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Mondadori: Strade blu

La resilienza del bosco. Storie di foreste che cambiano il pianeta

La resilienza del bosco. Storie di foreste che cambiano il pianeta

Giorgio Vacchiano

Libro: Libro in brossura

editore: Mondadori

anno edizione: 2019

pagine: 204

Siamo abituati a pensare che le foreste siano statiche, che stiano lì, immobili, da sempre. Ma non è così. Semplicemente vivono, e cambiano, a un ritmo più lento del nostro. C'è, tuttavia, un momento in cui abbiamo la possibilità di apprezzarne il cambiamento, e, ironia della sorte, è proprio quando vi si abbatte una calamità o, come si dice in ecologia, un «disturbo». Che sia un incendio, un'alluvione, un'eruzione, ciò che segue non è l'estinzione totale. Al contrario. Disturbi di questo tipo sconvolgono un ecosistema, ma al tempo stesso aprono la strada a nuove specie animali e vegetali. Come le orchidee, ad esempio, che muoiono all'ombra fitta degli alberi, ma proliferano nei terreni aperti e assolati. O come le aquile, che battono le foreste disastrate perché, senza gli alberi, godono di maggiore visibilità sulle prede a terra. Ed è proprio questa capacità di adattamento, questa naturale resilienza, ad accumunare i boschi e le foreste che Vacchiano ha incontrato durante la sua attività di ricerca e i suoi viaggi, e che racconta in queste pagine. Una resilienza acquisita grazie a milioni di anni di lenta evoluzione, che però potrebbe non bastare di fronte alle pressioni e ai cambiamenti estremamente repentini a cui stiamo sottoponendo la nostra casa comune da un secolo a questa parte. E quindi? Vacchiano indica una strada. Dal parco nazionale di Yellowstone negli Stati Uniti alla foresta pluviale delle isole Haida Gwaii nell'Oceano Pacifico, fino alla piemontese Val Sessera, ogni bosco rivela storie di connessioni: tra alberi e alberi, tra alberi e animali, tra alberi e acqua, o aria, o fuoco. Tra alberi e uomini. E anche, tra uomini e uomini. Dimostrando quanto siamo immersi negli ecosistemi che ci danno la vita. Siamo in relazione con ogni loro elemento. Che ne siamo consapevoli o meno, noi siamo una loro causa e un loro effetto. Le storie che Vacchiano racconta parlano di piante, boschi, foreste, ma soprattutto di noi, di come sapremo immaginare il nostro futuro in relazione all'ambiente che ci circonda.
18,00

Alla fonte delle parole. 99 etimologie che ci parlano di noi

Alla fonte delle parole. 99 etimologie che ci parlano di noi

Andrea Marcolongo

Libro: Copertina morbida

editore: Mondadori

anno edizione: 2019

pagine: 288

99 parole per riappropriarci del mondo. 99 parole per ritrovare una voce che altrimenti rischia di farsi troppo flebile e perdersi tra la fretta e la sciatteria di questo nostro nuovo secolo. 99 parole per ribellarci alla confusione e al buio che ci travolgono quando rimaniamo muti di fronte al presente. 99 parole per ritrovare noi stessi. Andrea Marcolongo ha scelto le sue personali 99 parole. E di ognuna di esse, con eleganza e leggerezza e al tempo stesso infinita "cura", ricostruisce il viaggio. Le parole sono il nostro modo di pensare il mondo, il mezzo che abbiamo per definire ciò che ci sta intorno e quindi, inevitabilmente, per definire noi stessi. Ogni volta che scegliamo una parola diamo ordine al caos, diamo contorni e corpo al reale, ogni volta che pronunciamo una parola essa è riflesso di noi. Ci rivela. Senza il linguaggio non faremmo che brancolare scomposti nella confusione, incapaci di dire la realtà e ciò che sentiamo. Proprio per questo delle parole dobbiamo avere estrema cura. Sono un giardino da coltivare con pazienza ogni giorno, da mantenere fertile e vivo, fino alle sue radici. Ma come ci si prende cura delle parole? Innanzitutto riappropriandoci della storia, appunto, delle loro radici, dei loro significati originari, seguendo il viaggio che un termine ha percorso per arrivare fino a noi, seguendo le sfumature di senso, gli slittamenti che nel corso dei secoli e attraverso i luoghi esso ha subito, ricostruendo così la storia di noi e del nostro leggere e rappresentare il mondo. Tutt'altro che sterile e fine a se stessa è dunque l'arte di ricostruire le etimologie. È lente per mettere a fuoco chi siamo stati, chi siamo. E chi vogliamo essere. Quanto ha viaggiato una parola prima di arrivare fino a noi? Da dove è partita? Quanti luoghi ha toccato influenzando altre lingue e quanto è stata a sua volta modificata? Forse non c'è lezione migliore di quella che ci offrono le parole, per loro natura «viaggianti», che di movimento e mescolanza da sempre fanno una ragione di sopravvivenza.
18,00

L'estate di Garlasco. La ricostruzione del delitto che ha sconvolto l'Italia

L'estate di Garlasco. La ricostruzione del delitto che ha sconvolto l'Italia

Francesco Caringella

Libro: Libro in brossura

editore: Mondadori

anno edizione: 2019

pagine: 212

Il 13 agosto 2007, all'ora di pranzo, la quiete di Garlasco, un piccolo paese in provincia di Pavia, viene improvvisamente sconvolta: nella villetta in cui viveva con la sua famiglia i carabinieri trovano il corpo senza vita di Chiara Poggi, immerso in una pozza di sangue. Ad avvertirli, recandosi in caserma dopo una strana telefonata al 118, è il fidanzato della ragazza, Alberto Stasi: un giovane biondo, dagli occhi di ghiaccio e dall'aria perfetta. Inizia così un giallo destinato a catalizzare per anni l'attenzione, a volte morbosa, di quotidiani, talk show e trasmissioni televisive: chi ha ucciso Chiara? Come? A che ora? E perché? Nei panni di Francesco Attolico, funzionario della cancelleria di Milano, l'autore segue passo passo il lungo e complesso lavoro degli investigatori: i rilievi sulla scena del crimine, la raccolta degli indizi e delle testimonianze, l'euforia per la scoperta di una prova inoppugnabile, la delusione e la rabbia per gli errori commessi, le tante ipotesi avanzate e poi scartate. Fino a individuare l'unica soluzione veramente credibile, che sia Alberto l'autore del delitto. Per gli inquirenti sono i numeri a contare: quanti minuti, quanti colpi, quante pedalate, quante impronte, quanti passi, quanti silenzi, quante gocce di sangue. Caringella, invece, accosta alla nitida ricostruzione dei fatti, basata su verbali di interrogatori e perizie ufficiali, quello che gli sta più a cuore, l'indagine dei sentimenti dei protagonisti di questa drammatica storia. Alberto, lo studente modello che progettava un futuro insieme a Chiara e che ora, sotto i riflettori dei media, si è trasformato in un «mostro» il cui sguardo enigmatico alimenta la polemica fra innocentisti e colpevolisti; le famiglie dei due ragazzi, straziate l'una dall'irreparabile perdita della figlia e l'altra dalla convinzione che il figlio sia ingiustamente accusato. Inoltre, da magistrato qual è, Caringella non rinuncia a immedesimarsi anche negli avvocati delle due parti e nei giudici, intuendone lo stato d'animo e le vibrazioni interiori nel corso dello svolgersi di una vicenda infinita, che rende il confine tra verità e menzogna sempre più impalpabile e il rovello del dubbio sempre più insopportabile. È così che "L'estate di Garlasco" racconta il tortuoso ma instancabile cammino alla ricerca di risposte e di giustizia. E cerca di fare luce su un omicidio tanto efferato quanto inspiegabile, che ha strappato per sempre una ragazza «semplice e dagli occhi puliti» al suo futuro.
18,00

La mattina dopo

La mattina dopo

Mario Calabresi

Libro: Copertina morbida

editore: Mondadori

anno edizione: 2019

pagine: 135

«Sono anni che mi interrogo sul giorno dopo. Sappiamo tutti di cosa si tratta, di quel risveglio che per un istante è normale, ma subito dopo viene aggredito dal dolore.» Quando si perde un genitore, un compagno, un figlio, un lavoro, una sfida decisiva, quando si commette un errore, quando si va in pensione o ci si trasferisce, c'è sempre una mattina dopo. Un senso di vuoto, una vertigine. Che ci prende quando ci accorgiamo che qualcosa o qualcuno che avevamo da anni, e pensavamo avremmo avuto per sempre, improvvisamente non c'è più. Perché dopo una perdita o un cambiamento arriva sempre il momento in cui capiamo che la vita va avanti, sì, ma niente è più come prima, e noi non siamo più quelli di ieri. Un risveglio che è inevitabilmente un nuovo inizio. Una cesura dal passato, un da oggi in poi. A questo momento, delicato e cruciale, Mario Calabresi dedica il suo nuovo libro, partendo dal proprio vissuto per poi aprirsi alle esperienze altrui. E racconta così prospettive e vite diverse, che hanno tutte in comune la lotta per ricominciare, a partire dalla mattina dopo. Per Daniela è dopo l'incidente in cui ha perso l'uso delle gambe, per Damiano è dopo il disastro aereo a cui è sopravvissuto, per Gemma è dopo la perdita del marito. Ma è anche un viaggio nel passato familiare, con la storia di Carlo e del suo rifiuto di prendere la tessera del fascismo, che gli costò il posto di lavoro ma gli aprì una nuova vita felice. Storie di resilienza, di coraggio, di cambiamento, storie di persone che hanno trovato la forza di guardare oltre il dolore dell'oggi, per ricostruirsi un domani. Perché, realizza Calabresi, «il giorno dopo finisce quando i conti sono regolati, quando ti fai una ragione delle cose e puoi provare a guardare avanti, anche se quel davanti magari è molto diverso da quello che avevi immaginato».
17,00

Cos'hai da guardare

Cos'hai da guardare

Bobo Rondelli

Libro: Libro in brossura

editore: Mondadori

anno edizione: 2019

pagine: 180

Lui, Roberto Rondelli, è uno degli ultimi “maledetti” della canzone e della poesia italiana, un artista che porta con sé la beffarda, dolente, orgogliosa eredità umana e politica della sua Livorno. Rondelli ha scritto e continua a scrivere canzoni che sanno di amori difficili, di rabbia e malinconia, e soprattutto continua a fare del palco, da vero performer, la sua vera patria, mescolando il graffio della comicità e della provocazione al ripiegamento della ballata. In "Cos'hai da guardare" Rondelli fa i conti con chi l'ha messo al mondo, con la città che lo ha visto crescere, con le donne – beatitudine e dannazione -, con la solitudine, con l'alcol e la droga, con la musica – sfida e bellezza. Attraverso uno sbilenco andare e venire di immagini e un benefico disordine degli affetti tornano la dolce figura della madre, lo sguardo interrogativo del padre, i fantasmi dell'apprendistato sessuale, le prime grandi avventure musicali (i Beatles, Lou Reed, Iggy Pop ma anche Guccini, e naturalmente il faccia a faccia con l'altro grande livornese, Piero Ciampi), il premere del mondo a cavallo del millennio, il dolce sgomento di avere figli a cui passare il testimone. Lo vediamo farsi portare in galera per “atti osceni”, patire la morte dell'amico bassista Alessandro, suonare per ragazzini leucemici, ricominciare sempre da una donna, vivere la nicchia preziosa della propria arte come la vera salvezza. Bobo Rondelli, ovvero una storia con tante aperture e nessun finale possibile: solo la nettezza di quella domanda senza punto interrogativo, "Cos'hai da guardare".
18,00

La nostra casa è in fiamme. La nostra battaglia contro il cambiamento climatico

La nostra casa è in fiamme. La nostra battaglia contro il cambiamento climatico

Greta Thunberg

Libro: Libro in brossura

editore: Mondadori

anno edizione: 2019

pagine: 234

«Non voglio la vostra speranza. Voglio che proviate la paura che provo io ogni giorno. Voglio che agiate come fareste in un'emergenza. Come se la vostra casa fosse in fiamme. Perché lo è.» Greta Thunberg ha parlato chiaro ai grandi del mondo e ha iniziato così la sua battaglia contro il cambiamento climatico, convinta che «nessuno è troppo piccolo per fare la differenza». Lo “sciopero della scuola per il clima” di una solitaria e giovanissima studentessa davanti al parlamento svedese è diventato un messaggio globale che ha coinvolto in tutta Europa centinaia di migliaia di ragazzi che seguono il suo esempio in occasione dei #fridaysforfuture. Greta ha dato inizio a una rivoluzione che non pare destinata a fermarsi, una battaglia da combattere per un futuro sottratto alle nuove generazioni al ritmo furioso dei 100 milioni di barili di petrolio consumati ogni giorno. "La nostra casa è in fiamme" è la storia di Greta, dei suoi genitori e di sua sorella Beata, che come lei soffre della sindrome di Asperger. È il racconto delle grandi difficoltà di una famiglia svedese che si è trovata ad affrontare una crisi imminente, quella che ha travolto il nostro pianeta. È la presa di coscienza di come sia urgente agire ora, quando nove milioni di persone ogni anno muoiono per l’inquinamento. È il «grido d’aiuto» di una ragazzina che ha convinto la famiglia a cambiare vita e ora sta cercando di convincere il mondo intero.
16,00

Via dalla pazza classe. Educare per vivere

Via dalla pazza classe. Educare per vivere

Eraldo Affinati

Libro: Libro in brossura

editore: Mondadori

anno edizione: 2019

pagine: 245

Cosa significa educare? Il difficile momento di trasformazione sociale e culturale che stiamo attraversando sembra impedire a genitori e insegnanti di rispondere a questa domanda. Si tratta tuttavia di una questione decisiva per provare a comprendere i tanti cambiamenti in corso. Partendo dalla straordinaria testimonianza delle scuole Penny Wirton per l'insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati, Eraldo Affinati racconta la storia di una nuova esperienza didattica dove ci si guarda negli occhi, sedendo allo stesso tavolo, senza classi e senza voti, in una relazione d'amicizia e simpatia. Nel suo diario personale e pubblico, in cui s'intrecciano la dimensione pedagogica e letteraria, troveremo una preziosa riflessione su temi cruciali: la responsabilità di chi viene chiamato a formare i ragazzi, i viaggi della speranza mischiati a quelli della morte, i fantasmi della Shoah, la natura equivoca della nuova libertà digitale, gli adulti fragili, il rischio delle parole gratuite e delegittimate, la potenza del vero volontariato, il nodo spinoso del giudizio e della valutazione, il possibile inganno della risposta esatta e il valore paradossale di quella sbagliata. Insegnare, scrivere e parlare chiamano in causa il nostro modo di stare insieme e ci spingono a ripensare un'idea dell'Europa. Guidato dai maestri che hanno segnato il suo percorso umano e culturale, da Lev Tolstoj a Dietrich Bonhoeffer, da Michel de Certaud a don Lorenzo Milani, da Silvio D'Arzo a Mario Rigoni Stern, lo scrittore ci consegna, nello stile lirico e speculativo a lui più congeniale, il referto implacabile della crisi etica che stiamo vivendo. Ma in questo libro formula anche un'importante scommessa sul futuro, non teorica bensì militante, invitandoci a puntare tutto sulla capacità di rinascita degli adolescenti italiani che insegnano la nostra lingua ai loro coetanei provenienti da ogni parte del mondo.
18,00

Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah

Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah

Andra Bucci, Tatiana Bucci

Libro: Copertina morbida

editore: Mondadori

anno edizione: 2019

pagine: 134

La sera del 28 marzo 1944 i violenti colpi alla porta di casa fanno riemergere negli adulti della famiglia Perlow antichi incubi. La pace trovata a Fiume, dopo un lungo peregrinare per l'Europa cominciato agli inizi del Novecento in fuga dai pogrom antiebraici, finisce bruscamente: nonna, figli e nipoti vengono arrestati e, dopo una breve sosta nella Risiera di San Sabba a Trieste, deportati ad Auschwitz-Birkenau, dove molti di loro saranno uccisi. Sopravvissute alle selezioni forse perché scambiate per gemelle o forse perché figlie di un padre cattolico, o semplicemente per un gioco del destino, le due sorelle Tatiana (6 anni) e Andra (4) vengono internate, insieme al cugino Sergio (7), in unKinderblock, il blocco dei bambini destinati alle più atroci sperimentazioni mediche. In questo libro, le sorelle Bucci raccontano, per la prima volta con la loro voce, ciò che hanno vissuto: il freddo, la fame, i giochi nel fango e nella neve, gli spettrali mucchi di cadaveri buttati negli angoli, le fugaci visite della mamma, emaciata fino a diventare irriconoscibile. E sempre, sullo sfondo, quel camino che sputa fumo e fiamme, unica via da cui «si esce» se sei ebreo, come dicono le guardiane. L'assurda e tragica quotidianità di Birkenau penetra senza altre spiegazioni nella mente delle due bambine, che si convincono che quella è la vita «normale». Il solo modo per resistere e sopravvivere alla tragedia, perché la consuetudine scolora la paura. Finché, dopo nove mesi di inferno, ecco apparire un soldato con una divisa diversa e una stella rossa sul berretto. Sorride mentre offre una fetta del salame che sta mangiando: è il 27 gennaio 1945, la liberazione. Che non segna però la fine del loro peregrinare. Dovrà passare altro tempo prima che Tatiana e Andra ritrovino i genitori e quell'infanzia che è stata loro rubata. Le sorelline trascorreranno ancora un anno in un grigio orfanotrofio di Praga e alcuni mesi a Lingfield in Inghilterra, in un centro di recupero diretto da Anna Freud, dove finalmente conosceranno la normalità. Secondo le stime più recenti ad Auschwitz-Birkenau vennero deportati oltre 230.000 bambini e bambine provenienti da tutta Europa, solo poche decine sono sopravvissuti. Questo è lo struggente racconto di due di loro.
17,00

Quando inizia la nostra storia

Quando inizia la nostra storia

Federico Rampini

Libro: Copertina morbida

editore: Mondadori

anno edizione: 2018

pagine: 444

La storia è maestra di vita: è urgente riscoprirla come guida. Che cosa lega l'invenzione della stampa moderna (Gutenberg) nel 1450, la Riforma protestante di Lutero e quel primo esperimento di globalizzazione che furono le grandi esplorazioni navali? È possibile paragonare Facebook o Instagram alle altre rivoluzioni della comunicazione? Che distanza c'è tra quella età del caos che chiamiamo Rinascimento, i suoi Savonarola, e i populismi di oggi? E perché la riscoperta dello Stato-nazione ci sembra un regresso, mentre con la Pace di Vestfalia fu un approdo di stabilità? Dopo "Le linee rosse", in cui ha guidato i lettori alla decifrazione del mondo attuale usando le mappe, Rampini applica lo stesso metodo alla storia, giocando con alcune date-chiave per fare luce sui sorprendenti legami tra eventi epocali del passato e il nostro presente. La nascita nel 1600 della Compagnia delle Indie, azienda privata a cui l'Inghilterra assegna il grosso del suo impero, in queste pagine diventa l'inizio di una storia del capitalismo che si dipana fino al crac di Lehman e alla grande crisi del 2008 da cui non siamo ancora usciti. La guerra dell'oppio (1840) spiega lo spirito di rivincita che anima oggi la Cina. Il 1869 vede la nascita del Canale di Suez, che ispira "Il giro del mondo in ottanta giorni" di Jules Verne: non solo un romanzo d'avventura, ma l'avvento del globalismo come ideologia. In tema d'immigrazione, si parte dal 1870: la Grande Fame degli irlandesi e quello che, secondo Marx, dovrebbe insegnarci. Il 1948 segna la fine dell'impero britannico e della sua pretesa di fagocitare quello ottomano: una vicenda di cui settant'anni dopo la questione israelo-palestinese porta ancora le cicatrici. Esplorando gli anni 1963-67, riaffiora la terribile e seducente eredità del lungo Sessantotto americano, l'inizio di quella «guerra civile sui valori» tuttora in corso. L'incontro di Nixon con Mao Zedong nel 1972 innesca una reazione a catena che sfocia nel protezionismo di Donald Trump. E l'anno 1979 concentra tre eventi formidabili: la rivoluzione degli ayatollah in Iran, la svolta reazionaria dell'Arabia Saudita, l'invasione sovietica in Afghanistan, un triangolo dove viene piantato il seme degli islamismi moderni. Anche questo libro di Rampini non nasce «a tavolino». Le letture del passato si fondono con i racconti dei suoi viaggi di nomade globale - dalla profonda provincia americana che ha votato Trump al cuore islamico di Harlem, dall'Iran a Israele e alla Palestina - e con la sua vita in Cina o nella Silicon Valley californiana. L'avventura a ritroso nel tempo finisce per diventare una sorta di specchio magico. Così acquistano nuovi contorni e significati, e la giusta profondità, le cose da lui viste da testimone in prima fila: luoghi e personaggi, vertici internazionali e scontri tra leader che tentano di imprimere alla storia il loro segno.
19,50

Una gentilezza infinita. Storie vere di amore, cura e generosità raccontate da un'infermiera

Una gentilezza infinita. Storie vere di amore, cura e generosità raccontate da un'infermiera

Christie Watson

Libro: Libro in brossura

editore: Mondadori

anno edizione: 2018

pagine: 276

Le luci al neon, le pareti bianche e fredde. Il corpo di un bambino avvolto in un morbido lenzuolo. E una donna, china su di lui, che sussurra qualcosa mentre gli bacia il volto e gli accarezza le ginocchia. Molti piani più in basso, nel caos saturo di odori e voci del pronto soccorso, tra alcolisti, senzatetto e il viavai di medici e barelle, una vecchia dall'aria smarrita racconta di un abito da sposa confezionato con la seta di un paracadute. Da qualche altra parte c'è Tia, una bimba di cinque anni. La lastra mostra una grossa nuvola bianca, proprio al centro del cervello. Ma Tia ride, ride con gli altri bambini intorno a lei, e sua madre vorrebbe tenersi stretta per sempre quella risata. Intanto, nel reparto di psichiatria, Derek urla che qualcuno gli sta rubando l'anima, e quasi non si accorge che dalle braccia ricoperte di tagli il suo sangue zampilla come un torrente in primavera. È un'umanità dolente quella che ogni giorno varca le soglie di un ospedale. Migliaia di persone che si affidano ai medici nella speranza di non vedere spezzato il filo che le lega alla vita. Migliaia di volti e storie diverse, accomunati dalla sofferenza e dal bisogno di aiuto, di comprensione, a volte solo di ascolto. Secondo Christie Watson – per vent'anni infermiera presso alcuni grandi ospedali di Londra – a farsi carico di questi bisogni sono in primo luogo gli infermieri. Sono loro a prendersi cura dei pazienti, somministrando farmaci, assistendoli nella pulizia personale e, soprattutto, offrendo attenzione, empatia, gentilezza, generosità, una parola di conforto, un gesto di compassione. E questo nonostante i turni massacranti e caotici, lo stress e la stanchezza; nonostante i continui tagli al bilancio, la cronica mancanza di personale, di posti letto, di formazione, di risorse drenate sempre a vantaggio della sanità privata. Una presenza silenziosa, quella degli infermieri, sottotraccia, data quasi per scontata nella routine ospedaliera. Una presenza fatta di «normale» eroismo quotidiano ed errori, di dedizione all'altro e distacco emotivo, di «linee guida» e fiducia nei colleghi, di preparazione e istinto, di competenza e autoriflessione. Una presenza imprescindibile per i pazienti e i loro familiari, perché, quando le cure falliscono e la speranza ha ormai lasciato la stanza, al capezzale del malato rimane solo l'infermiera a offrire quello che manca: la dignità, la pace, a volte anche un po' d'amore. E di amore, in fondo, parla Una gentilezza infinita. Di amore per la vita, per questa cosa straordinariamente fragile che ci portiamo addosso, con tutte le sue meraviglie e i suoi orrori, e che ci insegna che solo insieme possiamo andare incontro a un destino impossibile da prevedere.
20,00

Grazie per quello che avete fatto. Storia di militari e del loro ritorno a casa

Grazie per quello che avete fatto. Storia di militari e del loro ritorno a casa

David Finkel

Libro: Libro in brossura

editore: Mondadori

anno edizione: 2018

pagine: 303

Da un conflitto all'altro. Due milioni di americani sono stati mandati a combattere in Iraq e in Afghanistan. Ora che sono tornati, quasi tutti dicono di sentirsi bene. Vanno avanti con le loro vite, mentre il ricordo della guerra sbiadisce lentamente. Ma poi ci sono gli altri, quelli per cui la guerra non è mai finita. Si calcola che di questi due milioni una percentuale tra il 20 e il 30 per cento sia rientrata con un disturbo da stress post-traumatico, cioè un problema mentale provocato dall'aver vissuto situazioni belliche particolarmente intense o drammatiche, una ferita psicologica anziché fisica. E le conseguenze sono depressione, ansia, insonnia, incubi, disturbi della memoria, cambiamenti di personalità, pensieri suicidi. Ovvero: esistenze spezzate, relazioni in frantumi, tutto un mondo da tenere insieme, con fatica, spesso in solitudine. Cinquecentomila veterani mentalmente feriti, un numero impressionante, una percentuale più alta rispetto ai conflitti precedenti. Ma come afferrare le vere dimensioni di questo numero, e tutte le sue implicazioni, in un paese che ha prestato così poca attenzione a quelle due guerre? Per rispondere a questa domanda David Finkel, giornalista del «Washington Post» e vincitore del premio Putitzer nel 2006, in "Grazie per quello che avete fatto" ha scelto di raccontare le storie di alcuni reduci e dei loro familiari. Storie come quella del «grande sergente» Adam Schumann, che ha lasciato l'esercito ma continua a vivere circondato dai fantasmi dei compagni rimasti sul terreno in Iraq; o quella di Tausolo Aieti, un eroe agli occhi di molti, perseguitato dall'incubo ricorrente di non essere riuscito a mettere in salvo il suo amico; oppure quella di Nic DeNinno, che non può dimenticare l'uomo del suo plotone arso vivo in un blindato; o di Danny Holmes, tornato a casa con in tasca un congedo onorevole e lanciatosi dalle scale con una corda intorno al collo. Storie che si intrecciano inevitabilmente a quelle delle loro compagne: donne che controllano farmaci e pregano che domani vada meglio, che si chiedono come faranno a pagare le bollette e a crescere i figli, che giorno dopo giorno vedono sgretolarsi quello che resta dell'amore, del coraggio, della forza, della compassione. Sono storie di ferite mai rimarginate, di vite in bilico tra speranza e naufragio, di tentativi commoventi e tenaci di darsi un'altra possibilità. Di non pagare, da soli, tutto il prezzo della guerra.
20,00

La guerra alla fine dei tempi. Che cosa vuole davvero l'ISIS

La guerra alla fine dei tempi. Che cosa vuole davvero l'ISIS

Graeme Wood

Libro: Copertina morbida

editore: Mondadori

anno edizione: 2017

pagine: 372

Agli occhi dell'Occidente, il fascino esercitato dallo Stato Islamico su decine di migliaia di musulmani di ogni parte del mondo, disposti a lasciare i loro paesi per andare a combattere e morire sotto la sua bandiera, continua a risultare per tanti versi scioccante e, al tempo stesso, inspiegabile. Che cosa può spingere una persona a rigettare improvvisamente i valori in base ai quali ha vissuto per abbracciare pratiche barbariche quali lo schiavismo, la mutilazione e la violenza estrema contro i non musulmani e molti musulmani moderati? Per rispondere a questa domanda Graeme Wood, giornalista del magazine americano «The Atlantic», ha incontrato negli ultimi due anni diversi sostenitori e propagandisti dell'ISIS in quattro continenti, i quali, smentendo lo stereotipo che li vorrebbe degli automi psicopatici, gli sono apparsi come la punta dell'iceberg di una causa religiosa, radicata in un'interpretazione minoritaria e violenta delle scritture islamiche e del Corano che sta catalizzando le emozioni e le convinzioni di decine di milioni di musulmani. Il culto apocalittico professato dai seguaci di al-Baghdadi è quello profetico di un imminente, decisivo scontro fra le armate dell'Islam e gli eserciti di Roma. Tra i musulmani, e anche tra i non musulmani, la parola «califfato» (un territorio governato da un successore del Profeta, che lo Stato Islamico ha identificato come il proprio obiettivo) evoca il ricordo collettivo di un immaginario passato islamico. L'ISIS fa appello proprio a questa narrazione. A tutti quelli che sono entrati a farne parte ha promesso gloria e merito, la perfetta uguaglianza e l'onore di partecipare al gran finale dell'universo stesso. Dunque, riconoscere a pieno titolo la valenza teologica di questa visione del mondo è - secondo Wood - il primo passo da compiere per essere all'altezza della sfida globale lanciata dal fondamentalismo islamico all'alba del Terzo millennio.
22,00

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