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Castelvecchi: RX

La stagione delle belve. La vera storia del clan dei marsigliesi

La stagione delle belve. La vera storia del clan dei marsigliesi

Pasquale Ragone

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 230

Albert Bergamelli, Jacques Berenguer, Maffeo Bellicini: Sono Le "Tre B" che hanno fatto tremare le polizie di mezzo mondo, da Parigi a New York, fino a Roma e le principali capitali europee. Le "tre B" del crimine organizzato sono ben più di malviventi incalliti al centro di traffici illeciti. Raccontando le loro gesta, Pasquale Ragone percorre un periodo drammatico e intenso della storia del Paese, che va dal Piano Solo del 1964 alla scoperta della lista P2 nel 1981, passando per la strage di piazza Fontana, il tentato golpe di Junio Valerio Borghese e l'uccisione di Aldo Moro. In mezzo ci sono i colpi della banda, come la storica rapina di via Monte Napoleone, a Milano nel '64, il delitto del 75 a Roma in piazza dei Caprettari e, soprattutto, la "stagione dei sequestri eccellenti". Bergamelli, Berenguer e Bellicini vivono da protagonisti quegli anni, portando a Roma un livello di criminalità organizzata mai visto prima e che vedrà impegnati nello scontro magistrati del calibro di Ferdinando Imposimato e Vittorio Occorsio. Per raccontare una vicenda così complessa, l'autore ha condotto un'inchiesta d'eccezione, consultando e raccogliendo migliaia di fascicoli sul Clan per capire fino in fondo un capitolo ancora oscuro della storia criminale italiana.
18,50

Petrolio e politica. Oro nero, scandali e mazzette: la prima tangentopoli

Petrolio e politica. Oro nero, scandali e mazzette: la prima tangentopoli

Mario Almerighi

Libro

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 288

Sono passati quarant'anni sai fatti narrati in questo libro. Eppure sembra che il tempo si sia fermato. I centri del potere finanziario e le lobby incidono sull'attività del Parlamento oggi come ieri e forse di più. Oggi, come ieri, si vorrebbero limitare gli spazi d'azione della magistratura. Tutto inizia nell'inverno del 1973. Dopo la Guerra del Kippur e la chiusura del Canale di Suez, il mondo trema di fronte al pericolo che venga a mancare il petrolio. Case, ospedali, scuole, uffici, fabbriche, negozi rimangono senza riscaldamento. La bicicletta sostituisce l'automobile, alle dieci di sera c'è il black-out nei locali pubblici. In quei giorni Almerighi, giovane "pretore d'assalto", decide di indagare sugli interessi legati all'"oro nero". E quello che scopre è il più grande scandalo del dopoguerra: le multinazionali del petrolio, l'Eni e altre compagnie, grazie a una micidiale azione di lobbying e a un colossale giro di tangenti ai partiti di governo, incassano dal Parlamento l'approvazione di leggi e decreti che fanno aumentare enormemente i loro profitti. Scoperto l'imbroglio, il Palazzo trema ma alla fine viene messo tutto a tacere. Ai pretori è addirittura vietato di disporre intercettazioni telefoniche nelle indagini. In questo libro, ripubblicato in una nuova edizione, l'autore racconta un Paese di politici corrotti, giornalisti compiacenti e di magistrati e funzionari dello Stato ostacolati nella loro attività. Il tutto, due decenni prima dello scoppio di Tangentopoli.
25,00

Manifesto per la democrazia economica

Manifesto per la democrazia economica

Enrico Grazzini

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 288

Non basta riformare la politica o la finanza per superare la crisi di rappresentanza che ha investito l'Occidente. La democrazia, sostiene Enrico Grazzini in questo saggio, è destinata a rimanere zoppa se non comprende la sfera economica e il lavoro produttivo. L'autore - partendo dal pensiero della premio Nobel Elinor Ostrom - analizza le esperienze e le proposte relative alle quattro principali forme di democrazia economica: l'autogestione dei beni comuni, come Internet, le risorse ambientali, l'acqua e l'aria, il software libero, le conoscenze; la codeterminazione di stampo tedesco e scandinavo, per cui i lavoratori partecipano con pieni diritti agli organi direttivi delle aziende; le forme di iniziativa diretta (referendum e leggi di iniziativa popolare) dei cittadini in California e in Svizzera; e le iniziative di bilancio partecipato nate a Porto Alegre. Senza la partecipazione dei lavoratori alle scelte economiche, difficilmente l'Europa uscirà dalla recessione in cui versa, scrive Grazzini. In Germania con la Mitbestimmung (codecisione) i dipendenti possono eleggere i loro rappresentanti nel board delle maggiori imprese private e pubbliche. E in Italia? Il quadro è desolante: il dibattito sulla democrazia economica è ancora all'anno zero. Stretto tra conservatorismo liberista e nostalgie stataliste, il nostro Paese non riesce a scrollarsi di dosso il modello autoritario e burocratico di governo dell'impresa.
18,50

Santa rivoluzione. L'anno di Benedetto e Francesco

Santa rivoluzione. L'anno di Benedetto e Francesco

Lucia Visca

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 183

Febbraio 2013: Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, lascia il pontificato dopo il clamoroso annuncio delle sue dimissioni. Marzo 2013: Jorge Mario Bergoglio, col nome di Francesco, viene eletto Pontefice con un conclave lampo, il primo a elevare un gesuita sul soglio di Pietro. Benedetto ha lasciato dopo aver portato a termine la missione che si era posto: fare un po' di pulizia e scrivere un canovaccio per la Chiesa cattolica negli anni a venire. Ratzinger non ha trascinato le folle, ma ha risvegliato le passioni intellettuali dei più attenti osservatori del mondo cattolico, mentre la sua azione e il suo pensiero mettevano in risalto sempre più lo scollamento fra le gerarchie e i fedeli. Francesco, più vescovo del mondo che Vescovo di Roma, dotato di straordinaria sensibilità comunicativa, ha saputo riportare la Chiesa nelle simpatie del grande pubblico e degli intellettuali. Due uomini che hanno cambiato il modo di porsi della Santa Sede nel mondo e verso la propria comunità, facendole percorrere più strada di quella aperta dal Concilio negli anni Sessanta. Questo libro di Lucia Visca, proponendo anche alcune interviste ai maggiori vaticanisti italiani, vuole spiegare perché, dopo Benedetto XVI e Francesco, la Chiesa cattolica non sarà più la stessa. Prefazione di Carlo Nanni, rettore della pontificia Università salesiana.
17,50

Il giudice e il prigioniero. Il carcere di Antonio Gramsci

Il giudice e il prigioniero. Il carcere di Antonio Gramsci

Ruggero Giacomini

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 381

"Onorevole Gramsci, lei ha degli amici che certamente desiderano che lei rimanga un pezzo in galera". Con queste parole il giudice istruttore del Tribunale Speciale, Enrico Macis, mostra al capo del Partito Comunista d'Italia, detenuto nel carcere milanese di San Vittore, una lettera proveniente da Mosca, di cui è mittente il dirigente comunista Ruggero Grieco. Di qui nascono i timori e i sospetti di Antonio Gramsci che una provocazione contro di lui possa essere venuta dal vertice del suo partito e, a seguire, l'infinita denuncia della pubblicistica e della storiografia - anche recenti alla ricerca del colpevole ispiratore, puntando il dito solitamente su Palmiro Togliatti. Intorno al prigioniero Gramsci, Macis mette in moto una macchina infernale di insinuazioni e menzogne. Ma chi era questo magistrato, accreditatosi come un onesto e indipendente professionista della giustizia? Quale il suo ruolo effettivo nel sistema di potere fascista? Quale la verità del suo giudizio? A questi interrogativi - finora largamente elusi - risponde la ricostruzione di Ruggero Giacomini, frutto di una minuziosa ricerca condotta su molte fonti inedite, nel confronto serrato con la principale storiografia. Ne emerge il profilo di un'anima nera della dittatura, di eccezionale abilità camaleontica, che dà avvio a quel meccanismo di terrore, psicologico e fisico, con cui il regime avrebbe tentato in ogni modo, e vanamente, di fiaccare Gramsci.
22,00

Pianeta tossico. Armi di distruzione di massa. Segreti e insidie

Pianeta tossico. Armi di distruzione di massa. Segreti e insidie

Gianluca Ansalone

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 142

Nel pieno del "risveglio arabo" nel Mediterraneo e in Medio Oriente, il mondo è costretto a domandarsi quale sia la linea rossa per scongiurare il pericolo di un uso delle testate atomiche o chimiche da parte di regimi al collasso e quali le conseguenze di una guerra combattuta con questi mezzi. Tutti interrogativi a cui cerca di dare una risposta il libro di Gianluca Ansalone, esperto di intelligence e strategie di sicurezza. La comunità internazionale sostiene l'autore - è oggi alle prese con minacce nuove, difficili da prevedere e quindi impossibili da inquadrare in quel concetto di deterrenza che nel corso della Guerra Fredda aveva garantito la stabilità. Venuta meno la contrapposizione bipolare, sono mutate anche le categorie che distinguevano la guerra dalla pace, la sicurezza dall'insicurezza. Le forze inerziali che spingono per la proliferazione delle armi non convenzionali sono molto più forti di quelle che la trattengono. Emblematico il caso dell'Iran, Paese che ha fatto del tema atomico il motivo centrale della propria condotta di politica interna ed estera. Per arrestare o frenare la corsa alle armi di distruzione di massa è necessario oggi un consenso a livello multilaterale. Non bastano più né gli Stati Uniti da soli, né insieme agli europei; occorre il concorso di Cina e Russia. E soprattutto c'è bisogno di una vera capacità sanzionatoria da parte delle Nazioni Unite. Prefazione di Stefano Stefanini.
16,00

Come vuoi morire? Rapita nella Siria in guerra

Come vuoi morire? Rapita nella Siria in guerra

Susan Dabbous

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 186

Questo libro è il diario di una prigionia, ma anche un inno al coraggio di un popolo, quello siriano, che non ha mai smesso di sperare nonostante l'orrore che gli si consuma intomo. Il 3 aprile del 2013 Susan Dabbous, giornalista di origini siriane, è stata rapita in Siria insieme ad altri tre reporter italiani. A sequestrarli, a Ghassanieh, un villaggio cristiano, è stato Jabhat al-Nusra, un gruppo legato ad al-Qaeda. Sono stati arrestati davanti a una chiesa sconsacrata, dove stavano filmando un documentario per la Rai. Portata inizialmente in una casa prigione, Dabbous è stata poi separata dai suoi colleghi e trasferita in un appartamento con una donna, Miriam, moglie di uno jihadista. È stata la nuova carceriera a occuparsi della "islamizzazione" di Susan. Con lei l'autrice ha pregato e ascoltato i discorsi di Osama bin Laden. Ed è sempre con lei che ha dovuto riflettere su una domanda che in quei giorni di cattività le è stata rivolta: "Qual è la tua morte preferita?". Un quesito cui Dabbous ha tentato di rispondere con sincerità, "perché quando sei un ostaggio non dici bugie. Così ho parlato da donna a donna con quel linguaggio assolutamente universale fatto principalmente di emozioni". La liberazione è arrivata dopo undici giorni, a seguito di un accordo concluso dai servizi segreti italiani. Dopo un breve periodo in Italia, Susan è partita di nuovo per il Libano, dove viveva da oltre un anno. Prefazione di Paul Wood, inviato speciale della Bbc.
18,50

Il riformismo mancato. Società, consumi e politica nell'Italia del miracolo

Il riformismo mancato. Società, consumi e politica nell'Italia del miracolo

Massimiliano Amato, Marcello Ravveduto

Libro

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 240

Il primo governo organico di Centrosinistra (4 dicembre 1963), con l'ingresso del Psi nella "stanza dei bottoni", è l'emblema delle occasioni mancate dalla classe dirigente italiana. L'annunciata stagione di riforme strutturali si trasforma immediatamente in una lotta senza quartiere tra forze avversarie: da un lato gli alfieri dello spontaneismo, dall'altro i paladini della programmazione. Gli autori hanno cercato di scorgere il volto dell'Italia del miracolo celato dietro il racconto del conflitto politico: l'urbanesimo della speculazione edilizia e delle periferie dormitorio; le auto che mutano il paesaggio urbano; le ciminiere che anneriscono il cielo; la famiglia che modifica usi e costumi; i giovani e le donne che pretendono di essere i protagonisti della modernità; i braccianti che sciamano verso le città; gli operai che agognano il possesso della casa, dell'utilitaria, della televisione e degli elettrodomestici, senza dover rinunciare alla villeggiatura estiva. Si coglie con nettezza una distanza tra i desideri degli italiani e le prospettive dei partiti. Mentre i politici discutono, interpretando il miracolo come una crisi di crescita, i cittadini sono attratti da un'unica grande meta: il ceto medio come conquista sociale. Un'aspirazione che, tra luci ed ombre, unifica la formazione dell'immaginario collettivo (cinema, televisione, filmini in "super 8", musica, letteratura) con il susseguirsi di luoghi comuni e stereotipi...
19,50

Un «suicidio» di mafia. La strana morte di Attilio Manca

Un «suicidio» di mafia. La strana morte di Attilio Manca

Luciano Mirone

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 235

Viterbo, ore 11:00 del 12 febbraio 2004. Un uomo riverso sul letto. Per terra una pozza di sangue. Nel braccio sinistro due buchi. A pochi metri due siringhe da insulina. Il cadavere è quello di Attilio Manca, 34 anni, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, primo urologo italiano a operare il cancro alla prostata col sistema laparoscopico. I magistrati di Viterbo sono sicuri che si tratti di un decesso per overdose, causato dall'assunzione di eroina, alcol e tranquillanti. Peccato che il giovane medico sia un mancino puro. Quei buchi dunque si trovano sul braccio sbagliato. Tutti i suoi colleghi escludono che Attilio facesse uso di droga. Solo gli "amici" siciliani accusano il giovane, ormai morto, di essere un eroinomane. Troppe le cose che non tornano In questa storia. Per i familiari si tratta di un omicidio camuffato da suicidio. La morte del figlio, dicono, è da collegare con l'operazione di cancro alla prostata cui, nel settembre del 2003, è stato sottoposto a Marsiglia Bernardo Provenzano, capo dei capi di Cosa nostra, nascosto sotto falso nome e la cui latitanza - durata più di 40 anni - secondo i magistrati di Palermo è stata favorita da pezzi dello Stato. Attilio avrebbe visitato e curato il boss in Italia, sia prima sia dopo l'intervento in Francia. E non è escluso che fosse presente anche in sala operatoria.
18,50

Capitalismo predatore. Come gli USA fermarono i progetti di Mattei e Olivetti e normalizzarono l'Italia

Capitalismo predatore. Come gli USA fermarono i progetti di Mattei e Olivetti e normalizzarono l'Italia

Bruno Amoroso, Nico Perrone

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2014

pagine: 93

Enrico Mattei e Adriano Olivetti davano fastidio agli stati uniti. Andavano fermati. Il primo insidiava il monopolio delle "Sette sorelle" sul petrolio. Il secondo non solo proponeva un nuovo modello sociale - immaginando un'impresa che facesse proprie le istanze del bene comune - ma aveva portato l'azienda di Ivrea ad essere protagonista nelle ricerche sui calcolatori. L'eredità di Mattei e Olivetti è stata gettata alle ortiche e dissipata nella lunga sbornia liberista che ha attraversato il Paese. Dal 1991 al 2001 sulla Penisola si scaraventa una valanga di privatizzazioni (banche e imprese). E non può non saltare agli occhi la "coincidenza" temporale di questa svendita con la stagione di Mani Pulite, un'operazione politico-giudiziaria, sostengono gli autori in questo saggio, "certamente incoraggiata dagli Usa", e che tolse di mezzo gli imprenditori e i politici che avevano contribuito al rafforzamento dell'economia italiana. Con la liquidazione dell'ENI e dell'IRI si riportava l'Italia alle condizioni del dopoguerra: quelle di un Paese minore nel contesto internazionale. Amoroso e Perrone si mettono sulle tracce dei liquidatori dell'interesse nazionale, senza nostalgie per il passato ma mossi da un bisogno di verità e chiarezza sulle ragioni del declino italiano.
14,50

Vent'anni e una notte. 1993-2013. La parabola della destra italiana raccontata dai suoi protagonisti

Vent'anni e una notte. 1993-2013. La parabola della destra italiana raccontata dai suoi protagonisti

Mauro Mazza, Adolfo Urso

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2013

pagine: 377

La prima immagine risale al 1993: Silvio Berlusconi - prossimo alla discesa in politica - dichiara che se fosse stato a Roma avrebbe votato un giovane Gianfranco Fini come sindaco della Capitale. L'ultima scena è quella della notte del 20 gennaio 2013, quando Berlusconi in vista delle politiche scrive la parola "fine" sull'avventura di Alleanza nazionale, cancellando dalle liste gran parte di coloro che avevano fatto la storia della Destra. Prima ancora c'era stato il "Che fai, mi cacci?" urlato da Fini a Berlusconi in un'affollata e drammatica direzione del Pdl nell'aprile 2010. 1993-2013: in questi due decenni si consuma la parabola dei vincitori della svolta di Fiuggi. "Duellanti senza regno", come dimostrano il fallimento di Futuro e libertà e la diaspora della Destra italiana. Di chi sono le responsabilità? Quali gli errori di una generazione nata nella redazione del "Secolo d'Italia" e che ora, dopo aver assunto incarichi di governo e assaporato la gestione del potere, sembra essere tornata ai margini della politica? Attraverso un critico e dettagliato dialogo, Mauro Mazza e Adolfo Urso ripercorrono la vicenda politica e umana della Destra italiana, rivelando i segreti, i retroscena, gli scontri, i successi e i litigi mai apparsi sulla stampa, che hanno compromesso il futuro politico di una classe dirigente. È un'analisi sulla storia degli ultimi vent'anni, con la parabola di Gianfranco Fini, l'uomo che ha portato An al governo ma che ha perso la battaglia finale contro Berlusconi.
19,50

Strade senza uscita. Banche, costruttori e politici. Le nuove autostrade al centro di un colossale spreco di denaro pubblico

Strade senza uscita. Banche, costruttori e politici. Le nuove autostrade al centro di un colossale spreco di denaro pubblico

Roberto Cuda

Libro

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2013

pagine: 192

Tagliare nastri sembra essere lo sport più diffuso tra amministratori pubblici e politici del Belpaese. Cantieri, cantieri e ancora cantieri. Potrebbe essere questo lo scenario che si presenterà ai nostri occhi nei prossimi anni, se andranno in porto gli oltre 2.000 km di nuove autostrade preventivate. Costo stimato: 50 miliardi di euro. La nuova colata di asfalto, spiega Roberto Cuda in questo documentatissimo libro, colpirà soprattutto le regioni del Nord e in particolare la Lombardia, dove le arterie in costruzione aumenteranno del 90 per cento l'attuale dotazione autostradale. Una bomba inesplosa che potrebbe sfigurare per sempre il paesaggio ma anche cambiare gli assetti del potere economico nel nostro Paese. Tuttavia, ci rivela l'autore, molti progetti sono al palo e la colpa non è degli ambientalisti, ma delle finanze. Le decantate "grandi opere" non hanno la copertura necessaria. I soldi a disposizione sono pochi e le banche, che si erano gettate a capofitto nella partita, ora si stanno sfilando. Che sta succedendo? Conviene davvero investire su queste strade? Un caso emblematico è quello della BreBeMi: 62 km di autostrada per 2,4 miliardi di euro complessivi, costo raddoppiato negli ultimi anni, per rientrare dal quale la concessionaria dovrà incassare 10 milioni di euro al mese per 20 anni. Intanto, la Milano-Serravalle è sull'orlo del fallimento.
16,00

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