Edizioni Settecolori (Milano): Isole nella corrente
Fratelli separati. Drieu-Aragon-Malraux. Il fascista, il comunista, l'avventuriero. Ediz. numerata
Maurizio Serra
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2023
pagine: 320
Il secolo che ci siamo lasciati alle spalle conosce numerose vicende di fratelli separati, tra letteratura, arte e impegno politico. Ma poche possono competere, per intensità, significato e durata temporale, con quella riproposta in queste pagine e forse nessuna copre con pari evidenza tutto l'arco ideologico del Novecento. Drieu La Rochelle: il letterato borghese che l'odio per la borghesia trasformò in fascista romantico e autodistruttivo. Aragon: l'avanguardista approdato al comunismo e tornato in tarda età all'ispirazione libertaria. Malraux: il rivoluzionario divenuto campione e ministro dell'ordine conservatore, ma rimasto fino all'ultimo avventuriero e mitomane. L'immagine letteraria di questi autori è ormai ben definita, mentre siamo ancora lontani - molto lontani - da una loro compiuta interpretazione sul piano storico, politico e ideologico: quella che qui più interessa. E sembra fuorviante distinguere il letterato «puro», categoria che aborrivano, dal pensatore, testimone e attore politico, che tutti e tre furono o cercarono di essere. Non si tratta quindi di un'analisi sistematica della loro vita e della loro opera, ma di un viaggio lungo il filo rosso di incontri e scontri, diretti o a distanza, culminati nel suicidio di Drieu, simbolo del fallimento aulico dell'esteta armato. Impulsi ed eventi che paiono datati, chiusi nel contesto che li ha prodotti: il Novecento della lunga guerra civile europea. Racchiudono invece molti interrogativi profetici sul rapporto tra cultura e società. Giuste o sbagliate che fossero le conseguenze che ne hanno tratto, i fratelli separati rivendicarono una «certa idea» dell'intellettuale che non aveva separato la grande letteratura dalla grande storia.
Elogio della vanità. Ediz. numerata
Giuseppe Berto
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2023
pagine: 80
Nel 1965, un anno dopo il trionfo di critiche, di vendite e di premi di "Il male oscuro", Giuseppe Berto fu invitato dalla Rizzoli, di cui era ora l'autore di punta, a scrivere un libretto-strenna fuori commercio e destinato agli amici della casa editrice. In quell'arco di tempo, Berto aveva continuato - vanitosamente, è il caso di dire e per sua stessa ammissione - ad assaporare le fortune mediatiche di quel suo romanzo, il che lo spinse ad interrogarsi su cosa tutto ciò potesse umanamente significare. Nacque così "Elogio della vanità", un pamphlet sul «peggiore dei peccati», opera di un autore a lungo considerato «eretico», ma di cui era ormai impossibile disconoscere il talento. Dapprima «censurato» dalla stessa casa editrice, per alcuni rimandi critici all'attualità letteraria dell'epoca, poi andato più o meno casualmente perduto, l'Elogio è rimasto di fatto inedito per quasi cinquant'anni. In esso, attraverso lo specchio deformante della vanità, Berto immortala l'inutile agitarsi di una società, la nostra, orfana di qualsiasi criterio di discernimento e del furore della rivolta. Al liquefarsi di tutto, non rimane che combattere giorno per giorno per preservare dal maligno la propria coscienza. Il resto non è vanità, ma semplicemente «vano». Edizione numerata da 1 a 1000. Prefazione di Cesare De Michelis.
La profezia di Cazotte-L'ultimo pasto di Cazotte. Ediz. numerata
Jean-François de La Harpe, Paul Morand
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2023
pagine: 80
Alla vigilia della Rivoluzione, una compagnia numerosa e varia, gente di corte, di lettere, di diritto, con il relativo contorno di «grandes dames» amanti del pettegolezzo filosofico, è riunita a Parigi nel salotto di un membro dell'Académie française. Si brinda, si scherza, si applaude alle nuove idee di libertà che il Secolo dei Lumi ha portato con sé, ci si appassiona a pensare quanto meravigliosa sarà la Francia una volta che la Ragione avrà inaugurato il suo regno. Solo uno dei partecipanti non si lascia contagiare dall'entusiasmo: il suo nome è Jacques Cazotte, scrittore famoso per il suo "Diavolo innamorato", figura nota anche per la sua vena mistica ed esoterica, nonché per quelle che qualcuno ama definire virtù divinatorie… Così, quando finalmente Cazotte prende la parola, lo si ascolta con grande interesse all'inizio, con incredulità poi, con sdegno infine, perché il futuro della Francia da lui descritto non è altro che orrore e sangue. Raccontata da Jean-François de La Harpe, uno dei presenti a quella riunione filosofico-mondana, "La profezia di Cazotte" è fra i testi più famosi sulla Rivoluzione francese: in esso c'è un corteo di morti illustri, Condorcet, Malesherbes, Chamfort, de Gramont, e la messa in discussione degli «immortali princìpi» che erano stati alla base del 1789. Una profezia di distruzione che però e purtroppo vale anche per chi l'ha pronunciata, come un secolo e mezzo dopo scriverà Paul Morand nel suo "L'ultimo pasto di Cazotte", dove l'anziano scrittore attende con tranquilla fermezza che arrivi la sua ora e intanto dialoga con il giovane collega inglese Matthew G. Lewis, che gli ha portato il manoscritto del suo romanzo gotico, "Il monaco", per averne un giudizio: «Il diabolismo, signore, non è serio. Questo romanzo nero, potete viverlo qui in piena luce senza che ci sia bisogno dei vostri lugubri castelli. Si chiama la Rivoluzione, per il momento francese». Edizione numerata da 1 a 1000. Traduzione e postfazione di Stenio Solinas.
Smara. Taccuini di viaggio. Ediz. numerata
Michel Vieuchange
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Settecolori (Milano)
anno edizione: 2024
pagine: 280
«Smara: un terrificante pellegrinaggio nel regno del Nessun luogo!» lo ha definito lo scrittore inglese Paul Bowles, l'autore di Il tè nel deserto. «Per quanto abbia letto ormai mezzo secolo fa il diario di viaggio intitolato a quel nome, ricordo ancora perfettamente ogni terribile momento di quella partita a scacchi che ha luogo fra Michel Vieuchange e il suo destino». Notti passate nella profondità del deserto, accampamenti spazzati via dal vento, oasi, incontri inquietanti intorno a un fuoco di sterpaglie, la scoperta piena di meraviglia della città proibita… Ma anche, la sete bruciante, le ferite lente a cicatrizzarsi, la dissenteria che sfianca i corpi, le minacce dei predoni e dei cattivi compagni di strada, gli uni e gli altri pronti a sgozzare o a vendere l'inerme viaggiatore… E infine, la spossatezza estrema, la malattia, la morte. Mai il deserto è stato descritto e celebrato con una simile asprezza, una simile violenza e così tanta poesia. Che questo racconto meteorico, salutato al tempo della sua uscita, il 1932, da Paul Claudel, Louis Massignon, Emile Bienveniste, sia rimasto a lungo dimenticato in Francia, e in Italia del tutto sconosciuto, ha qualcosa di misterioso. Arthur Rimbaud aveva dunque un fratello: Michel Vieuchange. Prefazione di Antoine De Meaux. Introduzione di Jean Vieuchange.

