Donzelli
Morire a Mattmark. L'ultima tragedia dell'emigrazione italiana
Toni Ricciardi
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 192
A Mattmark non ci si fermava mai, si lavorava giorno e notte per costruire un’imponente diga capace di produrre l’energia necessaria a un paese, la Svizzera, che stava vivendo una crescita economica senza precedenti. Nel cantiere lavoravano più di mille persone, in maggioranza straniere e provenienti soprattutto dalla provincia italiana. La «piccola» Svizzera accoglieva da sola quasi il 50 per cento dell’intero flusso migratorio italiano, dando occupazione a operai impegnati in grandi opere, come la diga di Mattmark. Ma il 30 agosto 1965, in pochi secondi, accadde l’irreparabile: «Niente rumore. Solo, un vento terribile e i miei compagni volavano come farfalle. Poi ci fu un gran boato, e la fine. Autocarri e bulldozer scaraventati lontano». A parlare è uno dei sopravvissuti intervistati nel libro, uno dei testimoni della valanga di più di 2 milioni di metri cubi di ghiaccio che seppellì 88 lavoratori. Di questi, 56 erano italiani. Come a Marcinelle, la tragedia rappresentò una cesura nella lunga e travagliata storia dell’emigrazione italiana, segnando un punto di non ritorno. Inoltre, suscitò molto scalpore in tutta Europa: per la prima volta, stranieri e svizzeri morivano l’uno a fianco all’altro. Nei giorni successivi si scavò senza sosta con la speranza di trovare ancora vivi amici, padri, fratelli, figli. Ci vollero quasi due anni per recuperare i resti dell’ultima salma. Questa storia si concluse nel modo peggiore: i tempi dell’inchiesta furono lunghissimi, oltre sei anni, e i diciassette imputati chiamati a rispondere dell’accusa di omicidio colposo furono tutti assolti, nonostante l’instabilità del ghiacciaio fosse nota da secoli. In appello andò anche peggio, con la conferma dell’assoluzione e la condanna dei familiari delle vittime al pagamento delle spese processuali. A sessant’anni di distanza, come scrive Toni Ricciardi nell’introduzione a questa nuova edizione, se Mattmark non è più una «Marcinelle dimenticata», resta ancora un interrogativo: l’Italia e anche la stessa Svizzera sono state all’altezza della storia?
Un caldo infernale. Pagine di viaggio e di vacanza
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 240
L’Italia vista con gli occhi degli autori più amati, per riscoprire il nostro paese attraverso gli umori, le impressioni, i fastidi e gli stupori, le irritazioni e gli entusiasmi di chi per la prima volta ha messo i piedi in una terra che conosceva solo attraverso i libri. Da Lord Byron a Mark Twain, da D. H. Lawrence a Ferlinghetti, da Louisa May Alcott a Virginia Woolf e Zadie Smith, moltissimi sono stati gli angloamericani che hanno scelto l’Italia come meta elettiva, per viaggiare o per vivere, lasciando dietro di sé un ricco patrimonio di parole. Resoconti di viaggio, reportage, diari e lettere: testi di grande qualità letteraria, ma allo stesso tempo straordinariamente vividi, dotati dell’immediatezza che viene dall’esperienza diretta. In questo libro, ventisei voci diverse raccontano le nostre glorie e le nostre miserie, la meraviglia degli spettacoli naturali e delle città d’arte, la ricerca del sublime e delle rovine del passato, ma anche lo squallore che può nascondersi nei vicoli cittadini, o la desolazione dei grandi palazzi un tempo ricchissimi e poi abbandonati. Reporter d’eccezione, le celebrità letterarie di questo libro si rivelano viaggiatori arditi e instancabili: si muovono tra estati roventi e inverni gelidi, tra folle vorticose, mercati brulicanti e feste cittadine, si arrampicano sulle pendici dei vulcani e si lanciano in carrozza, di notte, sulle strade di montagna, o a dorso di mulo lungo i pendii rocciosi delle nostre coste, guidati da improbabili vetturini e ciceroni di ogni genere. Tra racconti emozionanti, aneddoti curiosi, riflessioni più o meno ironiche e momenti di puro divertimento, questi testi conducono i lettori in lungo e in largo attraverso la penisola, toccando le mete classiche del Grand Tour (Roma, Venezia e Firenze, per esempio), ma anche luoghi insoliti, come i laghi lombardi, i borghi dell’Umbria e le città della Sicilia. Dichiarazioni d’amore («che senso ha essere altrove – scrive per esempio Edith Wharton – quando si può essere in Italia?») si alternano a giudizi al vetriolo («non fumate mai tabacco italiano, per nessuna ragione al mondo», afferma disgustato Mark Twain): nello sguardo degli scrittori e delle scrittrici emergono tutte le sfumature di un paese da sempre amatissimo, anche nelle sue contraddizioni.
Le parole hanno una storia. Apartheid, colonialismo, crimini di guerra, genocidio, pogrom, sionismo
Marcello Flores
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 144
«La cultura dei diritti umani ha bisogno, in questa fase storica, di fare un salto di qualità analogo a quello che è avvenuto dopo il 1945, per uscire da un tunnel di violenza che sembra inarrestabile. La corretta definizione delle parole è uno degli strumenti fondamentali di analisi e confronto, di formazione e acquisizione del sapere e, in ultima istanza, di tutela della democrazia e della convivenza civile». Quando pronunciamo parole come apartheid, colonialismo, crimini di guerra, genocidio, pogrom, sionismo, sappiamo esattamente a cosa ci riferiamo? Ne comprendiamo appieno il significato, la storia, le implicazioni? Le parole non sono solo uno strumento per comunicare, ma innanzitutto una classificazione e una riorganizzazione dell’esperienza sensibile, in relazione a conoscenze, competenze, valori. Questo è vero ancora di più quando ci inoltriamo nella sfera dei diritti umani, cui ci riconduce il piccolo vocabolario selezionato per questo volume da Marcello Flores. È bene entrare in questo ambito con cautela, senza approssimazioni né banalizzazioni, maneggiando con cura concetti che hanno alle spalle una storia ben precisa. La Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione sul genocidio, le quattro Convenzioni di Ginevra sulla protezione dei feriti, sui prigionieri di guerra, sulla protezione dei civili e delle donne sono alcuni dei testi fondamentali che, elaborati dopo la fine della seconda guerra mondiale, diventano punti di riferimento per la società civile e democratica. Una rivoluzione, nata dalla convinzione che occorre limitare il ruolo degli Stati, legandoli a valori che appartengono all’umanità, che vanno oltre le differenze storiche, culturali, religiose e politiche. Ma che ne è oggi dei diritti umani? Quali misure sono prese per prevenire o interrompere possibili genocidi? A cosa si deve la ripresa del razzismo e dell’antisemitismo, perfino in Europa? Non è facile essere ottimisti, ma è proprio in una situazione di questo tipo che il ruolo dell’opinione pubblica e delle organizzazioni non governative diventa fondamentale per una nuova offensiva della cultura dei diritti umani, ormai diventata puro discorso retorico. È in quest’ottica che si rivela cruciale recuperare la solidità e la concretezza di parole e concetti chiave. L’obiettivo di questo lavoro è consentire un confronto di idee lucido, impedire paragoni discutibili, favorire giudizi meno arbitrari: le parole hanno una storia, e solo se adoperate con questa consapevolezza si fanno vero motore di cambiamento, lo strumento più prezioso e potente anche per fare la storia.
Non facciamo del bene. Inchiesta sul lavoro sociale tra agire politico e funzione pubblica
Andrea Morniroli, Gea Scancarello
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 144
Il mondo del lavoro e dell’impresa sociale oltre i luoghi comuni e le visioni di comodo. Un appello appassionato perché una professione, troppo spesso confusa con una missione, ritrovi la dimensione che deve avere: quella politica. Trecento lavoratrici e lavoratori delle cooperative sociali vengono licenziati dall’Azienda sanitaria di Napoli dopo trent’anni di servizi essenziali nel campo delle tossicodipendenze, della cura degli anziani e delle malattie croniche, in quella che è stata a lungo una virtuosa integrazione tra pubblico e privato sociale. Questi lavoratori, come tanti altri, sono coloro che, nella sempre più carente offerta di servizi sanitari pubblici e nel rafforzamento del privato, dovrebbero essere il modello. Sanità, assistenza, scuola, accoglienza ai migranti sono solo alcuni dei settori in cui lo Stato perde terreno e trova nell’impresa sociale una stampella essenziale ma non sufficientemente riconosciuta. Senza questi lavoratori in molti casi alcuni diritti non sarebbero garantiti. Questo libro nasce dall’incontro tra l’operatore sociale che ha attraversato decenni di vita pubblica e la giornalista impegnata, abituata a inquadrare i fenomeni spogliandoli della retorica e della propaganda, a scarnificarli per farne emergere l’essenza, spesso con tutto il suo carico di violenza. Molti osservano questo scenario da bordo campo, ma qualcuno è sul campo, sempre più un campo di battaglia. C’è chi fa, ogni giorno: operatori e operatrici sociali che insieme alle loro cooperative sociali e ai loro enti stanno all’intersezione tra le situazioni reali, con le loro inimmaginabili complessità, e le pessime politiche che avrebbero la pretesa di governarle. C’è un triste dato di partenza. Smarriti nella sostanziale continuità di governi sempre più staccati dalla realtà su cui dovrebbero incidere, gli operatori sociali hanno spesso perso la consapevolezza del proprio agire. Chiunque abbia sfogliato un giornale nell’ultimo ventennio conosce derive che hanno indignato: cooperative piegate alla logica del profitto nel trattamento inumano di migranti, carcerati, marginali. I finti buoni che si arricchiscono sulla pelle di chi sta male: esiste forse un discorso più efficace da offrire in pasto a un’opinione pubblica livida per confondere le acque e sbagliare le diagnosi e i rimedi? Questo libro scomodo, invece, pur senza fare sconti o nascondere quello che non va, entra nel mondo del lavoro sociale per evidenziare come possa rappresentare una risorsa preziosa a patto che recuperi la propria natura originaria: le operatrici e gli operatori sociali non devono essere visti come curatori fallimentari dell’esistente, ma come costruttori di politiche che abbiano al centro le persone, i luoghi, le comunità.
Shock da libertà. La Germania, l'Est e l'ascesa dell'estremismo
Ilko-Sascha Kowalczuk
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 192
«La libertà non è qualcosa che una volta data esiste per sempre. Ogni generazione, a patto che le vengano garantite le condizioni per vivere in libertà e in democrazia, deve acquisire di nuovo una pratica con essa. Molti tedeschi dell’Est non hanno vissuto o non hanno percepito il salto verso la libertà come una liberazione. È questo che io chiamo shock da libertà». Ovunque in Europa le forze politiche che aspirano a un ritorno di strutture statali autoritarie stanno riguadagnando terreno. In Germania l’ascesa degli estremismi di destra e di sinistra – dall’Alternative für Deutschland (AfD) all’Alleanza di Sahra Wagenknecht – sembra inarrestabile, e in particolare nell’ex Germania Est ha assunto proporzioni dilaganti. Com’è possibile che la democrazia liberale venga messa in discussione soprattutto in quella parte del paese in cui, con la caduta del Muro, sembrava che si fosse realizzata una rivoluzione pacifica per la libertà? In questo vibrante e appassionato pamphlet Ilko-Sascha Kowalczuk, autorevole intellettuale nonché tra i maggiori esperti di Germania Est, rilegge la storia della Germania dal 1989 ai giorni nostri, mostrando come l’esperienza della dittatura vissuta dai tedeschi orientali plasmi ancora oggi gli atteggiamenti politici e il comportamento elettorale di larga parte del paese. Nella «più grande prigione a cielo aperto d’Europa dopo il 1945» – così l’autore definisce il regime della Repubblica democratica tedesca – la libertà era preclusa, ogni aspetto della vita quotidiana era inquadrato dallo Stato in un ordine monotono e oppressivo. Con la riunificazione, i tedeschi orientali hanno guadagnato la libertà e la democrazia, ma si sono trovati a fare i conti con le sfide che esse pongono in termini di impegno e responsabilità personale, generando un senso di frustrazione e di insicurezza che ha spinto molti a rimpiangere la vita «sicura» sotto il regime. Kowalczuk, tedesco dell’Est di origini ucraine, descrive con particolare vividezza quella dittatura, smontando le «leggende» su cui è stata costruita e che l’hanno alimentata, e racconta le promesse e le delusioni della riunificazione a Est e a Ovest. La tagliente analisi degli ultimi trentacinque anni di storia tedesca che l’autore conduce in questo libro è essenziale per comprendere non solo la realtà attuale della Germania, ma anche le questioni cruciali che l’Europa si trova a dover affrontare, in primo luogo il rapporto con la Russia di Putin e la gestione del conflitto in Ucraina. La Germania Est, in questo senso, viene vista come una sorta di laboratorio della globalizzazione, dove si manifestano, prima che altrove, tendenze e sviluppi che minacciano di dilagare in tutta Europa. Quello di Kowalczuk è dunque un inno alla libertà, unico argine contro le tendenze antidemocratiche. Senza la libertà nulla è possibile, neanche la pace.
Criminalità in rete. Dalle piattaforme illegali alle cybermafie
Lorenzo Picarella
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 208
Nell’era digitale del web 4.0 e della platform society, il cyberspazio riveste un ruolo sempre più centrale non solo per l’organizzazione della socialità, della politica, del lavoro e delle imprese, ma anche della criminalità. Negli ultimi anni, infatti, inquirenti ed esperti di cybersicurezza rilevano sia una maggiore operatività di cybercriminali in gruppi strutturati che una crescente presenza delle mafie tradizionali online. Rispetto a queste nuove forme di delinquenza, si può quindi parlare di criminalità organizzata cibernetica? A tale interrogativo il volume prova a dare risposta analizzando sotto il profilo sia sociologico sia giuridico come cambia la criminalità organizzata in una società digitale. Lo studio poggia su un variegato materiale empirico composto da inchieste giudiziarie riguardanti comunità online di pedofili, criptomercati, reti di hacktivisti, gruppi dediti al phishing, organizzazioni che offrono streaming illegale, società dedite alla sottrazione e commercializzazione di informazioni riservate e clan mafiosi inseriti nel gioco d’azzardo. Il quadro che emerge risulta molto eterogeneo, rendendo complicato tenere all’interno di una cornice unitaria i diversi fenomeni considerati. A un estremo si colloca una inedita criminalità su piattaforma che opera interamente online e presenta caratteristiche peculiari, creando nuovi dilemmi interpretativi. All’estremo opposto, invece, si posizionano le mafie tradizionali che, sebbene di recente abbiano mostrato un maggiore interesse per i crimini cibernetici, rimangono ancorate al mondo fisico. L’analisi si sofferma in particolare sulle modalità operative e organizzative di queste forme di criminalità cibernetica e ha il merito, come rileva Rocco Sciarrone nella prefazione al volume, di aggiornare il dibattito che investe il concetto di criminalità organizzata alla luce delle caratteristiche della società digitale, evitando così una deriva diffusa nel dibattito pubblico, «quella che mette spesso in primo piano l’urgenza di sottolineare la pericolosità del fenomeno più che l’esigenza di conoscerlo».
Miss Dior. Una storia di moda, guerra e coraggio
Picardie Justine
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 416
Chi era la donna enigmatica a cui Christian Dior si ispirò disegnando quel New Look che avrebbe rivoluzionato lo stile e la società del dopoguerra? Chi era la Miss Dior a cui è dedicato il profumo più iconico della storia? È lei, Catherine, l’amatissima sorella del re della moda e protagonista di questa splendida biografia riccamente illustrata che racconta il suo anelito di libertà all’ombra di un regime repressivo, la ricerca di bellezza nell’abisso della prigionia e l’ascesa della celebre maison, con la sua esplosione vitalità pur nelle dolorose contraddizioni del dopoguerra. Justine Picardie, scrittrice e giornalista di moda, ci accompagna sulle tracce di Catherine, tra le strade della Parigi occupata dai nazisti, dove Christian affina le sue doti di stilista mentre la sorella entra nella Resistenza dopo essersi innamorata di un capo partigiano. Catturata dalla Gestapo, Catherine viene torturata e deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück. Per ricostruire la sua vicenda, che attraversa i momenti più intensi e drammatici della storia del Novecento, Picardie si serve di documenti inediti conservati negli archivi della famiglia Dior e delle testimonianze di altre partigiane sopravvissute a Ravensbrück, per ricomporre, in un racconto corale, i tasselli della tragica esperienza di questa giovane donna. Catherine sopravviverà, benché ferita nel corpo e nell’anima, e troverà rifugio in una vita tranquilla, dedicandosi al commercio di fiori al fianco dell’uomo che ama e che era stato, come lei, un eroe della Resistenza. Per tutta la vita resterà legata al fratello da un tenero affetto e sarà testimone dell’ascesa della maison Dior, di cui, dopo la morte di Christian, amministrerà l’eredità con dedizione. Proprio in virtù del loro fortissimo legame, Christian dedicò a lei il suo primo e più celebre profumo: nostalgico omaggio alla femminilità e all’innocenza della giovane Catherine.
La favorita del re. Il visconte di Bragelonne. Volume Vol. 2
Alexandre Dumas
Libro: Libro rilegato
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 752
Pubblicato tra il 1848 e il 1850, il Visconte di Bragelonne porta a conclusione il ciclo iniziato con I tre moschettieri nel 1844 e proseguito con Vent’anni dopo nel 1845. Le vicende narrate nel Visconte di Bragelonne hanno inizio nel maggio del 1660, quando la Francia è all’alba di una nuova epoca, che si inaugura con il regno di Luigi XIV, il futuro Re Sole. Sono trascorsi trentacinque anni da quell’aprile del 1625 in cui d’Artagnan, uno spiantato cadetto di Guascogna, arrivava a Parigi in sella al suo ronzino per unirsi alla compagnia dei moschettieri del re, facendo conoscenza con quelli che sarebbero stati i suoi inseparabili compagni d’avventure: Athos, Porthos e Aramis. Trentacinque anni costellati di duelli, congiure, cambi di sovrani e di fedeltà, e che hanno visto sfilare tra le pagine dumasiane i protagonisti della storia di Francia e d’Inghilterra: Luigi XIII, il cardinale Richelieu, Anna d’Austria, il duca di Buckingham, Carlo I, Oliver Cromwell, il duca di Beaufort, fino a Giulio Mazzarino. Dopo tante imprese i nostri quattro eroi, ormai avanti con gli anni, sembrano aver trovato, ognuno a suo modo, la propria serenità. La quiete e il riposo, però, non fanno parte del destino dei moschettieri, che torneranno a solcare le strade d’Europa. Nella complessa trama del Visconte di Bragelonne possono essere rintracciati tre nuclei narrativi, che motivano la scelta di suddividere in altrettante parti l’ultimo, e più lungo, romanzo della saga: il primo, La lezione di d’Artagnan, vede il guascone alle prese con il nuovo sovrano e con gli sconvolgimenti che stanno segnando l’Europa, nei quali giocherà un ruolo essenziale, seppur agendo dietro le quinte; il secondo nucleo – La favorita del re – narra le vicende di Louise de La Vallière, che da damigella di Madame, e innamorata di Raoul, diventerà l’amante di Luigi XIV; il terzo – La maschera di ferro – racconta del complotto ordito da Aramis per portare sul trono di Francia il misterioso fratello gemello del re. Se il primo volume raccontava la restaurazione della monarchia in Inghilterra, con la presa del potere di Carlo II, e l’ascesa al trono di Luigi XIV, con questo secondo volume il lettore entra nella corte del giovane re di Francia, deciso a trasformare in profondità i meccanismi del potere, di cui gradualmente diventa l’unico detentore. Intorno a lui si muove un mondo di cortigiani, cavalieri e damigelle, ma anche di ambiziosi funzionari e astuti strateghi che tramano per il potere. Al fianco del sovrano, però, c’è il suo più leale e coraggioso servitore: quel d’Artagnan che, pur guardando con divertito stupore alle abitudini della nuova corte, sorveglia tutto ciò che accade intorno al re. Ancora una volta, l’amicizia tra i moschettieri sarà messa a dura prova dalle contingenze storiche e politiche, che li vedranno schierati su fronti opposti. Intrighi di corte, feste grandiose, epici duelli e sfide per il potere fanno da sfondo alla vicenda del visconte di Bragelonne, il figlio di Athos, il quale vedrà la sua promessa sposa contesa dal più temibile dei rivali. La ragazza, infatti, con il suo candore e con il suo amore disinteressato conquisterà l’orgoglioso sovrano, diventandone la contrastata, ma adorata, favorita. Questa nuova traduzione del Visconte di Bragelonne, condotta da Lila Grieco sul testo critico di Claude Schopp, restituisce al lettore il testo dumasiano in tutto il suo brio narrativo e rigore storico, grazie anche a un puntuale apparato di note e a un dettagliato Dizionario dei personaggi e delle persone.
Il disordine delle famiglie. Potere, ordine pubblico e controllo sociale
Arlette Farge, Michel Foucault
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 320
Mariti violenti, mogli infedeli, figli dissipatori, apprendisti indisciplinati: sono i bersagli delle richieste di reclusione indirizzate al sovrano in Francia fino al XVIII secolo, a cui il re faceva seguire una 'lettre de cachet', un’ordinanza per imprigionare o esiliare i soggetti incriminati. La pratica delle 'lettres de cachet' fu poi abolita durante la Rivoluzione francese perché considerata simbolo dell’arbitrio del sovrano. I documenti che Michel Foucault e Arlette Farge scoprono negli Archivi della Bastiglia, qui raccolti in sezioni tematiche, raccontano tuttavia una storia diversa: là dove credevano di trovare l’implacabile collera del sovrano, il filosofo e la storica incontrano invece le passioni del basso popolo. Le 'lettres' si rivelano non lo strumento di un potere anonimo e oppressivo che si abbatte dall’alto sui sudditi, ma una pratica nelle mani del popolo, in grado di usare le tecnologie del potere per reprimere condotte che minano la tranquillità familiare e, di conseguenza, l’ordine sociale, innescando così un meccanismo in cui repressione privata e mantenimento dell’ordine pubblico si intrecciano efficacemente: un potere dunque ramificato, che circola a ogni livello della società. Pubblicati per la prima volta in italiano, questi documenti colpiscono per l’intensità dello stile, per una certa «bellezza patetica», come scrive Arlette Farge nella postfazione alla presente edizione: «Si trattava di persone, di corpi, di pensieri, di gridi messi a nudo, inviati “alla grandezza del sovrano”, nei quali degli “esseri miserabili” rappresentavano la propria vita davanti al potere». L’analisi di queste suppliche rappresenta una tappa importante nella costruzione foucaultiana della storia dei dispositivi di controllo, mostrando quanto le relazioni familiari siano a pieno titolo parte della «microfisica del potere».
L'anello di Wagner. Musica e racconto nella tetralogia dei Nibelunghi
Giorgio Pestelli
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 288
«Wagner riscrive il mito in chiave moderna: pone al centro della vicenda la potenza del denaro e la lotta per il potere come antitesi alla libera volontà dell’uomo e alle leggi del cuore. Non celebra l’antica mitologia germanica, non restaura il mito, ma ne illustra la fine; non glorifica, smantella: fin dal principio c’è luce di crepuscolo, gli dei hanno fatto il loro tempo, L’anello del Nibelungo è la storia della loro fine». È l’opera della vita per Wagner. I quattro drammi che compongono L’anello del Nibelungo impegnano il compositore tedesco per quasi trent’anni (1848-76). Una lunga gestazione, durante la quale la riscrittura del mito germanico e la messa in musica si trasformano in un diario spirituale. Wagner intraprende questa impresa in uno dei momenti più inquieti della storia europea: «Il suo temperamento – scrive Giorgio Pestelli – era di quelli che creano meglio sotto la pressione degli eventi, se non degli affanni. Ma che Wagner abbia avuto la costanza di completare il monumento dopo tanti anni, fra ostacoli di ogni sorta, malattie, dubbi, crisi, inimicizie, tracolli finanziari, è uno spettacolo di forza e determinazione che ancora lascia meravigliati». Uno degli «ostacoli» è la scrittura del Tristano e Isotta (a cui questa nuova edizione dedica un capitolo specifico): un’«urgenza» personale, che induce Wagner a sospendere per dodici anni il lavoro sull’Anello. I fermenti rivoluzionari dell’epoca ispirano l’allontanamento dalla realtà al mito: così Wagner può osservare l’uomo in assoluto, affrancato dalla storia, penetrandone le passioni, prima fra tutte quella per l’«oro», il potere, che conduce solo a morte e rovina. È proprio dalla fine, dalla caduta degli dei che Wagner aveva iniziato il racconto. Presto però si rende conto che l’argomento che ha sottomano, la morte dell’eroe, per essere compreso appieno ha bisogno dell’antefatto. Da qui prende avvio una lievitazione della materia fino alle origini della vicenda: nasce così L’oro del Reno, e via via le altre opere dell’Anello. In questo andare a ritroso nella composizione Wagner inventa una dimensione del tempo narrativo che dal passato fluisce nel presente e viceversa, esercitando un influsso incalcolabile sulla narrativa di fine secolo. Ma in questo cammino a ritroso il grande impianto che aveva ideato, nemico al divino e celebrativo della libertà dell’uomo e delle leggi del cuore, entra in crisi: le inquietudini di Wotan, il padre degli dei, la sua lacerazione interiore sono il segnale più evidente che qualcosa si è rotto nelle certezze dell’esistenza. È vero, L’anello esprime al massimo grado la concezione wagneriana di «dramma musicale», simbiosi assoluta tra testo e musica, in cui tutto si tiene, tutto è necessario; anche i dialoghi e i monologhi sono cruciali; e nel volume, in cui Pestelli segue passo passo narrazione e sviluppo musicale, anche quei dialoghi e monologhi vengono aperti e spiegati, svelando un meccanismo teatrale dalla logica serrata. Qua e là, tuttavia, nel grandioso edificio dell’Anello, si scorgono crepe, fratture, cose non rifinite, dovute soprattutto a quella creatività impaziente di perfezioni formali con cui Wagner getta un ponte fra tardo romanticismo e decadentismo.
Da capogiro. Le 20 torri più bizzarre della storia
Aude Le Pichon, Arnaud Nebache
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 56
Cosa sono questi giganti che svettano nelle nostre città? Fari? Orologi? Antenne? Grattacieli? Fin dall’antichità l’essere umano si è servito del proprio ingegno e delle conquiste della tecnica per costruire edifici ogni volta più spettacolari, spingendosi sempre più in alto, oltre le nuvole: dal Faro di Alessandria alla Torre di Pisa, dal Big Ben alla Tour Eiffel, dall’Empire State Building alla Torre Hadid. Preparatevi a partire alla scoperta di aneddoti e curiosità sulle torri più bizzarre della storia. Allacciate le cinture, sarà un viaggio da capogiro! Età di lettura: da 6 anni.
Italia minima. Sogni, emozioni e rabbia di un paese in movimento (1943-2023)
Maurizio Ciampa
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 224
Quella che avete tra le mani è una storia d’Italia, che si apre nella Napoli occupata dai nazisti e arriva fino ai nostri giorni, sulle coste di Cutro. Tuttavia, è una storia «scompigliata», cronologica ma non ordinata, nella quale i grandi eventi scorrono lontani, restando quasi sullo sfondo. Al centro del racconto c’è invece la «policroma umanità» che abita la storia, c’è la vita, o meglio le vite, di chi quegli eventi ha attraversato, portandone i segni nel proprio corpo e nella propria memoria. Esistenze minime, spesso dimenticate, ma capaci di raccontare, insieme, l’anima di un paese. «Della Storia – scrive Maurizio Ciampa – ci sono le briciole rimaste sulla sua tavola, i resti: il vapore caldo dei sogni, l’alito acre dei fallimenti, i battiti ardenti delle speranze, gli sferzanti colpi delle pene, e i suoni e le voci della vita che passa». "Italia minima" raccoglie così le paure, le aspettative, le irruzioni di felicità e gli schianti di rabbia che hanno accompagnato il cammino di un paese che, nell’arco degli ottant’anni qui considerati, da «straccione» qual era è diventato un paese moderno, ma ricco di contraddizioni. Dalla voglia di ballare dell’Italia del dopoguerra ai desideri di emancipazione delle donne, dai sogni del boom a quelli degli emigranti, dalla nostalgia del passato contadino ai ricordi degli operai, dall’incubo dei manicomi alle visioni di futuro, Ciampa invita il lettore a seguirlo tra le emozioni e i sentimenti che nel tempo hanno caratterizzato l’Italia come «comunità emotiva». Solo in questo modo, sostiene l’autore, è possibile recuperare quella dimensione «umana» della storia che solitamente tende a scomparire. Così, in questa biografia corale e collettiva, composta da schegge e frammenti, la scrittura si fa custode di cose e persone, ascoltando le pulsioni della vita e trattenendole, restituendo ad esistenze sommerse la propria voce.