Lubrina Bramani Editore
Contaminazioni. Un approccio interdisciplinare
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 356
Per dovere di cronaca, questa iniziativa editoriale non nasce da una riflessione sul contesto storico: era già prevista mesi prima dell'ondata pandemica di inizio 2020, come "atti" di un convegno rinviato e convertito, tempo dopo, in webinar. Una strana coincidenza, per usare eufemismo, che però ha reso ancora più stringente l'argomento del dibattito originario, almeno in senso lato. Se nell'immediata quotidianità la contaminazione rimanda, per l'appunto, al pericolo di contagio, alle mascherine, all'isolamento, su un piano più astratto può articolarsi come modalità di pensiero, come strumento ermeneutico per leggere una miriade di relazioni culturali e di forme espressive. Va da sé che le due declinazioni del paradigma non si escludono a vicenda, anzi. Dunque, oltre a quella del virus che ancora oggi minaccia il mondo intero, quali altre contaminazioni, negative o positive, permeano la filosofia, l'arte, la scienza e la società del presente? Quali, nel passato, offrono degli spunti di indagine ancora validi e attuali? A inaugurare la miscellanea, ricalcando la keynote lecture della conferenza, rimane il saggio sull'Antropocene, che in qualche maniera anticipa e include molti degli spunti a venire (Elena Bougleux). Segue la sezione Nuove metamorfosi: l'uomo e l'animale (Mike Belingheri, Chiara Stefanoni), in cui la trasformazione, intesa in chiave metaforica e/o ideologica, diventa protagonista. L'essere molteplice e le identità plurali alterna letteratura, arte visuale e filosofia all'insegna dell'indagine sul corpo e sull'io, sull'uomo e sulla natura, sul senso dell'essere e del nulla (Beatrice Melodia Festa, Benedetta Milani, Nazareno Pastorino, Danilo Serra). Hard e soft science: scienze a confronto adotta uno sguardo incrociato su etnografia e cultura economica, musicologia e fisica, storia della scienza e biografia (Barbara Aiolfi, Luigi Finarelli, Francesca Lo Vetere). A sua volta di respiro molto ampio Prospettive transnazionali fra letteratura e linguistica, incentrato sul contatto di lingue e narrazioni appartenenti a contesti diversi (Matteo Gallo Stampino, Albana Muco, Elena Ravera, Alessandro Secomandi). Generi contaminati nel teatro e nel romanzo si concentra più prettamente sulla fusione di stili, forme e regimi letterari in una circoscritta serie di casi (Andrea Grassi, Martina Elisabetta Misia). Infine, Culture a contatto conclude il volume analizzando l'incontro/scontro tra culture colonizzate e colonizzatrici, o più genericamente distanti nel tempo e nello spazio (Fernanda Haydeé Pavié Santana, Valentina Romanzi). Fra campi lontanissimi tra loro e curiose convergenze, approcci macro e microscopici, fili diretti e analogie, un possibile consiglio per i lettori è di "affrontare" Contaminazioni in modo erratico, nomade, spostandosi da una sezione all'altra, senza limitarsi ad attraversarla linearmente. In effetti, questa ricchezza magmatica di idee, di strumenti e di interpretazioni è forse il maggior motivo di fascino per una raccolta che proprio nell'eterogeneità trova il suo punto di forza: al pubblico l'"onere" di perdersi nel suo caleidoscopio, di tracciare nuove linee fra le sue aree di ricerca, di proporre risposte ulteriori ai suoi numerosi interrogativi.
Maurizio Mazzoleni. Toccare il cielo con un mito. Oratorio di San Lupo
Libro: Libro rilegato
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 56
In quindici anni di attività espositiva (dal 31 ottobre 2007) l'architettura anomala e vagamente sinistra di San Lupo ha visto passare una ventina di artisti. Qualcuno di essi anche particolarmente celebrato. Altri di prestigio più circoscritto. Ma tutti seriamente impegnati sul piano di una ricerca dai valori indiscutibili. Nessuno, nemmeno i più grandi, ha preso alla leggera uno spazio che può divorare chiunque lo affronti con sufficienza. Ciascuno tuttavia gli ha fatto fronte con energie proprie e armi creative ogni volta encomiabili. L'umiltà non inibisce, socchiude le porte del possibile. Maurizio Mazzoleni immaginava da anni questa sfida, circospetto e silenzioso frequentatore degli agonismi andati in scena in questo luogo, mettendo pazientemente a punto i dettagli di una intuizione subitanea, tenuta in serbo nel tempo e divenuta volontà esplicita al momento giusto. Solo visto questo prisma finalmente innalzato si sono potute comprendere le parole, indefinite e quasi oracolari, che cercavano di farlo presagire nei prodromi della sua realizzazione. La sua impressione di saldezza e insieme di slancio danno ragione della caparbietà con cui è stato concepito fin dal principio. Il suo artefice giura di avervi immesso i suoi ricordi di infanzia, quando da bambino si arrampicava sugli alberi o su qualche colonna di chiesa, pieno di soggezione per certe altezze che fanno venire voglia di essere scalate. Spunta così questa torre di babele per San Lupo, da vecchi giochi trasformati in invenzione, sbocciata dal pavimento come un gigantesco vegetale che cerca la luce e porta con sé tracce di terra divenute segni. Del famoso mito biblico che la ispira, non sembra conservare granché, se non questa impressione di molteplicità raccolta nell'unità di una spinta ascendente, una congerie di figure che solo nel loro insieme possono apparire indiscernibili, mentre uno sguardo attento le può notare tutte uniche, nuove, irripetibili. Dalla prefazione di Giuliano Zanchi.
Dalle insurrezioni alle istituzioni. Giovanni Battista Camozzi Vertova a Bergamo tra 1848 e 1871
Fabrizio Costantini
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 160
Impegno civico è il Leitmotiv intorno al quale ruota il volume di Fabrizio Costantini. Da un lato esso ricostruisce le vicende personali e politiche di un uomo del Risorgimento che dedica la propria vita al bene pubblico, dall'altro il libro è il frutto concreto di una rete virtuosa di collaborazione tra il Comune di Bergamo e le principali realtà culturali cittadine per la promozione della ricerca storica sull'operato del primo sindaco della città. Impegno civico del fare memoria, dunque, a partire dalla sollecitazione della professoressa Mariella Tosoni dell'Associazione Storica Dalminese, che, in una lettera del 1° marzo 2017, richiamava l'attenzione sulla necessità di dedicare alla figura di Giovanni Battista Camozzi Vertova uno studio approfondito in previsione del bicentenario della sua nascita. La memoria di Giovanni Battista da sempre è un po' offuscata dalla fama del fratello Gabriele, ricordato anche nella toponomastica cittadina e a questo bisognava porre rimedio. L'invito è accolto dal Comune e dalle istituzioni di cultura locale che danno vita a un tavolo di confronto con un duplice intento: la ricognizione delle fonti conservate nei diversi archivi legate all'operato di Giovanni Battista e la promozione di uno studio in merito. Al tavolo partecipano, oltre al Comune di Bergamo, al Museo delle storie e all'Associazione Storica Dalminese, la Fondazione Accademia Carrara, l'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti, l'Archivio di Stato, la Biblioteca Civica Angelo Mai, il Comitato locale della Croce Rossa, il Museo Civico di Scienze Naturali Enrico Caffi, l'Università degli Studi di Bergamo e le Associazioni degli Amici della Biblioteca Civica Angelo Mai e del Museo storico. In ciascuna di queste realtà istituzionali Giovanni Battista Camozzi Vertova ha dato il suo contributo e lasciato traccia di un variegato impegno: oltre a quello di combattente e sostenitore del Risorgimento e al suo ruolo di senatore del Regno, quello di attento amministratore locale, di uomo di cultura nelle principali realtà cittadine e anche quello in ambito sociale, come presidente della sede locale della Croce Rossa. La sua concezione politica, da intendersi nel senso più ampio e completo del termine di "uomo attento alla polis", è racchiusa in un suo testo autografo, conservato tra le carte dell'archivio documentario del Museo delle storie di Bergamo, per un discorso tenuto in occasione della permanenza di Garibaldi a Trescore nel maggio 1862: "Non sono i soli fasti guerreschi che costituiscono le grandezze di un popolo, ma lo stabilirsi di quelle libere istituzioni che valgono a sviluppare tutti quegli elementi d'intelligenza, di moralità, di ricchezza, e di forza, di cui un paese può essere suscettibile. Ora fra i mezzi che più sensibilmente servono a questo scopo, s'offre potentissimo quello dell'associazione. L'uomo isolato non sente, né pensa come l'uomo riunito a altri uomini, e quel pensjero collettivo necessario all'ordine, al progresso della società [...], non avrebbe vita, laddove il principio d'associazione fosse proscritto. Né le idee avrebbero il loro pieno sviluppo se l'uomo non potesse liberamente ad altri manifestarle [...] Pertanto invece a vivere di vita collettiva, associata, l'uomo non può più vedere il suo vantaggio disgiunto dal vantaggio altrui, non più considerare gli altrui mali, come mali a cui sia egli straniero, anzi è costretto piangere dell'altrui pianto, gioire dell'altrui gioja, perché suoi i dolori, sua l'allegrezza di tutti coloro che gli stanno vicini." Queste parole aiutano a comprendere il significato dell'intera biografia del Camozzi Vertova. Un impegno che si traduce anche nella preservazione della memoria con la consapevolezza di aver preso parte a un processo politico rilevante anche per i posteri. (dalla presentazione di Carlo Salvioni, Presidente dell'Associazione amici del Museo Storico di Bergamo)
Uomini immaginati. Maschilità in metamorfosi
Cristiana Ottaviano
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 52
Un testo è fatto di quello che dice e anche di quello che non dice, delle cose che mostra evidentemente scelte rispetto a quelle che scarta. Qui non si resta soltanto ai (mis)fatti degli uomini tristemente conosciuti ma si alza il tiro sull'immaginario. Cristiana e Sophie raccontano e disegnano e fanno poesia di "uomini immaginati", che non vuol dire fantasticati o irreali, anzi: "Uomini amici, amanti, colleghi, padri, sconosciuti della porta accanto, volti noti dell'universo mediale. Uomini molto diversi tra loro…". Piuttosto sono uomini raccontati attraverso un immaginario ampio ed è questa la scelta che allarga le maglie di questo libro. Quindi si parla di "maschilità plurali" che raramente trovano una rappresentazione: perché fino a ieri eravamo noi maschi a vedere non visti, a parlare del mondo, di tutto tranne che di noi stessi; e perché anche adesso, quando si parla del maschile, spesso lo si inquadra nel canone della maschilità egemone, dominante, tossica… sicuramente con tutta la sua ragione di essere, che ci riporta all'ordine del dominio maschile e al suo strumento della violenza, ma che rischia di far fuori ogni altra narrazione. E ancora, qui non si polarizza tra uomini buoni e cattivi a tutto tondo: accanto alla discussione delle categorie come "la crisi del maschile" c'è spazio per metterle in tensione con il racconto della cura, della discontinuità generazionale dai padri, dei nuovi inizi e delle trasformazioni in atto. "Un uomo… / Forte e debole ma insieme / Un uomo umano", di questo raccontano Cristiana e Sophie. Ora, se questo libro riesce a vedere cose nuove nella maschilità senza rimuoverne l'ombra, l'aggancio più forte per me sta proprio nel come è fatto questo sguardo per vederle. Mi torna in mente Le parole per dirlo di Marie Cardinal e la sensazione di sentire nascere quelle parole nel suo racconto, parole nuove con cui quella donna riusciva a contattarsi, ad afferrare qualcosa di sé e portarlo fuori, ad ascoltarsi e a dirsi. In un altro registro, anche le parole di Cristiana e le "parole piccole e grandi immagini" di Sophie ci restituiscono qualcosa di nuovo e profondo, dallo scambio con uomini che hanno raccontato le proprie storie in laboratori, focus group, esperienze sociali e artistiche. Qui non sono riportate direttamente le storie di quegli uomini ma ci ritorna il senso, il segno che quelle hanno impresso, assieme a tante altre, nel linguaggio di queste due donne che ce lo raccontano (le chiamano "le nostre contro-narrazioni"). Cristiana, che ho conosciuto come una donna di confine tra l'insegnamento universitario a Bergamo e l'associazione Alilò di cui è un'anima, cerca le parole della sociologia, quella che si muove "ai margini", quella che ci appassiona quando ha il coraggio di smettere di mimare le scienze dure e ritorna scienza sociale, quando decide di uscire dalla cittadella universitaria e dal pre-concetto dei questionari per ascoltare a fondo e contaminarsi con le storie delle persone. Le storie che si raccontano in modo nuovo possono generare o si possono accordare a nuove categorie per nominare la vita reale, per riconoscere le sue direzioni di senso (come quella di "metamorfosi" del maschile). Invece le immagini di Sophie, come dice lei, seguono "un lavoro di rivelazione". Vengono da dentro, hanno qualcosa di onirico nel suo tratto che si sparge, nelle forme di questi "uomini immaginati" che mi riportano alle illustrazioni di fiabe viste da bambino o ad alcuni bozzetti del '900. E poi ci sono parole liberate, di poesie, che mi sembrano dialogare con ogni uomo disegnato. D'altra parte Sophie è un'artista che usa entrare in un dialogo radicale con il testo a cui lavora: ci entra ripensando lo spazio del teatro da scenografa, con il suo corpo e la sua voce prestati alle marionette, con la sua personalissima lettura del testo che mette in scena, come la sua "Isotta" che reinventa con grande libertà di donna il testo originario. (dalla prefazione di Alessio Miceli)
Restiamo umani. Diventare umanità
Cristiana Ottaviano, Elena Agosti
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 88
Il progetto di Public Engagement dell'Università di Bergamo dal titolo 'Restiamo umani': riflessioni, pratiche e suggestioni per una comunità che accoglie è stato pensato e finanziato in un tempo che oggi - nel 2021 - sembra un'altra era: quella del pre-Covid. Era il 2019, poco più di un anno fa, non tantissimo tempo, eppure... quel mondo ci sembra lontanissimo, un mondo altro, un mondo perduto che in troppi e troppe rimpiangono senza forse rendersi conto che le radici della tragedia sanitaria (e non solo), che stiamo vivendo ora, affondano anche negli stili di vita che caratterizzavano profondamente quel tempo agognato. Il virus ha reso esplicita, evidente, inequivocabile la vulnerabilità come condizione umana che tutti e tutte connota. Non che prima non lo sapessimo, ma ora appare più difficile far finta di non saperlo o negarlo e comportarsi come se l'esistenza di ciascuno/a di noi non fosse interdipendente e connessa a quella altrui. La nostra vulnerabilità e le nostre comunità ritrovate nella prima ondata dell'emergenza, tuttavia, hanno rischiato di farci dimenticare chi era già più fragile di altre/i e che lo è diventato ancora di più; un po' paradossalmente, inoltre, quell'esperienza ha rischiato di creare un ripiegamento sull''io', sul 'noi' escludente, di farci distogliere lo sguardo dalle diseguaglianze intersezionali preesistenti e dalle situazioni di estrema difficoltà che, al momento, paiono aver perso rilevanza, come messe in secondo piano o, addirittura, dimenticate: il riscaldamento globale, i conflitti nel mondo, le migrazioni, le morti nel Mediterraneo... per citarne alcune tra quelle che più 'scaldavano' i post progressisti nei social. La plurima chiusura che ha agito su diversi versanti - dal ripiegamento interno familiare alla sospensione del lavoro per molti e molte - ha invece acuito disparità già esistenti, alimentando il rischio di vere e proprie 'espulsioni'. Sul fronte globale ma anche nei nostri piccoli contesti.
I luoghi di Gianandrea Gavazzeni tra musica e parola
Mimma Forlani
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 284
La nuova edizione del libro "I luoghi di Gianandrea Gavazzeni tra musica e parola", ampliata rispetto alla prima del 2006, vuole recuperare alla memoria della città, nel venticinquesimo della morte, la figura del Maestro: un intellettuale dalla cultura musicale e letteraria vastissima di cui il carteggio Gavazzeni-Anceschi è una delle testimonianze, senza disdegnare per questo frequentazioni popolari. Mimma Forlani riscopre inoltre il radicamento del Maestro nell'amata Bergamo, sua città natale, nella terra dei nonni materni, Martinengo, e nella valle Imagna dei nonni paterni. Il canto segreto dei suoi luoghi ha nutrito l'ispirazione musicale del Maestro che si è cimentato in composizioni legate "alle ragioni native". Compositore insoddisfatto, Gavazzeni diviene un direttore d'orchestra i cui successi ne hanno arricchito la lunga vita, ripercorsa in modo lieve e appassionato nelle pagine del libro. Gianandrea Gavazzeni non ha, però, abbandonato la scrittura in cui, grazie ai numerosi testi citati, il lettore potrà scoprire nella sua parola la musica segreta dei luoghi amati. Prefazione di Maria Elisabetta Manca. Introduzione di Giovanni Gavazzeni.
In viaggio a Bergamo, la città delle porte-Discovering Bergamo, the city of doors
Camilla Marinoni, Nadia Mangili, Eleonora Monico
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 80
Quante volte siamo salite fin da piccole in Città Alta, a passeggiare lungo la Corsarola la domenica, a mangiare un gelato, a camminare con le amiche lungo gli spalti delle Mura. E quante volte ci torneremo ancora! Siamo da sempre legate affettuosamente alla nostra città, alla sua bellezza e alla sua storia, ma dal 2020 che ricorderemo per sempre, se possibile lo siamo ancora di più. Bergamo ormai è nota in tutto il mondo. Si è presa il suo spazio, seppur triste e amaro: ma è proprio per questo che pensiamo sia giunto il momento di spalancare le sue porte, di mostrare la sua anima più profonda, le sue stradine strette, i suoi affascinanti portoni, le sue piazze nascoste, il suo cuore più grande. Per questo abbiamo unito le nostre idee, le nostre conoscenze e le nostre professioni e abbiamo creato un racconto che, ne siamo certe, aiuterà i viaggiatori a sentirsi "a casa" nella nostra città. Abbiamo girato la chiave nella serratura di sette porte di Città Alta ed eccolo lì lo splendore: curiosità, segreti, storie appassionanti che siamo convinte potranno incuriosire anche i Bergamaschi, sempre più innamorati della loro meravigliosa città.
Il museo di Vivì
Bruno Masseroli
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 24
Un giorno, un piccolo uccellino di nome Vivì iniziò a volare alla ricerca delle parole più preziose al mondo, e volando qua e là le trovò negli animali che parlano senza aprir bocca... Età di lettura: da 3 anni.
L'ala perduta
Nicoletta Freti
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 272
La ricerca dell'ala perduta condurrà la protagonista in un viaggio di formazione in cui incontrerà altri viaggiatori che l'aiuteranno a riconoscere le sue potenzialità e a liberare i suoi desideri. Un'ala. È come se ci mancasse un'ala. Alla nascita abbiamo due ali ma presto ne perdiamo una. Dovendoci adattare a un modo di vivere basato sulla mente logica, molti di noi perdono la capacità intuitiva, quella funzione che viene dalla parte più personale e profonda, che ci rende esseri unici e completi. E così, entro i tre anni l'ala della ragione è ben sviluppata ma abbiamo perso l'ala dell'intuito e non riusciamo più a muoverci agevolmente. Abbiamo imparato a camminare ma non riusciamo più a volare, siamo diventati esseri mancanti. Per decollare nella vita dobbiamo cercare l'ala mancante, bisogna presto trovarla altrimenti faremo solo piccoli voli sgraziati. Se si è fortunati può succedere di trovare dei partner che siano effettivamente speculari e abbastanza ben assortiti. Lui ha un'ala di mosca destra, lei un'ala di moscone sinistra. I due si tengono stretti e si accordano per ripiegare le due ali in modo sincrono per poter volare insieme. Capirete che due ali fanno comunque una certa fatica a sorreggere due corpi, e così il volo diventa faticoso e dopo un po' finisce...
Storia in scatola. Eventi, personaggi, economia, ideologia
Federica Nurchis, Leonardo Ponti
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2020
pagine: 244
L'invenzione della latta, sottile foglio d'acciaio rivestito di stagno, ha origini antiche, che affondano le radici nel tardo XIII secolo, in Germania, dove la produzione prese avvio grazie alla presenza di ricchi giacimenti di ferro e stagno; per la capacità di non opacizzarsi e di resistere all'azione degli acidi naturali, senza alterare i sapori, fu ampiamente utilizzata per creare attrezzi e recipienti da cucina. Dalla metà del Settecento, l'Inghilterra investì nello sfruttamento delle miniere stannifere in Cornovaglia, giungendo nell'ultimo quarto del secolo successivo a detenere il primato nel settore. In virtù di un sistema brevettato nel 1810 dal londinese Peter Durand, sviluppato due anni più tardi a livello industriale da John Hall e Bryan Donkin, applicando le tecniche precedentemente sperimentate da Nicolas Appert, la banda stagnata trovò largo impiego nella realizzazione di contenitori ermetici per conserve alimentari. In Italia, solo nell'ultimo decennio del XIX secolo comparvero i primi produttori di latta, fino ad allora importata da Germania e Inghilterra. Di lì a poco, si affacciarono sul mercato italiano anche le prime aziende specializzate nella lavorazione di questo materiale, adatto a salvaguardare i prodotti dall'umidità, avviando la produzione di scatole destinate a una vasta gamma di alimenti, ai tabacchi, ma anche al packaging dell'industria farmaceutica o di altri beni d'uso quotidiano. La tecnica della cromolitografia su metallo consentì di animare i contenitori di illustrazioni pubblicitarie sempre più varie e colorate per attirare l'attenzione del consumatore. In breve tempo, le confezioni di latta entrarono in migliaia di esemplari nelle case degli italiani.
Pensieri contagiosi. Ripensare la normalità nell'emergenza pandemica
Sandro Spinsanti
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2020
pagine: 128
"Pensavamo che tutto fosse alle spalle: e invece non era così. Non era così, non solo per le decine di migliaia di morti e il dolore di molti che non potevano essere un evento del passato (né mai lo diventeranno), e che non potevano essere solo un dolore privato. Non era così non solo perché la pandemia è tornata a farsi sentire, nei numeri dei ricoveri, negli ospedali - che significano morte e malattia, e non solo statistica -, nelle restrizioni alla nostra vita, nella percezione e nelle urla - costantemente strumentali - dei media. Non solo per questo, nulla era alle spalle: non lo era perché la pandemia ha imposto una serie di riflessioni che non possono essere eluse, e che ci vietano di pensare, per sempre potremmo dire, che sia, o sia stata, solo storia. Vivere la paura e la malattia, vivere un ricovero che diventava un distacco, senza più parole e comunicazione; comprendere cosa abbia significato affrontare la cura e la sofferenza, per pazienti, medici e infermieri, in condizioni mai viste; pensare a cosa sia stata la ricerca di fronte a una malattia che non aveva risposte - quando non c'era il tempo per fare ricerca e si dovevano dare risposte; pensare ai diritti venuti meno - in nome della vita, certo, ma comunque dentro lo stato di eccezione; ripensare alla normalità nell'eccezionalità; comprendere che le scelte sulla sanità, sulle risorse, sulla loro distribuzione, non sono un grafico da lasciare agli economisti ma la misura di quanto sia reale il principio dell'uguaglianza." Dalla prefazione di Mauro Angarano e Claudia Zilioli.
Una fiaba bergamasca. Volume 4
Nicola Crippa, Giulia Diani
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2020
pagine: 48
«A volte il mondo decide cosa fare e noi restiamo a guardare. Non possiamo che stare a guardare, ad assistere, agli avvenimenti del mondo. E così, quelle volte, noi esseri viventi ci rendiamo conto che non siamo padroni del mondo, ma che siamo solo suoi ospiti.» Inizia così il quarto, e forse ultimo, volume di "Una fiaba bergamasca", le vicende di Boculina, cucciolo di pastore bergamasco, e delle sua simpatica famiglia, scritto in terra di Sardegna mentre Bergamo combatteva un feroce nemico. Una fiaba bergamasca è una fiaba per bambini, scritta da Rumi Nicola Crippa e illustrata da Giulia Diani, i cui disegni sono tutti da colorare. Età di lettura: da 4 anni.