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Einaudi: Saggi

Pinocchio. Le avventure di un burattino doppiamente commentate e tre volte illustrate

Pinocchio. Le avventure di un burattino doppiamente commentate e tre volte illustrate

Giorgio Agamben

Libro: Libro in brossura

editore: Einaudi

anno edizione: 2021

pagine: 200

«Nessun libro finisce», ha scritto di Pinocchio Giorgio Manganelli. «I libri non sono lunghi, sono larghi. La pagina non è che una porta ad altra porta, che porta ad altra. Finire un libro significa aprire l'ultima porta, affinché nessuna porta si chiuda piú». È una porta di questo genere, che comunica segretamente col suo libro precedente su Hölderlin, che Agamben apre con questo doppio commento, tre volte illustrato, del libro piú letto e tradotto di tutta la letteratura italiana. E lo fa togliendo decisamente di mezzo e, insieme, riformulando da capo le interpretazioni esoteriche delle avventure del burattino, dalla morte alla rinascita, dalla metamorfosi asinina all'inghiottimento nel ventre della balena. Collodi inventa poeticamente, non applica dottrine massoniche trasmesse da imprevedibili iniziati. È vivendo le sue avventure di burattino, la vendita dell'Abbecedario, l'ingresso nel Gran Teatro, la fuga nel Paese dei balocchi, l'incontro col Gatto e la Volpe, la trasformazione in ciuco e il viaggio nel ventre del Pesce-cane che Pinocchio, come Lucio nel romanzo di Apuleio, è iniziato, ma ciò a cui è iniziato è la sua stessa vita. E il libro che ne risulta non è una fiaba, non è un romanzo, non è ascrivibile ad alcun genere letterario, proprio come il suo protagonista, che non è né un animale né un ragazzo, non è nemmeno un «che», ma solo un «come»: è, nel senso piú stretto della parola, una via di uscita o di fuga, tanto dall'umano quanto dall'inumano – per questo non fa che correre, e quando alla fine si ferma è perduto. «Il naso è l'espressione dell'incorreggibile, picaresca insolenza di Pinocchio, e solo secondariamente della sua altrettanto picaresca furfanteria. In questione, in quel naso che non finisce mai è, piuttosto, qualcosa come una costitutiva indefinizione della natura del burattino, che, come quella degli abitanti del Regno segreto , è "pendula" e in continua rivoluzione. La menzogna è qui per cosí dire fisiologica, legata al carattere indeterminabile, alla vaghezza di un'esistenza che per questo non può che essere indefettibilmente mancata. Il naso senza fine di Pinocchio, che non passa piú dalla porta della camera e che rischia di conficcarsi negli occhi della fata, è la sua verità, che smentisce la falsa antinomia con la quale la fata vorrebbe definirlo: le bugie che hanno le gambe corte e quelle che hanno il naso lungo. La verità non è un assioma fissato una volta per tutte: cresce e diminuisce "a occhiate" insieme alla vita, al punto di diventare sempre piú ingombrante e difficile per chi vi aderisce senza riserve – come il naso di Pinocchio, appunto».
20,00

L'eroe virile. Saggio su Joseph Conrad

L'eroe virile. Saggio su Joseph Conrad

Alberto Asor Rosa

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2021

pagine: 120

Conrad ha spesso esplorato il mistero e l'ignoto attraverso eroici protagonisti che recitano il loro dramma di estremo esaurimento e di inevitabile e tragica sconfitta. Al centro di "La linea d'ombra", "Cuore di tenebra", "Tifone" troviamo questo tipo di uomini, costretti a misurarsi, durante un'esperienza al limite, con un nemico di volta in volta diverso ma sempre superiore alle loro forze, esposti al pericolo di perdersi dietro al sogno perseguito. Sono eroi dell'Occidente che, lontani dal proprio mondo, si rapportano con la diversità, l'avventura e il rischio, e che attraverso il loro dramma descrivono fino in fondo il destino della nostra civiltà. Da soli, questi tre capolavori sono in grado di restituirci uno sguardo complessivo sul pensiero e sull'opera di Conrad: dalla riflessione sul peccato e sulla (possibile) maturità alla meditazione senile sulla giovinezza e sul disinganno, dalla stupefatta visione del mondo immobile alla contemplazione della violenza senza limiti della natura. Per Asor Rosa, in questi racconti Conrad dà corso sia alle nostre paure sia alla nostra residua, disperata volontà di fronteggiarle. E se l'Occidente celebra in essi la sua conclusiva epopea, l'eroe virile che Conrad vi rappresenta non ha mai smesso di emanare un'invincibile seduzione. «Joseph Conrad parla continuamente di amore (nonostante le apparenze), e ne parla in maniera fortissima e talvolta lancinante. I tre racconti di cui si ragiona in questo libretto, - "La linea d'ombra", "Cuore di tenebra", "Tifone" - potrebbero essere letti inequivocabilmente come racconti d'amore. Ma non si potrebbe dire con altrettanta sicurezza che l'oggetto di questo amore sia sempre la donna (anche se qualche bagliore sullo sfondo, e qualche prudente e indiretto riferimento, lo lascerebbero pensare). Oggetti d'amore più frequentemente, in questi racconti, sono una nave, il mare, il proprio destino o il mondo delle tenebre, che l'uomo stesso produce, per curiosità o per necessità, per poi restarne vittima».
15,00

Quale universo? Come la fisica fondamentale ha smarrito la strada

Quale universo? Come la fisica fondamentale ha smarrito la strada

David Lindley

Libro: Copertina morbida

editore: Einaudi

anno edizione: 2021

pagine: 240

La storia delle riflessioni umane sul cosmo, dall'astrologia babilonese alla rivoluzione quantistica: un racconto avvincente sulla nascita della scienza moderna e su come la fisica fondamentale stia regredendo alle sue radici prescientifiche. All'inizio del Seicento, Galileo si liberò dal giogo dell'antica filosofia platonica e aristotelica. Affermando che la comprensione della realtà si sarebbe dovuta basare su ciò che possiamo osservare e non sul pensiero puro, Galileo rivoluzionò drasticamente la nostra visione del mondo naturale. In questo modo inventò quella che è stata chiamata scienza e preparò il terreno a Keplero, Newton ed Einstein. Ma all'inizio del Ventesimo secolo la scienza inizia a cambiare rotta. Quando la fisica quantistica condusse in regni sempre più lontani da ciò che si poteva osservare direttamente, i teorici furono costretti ad affidarsi alle virtù estetiche della matematica per sviluppare la loro concezione della realtà fisica. Per molti fisici, il potere della matematica iniziò a sostituire le intuizioni scientifiche su cui si erano basati i predecessori. Questo processo, però, rese le loro teorie sempre piú resistenti all'esame sperimentale e all'osservazione. Di conseguenza, oggi gran parte della fisica teorica è ancora una volta più simile alla filosofia di Platone che al modello secolare di scienza da cui ha avuto origine. Ma la scienza che ha perso ogni collegamento con i fenomeni misurabili, si chiede David Lindley in questo libro, è ancora scienza? «Immaginare che la fisica potesse rendere conto di ogni singolo dettaglio della costruzione e dei contenuti del nostro universo era senza dubbio esagerato, ma ora la ricerca sembra essere finita all'estremo opposto. Secondo l'ipotesi del multiverso, la risposta a quasi ogni domanda su come o perché il nostro universo ha l'aspetto che ha è che una risposta non esiste. Nel nostro universo le cose hanno questo aspetto, ma in qualche altro universo ne hanno uno diverso. È un bel passo indietro rispetto alle stravaganti speranze di qualche decennio fa. In più, ne deriva una domanda provocatoria: esattamente, che cosa stanno cercando di ottenere oggi gli studiosi di fisica fondamentale? Se le loro teorie non hanno uno specifico potere esplicativo riguardo al nostro universo in particolare, a quale domanda più generale, se ne esiste una, stanno cercando di rispondere? Questo nuovo libro è la mia esplorazione di quella domanda e giunge ad alcune conclusioni che pochi fisici che si occupano di questioni fondamentali o cosmologiche saranno felici di sentire».
26,00

Lo sappiamo quando lo vediamo. Cosa ci dice la neurobiologia della visione su come pensiamo

Lo sappiamo quando lo vediamo. Cosa ci dice la neurobiologia della visione su come pensiamo

Richard Masland

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2021

pagine: 264

Individuare un volto in mezzo alla folla è così facile che lo si dà per scontato. Ma come ciò sia possibile resta uno dei grandi misteri della scienza. La visione è coinvolta in un'infinità di azioni compiute dal cervello. Spiegarne il funzionamento non svela soltanto il semplice modo in cui vediamo, ma moltissimo altro. Richard Masland, un pioniere nel campo delle neuroscienze, affronta questioni fondamentali sul modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni (come percepisce, apprende e ricorda) attraverso un attento studio della vita interna dell'occhio. Prende in considerazione tutto ciò che accade in esso, da quando la luce colpisce la retina fino alle sofisticatissime reti neurali che trasformano quella luce in conoscenza, per definire infine cosa un algoritmo informatico deve saper fare per poter essere definito davvero «intelligente». Lo sappiamo quando lo vediamo è un'indagine approfondita ma accessibile a tutti su come il nostro corpo riesca a dare un senso al mondo. «Questo libro racconta di come noi vediamo il mondo. Per molto tempo gli studiosi hanno riflettuto sulla visione, ma secondo i criteri moderni buona parte delle loro idee erano ingenue: l'occhio è sì qualcosa che assomiglia a una macchina fotografica, ma la visione è assai più di questo. Forse a noi sembra naturale e semplice riconoscere il volto di un amico - al punto che gli antichi nemmeno l'avevano identificato come problema - ma nulla a riguardo è semplice. Per comprendere realmente la visione è necessario comprendere qualcosa che va oltre il semplice funzionamento dei nostri occhi: ossia è necessario comprendere anche come il cervello dà un senso al mondo esterno. Paradossalmente, il cervello è piuttosto lento: i neuroni e le loro sinapsi lavorano milioni di volte più a rilento dei moderni computer. Eppure, esso li batte in molte funzioni percettive. In pochi millisecondi voi riconoscete vostro figlio in un affollato parco giochi. Come fa il cervello? Come incamera uno stimolo lieve - una macchia di luce, una vibrazione nell'aria, una variazione di pressione sulla pelle - e gli attribuisce un significato? Abbiamo qualche vaga idea di come ci riesce, ma ciò che abbiamo imparato è affascinante».
29,00

Europa romanza. Sette storie linguistiche

Europa romanza. Sette storie linguistiche

Lorenzo Tomasin

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2021

pagine: 238

Un viaggio alla ricerca delle radici linguistiche europee, tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna. Dal Mediterraneo all'Inghilterra, dalla penisola iberica al Mar Egeo, o lungo la porosa frontiera che corre a ovest e a sud del mondo germanico, questo libro propone sette storie di donne e di uomini, di ebrei e di cristiani, di mercanti viaggiatori e di persone stanziali che vivono a contatto di più lingue, dentro o sui confini della Romània. Nei documenti che li riguardano, di solito dedicati a vicende private e in genere liberi da qualsiasi preoccupazione letteraria, i volgari italiani, il francese, lo spagnolo, il catalano, il provenzale si mescolano tra loro, oppure incontrano il greco, l'arabo, l'ebraico, l'inglese o il tedesco. Manoscritti conservati in archivio, in molti casi dimenticati per secoli, aprono così una via d'accesso insolita alla filologia romanza, cioè alla storia dei testi e delle lingue discese dal latino che uniscono l'Europa: una storia che spesso si indaga quasi solo attraverso le testimonianze della letteratura, e che pure i documenti della vita quotidiana o del commercio illustrano nel modo più vivido. Le pagine di questo libro propongono così di spostarsi nel tempo e nello spazio, raggiungendo luoghi ed epoche in cui la pluralità usuale delle lingue e il contatto quotidiano fra culture diverse hanno posto le basi per nuovi scambi, nuovi incontri, nuove destinazioni. "Questa carta è come mia madre ricevette l'affitto di Padova dopo che mio padre morì". Non sappiamo esattamente quando e dove Guglielma de Niola, vedova di Stefano Venier, scrisse queste parole - e molti altri simili appunti - sulle pergamene, all'epoca ancora arrotolate e forse strette da nastri, che costituivano il suo cospicuo archivio familiare. Il contesto che possiamo immaginare è quello del laborioso riordino a cui la donna si dedicò a Venezia tra gli ultimi anni del Duecento e i primi del Trecento... In veneziano si svolsero certamente le conversazioni di Guglielma con il suo consulente (frate, notaio, o mercante che fosse): ma ancora in quegli scambi, l'anziana vedova Venier doveva forse tradire, nel modo di parlare e nell'accento, una debole traccia della lingua della sua infanzia, cioè il provenzale.
25,00

La moda della vacanza. Luoghi e storie 1860-1939

La moda della vacanza. Luoghi e storie 1860-1939

Alessandro Martini, Maurizio Francesconi

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2021

pagine: 353

«Io non ho mai aspirato a essere un grande viaggiatore. Sono stato, più semplicemente, un giovane tipico del suo tempo». Lo scrittore britannico Evelyn Waugh rievoca così i suoi anni Venti e Trenta: «Si viaggiava perché ci veniva naturale farlo. Sono contento di averlo fatto quando viaggiare era un piacere». [...] Fra il 1815 e il 1914 il numero delle stazioni balneari e termali raddoppia sul solo territorio britannico, mentre aumenta di venti o trenta volte sul continente europeo. Si seguita a trascorrere l'estate e parte dell'autunno nelle ville di proprietà e perdurano i flussi legati alle «stagioni» nelle grandi capitali, non solo europee. Londra, Parigi e New York attraggono con feste, mostre e grandi esposizioni, musei, concerti, teatri di prosa e d'opera, appuntamenti dai couturiers e negozi di lusso. Tuttavia sempre più spesso ci si reca a «passare le acque» nei centri termali, ormai numerosi e ben attrezzati, si va al lago e di lì in montagna per esplorare, scalare, anche sciare; ci si bagna d'acqua e poi di sole nelle stazioni balneari di nuova fondazione, sui lidi prima nordeuropei e poi mediterranei. Si viaggia addirittura verso l'oriente, alla ricerca delle più varie e impensabili suggestioni esotiche, spinti da interessi economici, afflati religiosi, passioni archeologiche. È l'età d'oro del turismo, durante la quale le élite - prima l'aristocrazia, poi l'alta borghesia - costruiscono canoni di gusto, dinamiche di relazione, strutture funzionali a soddisfare aspettative del tutto nuove, nel rispetto di standard adeguati. È un processo che tende a uniformare i gusti e le mode dei diversi paesi, superando i confini e addirittura l'Atlantico.
34,00

La follia di Hölderlin. Cronaca di una vita abitante (1806-1843)

La follia di Hölderlin. Cronaca di una vita abitante (1806-1843)

Giorgio Agamben

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2021

pagine: 241

La vita di Hölderlin è divisa esattamente in due metà: i 36 anni dal 1770 al 1806 e i 36 anni dal 1807 al 1843 che trascorre come pazzo nella casa del falegname Zimmer. Se nella prima metà il poeta vive nel mondo e partecipa nella misura delle sue forze alle vicende del suo tempo, la seconda metà della sua esistenza trascorre del tutto fuori del mondo, come se, malgrado le visite saltuarie che riceve, un muro la separasse da ogni relazione con gli eventi esterni. Per ragioni che forse risulteranno alla fine chiare a chi legge, Hölderlin ha deciso di espungere ogni carattere storico e sociale dalle azioni e dai gesti della sua vita. Secondo la testimonianza del suo più antico biografo, egli ripeteva ostinatamente: «non mi succede nulla». La sua vita può solo essere oggetto di cronaca, non di una biografia e tanto meno di un'analisi clinica o psicologica. E, tuttavia, l'ipotesi del libro è che in questo modo Hölderlin ha consegnato all'umanità un'altra, inedita figura della vita, il cui significato genuinamente politico resta ancora da misurare, ma ci riguarda da vicino. «La vita abitante di Hölderlin neutralizza l'opposizione fra pubblico e privato, li fa coincidere senza sintesi in una posizione di stallo. In questo senso, la sua vita abitante, né privata né pubblica, costituisce forse il lascito propriamente politico che il poeta consegna al pensiero. Anche in questo ci è vicino, a noi che della distinzione fra le due sfere non sappiamo più nulla. La sua vita è una profezia di qualcosa che il suo tempo non poteva in alcun modo pensare senza sconfinare nella follia».
20,00

Fino alla fine del tempo. Mente, materia e ricerca di significato in un universo in evoluzione

Fino alla fine del tempo. Mente, materia e ricerca di significato in un universo in evoluzione

Brian Greene

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2020

pagine: 441

Nel tempo e nello spazio, il cosmo è sorprendentemente vasto, eppure è governato da leggi matematiche semplici, eleganti e universali. All'interno della linea temporale cosmica, la nostra era risplende ma è effimera. Un giorno, lo sappiamo, il genere umano scomparirà. E sappiamo che l'universo farà la stessa fine... Brian Greene accompagna i lettori in un viaggio mozzafiato dal Big Bang alla fine del tempo e ci invita a riflettere su cosa significhi l'inimmaginabile vastità che ci circonda. Ci mostra come, a partire dal suo ordinato stato originario, l'universo si sia inesorabilmente spostato verso il caos e tuttavia si siano contemporaneamente formati i pianeti, le stelle e le galassie: isole in un mare di disordine. I meccanismi biochimici, di mutazione e selezione, la vita animata, i neuroni, i dati della realtà e il pensiero si sono evoluti in una coscienza complessa, che a sua volta ha dato origine alle culture, ai miti, alla creatività artistica, alla scienza e a un'incessante ricerca di verità ed eternità. Nel più profondo futuro, la natura dell'universo minaccerà l'esistenza della materia stessa. Attraverso una serie di storie concatenate che spiegano i diversi strati intrecciati della realtà, dalla meccanica quantistica alla coscienza e ai buchi neri, Greene chiarisce la nostra origine, e ci offre un nitido quadro di dove ci troviamo in questo momento e qualche certezza in più su dove siamo diretti. Una prospettiva completamente nuova sul nostro posto nell'universo e su cosa significhi essere umani. «Nelle pagine che seguono, percorreremo la cronologia dell'universo, esplorando i principî fisici che producono strutture ordinate dalle stelle e dalle galassie alla vita e alla coscienza, in un universo destinato al decadimento. Prenderemo in considerazione argomenti che stabiliscono che, come gli esseri umani hanno una vita di durata limitata, così è anche per gli stessi fenomeni della vita e della mente nell'universo. In effetti, a un certo punto probabilmente nessun tipo di materia organizzata sarà più possibile. Esamineremo il modo in cui esseri autoriflessivi lottano con la tensione implicata dalla consapevolezza di questi fatti. Noi emergiamo da leggi che, per quanto ne sappiamo, sono eterne e tuttavia esistiamo per un tempo brevissimo. Siamo guidati da leggi che operano senza riguardo per la destinazione e tuttavia ci domandiamo costantemente dove siamo diretti. Siamo plasmati da leggi che non sembrano richiedere una motivazione di fondo e tuttavia siamo continuamente alla ricerca di significato e di scopo. In breve, esamineremo l'universo dall'inizio del tempo a qualcosa di simile alla sua fine e nel corso di questo viaggio esploreremo i modi straordinari in cui menti inquiete e inventive hanno reagito alla fondamentale transitorietà di ogni cosa e l'hanno illuminata».
29,00

I volti del potere. Alle origini del ritratto nell'arte dell'Oriente antico

I volti del potere. Alle origini del ritratto nell'arte dell'Oriente antico

Paolo Matthiae

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2020

pagine: 318

Da sempre le grandi civiltà preclassiche dell'Oriente mediterraneo, dall'Egitto alla Mesopotamia, dall'Anatolia alla Siria all'Iran, sono state fonte d'ammirazione per l'imponenza colossale di celebri opere architettoniche, dalle Piramidi di Giza alla Torre templare di Babilonia al centro cerimoniale di Persepoli. Questa dimensione monumentale ha contribuito da sola a definire agli occhi dell'Occidente l'elemento distintivo e il limite fatale di tutta l'arte orientale antica, cioè la sua immutabilità e ripetitività ossessiva e straniante. Risalente a una sorta di età preistorica, l'espressione artistica di quelle civiltà, così dedita al meraviglioso, sarebbe stata del tutto estranea al rapporto con la Storia, che con le sue costanti trasformazioni sarebbe divenuta prerogativa fondamentale ed eccellenza dell'arte greca, romana e tardoantica. In realtà, nella prospettiva di Paolo Matthiae, proprio il ritratto, forma espressiva realistica e quindi storica tra tutte, costituì fin dagli inizi del III millennio a.C. una dimensione specifica di tutte le culture artistiche dell'Oriente antico. «Il ritratto è usualmente considerato un genere che, fin dalla civiltà etrusca, ha percorso tutta la storia dell'espressione artistica del mondo occidentale e che non ha conosciuto che rarissimi, inconsistenti e accidentali precedenti nel mondo orientale antico d'Egitto e d'Asia. Questo giudizio è non soltanto inaccettabilmente sommario, ma soprattutto non è per nulla corrispondente alla realtà, in quanto forme di rappresentazione che, pur molto approssimativamente, possono definirsi di ritratto, concepite e realizzate in relazione a definite visioni della natura - umana, divina o divinizzata - dei detentori del potere come maschere create in un complesso processo di comunicazione visiva di eccezionale rilievo per le società di quasi tutte le realtà statuali storiche - urbane, territoriali, nazionali, imperiali - dell'Oriente antico, sono ben documentate, con infinite varietà, lungo tre millenni di storia. Nelle pagine che seguono, per l'attenzione prestata alla restituzione dei collegamenti tra le opere artistiche e le concezioni dei ruoli istituzionali dei personaggi raffigurati, il tema del "ritratto" è trattato nella prospettiva di una sempre più avanzata storicizzazione dell'arte dell'Oriente antico».
36,00

La biblioteca. Una storia mondiale

La biblioteca. Una storia mondiale

Will Pryce, James W. P. Campbell

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2020

pagine: 530

Le biblioteche possono essere molto più di semplici luoghi in cui custodire libri. Nel corso dei secoli i progetti dei più grandi edifici destinati a ospitarle hanno voluto esaltare la lettura e l'importanza dell'apprendimento. Essi sono divenuti simboli di cultura, indipendentemente dalla loro appartenenza a un singolo individuo, a un'istituzione o perfino a un'intera nazione. Questo libro intende ricostruire la storia di tali edifici a partire dall'antica Mesopotamia, esaminando quelli perduti delle civiltà classiche, quelli monastici del Medioevo e quelli sontuosi in stile rococò, fino ad arrivare alle biblioteche moderne e contemporanee. «Le grandi biblioteche con un effettivo sistema a muro impiegarono molto più tempo a svilupparsi. Tra queste, quella di gran lunga più importante - nonché la più antica a essersi conservata - è la biblioteca dell'Escorial, in Spagna. "Nulla può darvi qualche idea dell'Escorial, non il palazzo dei Windsor in Inghilterra, né quello di Peterhof in Russia, né Versailles in Francia, - scriveva Alexandre Dumas padre nel 1846. - Non somiglia ad altro che a se stesso, creato da un uomo che piegò la propria epoca alla sua volontà, una rêverie in pietra, concepita nelle notti insonni di un re sui cui regni non tramontava mai il sole". La biblioteca dell'Escorial è una straordinaria costruzione, divenuta nei secoli seguenti un modello per monasteri e palazzi. Per la prima volta una sala di dimensioni enormi era stata rivestita di libri, ben visibili in ranghi serrati sugli scaffali lungo le pareti; da quel momento la visione di una grande sala per biblioteca, decorata e al tempo stesso animata dai libri che conteneva, avrebbe dominato l'architettura bibliotecaria. Quando pensiamo a una biblioteca, pensiamo a quella dell'Escorial».
48,00

Qualcosa di nascosto a fondo. Il mondo dei quanti e l'emergere dello spaziotempo

Qualcosa di nascosto a fondo. Il mondo dei quanti e l'emergere dello spaziotempo

Sean Carroll

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2020

pagine: 293

Con questo libro, Sean Carroll, fisico teorico e tra gli scrittori di scienza più famosi al mondo, riscrive la storia della fisica del XX secolo. "Qualcosa di nascosto a fondo" dimostra che affrontare il principale enigma della meccanica quantistica significa trasformare completamente il modo in cui pensiamo allo spazio e al tempo. Carroll riconcilia la meccanica quantistica con la teoria della relatività di Einstein, e questo cambia davvero tutto. La maggior parte dei fisici non ha mai ammesso la spiacevole verità: la fisica è in crisi dal 1927. La meccanica quantistica ha sempre mostrato lacune evidenti, che semplicemente si è preferito ignorare. I divulgatori sottolineano quanto vi sia di misterioso e impossibile da capire. I professori scoraggiano gli studenti dall'inoltrarsi nel «vicolo cieco» delle basi della teoria quantistica. Carroll invece, con questo libro audace quanto plausibile, afferma che la crisi può trovare una sua fine. Dobbiamo solo accettare che ci sia piú di uno di noi nell'universo. Ci sono molti e molti Sean Carroll. Molti di ognuno di noi. Copie di ognuno di noi vengono generate migliaia di volte al secondo. In accordo con la teoria dei comportamenti quantistici dei molti mondi, ogni volta che si verifica un evento quantistico, un mondo si divide insieme a tutto ciò che contiene, a eccezione di quell'altro mondo in cui l'evento non si è verificato. Passo dopo passo e con lucidità, Carroll affronta le principali obiezioni a questa sorta di rivelazione ultraterrena, fino a quando la sua tesi non risulterà inesorabilmente dimostrata.
28,00

Il leopardo di Kublai Khan. Una storia mondiale della Cina

Il leopardo di Kublai Khan. Una storia mondiale della Cina

Timothy Brook

Libro: Copertina rigida

editore: Einaudi

anno edizione: 2020

pagine: 439

Intrecciando storie di personaggi straordinari e di gente comune, "Il leopardo di Kublai Khan" è un racconto avvincente quanto contraddittorio di guerre, missioni diplomatiche, vassallaggi, credenze religiose e scambi commerciali: per una principessa che attraversa la Persia allo scopo di stringere un'alleanza politica sposando il sovrano dell'Ilkhanato, una missione diplomatica in Sri Lanka termina con il rapimento del re locale; gli imperatori invitano i commercianti mongoli e coreani di cavalli ai mercati del Nord della Cina, ma i loro ufficiali tratteranno i marinai portoghesi alla stregua di pirati; per un re Giorgio III elettrizzato all'idea d'incontrare un cinese qualunque a Londra, i minatori cinesi che lavorano in Sudafrica andranno spesso incontro alla tortura... Una storia di invasioni, carestie, inondazioni e pestilenze, diffusione di idee e tecnologie, che segue quell'incerta linea di confine tra commercio e pirateria, resistenza e complicità con il colonialismo: una storia del mondo con la Cina al suo centro. «Secondo le ricostruzioni storiche convenzionali la Cina divenne un solo paese nel 221 a.C. [...] La transizione da una molteplicità di paesi a un unico paese rappresenta senza alcun dubbio una svolta decisiva, ma [...] un'altra transizione, ben più recente, si verificò nel XIII secolo, quando l'oscillazione dinastica tra un solo regno unificato e una molteplicità di regni disseminati si esaurì una volta per tutte, e la Cina ricadde sotto l'occupazione dei Mongoli discendenti di Chinggis (Gengis) Khan. Fu in seguito a questa seconda grande unificazione che la Cina divenne un paese completamente differente. I fasti delle dinastie Tang e Song precedenti all'invasione mongola rappresentano un dato di fatto indiscutibile, e i lasciti delle più remote dinastie continuano ancora oggi a plasmare la cultura cinese. Ma per lo storico, il cui sguardo si proietta sul lungo periodo, la Cina di oggi è figlia dei Mongoli, più che dei Qin».
35,00

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