Europa Edizioni: Tracciare spazi

È un percorso fortemente introspettivo quello che qui delinea Rita "Iris" Marra in questa sua silloge, una raccolta in cui aspetti più propriamente intimi si mescolano ad altri più legati alla quotidianità, alle stagioni. La vastità immaginifica caratteristica di questa poesia fa sì che lo svolgimento della narrazione poetica si liberi dai confini claustrofobici delle mura domestiche per andare a cercare il proprio passo nella natura: il mondo e la sua vastità, l'alternarsi dei giorni e dei mesi nel ciclo della natura, sono le ricche cave da cui Rita Marra trae la sua ispirazione: è questo il modo di restituire la dinamicità dello sguardo nell'espressività della parola. La natura si fa così sfondo alle emozioni dell'autrice, contraltare all'incedere delle passioni.

Immaginate un libro tradizionale, diciamo un romanzo. Lo aprite, lo leggete, lo finite, lo chiudete. Siete in grado di dire cosa avete letto? Sicuramente sì. Se pensate di poter fare la stessa cosa con questo libro, sappiate che la risposta è no. Perché qui dentro c'è talmente tanto che riuscire a spiegarlo diventa difficile. Concetti, idee, emozioni, realtà, conflitti, spiritualità, fede, speranze e consapevolezze, in uno miscuglio alchemico che vi metterà i brividi. Dovrete abituarvi ad uno stile di scrittura diverso da quello accademico, in cui la punteggiatura diventa un orpello e si fa largo uso di accorgimenti grafici per enfatizzare i concetti. Siete pronti a perdere qualche certezza e a trovarne qualcuna nuova?

"Leggete queste poesie. Leggetele e rileggetele. Poi parlate con Alessandro Tatti. Conoscetelo. Magari troverete il muflone, magari troverete un amico. Di sicuro troverete uno che avrà qualcosa da raccontare. Niente di banale. Perché Alessandro Tatti ha vissuto tre vite, di sicuro ne vivrà una quarta e forse una quinta. Le gomitate, i gol, le poesie. L'amore. E tante altre cose." (Dalla prefazione di Nicola Binda)

"Quello di Pierluigi Biondi è un percorso affascinante che prende forma lungo il sentiero tortuoso della passione amorosa. È l'amore declinato in tutte le sue forme. Esperienza corporea e sensoriale, riconoscimento di sé nell'altro. Una raccolta che oscilla continuamente fra le luci e le ombre dell'anima, e si fa sua propagazione."

"Si racconta come Penelope Paola Nepi nella prima parte della sua raccolta, 'Petali', una raccolta ricca, densa, eppure leggiadra, come il profumo che sembra provenire da quei petali che lei, come la carezza che il tocco serico dei fiori racchiude intrinsecamente. La silloge si muove tra atmosfere di sogno e altre più tangibili, andando a investigare sia il mondo interiore che quello circostante come fosse una meravigliosa scoperta quotidiana, addentrandosi poesia dopo poesia nei sentieri dell'anima di una donna che nella pagina bianca conserva e offre a uno sguardo attento e complice i momenti della propria intimità."

"Dov'ero io diversi anni fa? Nel nulla. Se guardo indietro incontro la mia patria, le stesse stelle, gli antenati, ma io non ci sono; sono nel nulla, e là mi devo cercare." Inizia con queste parole la lunga riflessione poetica di Angela La Mantia, che pone le sue basi dalla giovinezza dell'autrice, quando, appena ventenne, si domandava dell'amore, della vita, di Dio. È facile, sfogliando queste pagine, comprendere come l'autrice si interroghi sulla sua condizione di essere umano e sulla poesia, ponendosi in maniera massimamente critica verso coloro che preferiscono la superficie delle cose, l'apparenza che tutto illude e tutto consuma.

"L'immagine dentro". Lucia Aldrighi ci racconta in queste pagine uno spaccato della propria intimità, della propria anima. E accanto a questo, un grande, infinito desiderio di vivere intensamente, di amare, e contemporaneamente di definire se stessi, di affermare il proprio diritto alla vita. La vita, la morte, le stagioni. Nulla rimane e tutto ritorna. Spinto da (inattesi) momenti di gioia o ostacolato da inaspettati dolori, continui arresti, sospensioni, il cuore dell'autrice, e con lei quello di tutti i suoi lettori, continua però a voler battere, in modo ostinato, come un pensiero costante: il ritmo del suo pulsare è la cifra della sua unicità.

"Si può in qualche modo definire poesia circostanziale quella che presenta in questa silloge Anna Maria Salanitri, una silloge che procede attraverso episodi, ricordi che sfoglia con l'idea e la memoria l'album ideale del vissuto, e perché no, dei rimpianti e delle segrete speranze. Ma al centro di tutto questo viaggio poetico vi è un cuore che batte forte, un desiderio che è un imperativo categorico, un vizio che guida la volontà dell'autrice e ogni suo gesto: Il vizio di rifiorire. Questo non è solo il titolo della raccolta ma anche e soprattutto una poetica di vita e indice di una visione della vita che, pur nella consapevolezza della presenza del dolore, affida alla circolarità della speranza la ricerca di un nuovo orizzonte."

"La poesia appare, allora, nell'ottica di Liscio, come la sola possibilità di emergere dal limbo dell'esilio dove soffia 'il vento gelido' di una morte-in-vita che sembra troncare ogni possibilità di radicamento in una patria dell'anima. Ma l'esperienza poetica, 'rondine bianca' dell'impossibile, permette la costruzione di nuovi equilibri e la consapevolezza che è possibile, invece, grazie all'amore o alla ricerca di una nuova dimensione mistica ritrovare una speranza." (dalla prefazione di Giuseppe Panella)

"Solo chi si è perduto veramente sa che significa essere salvati da una vita... da un amore... quando il baratro ormai è dietro la nostra schiena, quando vi siamo già caduti dentro e sentiamo che nulla più può essere, una mano tesa, la mano tesa di qualcuno disposto ad amarci, può essere l'ultimo e unico appiglio per non scomparire nel nulla: 'Sei danza nella mia vita, finalmente tra me e la morte ci sei tu, cioè la vita'." (dalla prefazione)

"Uno Spoon River della Shoah, un'antologia sulla riva della morte dedicata al processo di deportazione/cancellazione. con la differenza che nell'opera di E. Lee Masters a parlare erano i morti, qui i morituri. Ma il bisticcio, a ben vedere, è solo apparente, uno scarto minimo, un soffio di fumo. I personaggi della Tedesco Bramante sono morti non ancora morti, o vivi già morti, spettri consapevoli 'pallide immagini / delle persone / che un tempo / vicino e lontano / siamo state', larve, prossimamente acre fumo." (dalla prefazione di Alfonso Cardamone)

Due sono gli elementi caratteristici della raccolta "Pensieri di un minuto" che qui presenta Rinaldo Fugazza Mauro: la prima è indubbiamente la scelta della forma breve, la seconda è la presenza costante, della città di Genova, che fa da controcanto ai suoi versi. Genova e la sua lanterna, Genova e il suo Libeccio, Genova e il porto, e De André e Montale, cantori sacri e profani di una città dai mille volti abbarbicata sulla roccia come forse solo un'anima può fare.