Sonda: Luoghi non comuni
Vegani. Se li conosci (non) li eviti
Manuel Negro
Libro: Copertina morbida
editore: Sonda
anno edizione: 2016
pagine: 94
Un medico si trova in un'università in India per tenere una conferenza contro l'alimentazione vegana. Sale sullo scranno e inizia il suo discorso, davanti a centinaia di persone attente. Dopo circa un'ora termina dichiarando: «Ricordate amici, ignorate i vegani, megani, degani, o come diavolo si chiamano. Mangiate gli animali, perché solo nella carne troverete le proteine e il ferro». Novantadue minuti di applausi. Poi decide di fare una passeggiata e si addentra in una foresta. Mentre cammina soddisfatto di sé, incontra una tigre famelica. Spaventatissimo, si immobilizza e sussurra all'animale: «Tigre, ti prego, non mangiarmi: sono un uomo di scienza». Il felino si avvicina lentamente, pronto a balzargli addosso. Il medico, ormai in preda al panico, urla: «Tigre, ma perché mi vuoi mangiare?». E la tigre: «Eh sai, le proteine, il ferro...».
Valdesi. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
Sergio Velluto
Libro: Copertina morbida
editore: Sonda
anno edizione: 2015
pagine: 143
I valdesi non sono un'etnia particolare, non parlano una lingua differente da quella parlata dalle popolazioni delle valli limitrofe o dai vicini di casa, non sono capaci di costruire case di legno belle come quelle dei Walser. La loro vera originalità è quella di essere una minoranza religiosa, per dirla con le loro parole, un "popolo-chiesa". In Italia sono solo poche migliaia, forse non superano le ventimila unità. Eppure il peso percentuale dei valdesi sulla popolazione italiana sfugge alle leggi della statistica: oltre che nelle due vallate alpine del Pinerolese, i valdesi sono dappertutto, da Trieste a Palermo, a Firenze come a Roma. Chi non ha un collega o un conoscente, o peggio, un parente valdese? Chi non ha mai firmato la dichiarazione dei redditi per assegnare l'otto per mille ai valdesi?
Triestini. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
Lucia Cosmetico, Claudia Mitri
Libro: Copertina morbida
editore: Sonda
anno edizione: 2013
pagine: 105
Trieste è una città piena di contrasti, caratterizzata da una storia complessa. Come complessi sono i suoi abitanti. Trieste sta cambiando. I triestini no. O forse sì. Magari a loro insaputa. Perché costretti dalla storia, dalle circostanze e dalla geografia, che li colloca nel punto più nordorientale dell'Italia, proprio al confine con la ex Jugoslavia, oggi Repubblica di Slovenia. Ma in loro alberga sempre quel fiero "triestin pride", "perché la sa, come Trieste no xe nisun posto", e una loro frequente affermazione è: "Mi son triestin patoco". Ovvero "Io sono un autentico triestino", un nostrano Doc, la cui autenticità risiede più in una serie di peculiari atteggiamenti mentali che nella purezza delle sue origini. Primo fra tutti, la regola del "nosepol", "non si può". Cosa non si può? Tutto. Punto e basta. I triestini sono affetti da mal d'Austria, con un autentico culto per l'imperatrice Maria Teresa; fanno i "mona" (finti tonti) spesso per "non pagar el ciazio"; provano una naturale avversione per il lavoro e un altrettanto naturale amore per la libertà di costumi, metaforica e non solo, che sfocia nel passatempo per eccellenza: il bagno in mare (più semplicemente, bagno). Trieste, città della scienza; Trieste, amata e vissuta da Svevo, Saba, Joyce; Trieste, spazzata dalla bora: a tutti coloro che di Trieste e della triestinità ancora non riescono a capire tante cose, e mai forse le capiranno, è dedicata questa guida.
Salentini. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
Piero Manni
Libro: Copertina morbida
editore: Sonda
anno edizione: 2012
pagine: 107
I Salentini sono "ufàni", quasi tutti, e la peculiarità più propria del loro carattere è l'"ufanerìa". La parola proviene, dallo spagnolo "ufano", orgoglioso, e "ufanerìa" significherebbe dunque orgoglio. In primo luogo, l'ufanerìa è l'eccessiva autostima dei salentini, i quali credono di saper tutto e di saper fare tutto; chiedete a uno di loro la strada più breve o più veloce per raggiungere Cannole, o Morigine: a meno che non viva vicino a una di quelle località, il vostro interlocutore quasi sicuramente non è in grado di rispondervi correttamente, e ciononostante vi erudirà in maniera precisa e rassicurante sul percorso; se la stessa domanda ponete a un secondo indigeno, troverete la stessa rassicurante precisione e una indicazione diversa. In definitiva, i salentini sono ufàni in virtù dell'alta considerazione che hanno di sé. L'ufanerìa è poi l'ostentazione esagerata o delle proprie ricchezze o del proprio potere o delle proprie qualità e, soprattutto, delle proprie amicizie. I salentini sono saccenti, millantatori, spocchiosi, megalomani, vanitosi, ufàni insomma, e perciò gran bella gente: il viaggiatore verrà subito coinvolto, incluso in questa grande, enfatica e ampollosa placenta di sicurezza, e si sentirà come a casa propria.
Lucani. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
Angela Langone
Libro: Libro in brossura
editore: Sonda
anno edizione: 2010
pagine: 139
Schiacciata in un angolo del Mezzogiorno, tra la Calabria e il Tavoliere delle Puglie, la Basilicata nel cuore del Meridione sta come la Svizzera in Europa: bella, pulita e onesta, però non se la ricorda nessuno. Eppure vi si arriva direttamente dalla più grande autostrada d'Italia, la A1, o col treno che passa per Potenza. Ultima regione inesplorata, si può percorrere da parte a parte in poche ore, lontano dal caos e dal turismo di massa. Raccolti in una manciata di poche migliaia di chilometri quadrati, in questa regione convivono paesaggi bellissimi: le lunghe spiagge sabbiose del litorale ionico diventano rocce a picco sul mar Tirreno; ovunque chiese e palazzi raccontano la storia dalla Magna Grecia all'Unità d'Italia -, le dolci colline appenniniche si inerpicano improvvisamente, fino a diventare le aspre cime delle Dolomiti Lucane. Qui vivono i lucani, non così diversi dagli altri meridionali se non che, appena aprono la bocca, sentenziano: "Qui nun g'è niend". Non che non amino il luogo in cui sono nati, anzi l'adorano con la passione di una minoranza etnica, si inteneriscono al suo ricordo quando sono lontani e, se vivono fuori dalla loro regione, si sentono profondamente uniti a chi ha la loro stessa provenienza. I lucani sono fatti così.
Siciliani. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
Natalia Milazzo
Libro: Copertina morbida
editore: Sonda
anno edizione: 2014
pagine: 127
Terra solare, la Sicilia, dicono. Terra di luce, di cielo azzurro, di mari cristallini. Terra dove per il viaggiatore tutto è dolce e facile. Ingenui. La Sicilia è piuttosto una terra di difficoltà e misteri. Di inquietanti interrogativi e intriganti domande. Per esempio: chi è davvero il fantasma femminile che infesta il Teatro Massimo di Palermo? Perché ci sono file e file di cadaveri vestiti di tutto punto al Convento dei Cappuccini? Che cosa c'è, veramente, dentro il cesto coperto di panno di un venditore di musso e quarume al mercato del Capo? Perché per un siciliano doc è così difficile capire a che cosa servono le lancette dell'orologio? Perché a Palermo qualsiasi divieto stradale è considerato un bonario suggerimento diretto ai pusillanimi? Perché non servirsi due volte di tutto è considerato uno sgarbo imperdonabile nei confronti della padrona di casa? E ancora, dietro l'illusorio abbraccio accogliente, la Sicilia è una terra che impone all'ospite una serie di scelte. Immediate, drastiche e talvolta quasi impossibili. Cannolo o cassata? Arancina o pane cunzatu? Spaghetti alla Norma o bucatini con le sarde? Ah, in questi momenti, la difficoltà di decidere! E ancora: perché i siciliani disprezzano ogni regola scritta, ma esigono il rispetto di una serie di precisissime 'rregole', note solo a loro? Ecco: questa piccola guida è per te. Per te, che non sei così imprudente da azzardarti ad affrontare i siciliani da solo. Per te, che vuoi evitare il rischio più temuto sull'isola: non fare bella figura.
Friulani. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
Paola Viezzi
Libro: Copertina morbida
editore: Sonda
anno edizione: 2014
pagine: 119
Friulano, questo sconosciuto. Comparsa o protagonista incompreso della storia, se ne sta in quell'angolo d'Italia in fondo a destra dove ci si reca solo quando si ha bisogno... di voti, dice lui. Il suo fascino nasce da silenzi alla Humphrey Bogart e grandi gesta alla John Wayne, con un tocco di originalità alla Tina Modotti. La sua passione è la Picjule Patrie (Piccola Patria), la terra che protegge e coltiva, anche in senso agricolo, con devozione e impegno. Il suo matrimonio preferito è con l'Austria, il suo divorzio ideale con Roma. Come diceva Ippolito Nievo, la Picjule Patrie è un "piccolo compendio dell'universo" in cui vari elementi vanno a formare la vita. C'è l'acqua del fiume (ma quale fiume?) che separa ciò che è friulano da ciò che non lo è. C'è il fuoco del fogolâr con cui si prepara la polenta per il frico e si riuniscono i piccoli compatrioti emigrati. C'è la zolla di terra che nutre la vite e genera il tajùt di vin, brindisi alle poche gioie della vita e solvente per i tanti dolori. C'è un'aria speciale che addolcisce i prosciutti e richiama popolazioni di farfalle e uccelli. C'è anche altro da sapere. Il friulano ha una malattia cronica ereditaria, il mal dal modòn, la cui febbre cala solo quando la casa cresce. Si consola con l'Udinese, squadra che segue ovunque come un soldato disciplinato il proprio comandante. Comunica grazie alla marilenghe insegnata sin dalla scuola dell'infanzia e poi trascurata a favore dell'inglese. Ha una valigia sempre pronta...
Trentini. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
Umberto Cristiano
Libro: Copertina morbida
editore: Sonda
anno edizione: 2013
pagine: 116
Chiusi. Questo è l'aggettivo che i trentini si sentono rivolgere più di frequente, e ne soffrono. Capita spesso di sentire un esemplare di razza tridentina confessare tristemente: "Eh sì... Noi trentini siam chiusi...", e in quella mestizia si può leggere l'incapacità di capire il vero significato dell'atteggiamento e men che meno la possibilità di immaginarne uno diverso. Allo stesso tempo, però, c'è anche una punta di orgoglio: che ci importa di essere chiusi se siam trentini? Siam taciturni? Sembriamo scontrosi? Ci chiamano "orsi"? Che importa! Il fatto è che i trentini non sono molto loquaci con gli sconosciuti. Difficilmente rivolgono la parola o il saluto per primi. Son forse maleducati o semplicemente timidi? "Gho rispet" ("Ho vergogna"), diranno. Non parlano, non dan confidenza... "Talian", "forési", "da'n zo" ("da giù") oltre a "teròm" sono i termini usati per definire chi non fa parte della comunità da più generazioni, chi non parla il dialetto o semplicemente chi ha abitudini diverse. Sanno di vivere in un'isola felice in cui non esistono grossi problemi (quelli veri!) e anche i rappresentanti di ultima generazione mostrano poca comprensione e ancor meno benevolenza verso le difficoltà che affliggono l'Italia in generale e alcune regioni in particolare. Per loro gli italiani sono "gli altri". Italiani, in fin dei conti, non lo son mai stati, e nemmeno austriaci: son trentini e basta.
Piemontesi
Daniela Finocchi, Gabriele Croppi
Libro: Copertina rigida
editore: Sonda
anno edizione: 2010
pagine: 184
Una sola parola è sufficiente per definire la vera essenza piemontese: understatement. Che, tradotto, starebbe per "esageruma nen" ("non esageriamo"). Con questo spirito i piemontesi affrontano la vita. Gente solida, concreta, lavoratori senza troppi grilli per la testa sia quando coltivano il riso e pigiano l'uva, sia quando costruiscono automobili o satelliti artificiali. Sempre portatori di quel senso del dovere tutto piemontese e di cui Vittorio Alfieri è il profeta. Daniela Finocchi propone il ritratto fedele, ironico e al tempo stesso affettuoso, di un popolo colto nella sua dimensione antropologica, culturale e storica. L'autrice analizza innanzitutto come i piemontesi vedono se stessi e gli altri, come vivono il cibo e il tempo libero, il lavoro e la religione, le relazioni sociali, con le autorità o con le istituzioni. Per sorridere di loro, magari, finendo con l'amarli. La componente fotografica, affidata al fotografo Gabriele Croppi, ricopre un ruolo fondamentale in "Piemontesi". Le fotografie, tutte originali e realizzate ad hoc, accrescono la dimensione divulgativa, rendendola di pregio e, al tempo stesso, in grado di cogliere originalità ed eccentricità di questo popolo.
Torinesi. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
Riccardo Humbert
Libro: Copertina morbida
editore: Sonda
anno edizione: 2008
pagine: 173
Per molti anni gli abitanti della città sabauda sono stati considerati degli individui ombrosi, schivi e propensi a una dannosa introspezione. Eppure Gozzano definiva Torino "città favorevole ai piaceri", ne cantava i caffè eleganti in cui osservare le madamine intente ad assaporare le "bignole", quelle paste piccole e cremose che soltanto a Torino si possono trovare. Quand'era lontano ne provava nostalgia, la definiva certo "un po' provinciale", ma "d'un tal garbo parigino". Lui aveva capito Torino e l'amava, anche con i suoi difetti. Così Torino, spesso definita "magica", ha finito negli anni con l'essere più famosa per il suo glorioso passato che per il suo fulgido presente. Negli ultimi dieci anni invece Torino è cambiata, ricreandosi una nuova identità, arricchendo la sua offerta culturale, ridisegnando il suo tessuto urbano. E dopo il grande successo mediatico delle Olimpiadi Invernali nel 2006, i torinesi hanno preso coscienza di sé e della città: forse, dopo un lungo periodo di letargo, si sono svegliati e sono pronti alla riscossa.
Valdesi d'Italia. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
Sergio Velluto
Libro: Copertina morbida
editore: Sonda
anno edizione: 2008
pagine: 181
I valdesi non sono un'etnia particolare, non parlano una lingua differente da quella parlata dalle popolazioni delle valli limitrofe o dai vicini di casa, non sono capaci di costruire case di legno belle come quelle dei Walser. La loro vera originalità è quella di essere una minoranza religiosa, per dirla con le loro parole, un "popolo-chiesa". In Italia sono solo poche migliaia, forse non superano le ventimila unità. Eppure il peso percentuale dei valdesi sulla popolazione italiana sfugge alle leggi della statistica: oltre che nelle due vallate alpine del Pinerolese, i valdesi sono dappertutto, da Trieste a Palermo, a Firenze come a Roma. Chi non ha un collega o un conoscente, o peggio, un parente valdese? Chi non ha mai firmato la dichiarazione dei redditi per assegnare l'otto per mille ai valdesi?
S.P.Q.R. Sacri e profani questi romani
Giuliano Compagno
Libro: Libro in brossura
editore: Sonda
anno edizione: 2008
pagine: 198
Roma e la romanità sono un mistero che si svelano soltanto all'osservatore più attento. L'essere romani, il vivere nella Capitale come se fosse ancora caput mundi, più che uno stato anagrafico, è una condizione dell'animo pervasa da due componenti essenziali: lo scetticismo e l'ironia. Del resto, Roma è una metropoli in cui sembra non funzionare quasi nulla e a cui riesce quasi tutto: basta pensare all'ingorgo del traffico e alle vertenze dei taxisti, agli autobus che "oltre a essere mezzi pubblici, sono anche mezzi scassati". Eppure, Roma è splendida e soprattutto è unica: i romani de Roma già lo sanno, per tutti gli altri questa guida insegna ad apprezzarla gustandone i lunghi tempi morti, assaporando le atmosfere irripetibili di certi tramonti o di certi angoli barocchi, soprattutto seguendo i consigli dell'autore, innamorato della sua città.