Passigli: PASSIGLI POESIA
Un'alba americana
Joy Harjo
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 240
«Un’alba americana (An American Sunrise) inizia con la data del 28 maggio 1830, giorno in cui il Presidente Andrew Jackson “firmò illegalmente lo Indian Removal Act per la deportazione delle popolazioni sudorientali dalle nostre terre verso l’Occidente… Dovemmo vedere immigrati che entrarono nelle case con fucili, Bibbie, masserizie, intere famiglie, per prendere quello che era stato nostro, mentre eravamo circondati da soldati e trascinati via come bestiame sotto la minaccia delle armi”. Nonostante il titolo sembri auspicare un rinnovamento in un contesto contemporaneo, risulta subito evidente come l’esplorazione della storia e della colonizzazione procedano attraverso un percorso particolare per incorporare il passato nel presente. Ecco perché questi componimenti si fanno potenti veicoli di memoria, svelamento di eventi e di verità storiche essenziali. Harjo avverte nel profondo l’imperativo della testimonianza, costruendo immagini e accadimenti in una continua accensione memoriale per raccontare di nazioni, popoli, vite individuali che non devono essere spinti fuori dal tempo e dalla storia, come la scrittrice dichiara, “perché siamo di fronte a un’immane macchinazione della stessa storia, tenuta nascosta per proteggere dall’offuscamento il Sogno Americano”. (…) La voce poetica di Harjo evoca paesaggi e luoghi dove la vita è sentita in tutta la sua sacralità, manifestazioni, esseri infinitesimali, singole esistenze mai perse nella memoria e con le quali intesse un dialogo. Sono presenze di una potenza vivificante, nel senso profondo della continuità di un legame e non recupero archeologico e spettrale del passato»... (Dalla prefazione di Laura Coltelli)
Motivi persiani
Sergej Esenin
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 112
Tra i traduttori del grande poeta russo Sergej Esenin, Iginio De Luca (1917-1997) merita un posto di primissimo rilievo. Italianista e slavista, se si fa eccezione per alcune poesie di Tjutčev, è proprio a Esenin che ha dedicato la sua attenzione di studioso e traduttore per tutta la vita, fin a partire dagli anni Quaranta, quando esce una piccola, memorabile antologia per le edizioni Fussi. È solo il preludio di una devozione che porterà De Luca a pubblicare nella collana “Bianca” di Einaudi tre opere di Esenin: “Pugačëv” (1968), “Anna Snègina” (1976) e “Il paese dei banditi” (1985). Tra le carte lasciate dallo studioso dopo la sua scomparsa, restava il dattiloscritto della breve raccolta che qui presentiamo: Motivi persiani, a cui il poeta russo lavorò dall’ottobre del 1924 all’autunno dell’anno successivo. Come scrive De Luca nella prefazione, le poesie dei “Motivi persiani” sono «il romanzo d’amore del poeta per la persiana Šagané», un sentimento che, «nato all’inizio come “amore di terra lontana” (la Persia), via via si definisce ed esplode come passione per Šagané, una creatura vera, che non è propriamente una persiana, ma diventa, per magia d’arte, l’emblema della Persia agognata». Esenin, infatti, la cui tragica fine è ormai imminente, non andrà mai in Persia; e i suoi “Motivi persiani” rappresentano anche il suo ultimo tentativo di fuga da una vita in cui stenta sempre più a riconoscersi e, insieme, l’estremo omaggio lirico di uno dei grandi poeti del Novecento.
Ritrovarsi
Edith Dzieduszycka
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 144
Con scritti di Antonio Spagnuolo, Luciano Nanni, Silvio Raffo. Francese di origine, Edith de Hody Dzieduszycka (Strasburgo, 1936) ha lavorato a lungo al Consiglio d'Europa, dove, insieme a colleghi di diverse nazionalità, ha fondato il Club des Arts, con lo scopo di organizzare mostre, incontri e letture di poesie. Nel 1966 la sua raccolta “Ombres” ottiene il Secondo Premio al Prix des Poètes de l'Est, organizzato dalla Società dei Poeti e Artisti di Francia. Negli stessi anni, mentre disegna, dipinge e realizza collages, alcune sue poesie vengono pubblicate sulla prestigiosa rivista «Art et Poésie» diretta da Henry Meillant. Nel 1968 si trasferisce in Italia e dal 1979 risiede a Roma, dove si dedica anche alla fotografia, incoraggiata in particolare da Mario Giacomelli, André Verdet e Federico Zeri. Continua intanto a scrivere poesia e prosa, e nel 2007, con prefazione di Vittorio Sermonti, appare in questa nostra collana la sua prima raccolta italiana, “Diario di un addio”, cui fanno seguito “Cellule” (2014, prefazioni di Stefano Gallo e François Sauteron) e “A quale Pessoa” (2020, prefazione di Silvio Raffo). Sempre per la Passigli Editori ha tradotto e curato nel 2023 il libro di memorie “La casa del dolore. 1944-1945”, in cui sua madre Geneviève de Hody racconta la drammatica prigionia nel carcere tedesco di Clermont-Ferrand insieme al marito, deportato poi, in quanto prigioniero politico, a Mauthausen, dove trovò la morte nell'aprile del 1945. Molti i video realizzati con sue poesie, in particolare in collaborazione con Pino Censi, Diego De Nadai, Giulia Perroni.
La strada di Morandi
Marco Vitale
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 120
“‘La strada di Morandi’ è il titolo della nuova raccolta poetica di Marco Vitale, un titolo ‘in minore’, sul «mode mineur» del ‘Claire de lune’ di Verlaine, ma condensa e ritrae la sostanza dell’arte, coniuga la realtà fisica e l’immaginazione, ferma il finito e lo rende infinito, immergendolo nello stato puro del «tempo senza tempo». Il titolo deriva dalla poesia ‘Sì, forse soltanto nei romanzi’, che, dedicata a Luigi Lambertini, accompagnava una plaquette raffinata delle Edizioni Il Bulino, dove il tondo di copertina di Giulia Napoleone, simbolo di armonia e perfezione, con delicate tessiture e bianchi semi mobili, quasi lievi petali di biancospino impolverati, si armonizzava con le parole che nel «tratto lieve opaco della polvere» della strada bianca, che lentamente saliva, evocano il corso del tempo, affidando all’arte il compito di sublimare in un eterno presente gli «oggetti polverosi», umili e quotidiani, dell’artista Morandi. Ora questi versi fanno parte della prima sezione del libro, dove natura e poesia, inscindibilmente, si legano con le intermittenze del cuore, creando visioni ed emozioni sottili e segrete. È qui, in queste prime poesie che si affaccia il grande tema del tempo, del suo fluire e sciogliersi, e si realizza il ritmo di intensa quiete e il ‘tono’ del poeta Vitale, un ‘tono’ dolce e carezzevole, elegiaco, che abbraccia luoghi e volti e fa della memoria involontaria la via del ritrovare e del compensare la perdita…” (Dalla prefazione di Gabriella Palli Baroni)
La mappa dell'amore. Poesie e prose. Ediz. italiana e inglese
Dylan Thomas
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 176
Terza raccolta di Dylan Thomas, dopo “18 Poems” (1934) e “Twenty-Five Poems” (1936), “La mappa dell’amore” venne pubblicata nel 1939, proprio a ridosso dello scoppio della guerra. Il suo sottotitolo, “Verse and Prose”, specifica subito che non si tratta, come per le precedenti, di un libro di sola poesia; in realtà, la raccolta comprende sedici poesie e sette racconti, costituendo così anche il primo libro di prose del grande poeta gallese. D’altra parte, e questa raccolta ne è una testimonianza, non si deve accentuare troppo la distinzione, pur ben visibile, tra prosa e poesia: grande affabulatore, Dylan Thomas non rinuncia mai all’intensità della sua scrittura, quel suo «chiedere troppo alle parole» – come egli stesso ebbe a dire – che da sempre costituisce uno dei motivi di maggior fascino, ma anche di maggior mistero, della sua opera poetica. Nelle prose assistiamo a un’analoga «compressione» (ancora Thomas), anche se forse è proprio partendo da queste ultime che il poeta arriva a rimodulare la sua stessa poesia, nel senso di una maggiore adesione a una realtà, a un «flusso vitale» di cui anche la lingua non è più monarca assoluta. E in questo suo nuovo approdo nel mondo, l’opera di Thomas inizia ad “aprirsi”, persino a “schiarirsi”. Come scrive Federico Mazzocchi nella prefazione che accompagna questa sua prima traduzione integrale italiana di “The Map of Love”, «Thomas non rifiutava un contatto col mondo e con gli altri, e così come è un luogo comune che la sua poesia sia delirante – quando è semmai vero l’opposto: che la forma la contiene tutta nel suo solco, in un gioco di immagini orchestrato sino al minimo dettaglio –, allo stesso modo la presenza del mondo è accolta senza distinzioni gerarchiche, senza contrapposizioni tra macrocosmo e microcosmo, tra storia ufficiale e privata».
Il gemello sulle nuvole. Ediz. italiana e russa
Boris Pasternak
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 144
“Il gemello sulle nuvole” (1914), l’opera con cui Boris Pasternak fa la sua prima apparizione sulla scena poetica del Novecento, nasce sotto il segno del futurismo russo e soprattutto della figura di Vladimir Majakovskij, come ricorderà lo stesso autore nel “Salvacondotto” (1931): «Quando mi proponevano di raccontare qualcosa di me stesso, cominciavo a parlare di Majakovskij. E non era un errore. Io l’adoravo. E lui impersonava per me il mio orizzonte spirituale». Fin dall’inizio, la poesia di Pasternak si caratterizza per un marcato sperimentalismo linguistico, come sottolinea Paola Ferretti nella prefazione a questa sua prima traduzione italiana integrale dell’opera: «Con la raccolta di esordio Pasternak inaugura una scrittura poetica concepita come un intrepido baloccarsi sulle montagne russe dei registri della lingua, dei più scoscesi tornanti sintattici, tra metonimie disarmanti e plurali inaspettati». Inoltre, già compaiono in questi versi alcuni dei tratti salienti della poesia più matura di Pasternak, a cominciare dal suo rapporto empatico con la natura, che fece scrivere a Marina Cvetaeva: «Qualsiasi poeta può identificarsi, supponiamo, con un albero. Pasternak albero si sente». Tornando su queste sue prime prove poetiche a distanza di quindici anni (in “Tempo d’inizio”, 1928), Pasternak apporterà variazioni in qualche caso drastiche: questa nostra edizione dà conto in appendice anche di queste poesie “rinnovate”, evidenziando nell’originale russo e nelle accuratissime “Note ai testi” il lavoro di revisione messo a punto dal poeta.
Post Ulixem scriptum. Poesie occasionali. Ediz. italiana e inglese
James Joyce
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 136
«Non è raro che un narratore inizi la sua produzione con una raccolta di poesie; questo è accaduto, per fare un esempio, con Stefan Zweig, o, per ricordare un grande autore italiano, Luigi Pirandello. Lo stesso è avvenuto con James Joyce, il cui esordio letterario (1907) è rappresentato dalla raccolta di trentasei poesie di tema amoroso "Chamber Music" ("Musica da camera"). Non solo: Joyce pubblicò anche un’altra più breve silloge: "Pomes Penyeach" ("Poesie un soldo l’una") vent’anni più tardi, quando già aveva raggiunto una celebrità internazionale con il suo capolavoro narrativo, "Ulysses" (1922): queste due raccolte sono già apparse in questa nostra collana. Se da un lato non ci furono altre pubblicazioni di poesia da parte del grande scrittore irlandese, dall’altro questi non abbandonò mai la pratica dei versi, anzi, furono numerose le poesie che scrisse durante la sua vita, quasi sempre in forma “occasionale”, ad appuntare certi suoi risvolti biografici. Non a caso, è stato soprattutto Richard Ellmann, il suo grande biografo, a riportare l’attenzione degli appassionati di Joyce su questo aspetto della sua produzione, in molti casi rendendolo pubblico per la prima volta. Questa nostra edizione, che prende il titolo da una delle poesie raccolte, "Post Ulixem Scriptum", quasi a collegare questi due versanti della produzione joyciana, propone un’ampia scelta di queste poesie rimaste per lo più inedite durante la vita del loro autore. Come nota Alessandro Gentili, che chiude così questo suo ciclo di traduzioni dell’opera poetica di Joyce: "Si tratta di poesie di carattere privato, quasi diaristico, principalmente satiriche, burlesche, immediate e pungenti nei toni, ispirate da vicende ed episodi vissuti, da persone vere, figure di ambienti letterari e culturali": un altro modo per penetrare il mondo di uno scrittore che ha fatto della sua stessa vita un costante esperimento letterario».
Corpo contro
Daniela Pericone
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 112
«La poesia di Daniela Pericone è contrassegnata da una profonda raffinatezza della voce, ottenuta attraverso una forma di temperanza che si situa tra l’espressione chiara ed espressiva di ciò di cui parla e il nascondimento, l’allusività dettata dalla discrezione della stessa voce. Non si arriva mai alla definizione precisa e lampante del fondamento che muove il testo, neppure quando il riferimento è chiaro come, ad esempio, il riecheggiare di Eliot o Montale, oppure la straordinaria, estesa èkphrasis caravaggesca della quinta sezione; eppure è sempre come se si sapesse che un’occasione esatta esiste, un suggerimento sorgivo che potremmo definire addirittura materiale, da cui ha inizio la sua voce e che rappresenta il vero interesse del canto. È la stessa temperanza che dà equilibrio al ritmo e alla riservata musicalità di una poesia che sembra lungamente meditata, fino a centellinare i singoli vocaboli e accenti…» (Dalla prefazione di Gianfranco Lauretano)
Luce del tempo
Marco Onofrio
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 136
«È difficile sfuggire alla percezione che il titolo di quest’ultima, intensa raccolta di Marco Onofrio, "Luce del tempo", condensi, in un sintagma che pare quasi una cellula germinale, non solo temi e immagini ricorrenti, ma, di più, alcuni assi portanti della sua scrittura poetica, che mettono radici un po’ dovunque nei suoi testi. Comincerei dalla prima di queste fertili ossessioni: la luce, che si accende nella frequenza di immagini solari, di mattine, ma anche di scorci paesaggistici e di scorci siderali, persino quando è notte. Luce, starei per dire, è la nostra stessa presenza, la percezione del proprio esistere, l’aprirsi della coscienza nell’infinito buio dell’essere. Esserci è luce perché coincide con l’atto stesso di aprire gli occhi: se vediamo c’è luce, se vediamo è perché ci siamo. E viceversa: il buio è il non esserci. Ma per ora ci siamo. Finché dura. Ed ecco subito che la presenza, immediatamente, coincide di necessità con il dispiegarsi, coordinato e conseguente, della durata, che nel tempo della vita azzera provvisoriamente la stessa eternità, consegnata al rango di sfondo, se non di ipotesi, mentre ciò che si staglia, si afferma, fragile e irrefutabile, è proprio l’esserci come stare nel tempo, il vivere come essere “durante” qualcosa. In qualche modo, tutto accade dentro queste coordinate: la luce, conditio sine qua non dell’esserci, e il tempo, sostanza fragile della trama dell’esistere, dove ciò che accade e ciò che c’è sono nel tempo, nel movimento...» (dalla prefazione di Gianni Turchetta)
I versi del Capitano. Testo spagnolo a fronte
Pablo Neruda
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 208
"'I versi del Capitano' apparvero, anonimi, a Napoli nel 1952. La storia della raccolta l'abbiamo appresa dalla bocca di Neruda: queste poesie sono il documento agitato del suo amore per Matilde Urrutia, sbocciato a Capri durante la residenza del poeta nell'isola; l'anonimo sotto cui l'opera apparve si dovette al fatto che l'autore non volle ferire pubblicamente la donna alla quale allora era ancora legato... 'I versi del Capitano' rappresentano un momento decisivo nell'evoluzione spirituale del poeta. In essi sta il migliore Neruda, il più delicato e il più irruente, il più dolce e il più appassionato, il sommo artista, sempre nuovo e sorprendente in ogni momento della sua vastissima opera." (dalla prefazione di Giuseppe Bellini)
Seracchi e morene
Mauro Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 104
«La poesia su cui va a chiudersi il nuovo libro di Mauro Ferrari presenta una caratteristica che colpisce per la sua eccezionalità, un caso pressoché unico – a mia memoria – nel panorama poetico contemporaneo. In essa sono infatti presenti i titoli delle cinque raccolte finora pubblicate dall’autore: Forme (1989), Al fondo delle cose (1996), Il bene della vista (2006), Vedere al buio (2017), La spira (2019). Così bene integrati nel tessuto dei versi, da rischiare l’invisibilità; ma così squillanti nella loro sequenza (che rispetta, con la sola inversione dei primi due titoli, l’ordine cronologico), da costituire una chiave interpretativa dell’intero libro, quasi Ferrari volesse invitare il lettore a retrocedere nelle raccolte precedenti, o meglio ancora a considerare tutta la sua produzione entro una prospettiva unica, di cui Seracchi e morene costituisce l’ultimo tassello (…). I versi di Mauro Ferrari – i suoi lettori ben lo sanno – sono sempre stati percorsi, fin dalle origini, da un rigore di indagine che riguarda non solo l’uomo e la sua coscienza, ma anche l’uomo e l’habitat, naturale e sociale, in cui vive. E il lettore non faticherà a rinvenire, nelle sette parti di questa nuova versione de La spira, alcune delle parole decisive del suo pensiero poetico: Storia, Sogno (entrambe con la maiuscola), utopia, vita, poesia, bene, male. Parole pressoché sconosciute alla poesia italiana contemporanea, ma che danno l’idea di quanto l’autore abbia a cuore il senso di quello che un tempo aveva nome “civiltà”. Colpisce nondimeno, nel nuovo libro, sia l’ampiezza del discorso, sia la forza di rappresentazione cui è giunto il pensiero dell’autore. E colpisce soprattutto, nella prima sezione della raccolta (Sotto le bombe), l’elemento di speranza che il poeta può consegnare ai “commercianti di luce”, contrapposti ai “ciechi che il nulla chiamano / vita”…» (dalla prefazione di Giancarlo Pontiggia)
Milioni di immensi amori puri. Poesie d'amore 1913-1922
Vladimir Majakovskij
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2023
pagine: 176
Tra i massimi poeti russi del primo Novecento, Majakovskij è apparso subito quello che meglio di tutti incarnava gli ideali della sua epoca, tanto che la sua vicenda personale, fino al tragico suicidio, è venuta a rappresentare una sorta di archetipo di quegli anni di grandi speranze e di drammatiche delusioni. Ma Majakovskij è stato soprattutto un grande poeta, ben prima e ben oltre la rivoluzione d’ottobre, di cui è stato il più accreditato cantore e che forse ne ha restituito un’immagine troppo parziale; e questa nostra antologia lo dimostra ancora una volta, scegliendo poesie e poemetti che definire semplicemente “d’amore” è certo riduttivo – come del resto per tutta la grande poesia d’amore –, ma che ci mostrano l’aspetto più intimo della sua ispirazione. Come scrive Marilena Rea nella prefazione che accompagna questa sua nuova traduzione: «Sfogliando queste pagine avremo l’impressione di solcare la materia dell’amore, cioè quelle emozioni primarie come gelosia, rabbia, bramosia, attrazione, che fanno scalpitare il poeta, lo fanno girovagare insonne per la città in piena notte, lo fanno urlare al cielo dalla frustrazione. Come tante finestre aperte sul cuore, le poesie ci mostrano senza veli il fuoco che alimenta la sua anima: le amanti con i boa di strascichi di comete, le signorine dai modi ora pudichi ora civettuoli, l’amata che si macchia di tradimento, la dolce signorina americana che affila lamette Gillette in mezzo all’indifferenza dei ricchi passanti capitalisti, un amore negato che scatena una funesta tempesta che sovverte l’ordine universale delle cose…».

