Officina Libraria
Villa del Balbianello
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 176
Castello della Manta. Guide Fai. Ediz. inglese
Libro
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 176
Villa del Balbianello. Ediz. inglese
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 176
Castello della Manta. Guide Fai. Ediz. francese
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 176
Lettera aperta
Goliarda Sapienza
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 160
«Cari lettori (se ce ne saranno).» È con queste parole che l’autrice catanese, diventata famosa post-mortem grazie all’Arte della gioia, aveva pensato di affacciarsi al tanto ammirato mondo della letteratura: con la più classica delle allocuzioni ai lettori, sfumata da una nota ironica anch’essa ricca di riferimenti. Ma questo non è l’incipit che in Lettera aperta si legge nell’edizione Garzanti del 1967 - suo testo d'esordio - e su ogni ristampa successiva, dal momento che è stato cassato dal tratto del pennarello nero di un giovane redattore tutt’altro che anonimo, Enzo Siciliano. Lo stesso pennarello si ritrova in molte altre pagine del dattiloscritto, e talora alle cassature affianca interpolazioni e interventi personali che vennero accettati da Sapienza, impaziente com’era di dare avvio alla nuova carriera. La Lettera aperta che qui si offre permette di leggere le intenzioni iniziali dell’autrice, conservate in un dattiloscritto, ultimo spazio di autonomia e libertà espressive di Sapienza, prima che le valutazioni editoriali, pur condivise, lo imbriglino e lo plasmino nel percorso verso la pubblicazione.
Le cappelle della nobiltà Capitolina. Identità e spazi sacri nelle chiese di Roma (1347-1600)
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 624
Il volume è uno degli esiti del progetto CHROME - Churches of Rome: Atlas of the Chapels of the Capitoline Nobility (1347-1600), finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca e dai fondi PNRR dell'Unione Europea, oltre che frutto della collaborazione delle Università Roma Tre, Sapienza, Tor Vergata e Tuscia. La ricerca ha avuto come obiettivo un primo censimento delle cappelle gentilizie nelle chiese di Roma, realizzate dalla nobiltà capitolina dal tardo Medioevo alla prima età moderna, dal 1347 – anno della ascesa di Cola di Rienzo al Comune di Roma – sino al Giubileo del 1600 indetto da papa Clemente VIII. Le cappelle famigliari nelle chiese dell’Urbe, con i loro invasi architettonici e i relativi arredi e apparati liturgici, possono essere considerate raccolte d’arte di primaria importanza per la loro stratificazione storica e i significati politici collegati, oltre che per il loro rilevante patrimonio storico-artistico. Il primo tomo del volume raccoglie venti saggi dedicati ad alcune famiglie dei nobiles viri, la nuova aristocrazia romana in ascesa tra Tre e Cinquecento, cercando di mettere a fuoco la manifestazione dell’identità pubblica espressa da questi gruppi sociali nelle decorazioni delle loro cappelle famigliari all’interno delle chiese più significative della città. Nel secondo tomo sono raccolte le immagini ad alta risoluzione degli spazi sui quali si è principalmente incentrata la ricerca e dei loro apparati decorativi, così da offrire un atlante iconografico che documenti lo stato attuale delle cappelle e aiuti a leggere la ricca stratificazione di opere qui conservate. Il volume sarà affiancato da un database open access, dove i risultati della ricerca saranno messi a disposizione del grande pubblico, attraverso un progetto sviluppato in sinergia con l’Archivio Storico Capitolino, il Fondo Edifici Culto, e la Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma.
Orizzonti di Federico Barocci
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 320
Questa raccolta di saggi esplora la pittura di Federico Barocci (Urbino, 1533 circa - 1612) e la sua straordinaria fama nell’Europa moderna. Importanti novità emerse da una campagna di studi internazionale riguardano gli esordi del pittore a Urbino, la produzione giovanile, la rete dei committenti diramata da Roma a Bologna, dalla Lombardia spagnola alle corti asburgiche di Praga e Madrid, ma anche la tarda attività, l’organizzazione della bottega, fino a toccare aspetti insondati della fortuna critica del pittore urbinate nel Novecento. Il fiorire degli studi su Barocci che fanno seguito alla grande mostra del 2024 (co-curata dalla stessa Anna Maria Ambrosini Massari e tenutasi alla Galleria Nazionale delle Marche) trova il suo esito in questo volume particolarmente ambizioso, che affronta capolavori assoluti della pittura di Barocci e gli snodi della sua lunga carriera. Lo correda, infine, un apparato iconografico con immagini di alta qualità.
Paul Troubetzkoy. Il principe scultore
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 192
Nato in Italia, figlio di un principe russo e di una cantante lirica americana, Paul Troubetzkoy si forma artisticamente a Milano, soggiorna a Mosca, San Pietroburgo e Parigi, conducendo, parallelamente, una brillante carriera negli Stati Uniti, grazie anche al successo ottenuto da alcune sculture che riportavano al mondo del Far West. Ritrattista di talento, seduce le élite di tutto il mondo: aristocratici, celebrità, personalità della società parigina, e persino le prime star del cinema americano. Al di là dei celebri ritratti – in particolare delle statuette-ritratto, tra gli altri raffiguranti Franklin D. Roosevelt, Enrico Caruso, Roland Garros, Giacomo Puccini... – Troubetzkoy si distingue anche nella realizzazione di monumenti pubblici e nella scultura animalier, che pratica con raffinata sensibilità, riflettendo le sue convinzioni vegetariane condivise con amici come Lev Tolstoj e George Bernard Shaw. Il volume, ricco di testi e informazioni inedite, ripercorre la carriera di questo scultore straordinario e pone la questione della scultura impressionista, intesa come «una scultura in cui la vita prevale sulla forma esatta, in cui la visione d’insieme prevale sul dettaglio e in cui l’armonia della composizione risiede nell’intensità dell’impressione», ma anche con la coeva pittura di Giovanni Segantini, Gaetano Previati e Giovanni Boldini. Dopo essere stata ospitata nelle sale del Musée d'Orsay di Parigi, la mostra approda alla Galleria d'Arte Moderna di Milano, tra le più importanti istituzioni di arte pubbliche dell'Ottocento in Italia, di cui questo volume rappresenta il catalogo ora disponibile anche in lingua italiana.
Pagine di archeologia. Viaggio letterario in Etruria e nell’Italia antica
Giuseppe Della Fina
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 160
Il diplomatico e collezionista Wilhelm Dorow nel suo volumetto Voyage Archéologique dans l’Ancienne Étrurie, pubblicato a Parigi nel 1829 e dedicato allo scultore Bertel Thorvaldsen, annota, osservando il panorama dalla finestra di un palazzo a Cortona: «A poche miglia di distanza si ammira, sulle rive del lago Trasimeno, il campo di battaglia su cui Annibale riportò la sua immortale vittoria sul console romano Flaminio: così davanti ai miei occhi si riunivano l’affascinante scena del tempo presente e uno dei momenti più gloriosi del tempo antico». Tale, in effetti, è la profondità storica dei paesaggi italiani. Passato e presente si annodano nelle pagine di questo libro attraverso i viaggi svolti nell’antica Etruria; l’incontro con i responsabili delle ricerche archeologiche in corso; o ancora, il dialogo indiretto con alcuni protagonisti della ricerca archeologica otto e novecentesca, ma anche della letteratura del secolo scorso (Bassani, Camilleri, Ungaretti e Yourcenar, tra gli altri). Il volume, che si compone di oltre quaranta racconti tra letteratura e archeologia, restituisce il tentativo di portare avanti scavi e ricerche facendone quasi delle pagine di un romanzo o di un diario, alla ricerca non tanto di reperti o di indicazioni nuove rispetto a cronologie e attribuzioni, ma di elementi per comprendere meglio il significato profondo di un’opera e il valore che può continuare ad avere nel nostro tempo. Un contemporaneo Grand Tour attraverso luoghi, oggetti, itinerari e testimonianze, antiche e moderne.
Adone tra mito e storia. Il «dio che muore» nel Rinascimento italiano
Carlo Caruso
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 256
Mitico amante di Venere, Adone ha tradizionalmente ispirato poeti e mitografi a trattare il fascino della fragile bellezza maschile funestata da morte precoce, anche se destinata periodicamente a risorgere di nuova vita nell’interpretazione allegorica del mito, tradizionalmente associato all’avvicendarsi delle stagioni. Il volume tratta principalmente della fortuna del mito adonio nella prima età moderna e, in particolare, di come l’antico mito di morte e rigenerazione venne ripreso da poeti ed eruditi, i quali assicurarono alla figura di Adone un posto unico nel rinnovato interesse per la mitologia classica. Nell’età dell'Umanesimo, la prima significativa e originalissima reviviscenza del mito adonio si deve alla poesia latina del grande umanista Giovanni Pontano (1429-1503). Il genere dell’idillio pastorale o boschereccio diffonde il mito adonio nell’ambito della poesia in volgare e in stretto rapporto con gli interpreti del mito nella pittura narrativa cinque-secentesca: Sebastiano del Piombo, Tiziano, Veronese, Cambiaso, Annibale Carracci, Rubens, van Dyck, Poussin e molti altri. La parallela diffusione di interpretazioni sincretistiche del mito di Adone è accolta in enciclopedie e repertori mitologici cinquecenteschi con insistenti richiami al valore allegorico-simbolico che una tradizione già antica assegnava alla vicenda e che avrà larga fortuna anche nei secoli successivi. Alla tradizione sincretistica si richiama Giovan Battista Marino in parti dell’Adone (Parigi 1623), il più celebre poema dell’età barocca e il più lungo della letteratura italiana, rielaborando arditamente certi aspetti del mito in un complesso omaggio alla dinastia dei Borboni di Francia. Vivaci polemiche letterarie e ideologiche seguirono alla pubblicazione del poema fino a provocarne la censura da parte dell'indice e indurne una ricezione assai singolare, divisa fra pubblico biasimo e segreta ammirazione.
Nel nostro tempo
Eugenio Montale
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2026
pagine: 88
Pubblicato per la prima (e unica) volta nel 1972 da Rizzoli nella Biblioteca dell’Istituto Accademico di Roma, Nel nostro tempo si presenta come un collage di pensieri, stralci di interviste e interventi dispersi di Montale, raccolti dal filosofo e storico della filosofia Riccardo Campa, con l’intento di offrire una prima summa del pensiero montaliano. All’inizio degli anni Settanta, anche in vista della candidatura al premio Nobel (poi vinto nel 1975), Montale sentiva infatti l’esigenza di offrire un compendio delle sue riflessioni sulla cultura, l’arte, la società del suo tempo, rivendicando per sé il profilo di un poeta-critico-pensatore la cui statura sarebbe poi emersa con chiarezza negli anni a seguire. A distanza di oltre cinquant’anni, riproporre al pubblico questo agile volume significa certificare la centralità dei lavori montaliani non solo nel panorama della poesia novecentesca, ma anche in quello della critica della società, come la chiamava Gyorgy Lukács. Il testo consente infatti molteplici piani di lettura, non ultimo quella che guarda più direttamente al nostro presente e che consente dunque di misurare punti di tangenza e linee di discontinuità tra le riflessioni montaliane e la società letteraria e artistica attuale. Montale è in effetti tra i primi poeti in Italia a riflettere sul cambio di statuto dell’opera d’arte nella modernità, sulla sua “fruizione” nell’ambito della società mass mediatica, sul rapporto tra arte, tecnologia, lavoro. Riflettendo sul suo “tempo”, Montale riflette sul suo ruolo di poeta rispetto alla società dei consumi, sui mutamenti dei rapporti di equilibrio tra arte, letteratura, società, di come cioè la storia “ferisce” gli uomini e di come gli uomini trovano delle strategie per abitare queste ferite. La poesia che apre il volume, In un giardino “italiano”, è sintesi perfetta (e criptica, come sempre in Montale) di questo scenario, poi escusso in modo rabdomantico e geniale nel libro. «L’idea di un’opera che possa resistere al tempo si fa quindi di giorno in giorno più anacronistica: l’opera deve bruciarsi nel momento in cui è richiesta e goduta dal cosiddetto suo utente».

