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Medusa Edizioni

Breton. Lo sciamano della poesia

Breton. Lo sciamano della poesia

Libro: Copertina morbida

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2019

pagine: 138

«Il neonato piangeva nella sua culla e il padre disse: "Mi ricordo di Babilonia". Poi la madre lo coricò in una piccola vettura trainata da un leone e una vergine nuda. Era il 18 febbraio 1896, e tutti compresero che non bisogna risalire fino al gesto confondente. Mentre leggeva Baudelaire, Huysmans, Mallarmé e Barrès, una folla di donne-tronco molto belle, con una lumaca sulla testa, lo contemplava a mani giunte. Fu allora, nel 1913, che conobbe Paul Valéry, perché il regno del linguaggio esige la più grande agitazione. A volte i serpenti portavano cappelli a cilindro, le gigantesche cicale si sedevano in poltrone rotonde, un'aquila leggeva la "Divina Commedia". Il poeta, mobilitato nel 1915, era stato assegnato a un centro di neuropsichiatria. Ma i serpenti, le cicale e le aquile sanno che il sogno è di un'innocenza selvaggia. L'inventore ha due scale di ferro che fanno comunicare la gola con il cervello, Sarah Bernhardt ha il volto coperto di nature morte impressioniste, e il poeta (che, nel 1919, pubblica il suo primo libro, "Mont de Piété") ha la parola "speranza" scritta sulle dita. Freud, Aragon, Ernst, Tzara, Soupault, Desnos, Picabia, gli amici del poeta danzarono al Ballo degli Incoerenti con delle vedove bianche e nere, con le Preziose di Abraham Fosse e le lascive sonnambule, mentre la bella e la bestia giocavano a sodomizzarsi. È nel 1924 che esplode il "Manifesto del Surrealismo", nell'avenue de Raymond Roussel, nell'inverno di Arcimboldo, nelle matematiche di Lewis Carroll, nei viaggi fantastici di Goya, nelle immagini della confusione di Rimbaud, nei seni eretti di tutte le donne e negli indomani che cantano. Chi non ha visto Nadja, nel 1928, scivolando sui pattini, una torcia in mano, rivelare a Dracula, Don Chisciotte e Casanova il segreto dell'assurdo? (...) Il poeta viaggiò e percorse così i mille meandri dietro lo specchio, le follie e i fantasmi, nudo, a cavallo di una vacca dalle corna dorate, portando sulla testa una colomba bianca. Lontano, nella sfera, gli innamorati si abbracciavano, a testa in giù. Dall'"Ode à Charles Fourier" al "Surréalisme, méme" e "La Brèche", il poeta vide, tra altre innumerevoli meraviglie, la donna sorgere, adulta, dalla breccia aperta a colpi d'ascia nel cranio di un vegliardo dalla barba bianca e dagli enigmi a forma di automobile marciante a tutto gas. E nel 1966 il poeta morì senza morire».(Arrabal)
18,00

La legione straniera

La legione straniera

Pierre Mac Orlan

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2019

pagine: 170

Il 26 marzo 1863 un reggimento della Legione era sbarcato a Vera Cruz, in Messico. Un mese dopo, il 30 aprile, presso il villaggio di Camarón de Tejeda, i legionari, comandati dal capitano Jean Danjou, vennero attaccati e decimati dai nativi messicani guidati dal colonnello Francisco de Paula Milàn. Quella data e il luogo, Camerone, rappresentano il vero mito di fondazione della Legione straniera francese. Ogni anno a Aubagne, nell'entroterra della Costa Azzurra, dove ha sede il comando generale dei legionari e dove avvengono ancora oggi gli arruolamenti, si celebra quella data "sacrificale" e un simulacro in legno che raffigura la mano del capitano Danjou viene mostrato come una reliquia che fonda nel sangue la gloria dell'arma. Molto controversa è la storia della Legione fin dalla sua nascita nel 1831 per decreto di Luigi Filippo; ai quattro angoli del pianeta ha versato sangue proprio e dei suoi nemici, senza risparmiarsi crudeltà e gesti eroici. È un corpo speciale che raduna i "dannati della terra": delusi dalle rivoluzioni, gente in fuga dalla giustizia e altri alla ricerca di un lavoro per vivere in modo non troppo diverso dai mercenari. Uomini che non hanno origini comuni e valori patriottici da difendere, ai quali si attaglia molto bene il "vincere o morire". Ma è il loro riconoscersi come corpo e la mistica della guerra a mantenerli uniti e fedeli l'uno all'altro. Sono, a ben vedere, una espressione militare, forse la più singolare in Europa, dell'epoca coloniale. In questo breve saggio "storico" del 1933 uno dei più intriganti scrittori francesi, Pierre Mac Orlan, "avventuriero" della parola, ce ne restituisce un'immagine ancora "romantica", senza nascondersi i lati meno edificanti della Legione.
15,00

Pasternak

Pasternak

Thomas Merton

Libro: Copertina morbida

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2019

pagine: 92

Come lo stesso Merton osserva nell'ultima parte di questo libro, il segno principale da cui si riconosce il cristianesimo di Pasternak nella sua opera creativa è la libertà, che è anche una diversa concezione della storia rispetto alla visione sovietica che, già nel momento in cui Pasternak scrive "Il dottor Zivago", mostrava le prime crepe. Che per Pasternak sia una «idea della libertà personale e della vita come sacrificio», è soltanto una piena declinazione della verità, che molti suoi contemporanei nell'Urss hanno sperimentato e pagato di persona. Lungi dall'essere un'apologia cristiana di Pasternak, questo saggio del monaco Merton continua a sorprendere per la sua capacità di lettura trasversale fra le ragioni dell'arte e della letteratura e il grado di testimonianza che esse rendono al proprio tempo. Le qualità - estetiche del "Dottor Zivago" non sono una sovrastruttura borghese, come non lo è il senso religioso che vi spira dalla prima all'ultima pagina, ma una trasparente e fedele resa artistica della vita e della possibilità di far comprendere all'uomo quanto sia necessaria per allontanare dal nostro orizzonte le ombre di quella che già allora Merton definiva «l'alba fumosa di un'era apocalittica». Un monito anche per l'Occidente di oggi.
12,00

Il dossier «Bagatelle». La polemica su Céline in Francia e in Italia

Il dossier «Bagatelle». La polemica su Céline in Francia e in Italia

Libro: Libro rilegato

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2019

pagine: 154

Libro di infinita ed esasperata rabbia nei confronti degli ebrei, "Bagatelle per un massacro" (1938) sollevò in Francia critiche ed entusiasmi, che questo libro documenta nei passaggi più rilevanti. Qualche anno dopo l'atroce constatazione: ciò che Céline augurava agli ebrei si era puntualmente verificato nella Germania nazista. Letti retrospettivamente le "Bagatelle" e le reazioni dei critici segnano un passaggio decisivo nella cultura francese. Céline riassume in quel velenoso pamphlet secoli di pregiudizio antisemita proiettandolo nello spazio di un potente immaginario polemico, in realtà utilizzabile, e in parte utilizzato, all'occorrenza per qualsiasi causa. Molti, a sinistra, pensavano, dopo "Viaggio al termine della notte" (1932), di poter piegare la forza del linguaggio di questo scrittore ai propri fini politici. Con "Bagatelle" la delusione e il rammarico. Ma anche a destra l'appoggio al pamphlet è sempre accompagnato da distinguo e puntualizzazioni. La sua forza espressiva deve essere confinata a una funzione retorica, gli argomenti contro gli ebrei dovevano avere ben altro sostegno. Eppure, la storia della Shoah ha testimoniato che tutti quei distinguo non valevano nulla di fronte alla realtà dello sterminio nazista. Di "Bagatelle" se ne torna a parlare in Italia nel 1981, quando l'immagine dello scrittore ormai riconosciuto tra i più importanti per stile e linguaggio, si completa con la traduzione dell'urticante pamphlet. Quasi dimenticato in Francia, non viene accolto nei volumi della collezione Pléiade (anche per volontà della vedova di Céline, che non vuole fomentare l'odio verso di lui), l'editore Guanda lo traduce integralmente dopo la prima edizione del 1938, ampiamente censurata dal fascismo. Un dibattito, breve ma intenso, ridisegna i confini di ciò che è permesso e ciò che è proibito. Un anticipo sostanzioso di quello che si andava definendo come politically correct.
18,00

L'illusione del giocatore di scacchi. Saggio di algebra lineare

L'illusione del giocatore di scacchi. Saggio di algebra lineare

Victor Cornetz

Libro: Copertina morbida

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2018

pagine: 125

«Il giocatore è sempre tentato di attribuirsi un valore superiore al suo valore reale. Questa è la tesi che espone il curioso studio, in parte psicologico e in parte algebrico, di un ingegnere algerino, Victor Cornetz. Il desiderio di vincere, il ricordo dei passati successi, la fiducia in se stesso fan sì che il giocatore, a un certo punto, si creda inevitabilmente più forte di quanto in realtà non sia. Ragion per cui se vince non ne resta sorpreso; ma se perde ripete fra sé "avrei potuto fare di meglio, non ci ho messo tutto il mio valore, tutta la mia attenzione". Perché questa considerazione possa dirsi corretta, il giocatore dovrebbe basare l'idea della sua forza non solo sulla media delle precedenti vittorie ma anche su quella delle sconfitte. Ebbene, l'amor proprio impedisce alla mente di rivivere le brutte partite abbastanza fedelmente da controbilanciare il ricordo delle partite vincenti. Il giocatore dunque finisce per sovrastimarsi costantemente, e in perfetta buona fede... Cornetz si occupa soprattutto del giocatore di scacchi, ma le sue osservazioni valgono per tutti i giochi che non sono puramente d'azzardo, per la lotta, gli scontri di scherma e, si potrebbe aggiungere, per le battaglie militari, persino le più importanti. Guidare una battaglia significa giocare una partita. La psicologia del giocatore è anche quella del generale. Quante battaglie perse perché il generale si attribuiva un valore superiore a quello reale! Quanti governi caduti per essersi abbandonati all'illusione del loro amor proprio.» (Remy de Gourmont)
14,00

Revenants (a volte ritornano). Racconti d'incubi e fantasmi

Revenants (a volte ritornano). Racconti d'incubi e fantasmi

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2018

pagine: 113

«Nella loro reazione al positivismo imperante e al perbenismo borghese, gli autori qui raccolti (da Jean Lorrain a L'Isle-Adam, a un Remy de Gourmont sotto pseudonimo e in chiaro) insistono particolarmente sul lato erotico dell'incontro con l'Altro. L'incubo (maschile) è quello che ti si siede sopra, il succubo (femminile) quello che ti sta sotto: a buon intenditor poche parole. Non c'è misterioso incubo o inquietante fantasma che non sia di bellezza irresistibile, con tutti i tratti del topos decadente o preraffaellita (esilità, pallore, capelli neri o rossi, labbra rosse) o, in alternativa, capace di donare gioie carnali ineffabili, come il demone Péhor — che altro non è che l'incarnazione della mania sessuale dell'infelice protagonista del racconto, di estrazione contadina, senza salotti in cui cercare prede né oppio in cui affogare i suoi turbamenti... Frutti di una mente che gira su se stessa, nell'incapacità di relazionarsi con il resto del mondo, anche i demoni e fantasmi dei simbolisti ci parlano del disagio psichico molto più di quanto ci parlino di arte, sesso, arredamento d'interni o stili poetico-musicali. E a volte ritornano: i vampiri sono tornati di moda da qualche decennio; oggi, in particolare, in tutto un filone di racconti per ragazzi e giovani adulti che nuovamente gioca sul filo sottile tra mistero ed eros, in una società che sembrava non avere più tabù e invece si scopre insospettabilmente vittoriana.» (Luana Salvarani)
12,00

Antichi, moderni e primitivi. Alle radici della ribellione nell'arte

Antichi, moderni e primitivi. Alle radici della ribellione nell'arte

Ernst H. Gombrich

Libro: Copertina morbida

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2018

pagine: 106

Tra i due testi di Ernst Gombrich raccolti in questo volume passano quasi vent'anni. Il primo, "The Debate on Primitivism in Ancient Rhetoric", risale al 1966. Il secondo, invece, è il testo di una lectio magistralis che il grande studioso tenne a Napoli nel 1984, sul "gusto dei primitivi". Al centro di entrambi è la riflessione sull'idea - che Gombrich dimostra essere ciclica nella storia dell'arte perché propria della storia del pensiero, mentre quella di "progresso" è relativamente recente - per cui le opere più antiche e meno sofisticate siano in qualche modo superiori moralmente ed esteticamente a quelle successive, molli e decadenti. Da qui l'esigenza di continue riforme (tipiche per esempio delle religioni e delle forme a esse collegate, da quelle liturgiche a quelle artistiche) che ritrovino la forza vitale delle origini. Una questione tutt'altro che "accademica" perché riguarda il nostro tempo più di quanto non si pensi. L'arte di oggi ha ancora il senso genuino, primitivo, delle grandi epoche di rinnovamento del linguaggio artistico oppure sta vivendo una "ciclica" fase di decadenza? La risposta si trova in queste pagine. Prefazione di Alessandro Beltrami.
13,50

La più bella compagnia

La più bella compagnia

Kathleen Jamie

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2018

pagine: 131

The Bonniest Companie, spelling scozzese, è la settima silloge di Kathleen Jamie, scritta e sostenuta dalla "tremendous energy" - parole sue - della campagna per l'indipendenza della Scozia in vista del referendum del settembre 2014, che però sancirà la vittoria del "no". Attivista e fervente sostenitrice del "sì", Kathleen Jamie decise di esprimere quell'energia scrivendo, se possibile, una poesia la settimana. La sfida della scrittura fu vinta, la sconfitta del referendum cocente, ma l'energia intatta. Così dice Jamie, infatti, nella poesia "23/9/14" scritta qualche giorno dopo il risultato: «Dunque eccoci qua, / abbattuti e sfiniti / ammantati di speranze in frantumi /... È martedì. Di nuovo in piedi. / Oggi si ricomincia». I temi della sua poesia, in questa come in precedenti raccolte, sono per lo più quelli della natura che la circonda, della Scozia selvaggia e domestica, quella esplorata in lunghe escursioni e quella più vicina a casa, con la sua flora e la sua fauna, tanti fiori e alberi, merli, sterne, falchi (Jamie è esperta ornitologa), cervi e soprattutto cerve. Ma non solo. Ci sono anche liriche più intime, temi come la maternità, la nascita, l'amore, ricordi d'infanzia. Una continua interazione tra mondo naturale ed essere umano, uno stupore e una costante conversazione con la natura animano e illuminano queste poesie. Freschezza e immediatezza, vitalità ed energia, profondità di pensiero, sorprendenti metafore, ricchezza lessicale. Tutto ciò viene esaltato dall'uso della parlata scozzese (Scots). Infatti Jamie scrive in standard English ma con termini scozzesi qua e là, per ottenere i più diversi effetti speciali, a volte di vigore, energia, vitalità, oppure di familiarità, tenerezza, intimità, a volte ancora di affettuoso umorismo, di ironica simpatia.
16,00

Alcuni progressi nello studio del cuore umano. Proust e Freud

Alcuni progressi nello studio del cuore umano. Proust e Freud

Jacques Rivière

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2017

pagine: 166

Marcel Proust e Jacques Rivière, lo scrittore e il critico, entrambi di esasperata sensibilità, morale ed estetica. Come in ogni coppia che si rispetti non può mancare il terzo: Sigmund Freud. Non solo, il primo scrive il suo fluviale romanzo come se fosse la sua personale resa dei conti con la propria sensibilità di uomo prima ancora che di scrittore; il critico, affascinato dall'enorme e inarrestabile capacità di scandaglio dell'animo umano che il romanziere dispiega nelle sue pagine non può che confrontarlo con lo scopritore dell'inconscio, o meglio, della presa che esercita sulla coscienza. Anche quest'ultimo promette bene quanto a «studio del cuore umano», narrazione compresa (basti pensare alla qualità letteraria dei casi clinici e dell'inaugurale Interpretazione dei sogni). Il tutto giocato sul filo di una probità intellettuale che il cattolico Rivière sa che è messa a dura prova dalla diffidenza di Freud verso la coscienza che si vuole chiara e distinta e che invece ai suoi occhi tale non è; così come dalla proustiana sfiducia nei confronti dei sentimenti. I due grandi spioni della coscienza lo inquietano e Proust, dichiara Rivière, è il «più spaventoso rivelatore su me stesso che potessi incontrare». Pronunciati come discorsi al Vieux-Colombier e a Monaco, tra il 1923 e il 1924, con l'appendice di altri due interventi, questi scritti di Rivière raccolgono una delle riflessioni critiche più acute, e anticipatrici, sul rapporto tra romanzo e verità dell'uomo e della sua coscienza alla luce delle prime formulazioni della psicoanalisi freudiana. È uno sguardo e un'attenzione a cui manca davvero poco per rivolgere il sospetto sugli stessi che lo promuovono. Come interpretare altrimenti la domanda finale di Rivière? «L'opera d'arte deve il suo potere di seduzione ad un certo slancio illusorio del pensiero. Sopravviverà se lo scrittore si proporrà quale compito fondamentale quello di contrastare tali forze e di smascherarle?».
18,00

Enigma in Vaticano

Enigma in Vaticano

Frédérick Tristan

Libro

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2008

pagine: 320

I fili di due storie s'intrecciano in questo romanzo-thriller. Il primo ci trasporta a Roma, nei Palazzi Vaticani, durante i primi anni di pontificato di Karol Wojtyla. Qui, in una sala della Biblioteca Vaticana, un piccolo gruppo di uomini (tra cui spiccano il nunzio apostolico monsignor Caracolli, il gesuita Joseph Moréchet, il professor Standup e Adrien Salvat, un investigatore francese, emulo di Poirot e Maigret), è impegnato nella traduzione di un misterioso manoscritto dell'XI secolo, la Vita di Silvestro. Salvat scopre che in quell'epoca il manoscritto era stato segnato con il numero 666, il marchio dell'infamia; e che aggiunte apocrife sono state fatte nel XVI secolo a Venezia e infine ai nostri giorni da un falsario polacco. Pingue, accanito fumatore di sigari dall'odore pestilenziale, Salvat decifra con acume le trame di un complotto ordito da Mosca per screditare la Chiesa o, in alternativa, per preparare il terreno a un attentato contro Giovanni Paolo II. Il secondo racconto, che emerge dalle pagine del manoscritto, è proprio quello della vita di Silvestro, ambientato nel Mediterraneo orientale durante il I secolo d.C. Acuta riflessione sulla natura enigmatica del mondo, la scena finale del romanzo vede Salvat e Silvestro incontrarsi in sogno e in quel momento i due fili del racconto si riannodano in un nuovo enigma.
25,00

Monsieur d'Amercœur

Henri de Régnier

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2025

pagine: 129

"La Canne de jaspe", unanimemente considerato uno dei vertici della scrittura di Régnier, uscì nel 1897 presso il Mercure de France. La raccolta contiene "Contes à soi-même" e "Le Trèfle noir", già anticipati in volumi autonomi nel 1894 e nel 1895, arricchita dagli otto capitoli, inediti, di "Monsieur d'Amercœur". Il nome del protagonista delinea esaurientemente il retaggio autobiografico, celato sotto un'amarezza che dilania il cuore con l'inesorabilità di un'edera velenosa. Proposta per la prima volta in italiano, questa novella costituisce uno dei tipici congegni narrativi dell'autore normanno, in bilico tra suggestioni oniriche e una visione labirintica frutto di molteplici rifrazioni di specchi deformanti. Il racconto scorre intorno a una vicenda che si profila attraverso continui cambi di registro ed episodi imprevedibili, non sempre riconducibili razionalmente al contesto della storia narrata. Ma se queste incongruità ne circoscrivono la verosimiglianza (si veda l'episodio vampiresco che contrassegna l'uccisione di Madame de Ferlinde quale sorta di crudele mise en abyme), al tempo stesso ne costituiscono il fascino, proiettando il racconto in una dimensione fantastica che non sarebbe spiaciuta a Borges.
14,50

Ars moriendi. Le metamorfosi di Antonio Mottolese

Ars moriendi. Le metamorfosi di Antonio Mottolese

Maurizio Cecchetti

Libro

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2025

pagine: 112

Nei tre saggi raccolti in questo volume, scritti nell'arco di tre decenni, Maurizio Cecchetti identifica un nucleo saldo dell'opera di Antonio Mottolese, sotteso a tutte le metamorfosi, degli oggetti e delle tecniche, che hanno attraversato negli anni il lavoro di questo artista, "uno dei più formidabili artisti del disegno che l'Italia abbia avuto da molti anni a questa parte". I disegni di carcasse di uccelli, i resti di animali inglobati nel metacrilato, le Croci su cui vorticano straziate macchie di colore indicano vie per strappare alla morte le sue vittime, per riconsegnarle allo sguardo dei vivi; sono pratiche e oggetti che istituiscono nuovi rituali, riconsegnano i resti dei corpi martoriati dalla morte alla sfera del sacro, rinnovano la nostra capacità di riconoscere persino nella decomposizione dei corpi le tracce della rinascita della vita, la potenza di vita celebrata nel mito, nell'immaginario. Ridestano la nostra pietas, tratto fondamentale del nostro essere umani, di un'identità antropologica e culturale che ha preso forma nel corso di millenni. Atti di resistenza alla morte, tracce di speranza di vita, proprio dove sembrerebbe più implausibile incontrarle. Nulla a che fare con un compiacimento gradevolmente nichilista o con la ricerca di effetti grandguignoleschi. Davvero, come Cecchetti ripete più volte, Antonio Mottolese è in definitiva un alchimista. (R.P.)
21,00

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