Europa Edizioni: Tracciare spazi

Questo libro contiene l'intera opera poetica di Alessandro Ricci (1943-2004), introdotta da Michele Ortore. Si propone di presentare ai lettori italiani un autore in grado di scalfire una realtà come quella della poesia contemporanea, in cui l'autopromozione e la visibilità sono spesso elementi determinanti. Dalla rivista "Arsenale", condivisa negli anni Ottanta con un gruppo di poeti romani, alle tre raccolte da lui approntate (due pubblicate in vita, una postuma), questa poesia, magmatica e razionale al tempo stesso, va alla ricerca di un'origine in cui parola e sostanza coincidano. Un itinerario fedelmente ripreso nelle edizioni successive, dopo la scomparsa dell'autore, grazie al lavoro sugli inediti da parte di Francesco Dalessandro, poeta, amico e, per volontà di Ricci, curatore delle sue carte. Una sensibilità storica, insieme a una visione del passato assetata di vite e immagini lontane, danno forma alle riflessioni dominanti in queste poesie: la morte, la consunzione del tempo, la fatica nel cercare un ordine nell'esistenza individuale e collettiva.

«La raccolta di Italo Restuccia si approccia al mondo della poesia in una maniera insolita ma coinvolgente. Abituati, infatti, nella maggior parte dei casi, a componimenti figurativi, dai contorni emotivamente sfumati, che lasciano alle sensazioni una dominanza di comunicatività, i lettori che si avvicinano a questa raccolta si trovano di fronte una verve accattivante, a tratti scanzonata ma mai irriverente, ad un primo impatto, ma che lo coinvolge invece, quasi nell'immediato, in un mondo fatto di sensazioni intime, profonde, che toccano le corde di un immaginario descrittivo evanescente che corrisponde però ad un desiderio preciso di parlare di sé.» (dalla Prefazione)

«Un'effervescenza difficilmente contenibile si diffonde briosa tra le pagine: non è semplice entusiasmo, non è banale ottimismo, è la consapevolezza di riuscire a vedere oltre la (spesso) disastrosa realtà quell'aspetto curioso delle persone - e dei rapporti - che ci proietta in una riflessione sempre aperta. Martina Barazzutti ne ha per tutti, non si risparmia né le risparmia, che non significa, come potrebbe pensare qualcuno, sparare a zero sentenze, bensì mettere per prima cosa in discussione se stessi, in quanto, se ci troviamo in una certa situazione, o con una certa persona, la scelta l'abbiamo fatta innanzitutto noi.» (dalla Prefazione)

"Federico Botta si dedica alla creazione di una raccolta di componimenti dal sapore classico, con un'estetica di tradizione aulica che ripercorre temi particolarmente cari al romanticismo letterario. Con immagini raffinate, partecipi e condivise, dà vita a tanti micro-racconti poetici, scene cromaticamente dipinte a raccontare un pensiero, un evento, un mito, un sentimento." (dalla prefazione di Pamela Michelis)

"... Il bosco è segreto. Heimlich, segreto, è una di quelle parole della lingua tedesca che racchiudono in sé anche il proprio contrario. Segreto è l'intimo, ben protetto focolare, baluardo di sicurezza. Ma nello stesso tempo è anche ciò che è clandestino, assai prossimo in quest'accezione all'Unheimliche, l'inquietante, il perturbante. Quando ci imbattiamo in radici simili a questa, possiamo essere certi che vi risuona un'eco della grande antitesi e dell'equazione ancora più grande di vita e morte, alla cui soluzione si dedicano i misteri..." Jünger

La poesia è evocazione dello spirito, è una sensazione di sentimenti che si sprigiona come una sinfonia e fa interagire l'io materiale con l'io immateriale, il cosiddetto corpo e anima. Impeti di silenzi imposti alle grida di dolore ora giacciono in sintonia su un candido foglio. Batticuore, il pathos della passione, lembi di vita che quando ti tormentano sono eterni nella fugacità dell'esistenza. Il sotteso sorriso a stento ha celato la malinconia, un pensiero funesto oscilla del nonsenso della vita, intuisco un continuo don, don di campane a morto che mi chiamano. Il cielo schiude il sipario al luccichio delle stelle. Le osservo mai sazia finché mi perdo nella dimensione dell'infinito, la mia dimensione si perde nel dolce fantasticare della senesca bambina dal capo canuto che declina verso il don, don. Mi perdo nell'immensità in folate di pensieri astratti. Colgo incalzanti bambineschi sogni cullarsi nelle favole, vedo volti e bimbi sorridenti.

Questo carbone non sublima a colpi di stanche pale lo sperdo nell'aria l'occhio vuol chiudersi vuole guardare luci fioche il corpo intero non è un guizzo d'insetto né un guerriero spartano ogni vendetta è preclusa dalla gabbia sistemica e da un carattere che conosce ogni premura non dovrebbe forse avere.

Tutto in questa silloge è mosso dal desiderio, quella spinta amorosa verso l'alto, verso le stelle (desidera), come dalla ricerca, la riflessione che permette alla nostra vita di, se non avere, almeno cercare un senso, uno scopo. Elementi non insiti in essa ma di cui abbiamo bisogno, in quanto esseri finiti, mortali.

"Il cerchio si chiude" è una raccolta intensa in cui le parole scavano l'anima per cercare di riportarla alla vita, dopo che il fuoco d'amore ne ha consumato l'afflato vitale, totalmente nato in un nuovo amore.

"Andare oltre la superficie e sondare gli abissi della mente umana, una catabasi atta alla redenzione che come tutte le discese agli inferi pone di fronte agli spettri dell'animo umano. Il linguaggio poetico offre all'autore il mezzo per entrare in contatto con l'ignobile e nobilitarlo (o almeno tentare di farlo...) secondo una visione tutta personale. La parola, l'atto dello scrivere, sono il filo che lega all'esistenza e la rende possibile."

"Dolcezza nei grandi occhi, gentilezza nei modi, certezza di saper leggere il mondo circostante. Lo fa con sguardo profondo e maturo e, contemporaneamente, con la sete di conoscenza del fanciullo. Un ragazzo ricco di tanti interessi, impegnato a dare risposte alle domande che con lui condividiamo, una sola totalizzante passione capace di regalarci parole intense, come quelle raccolte in questo volumetto." (dalla prefazione di Laura Castelletti).