Australia, ammassate in condizioni disumane nelle stive sudicie e infette di quelle che vennero chiamate coffin ships, "navi bara". In questo volume ci parlano della situazione irlandese e della Grande carestia due insigni esponenti del pensiero economico e filosofico dell'epoca: Carlo Cattaneo e John Stuart Mill. Cattaneo è presente con due saggi pubblicati rispettivamente nel 1844 e nel 1860: "Su lo stato dell'Irlanda nell'anno 1844", che apre il volume, e "Dei disastri dell'Irlanda negli anni 1846 e 1847", che lo chiude. John Stuart Mill ci offre il suo punto di vista in una serie di articoli apparsi sul "Morning Chronicle" fra il 1846 e il 1847, interessanti anche perché danno un'idea di quanto sulla stampa inglese fosse acceso il dibattito sulla crisi irlandese.
13,50

Vibrio. Il viaggio del colera verso l'Europa e il caso di metà Ottocento

Vibrio. Il viaggio del colera verso l'Europa e il caso di metà Ottocento

Giacomo Tommasini, Friedrich Engels, John Snow

Libro: Libro in brossura

editore: La Vita Felice

anno edizione: 2016

pagine: 160

Nelle pagine di questo volume tre saggi e tre autori molto diversi propongono al lettore un viaggio lungo le rotte del colera: dalle sue radici indiane all'Inghilterra vittoriana di metà Ottocento, avendo come epicentro le grandi città inglesi che stavano vivendo una crescita intensissima e caotica sotto l'impulso dell'industrializzazione. A Giacomo Tommasini è affidato il racconto dell'origine e della prima diffusione della malattia. Il suo Propagazione del "Cholera-Morbus" dal centro dell'Asia sin quasi al mezzodì dell'Europa (1833) traccia in modo chiaro e sintetico le direttrici lungo le quali si mosse il "morbo asiatico". Negli anni Trenta dell'Ottocento il colera raggiunse l'Inghilterra, dov'è ambientato il saggio di Friedrich Engels, Le grandi città (1845), un'analisi lucida e dettagliata delle condizioni di vita della classe operaia e dell'ambiente in cui visse e condusse le sue ricerche John Snow, l'autore della Fonte maledetta: il colera a Londra (1855), che chiude il volume. I dati raccolti nel corso di rigorose indagini svolte soprattutto durante l'epidemia di colera del 1854 gli permisero di capire molte cose sulla malattia, sulla sua modalità di trasmissione e sul ruolo dell' acqua nella diffusione del suo ancora misterioso agente patogeno. La storia e il progresso della microbiologia gli avrebbero dato ragione, ma all'epoca il risultare dei suoi studi, in contrasto con la dominante teoria dei miasmi, fu accolto con freddezza dal mondo scientifico.
13,50

La divina droga. Chinino e lotta alla malaria in Italia all'alba del Novecento

La divina droga. Chinino e lotta alla malaria in Italia all'alba del Novecento

Giustino Fortunato, Francesco S. Nitti

Libro

editore: La Vita Felice

anno edizione: 2015

pagine: 112

Giustino Fortunato non faceva uso di perifrasi quando dichiarava: "Non intende un'acca di tutta la storia del Mezzogiorno chi per poco prescinde dalla malaria" e Francesco Saverio Nitti dava prova di altrettanta schiettezza nell'affermare: "La malaria [...] è la base di tutta la vita sociale; essa delimita i rapporti di produzione e di distribuzione della ricchezza più che qualsiasi altra causa". In Italia, alla fine dell'Ottocento, il flagello della malaria infieriva su un terzo del territorio e mieteva migliaia di vittime ogni anno, rendendo molto difficili le attività economiche e i rapporti sociali. La situazione era particolarmente critica al Centro e al Sud, stanti la presenza del latifondo e un'accentuata arretratezza. Mentre brillanti scienziati scoprivano le vere cause del morbo, nelle aule parlamentari del Regno d'Italia ferveva il dibattito sui modi di arginarne la diffusione. Ne nacque un'efficace legislazione che, nel giro di alcuni anni e grazie anche alla somministrazione gratuita del chinino (la "divina droga"), impresse una svolta positiva agli eventi e portò a un progressivo miglioramento della situazione. Le pagine di Fortunato e Nitti riprodotte in questo volume non solo ci restituiscono un tassello di storia del nostro Paese, ma ci fanno riscoprire la bellezza e la vivacità del pensiero di due menti illuminate e la generosità di chi volle mettere le proprie risorse di tempo e denaro al servizio della lotta alla malaria.
12,00

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