Storia
Uno statista sul trono. Alfonso XIII e il declino della monarchia liberale spagnola (1902-1917)
Mario Astarita
Libro: Libro in brossura
editore: Il Pensiero
anno edizione: 2022
pagine: 112
Alfonso XIII sebbene sia uno dei protagonisti fondamentali della Storia spagnola del XX secolo, spesso la figura di questo monarca non è stata sufficientemente studiata. Poco controverso nella maggior parte del suo regno, ma oggetto di tutte le critiche nella fase finale, Alfonso XIII rimane oggi un re controverso, anche con un sgradevole nome nella memoria collettiva. Mentre la destra lo ha accusato di una mancanza di reazione al parlamentarismo instabile e sterile, la sinistra lo ricorda come un monarca autoritario e clericale.Ma com’era davvero il re? E che ruolo ha avuto nella politica del paese? Come funzionava il sistema di Restaurazione e quali erano le sue possibilità di evoluzione? Qual è stata la difficile transizione dal liberalismo alla democrazia e perché non era praticabile sotto il regime monarchico? Il presente saggio ha l’intenzione di prendere in esame gli inizi del regno di Alfonso XIII e tutte le conseguenze storiche, politiche e sociali che ne derivarono, tentando di dare un quadro generale della situazione e l’intero suo evolversi, al fine di meglio comprendere cosa fu la Spagna degli inizi del XX secolo.
Tremenda è la vita a cui hanno condannato l'Ucraina
Renzo Dionigi
Libro: Libro in brossura
editore: Interlinea
anno edizione: 2022
pagine: 32
24 febbraio 2022, la Russia lancia la sua aggressione militare all'Ucraina. Il bilancio dei primi mesi di guerra è devastante e riporta alla mente le parole che lo scrittore sovietico di origine ebraica Vasilij Grossman scrisse nel 1943 nel suo racconto il vecchio maestro, descrivendo l'inferno vissuto dalla sua città natale, Berdičev, ora fra i primi centri ucraini a essere aggrediti dai russi. Renzo Dionigi ci propone una riflessione, in bilico fra letteratura e tragica realtà, svelandoci come i grandi scrittori come Grossman siano in grado di servirci da guida per aiutarci a meglio comprendere gli eventi. La madonna sistina di Raffaello, cui Grossman dedicò un altro racconto, è ancora presa da profondo stupore e sembra dire «ma cosa state facendo?»
«Muoia il malgoverno!» Rivolte popolari contro i Gonzaga di Castiglione delle Stiviere
Massimo Marocchi
Libro: Libro in brossura
editore: Circolo Monte Alto
anno edizione: 2022
pagine: 216
Il saggio affronta la narrazione delle rivolte dei sudditi di Castiglione delle Stiviere, Medole e Solferino contro i loro governanti, i principi Gonzaga, accusati di non rispettare i loro diritti; rivolte che vengono analizzate in riferimento a due periodi successivi: nella prima parte si narrano gli eventi seguiti alla morte di Francesco Gonzaga (1616), durante il periodo della minore età del suo primogenito; nella seconda vengono evidenziati i rapporti burrascosi con Ferdinando II e la violenta ribellione scoppiata durante il suo principato.La ricostruzione si fonda su documenti tratti dagli archivi di Mantova, di Milano, di Venezia, della Fondazione Trivulzio e dalla Biblioteca Queriniana di Brescia.
Quaderni Borromaici. Saggi studi proposte. Rivista dell'Associazione Alunni dell'Almo Collegio Borromeo di Pavia. Volume Vol. 9
Libro: Libro in brossura
editore: Interlinea
anno edizione: 2022
pagine: 120
Il principato regio di re Manfredi Lo Svevo: 1258. «Meglio morir da Hohenstaufen che diseredati da Carlo d'Angiò»
Sabato Cuttrera
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2022
pagine: 128
La lettura degli eventi storici si dimostra di grande interesse in questi ultimi anni, ma resta, anche per l'insegnamento, una materia di difficile comprensione. Lo storico non solo è chiamato a un ruolo di mediazione e confronto con gli eventi riportati dai cronisti più o meno coevi, senza interpolazioni e manomissioni ottocentesche, ma deve vestire i panni di un moderno Holmes. Il ricercatore di oggi è un investigatore, chiamato a indagare tra le fonti, senza mai lasciarsi ingannare dalla semplicità di ciò che appare essere stato documentato prima del suo arrivo. Il libro sul secondo Manfredi lo abbiamo titolato «Il Principato Regio di Manfredi lo Svevo», anche in omaggio a Barletta, ovvero alla Nova Barulo nata due anni dopo il sisma del 1088, e perciò detta Baruletta, che oggi sappiamo essere stata vicecapitale del Regno di Pavia di Re Corrado di Lorena dal 1092. Un libro di storia «verace» vuole essere anche questo: l'esercizio continuo della mente nella comprensione che la storiografia non può e non deve essere considerata immutata e stabile. L'abilità dello studioso sta nel farla diventare fluida, perché essa è in continua evoluzione, come la stessa immagine del sovrano svevo, spesso schiacciata dall'imponente figura del padre-imperatore. E così, il secondo volume su Manfredi, curato dall'Autore su ricerche di giornalisti moderni, immersi nei fatti come cronisti di allora, trova finalmente il risalto meritato. La forza e la tenacia con cui il Principe Svevo si oppose alle forze della Chiesa, costretto a fronteggiarsi con ben tre papi, mostrano intelligenza e saggezza di un uomo quasi prerinascimentale, spesso piacevolmente perduto fra musici e strabotti, ma che sul piano politico-diplomatico seppe instaurare una proficua rete di alleanze, rafforzate altresì da sontuosi matrimoni. Manfredi incarna la figura perfetta di sovrano moderno, pioniere e precursore dei reggenti illuministici, amante di filosofia, musica e di ogni forma d'arte. Egli è consapevole di quanto fosse importante l'opinione pubblica per un sovrano, carpita e rapita attraverso magnifici eventi e sfarzose feste, allorquando il politico diventa abile promotore della propria immagine, pur senza mai abbandonarsi a frivolezze e continuando con costanza a perseguire i suoi obbiettivi, divenendo una delle figure più potenti e carismatiche degli anni Duecento del primo Millennio. Sul luogo della sua morte, tanto discussa, vale la pena di aggiungere le parole che per lui ebbe un contemporaneo, Fra' Salimbene de Adam da Parma (Parma, 9 ottobre 1221 - San Polo d'Enza, 1288), un religioso, storico e scrittore italiano dei frati minori francescani, seguace di Gioacchino da Fiore e autore di una cronica trascritta come Cronaca di fra Salimbene parmigiano dell'ordine dei Minori, data alle stampe da Carlo Cantarelli. A suo dire non va sottaciuta «la bellezza della città di Manfredonia che il Principe Manfredi chiamò col suo nome, della quale egli fu fondatore» E quindi, a trent'anni dalla fondazione, egli stesso ricordava che «questa città fu costruita in luogo di un'altra città che si chiamava Siponto, che era distante due miglia. E se il Principe fosse vissuto qualche anno in più, la città di Manfredonia sarebbe diventata una delle più belle del mondo. È infatti tutta murata in giro per quattro miglia, come dicono, ed ha un porto sicurissimo. È alla radice del monte Gargano. La strada principale è già abitata; sono già poste le fondamenta delle case nelle altre strade, che sono larghissime e danno bellezza alla città. Peraltro il principe Manfredi ebbe alcune buone qualità, delle quali ho parlato a sufficienza nel trattato su papa Gregorio X. Lo storico deve infatti essere persona imparziale e non dire di qualcuno tutto il male, tacendone il bene». E' Salimbene che spiana la strada al lettore...
Detti e fatti di Napoli aragonese. Dictis et factis. Re Alfonso raccontato dal Panormita. Volume Vol. 2-3
Antonio Beccadelli, Virgilio Iandiorio
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2022
pagine: 144
Antonio Beccadelli detto il Panormita (1394-1471) dal nome della sua città natale, Palermo, fu poeta, segretario, biografo, ambasciatore di Alfonso V d'Aragona, e fondatore a Napoli della prima Accademia umanistica, meglio conosciuta come Pontaniana, da Giovanni Pontano che successivamente la diresse. Nel 1455 il Panormita compose il De dictis et factis Alphonsi regis, ove, in quattro libri raccolse a modo di aforismi episodi della vita del Sovrano Aragonese, in cui risaltavano le sue qualità politiche e morali. Per uno di quegli strani casi, ma non rari nel campo delle lettere, quello che era un libro senza ambizioni storiografiche, è finito col fornire elementi storici agli autori successivi. Ad esempio, l'episodio del soldato salvato dall'annegamento nel Volturno , narrato dal Panormita (lib. III n. 43) viene riportato da scrittori successivi, ma come se ne avesse parlato per la prima volta Giovanni Vincenzo Ciarlanti (1600-1653). In questo secondo volume sono contenuti i libri secondo e terzo del De Dictis et factis. Il terzo libro termina con due detti di Alfonso, che sia per la lunghezza sia per la disposizione alla fine di esso, assumono un valore particolare. Il penultimo, sono suggerimenti militari e politici al figlio Ferdinando che sta partendo per la spedizione contro Firenze. L'inimicizia con Cosimo de' Medici fu una costante della politica italiana di Alfonso. Il Panormita conosceva molto bene i rapporti difficili del suo Re con Firenze, presso la cui Signoria era stato mandato in ambasceria nel 1436, senza risultato. L'ultimo, invece, è una riflessione sulla morte che il sovrano avrebbe fatto quando si recò in visita ad un adolescente di Sorrento che era gravemente ammalato e in fin di vita. Il Panormita esprime le sue considerazioni sulla vita, che è un dono di Dio, e sulla morte, che non è da considerare con timore, ma con gioia perché è un ritorno al luogo di elezione, cioè in Dio. Le parole che il nostro fa dire al suo Sovrano sono frutto di attente letture degli autori. Come, ad esempio, il "dissolvi cupiunt" riprende Agostino (Tractatus in Evangelium Johannis, 57, 2) che a sua volta risale alla Prima Lettera ai Filippesi di San Paolo. Oppure "praesidium vitae" che ricorre in Paolino di Pella, (Eucharistikon, v. 299,358,526) detto il Penitente, nato a Pella in Macedonia alla fine del IV sec. d. C. e morto longevo in quello successivo. Se vi commuovete alla lettura di questo brano, non consideratelo un fatto eccezionale, ma date al suo autore il giusto riconoscimento di grande letterato e di grande pensatore. V.I.
Agonistica in Magna Grecia. La Scuola atletica di Crotone
Libro: Libro rilegato
editore: ConSenso Publishing
anno edizione: 2022
pagine: 248
Punto di partenza dei nostri sforzi e dei nostri studi è quella città che un tempo fu culla di atleti: Kroton. Nell’immaginario degli antichi Greci infatti, e in vero di tutti coloro che vivevano lungo le coste del Mediterraneo e persino nel profondo Est Asiatico dell’Impero Persiano, dalla fine del VI secolo a.C. in poi, prende spesso forma il nome di “Kroton”: Cittadina, in quel territorio antico che chiamiamo Magna Grecia, fondata intorno al 710 a.C., sulla costa ionica dell’attuale Calabria, da un gruppo di giovani migranti ellenici partiti da Ripe, piccolo centro nella regione greca dell’Acaia. Neanche lontanamente il suo fondatore, Miscello, avrebbe pensato alla futura fortuna di Kroton e a quanto i posteri avrebbero ricordato il suo nome dopo millenni e a quanti studiosi si sarebbero interessati alla sua storia e a quella dei suoi olimpionici.