Ombre Corte: Americane
Dances with stereotypes, La rappresentazione linguistica e visuale dei nativi americani: una prospettiva multimodale
Lorena Carbonara
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2018
pagine: 178
Il volume parte da una riflessione sull'assenza e sul silenzio. La figura dell'"indiano", che ha popolato l'immaginario di bambini e adulti a livello transnazionale per decenni, pare essere scomparsa dai grandi e piccoli schermi. Con il declino del cinema western questa icona di celluloide è venuta a mancare, mentre dai circuiti cinematografici indipendenti negli Stati Uniti emergono opere che ritraggono le popolazioni native d'America oggi. Trasformando la secolare tradizione dello storytelling orale in narrazione audiovisiva, queste autoproduzioni intendono decostruire gli stereotipi linguistici e visuali creati e diffusi dal cinema mainstream e puntano alla riappropriazione della sovranità linguistica e visuale da parte della comunità nativa. Dopo una panoramica che illustra gli strumenti d'indagine interdisciplinari utilizzati per l'analisi dei film che costituiscono il corpus, lo studio si concentra sull'approfondimento storico-culturale della cosiddetta "questione indiana", in particolare sulla politica educativa e linguistica in atto nelle boarding schools nel corso del xix secolo. È quindi analizzato il rapporto esistente tra Standard American English e American Indian English e le declinazioni dell'Hollywood "Injun" English e del Rez Accent. Nella parte conclusiva, l'analisi multimodale condotta su alcune sezioni del corpus, composto da produzioni cinematografiche western tra gli anni Trenta e Novanta e autoproduzioni native indipendenti, evidenzia le potenzialità insite nell'operazione di decolonizzazione della/con la lingua e delle/con le immagini.
Il fascismo alla ricerca del «nuovo mondo». L'America Latina nella pubblicistica italiana, 1922-1943
Valerio Giannattasio
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2018
pagine: 233
L'ascesa del regime di Mussolini segna l'inizio di un periodo di grande e inatteso interesse della pubblicistica italiana per l'America Latina. Sebbene le linee di tendenza appaiano per molti aspetti in continuità con quanto pubblicato durante l'Ottocento e i primi del Novecento, nel corso del ventennio si produce, infatti, una rilevante svolta nella riflessione e nell'interpretazione dei paesi latinoamericani. Sospinti dalle attenzioni riservate dal fascismo alla regione, una folta schiera di giornalisti, scrittori, viaggiatori e accademici prendono a frequentare assiduamente il subcontinente americano, favorendo un progressivo ampliamento quantitativo delle opere e, soprattutto, dell'orizzonte tematico, che inizia a spaziare dalla geografia alla composizione etnica, dall'analisi del quadro politico sino a quella delle relazioni internazionali, economiche e commerciali. Attraverso questa variegata letteratura emergono con sempre più evidenza, oltre a un panorama dell'area complesso e dalle molte sfaccettature, le mire geopolitiche del fascismo, specialmente verso le nazioni interessate da importanti flussi migratori provenienti dall'Italia. Sul finire degli anni venti, in particolare, vengono più schiettamente alla luce le intenzioni del regime mussoliniano, determinato a conquistare anche in quella parte del mondo nuovi bacini dove poter dispiegare i propri progetti di espansionismo ideologico, economico e culturale, nel solco di una nuova politica imperialista e di potenza. Queste ragioni, rinvigorite da un costante sentimento di vicinanza etnica e culturale, fanno sì che, tanto agli occhi degli scrittori quanto a quelli di influenti uomini di governo, l'America Latina divenga, parafrasando un fortunato titolo dell'epoca, un "problema fascista". Prefazione di Angelo Trento.
Il buon americano. Scrittura e identità nazionale in Henry James
Tatiana Petrovich Njegosh
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2017
pagine: 260
Scrittore e teorico del romanzo otto-novecentesco di riconosciuta importanza, Henry James nasce a New York nel 1843, si trasferisce in Inghilterra nel 1876 e nel 1915, un anno prima della morte, chiede la cittadinanza britannica. L'espatrio, l'adesione apparentemente entusiasta al Vecchio Mondo e la rinuncia alla cittadinanza d'origine hanno a lungo orientato il giudizio critico, mettendo al centro dell'attenzione il rapporto con l'Europa e cancellando dal quadro interpretativo la relazione tormentata tra James e gli Stati Uniti d'America. Ripercorrendo la lunga storia critica dello scrittore e muovendosi tra una pluralità di fonti primarie, questo lavoro dimostra la centralità dell'idea di nazione e il complesso intreccio tra identità nazionale, genere e razza nelle opere, nella vita, nella canonizzazione e ricanonizzazione di James. Per più di cento anni, James è stato al centro dell'agenda nazionalista dei nascenti studi americani statunitensi in quanto americano espatriato e come tale modello negativo di anti-americano o, all'opposto, come americano ideale che grazie alla distanza dalla madrepatria riesce a guadagnare un punto di vista cosmopolita. Nella ricostruzione di Petrovich Njegosh, il legame dello scrittore con la Gran Bretagna si rivela ambivalente, ma soprattutto non esclusivo. E mentre l'Italia diventa nel tempo esempio di modernità complessa, alternativa a quella statunitense, James assume il ruolo del "buon americano", l'americano che nonostante l'espatrio mantiene l'identità delle origini.
Black englishes. Pratiche linguistiche transfrontaliere Italia-USA
Annarita Taronna
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2017
pagine: 160
Partendo dal dibattito sulla lingua della diaspora afro-americana a lungo ritenuta come un inglese pieno di errori la cui etichetta "cultural deficiency" assegnava ai suoi parlanti il ruolo di individui socialmente e linguisticamente inferiori, il volume focalizza inizialmente due aspetti centrali della questione: la ricostruzione necessaria delle origini e del contesto in cui nasce il Black language come strumento basilare di una specifica realtà sociale, e l'individuazione di quelle peculiarità (fonetiche, morfo-sintattiche e lessicali) che non attestano solo la complessità del suo status linguistico e la sua diversità rispetto all'inglese standard, ma rappresentano tutta la sua forza. In particolare, attivando connessioni tra la storia della diaspora afro-americana e delle più attuali migrazioni trans-mediterranee verso l'Italia, la riflessione teorica proposta pone il focus sulla formazione di nuove geolocalità e nuove identità linguistiche emerse alla luce delle molteplici contaminazioni di flussi culturali globali. Dal punto di vista strettamente linguistico, un risultato esemplificativo di questo processo di contatto e contaminazione è il Black English utilizzato in Italia da alcuni figli delle seconde generazioni come pidgin adattato ai fini comunicativi al di là di confini linguistici, nazionali e geografici. Nello specifico, oggetto della ricerca sarà il rap dell'artista afro-italiana Karima 2G le cui performance e narrazioni ci aiuteranno a ripercorrere la storia linguistica e culturale della linea del colore in Italia attraverso la sua storia di liberiana-italiana di seconda generazione che rappa e gioca con il Black English offrendo una visione transatlantica delle tracce della diaspora africana.
Chi è Hillary Clinton? Un enigma americano
Oliviero Bergamini
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2016
pagine: 182
Una pericolosa estremista di sinistra; il braccio politico delle corporation americane; una donna cinica, fredda e bugiarda, pronta a tutto pur di conquistare il potere. Pochi personaggi mondiali hanno suscitato opinioni così fortemente contrastanti. Sulla scena da decenni, da sempre discussa, per molti versi Hillary Clinton resta una figura ambigua ed enigmatica. Questo volume ne ripercorre le tappe fondamentali: dall'infanzia in un sobborgo bianco e conservatore di Chicago alla maturazione nei turbolenti anni Sessanta, tra università d'elite e attivismo; dall'incontro "fatale" con Bill al trasferimento nel remoto Arkansas; dal lavoro come corporation lawyer alla costruzione di una carriera politica intrecciata a quella del marito, che la porterà a essere la prima first lady con ruolo attivo di governo, fino alle polemiche per l'affare Whitewater, gli scandali, il caso Lewinsky. E poi il percorso "oltre Bill": senatrice di New York, candidata alla presidenza sconfitta da Obama, sua Segretario di Stato, e ancora candidata alla Casa Bianca, sempre tra accuse e polemiche. Ma la ricostruzione di Bergamini analizza anche la Hillary Clinton politica, la sua visione della società e il ruolo degli Stati Uniti nel mondo, i suoi rapporti con le lobby economiche e il suo operato nell'arco di decenni, dal tentativo fallito di riformare la sanità al voto per la guerra in Iraq e alle sue battaglie per i diritti femminili.
La frontiera americana. Una interpretazione costituzionale
Andrea Buratti
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2016
pagine: 151
La conquista della frontiera americana sollecita da sempre l'immaginario collettivo, ispirando non solo cinema e letteratura, ma anche gli studi di storia, antropologia, politica ed economia. Ma quali sono le strutture giuridiche che fecero da sfondo all'espansione territoriale, all'edificazione dei territori organizzati e all'ammissione dei nuovi stati nell'Unione? In che modo il Congresso e le corti affrontarono i problemi giuridici scaturiti nella società di frontiera? E quale cultura costituzionale emerse dalle comunità della frontiera? Partendo dall'Ordinanza del Nord-Ovest - vera e propria Costituzione dei territori occidentali - il libro ripercorre un lungo tratto della storia costituzionale americana, fino alla Guerra civile, identificando una tradizione costituzionale della frontiera non del tutto sovrapponibile alla Costituzione dei Founding Fathers. Spesso trascurata nei grandi affreschi di storia americana, la progettazione costituzionale della frontiera, con le sue grandi aspirazioni e le sue violente contraddizioni, ha rappresentato il principale motivo di sfida, sviluppo e trasformazione della Costituzione di Filadelfia, contribuendo a plasmare l'identità della democrazia americana.
Democrazia in America? Il sistema politico e sociale degli Stati Uniti
Oliviero Bergamini
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2015
pagine: 259
Da oltre due secoli gli Stati Uniti vengono considerati il paese della democrazia per antonomasia, la terra della libertà, dell'autogoverno, del pluralismo, della partecipazione politica aperta a tutti: un'immagine e un mito che agli inizi dell'Ottocento furono consacrati da "La democrazia in America" di Alexis de Tocqueville, e che ancora oggi appaiono ben vivi, come testimonia anche la retorica del "grande paese democratico", che in Italia sistematicamente accompagna ogni discorso sulla politica degli Usa. Ma quanto è effettivamente democratico il sistema politico e sociale statunitense? A un esame approfondito, come quello condotto nelle pagine di questo libro, esso rivela contraddizioni e carenze profonde: una partecipazione elettorale tra le più basse dell'Occidente, meccanismi di voto esposti a forzature e distorsioni, una dilagante influenza delle lobby economiche, una progressiva concentrazione dei media, un impoverimento del discorso pubblico, crescenti disuguaglianze economiche e sociali, il persistere di vistose discriminazioni razziali, una strisciante limitazione di alcune fondamentali libertà civili in nome della lotta al terrorismo. L'elezione di Barack Obama nel 2008 ha rappresentato una discontinuità significativa rispetto agli equilibri tradizionali dell'establishment, ma nonostante i suoi notevoli sforzi innovatori, l'azione del primo presidente afroamericano non ha alterato in modo sostanziale i principali aspetti strutturali...
Iperincarcerazione. Neoliberismo e criminalizzazione della povertà negli Stati Uniti
Loïc Wacquant
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2013
pagine: 160
A partire dalla metà degli anni Settanta gli Stati Uniti hanno sperimentato una graduale sostituzione della regolazione della povertà attraverso il welfare con un continuum carcerario-assistenziale che intreccia e connette i discorsi, le pratiche e le categorie del workfare con quelle di un apparato penale ipertrofico e iperattivo. Questo passaggio, però, non riguarda tutti gli americani: esso si manifesta soprattutto nei confronti dei poveri, dei pericolosi, dei reietti, di coloro che si mostrano recalcitranti al nuovo ordine economico ed etnorazziale che va delineandosi sulle ceneri del defunto sistema fordista-keynesiano e del ghetto urbano in via di sgretolamento. Colpisce dunque soprattutto il sottoproletariato di colore delle grandi città, i segmenti dequalificati e precari della classe operaia, e coloro che, rifiutando un "lavoro schiavistico" e un salario da fame, si rivolgono all'"economia informale di strada". La tesi a cui giungono i documentati saggi qui raccolti è che questa trasformazione si presenta strettamente connessa alla complessiva ristrutturazione neoliberista del mercato e dello stato. I nuovi criteri di criminalizzazione e di controllo sociale rappresentano solo la punta dell'iceberg di un complesso di politiche pubbliche che comportano la riorganizzazione e il ridispiegamento dello stato. L'obiettivo è rafforzare i meccanismi di mercato e di disciplinare il nuovo proletariato postindustriale, tenendo a freno la disarticolazione... Prefazione di Patrizio Gonnella.
La grande frattura. Concentrazione della ricchezza e disuguaglianze sociali negli Stati Uniti
Bruno Cartosio
Libro
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2013
pagine: 120
L'invenzione del west(ern) americano. Presenza e fortuna di un genere nella cultura del Novecento
Libro
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2010
pagine: 170
Un rinascimento impossibile. Letteratura, politica e sessualità nell'opera di Francis Otto Matthiessen
Mario Corona
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2007
pagine: 299
Francis Otto Matthiessen è lo studioso che con il suo famoso "Rinascimento americano" (1941) segnò lo spartiacque delle critica letteraria americana. Su questo testo si formò più di una generazione di studiosi, dalla fine della Seconda guerra mondiale agli anni Ottanta. Per almeno quarant'anni esso ha definito il canone della grande letteratura degli Stati Uniti, individuando in Emerson, Thoreau, Hawthorne, Melville e Whitman gli autori di quello che lo stesso Matthiessen definisce appunto "rinascimento americano". La sua traduzione italiana, voluta da Pavese nel 1954, ebbe subito un'importanza fondamentale anche per la cultura italiana, come testimoniano la generazione dei Vittorini e dei Calvino. Il saggio di Corona si segnala, non solo per il rigore critico con il quale ricostruisce la vicenda umana e intellettuale dello studioso americano, ma anche per la sua capacità di intrecciarla con la storia americana di quegli anni: dall'epoca "progressista" degli Anni Trenta di Roosevelt a quella di segno opposto della Guerra Fredda e degli inizi del maccartismo. Tale percorso, già di per sé drammatico, si intreccia con la dolorosa esperienza privata di un intellettuale omosessuale che, nel clima di quegli anni, nel 1950 decise si togliersi la vita.
Linguaggio collaterale. Retoriche della «guerra al terrorismo»
Libro: Libro in brossura
editore: Ombre Corte
anno edizione: 2005
pagine: 222
Sebbene il linguaggio regoli sempre le nostre vite, gli effetti che produce durante la guerra sono unici. Come l'espressione "danno collaterale" descrive un danno a persone e cose formalmente estranee agli obiettivi previsti da un'azione militare, così "linguaggio collaterale" si riferisce a quanto la pratica della guerra aggiunge al nostro lessico corrente, e alle connotazioni che certi termini assumono in tempi di guerra. Il linguaggio, come il terrorismo, tiene sotto tiro i cittadini e produce paura con l'obiettivo di realizzare un cambiamento politico. Incurante della veridicità delle parole, il linguaggio collaterale produce degli effetti che vanno al di là del suo significato.