Donzelli: Saggi. Storia e scienze sociali
Lo spirito gregario. I gruppi universitari fascisti tra politica e propaganda (1930-1940)
Simone Duranti
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 403
Quale fu il ruolo svolto dai GUF (Gruppi universitari fascisti) negli anni trenta a supporto della politica di ricerca del consenso del regime e dell'imperialismo fascista? Il fascismo universitario, battagliero e marziale nei suoi aspetti verbali e d'immagine, viene qui ricostruito per la prima volta nelle sue diverse caratteristiche costitutive, evidenziando la specializzazione dei singoli GUF in specifici settori della propaganda, dalla lotta alla democrazia e al comunismo, alla campagna antiborghese e antisemita, e al culto dell'impero. Questo aspetto in particolare - come l'analisi del "volontarismo goliardico" (gli studenti che si offrono volontari nelle guerre del fascismo rievocando i fasti risorgimentali e della prima guerra mondiale) - è un contributo inedito alla conoscenza delle scelte politico-operative del regime negli anni trenta. Attraverso interviste, spoglio di stampa e un'ingente documentazione archivistica, Simone Duranti approfondisce l'immagine di una élite di giovani che ha contribuito in maniera decisiva al consolidamento del regime, lavorando negli ambiti che il PNF mise loro a disposizione, da quelli culturali a quelli politico-propagandistici, con un atteggiamento solerte, disciplinato, ma anche aggressivo e geloso del proprio status e dei propri privilegi.
Il papa e il diavolo. Il Vaticano e il Terzo Reich
Hubert Wolf
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 323
I rapporti tra la Santa Sede e il Terzo Reich sono da sempre stati oggetto di controversie, ipotesi ardite, leggende e mitologie dovute spesso alla mancanza di testimonianze e documenti che suffragassero l'una o l'altra tesi. Grazie a una minuziosa analisi delle nuove fonti degli Archivi vaticani, rese accessibili solo negli ultimi anni, il volume di Wolf riesce a rispondere ad alcune questioni nodali che la ricerca storica aveva finora dovuto lasciare aperte: qual era la visione vaticana della Germania negli anni che segnano l'ascesa al potere del nazionalsocialismo? Cosa si sapeva del movimento hitleriano? Quali erano i rapporti tra la Chiesa tedesca e la centrale romana? Fino a che punto il Vaticano è stato disposto a trattare con il "diavolo", pur di garantire l'assistenza spirituale ai propri fedeli? Sulla base di documenti inediti, l'autore ricostruisce il panorama dei rapporti tra Vaticano e Terzo Reich negli anni che vanno dall'inizio della Repubblica di Weimar allo scoppio della seconda guerra mondiale, con una particolare attenzione al ruolo di Eugenio Pacelli, Pio XII, dalla nomina a nunzio apostolico nel 1917 fino all'elezione a papa nel 1939.
Naufraghi della pace. Il 1945, i profughi e le memorie divise d'Europa
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 260
"Naufraghi nella tempesta della pace": un documentario della "Settimana Incom" del 1947 evocava così la tragedia dei profughi dell'Istria. Si aggiungevano a milioni e milioni di altri "naufraghi", frutto degli sconvolgimenti della guerra e del dopoguerra: milioni di persone sradicate dalla propria terra dalle deportazioni operate dalla Germania nazista e dalla Russia staliniana, ex prigionieri, donne e uomini in disperata fuga dall'inferno della Shoah o dalle zone martoriate dagli spostamenti del fronte. E a questa marea di profughi se ne somma un'altra, alimentata da milioni di persone espulse a forza dai paesi dell'Europa centro-orientale. Il dramma delle popolazioni tedesche ha qui un rilievo centrale: già con la fuga disperata davanti all'Armata rossa nell'ultima fase della guerra, e poi con le espulsioni dell'immediato dopoguerra dalla Cecoslovacchia, dalla Polonia, dall'Ungheria, dalla Romania, dalla Jugoslavia, ove il loro dramma si aggiunge a quello degli italiani dell'Istria. Si pensi ai polacchi e agli ucraini vittime di feroci espulsioni reciproche da territori in cui avevano convissuto per secoli, e ad altre sofferenze ancora: si inizieranno allora a intravedere i contorni di una fra le pagine più rimosse della storia europea. Questo studio illumina alcuni squarci di questa vicenda, in cui drammi personali e collettivi si intrecciano, ed evoca le ferite di memoria che quel trauma ha lasciato.
La morte per la patria. La celebrazione dei caduti dal Risorgimento alla Repubblica
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 250
Quali sono gli elementi portanti del discorso sulla morte per la patria e del culto dei caduti in Italia? Quando e in quale contesto nascono? In quale misura sono prodotti culturali e politici "importati" da altri paesi? Quali sono le fasi principali, quali le cesure e le continuità più significative? Dal Risorgimento a oggi in Italia il culto dei caduti e il morire per la patria hanno rappresentato un fattore essenziale nella sacralizzazione della nazione, la cui apoteosi trovava la sua espressione più marcata nella legittimazione nazionale della morte in guerra, sacrificio del singolo per la comunità politica. Prende il via in questo modo una secolarizzazione del concetto cristiano di vita eterna, plasmato sulla nazione. Gli autori, storici dell'età moderna e contemporanea, attraverso le rappresentazioni simboliche del lutto, analizzano le forme che il tentativo di nazionalizzazione delle masse ha di volta in volta assunto. Dall'esaltazione ottocentesca degli eroi, immortalati nei monumenti, il più vistoso dei quali il Vittoriano, si passa alla commemorazione delle vittime di guerra. L'elogio dell'individuo si trasfigura nella celebrazione del Milite Ignoto. Nel secondo dopoguerra sono pochi gli eroi: si ha piuttosto una massificazione della morte ignota che coinvolge anche i civili. Sopravvive tuttavia una tradizione militare che, attraverso l'encomio solenne della morte eroica, mantiene vivo il legame con il passato risorgimentale.
La moralità del Welfare. Contro il neoliberismo populista
Laura Pennacchi
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 260
.Welfare state. è ormai diventata un'espressione sconveniente. Da qualche tempo impera una sorta di tirannia degli stereotipi del neoliberismo, impostasi sia sul piano teorico che su quello empirico. Va di moda predicare la destatalizzazione, il trionfo di un ordinamento privatistico su scala globale, l'integrazione pre-politica e pre-statale della società mondiale affidata all'automatico coordinamento del mercato, l'isolamento e la spoliticizzazione dei cittadini, che renderebbero superflua la creazione della cittadinanza e dell'identità civica. Nonostante i ripetuti fenomeni di crisi (specie finanziaria) che attraversano le nostre economie e le nostre società, il neoliberismo non si mostra per niente in disarmo; l'ultima tendenza, che nella versione nostrana ha conosciuto recenti successi editoriali, sta nella sua aggressiva riproposizione .populista., volta a criticare gli eccessi del .mercatismo., e a rilanciare strategie - o tattiche? - di autodifesa protezionistica. Laura Pennacchi affronta in modo ragionato questi influenti luoghi comuni, troppo spesso subiti acriticamente, e ne discute con rigore e competenza, senza rinunciare a quella vis polemica che sembra ormai smarrita. Ne scaturisce una difesa convinta e convincente non solo dell'efficacia, ma anche della moralità delle politiche di redistribuzione, cui lo Stato non può rinunciare se vuole ancora perseguire il suo conclamato presupposto di equità.
Il Mezzogiorno operoso. Storia dell'industria in Abruzzo
Costantino Felice
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 576
Il "modello" di sviluppo abruzzese, incentrato sui processi d'industrializzazione, presenta una tale varietà e originalità di percorsi da imporsi come laboratorio storiografico di livello nazionale ed europeo. È difficile trovare una regione che nell'età contemporanea registri una metamorfosi altrettanto radicale. Da "profondo Sud" oggi l'Abruzzo è la regione meno "meridionale" della penisola, inserendosi ormai tra le aree maggiormente progredite dell'Italia centro-settentrionale. Che tipo di dinamiche ha portato a un simile risultato? Quali ne sono stati gli artefici? Esistono "cause" particolari? E quale ne sarebbe il "paradigma" esplicativo? Il libro affronta nodi tematici che sono al centro del dibattito tra gli specialisti di scienze economiche e sociali: rapporti tra modernità e tradizione, dialettica tra programmazione e spontaneismo, interazione tra mercati globali e contesto locale, nessi tra operatore pubblico e iniziativa privata, ruolo dell'intervento straordinario nei meccanismi di crescita, incidenza dei fattori "non economici" nello sviluppo, qualità e consistenza della borghesia industriale nel Sud Italia, ricadute del sapere tecnico-scientifico sulle opzioni imprenditoriali. Dall'analisi di tali problemi escono revisionati schemi di lettura che una lunga tradizione di studi, dal meridionalismo classico alla cosiddetta "nuova storia", vorrebbe ordinariamente acquisiti.
Media ed etica. Regole e idee per le comunicazioni di massa
Renato Stella
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 234
Fin dove è lecito parlare di sesso, di eutanasia o di fecondazione assistita in televisione? È bene che un neonazista, un mafioso, un pedofilo abbiano una loro ribalta nei media, in nome del diritto all'informazione? Questioni che toccano i confini di accettabilità del discorso dei media intorno a temi controversi. Nasce da qui una "preoccupazione etica", una consapevolezza del fatto che il sistema dei media parla contemporaneamente a più persone, propone modelli comportamentali in conflitto, racconta storie reali e in ciascuna di tali occasioni applica e legittima principi morali condivisi. Essi trovano spazio di esemplificazione all'interno di film, fumetti, talk show o reality nei quali non è difficile riconoscersi. Ci si attende però, al contempo, che i media mantengano essi stessi una condotta etica, nel senso di rispettare norme che consideriamo fondamentali per tutelarci come cittadini e come lettori-spettatori. Tali norme sono comprese nel quadro di leggi e codici di autoregolamentazione. La "preoccupazione etica", così, alla fine tocca regole e modelli morali "rappresentati" nei messaggi insieme a regole e modelli morali "applicati" ai messaggi, ponendo l'interrogativo centrale del libro. Se cioè occuparsi di comunicazione comporti un "ragionare etico" parzialmente diverso da quello necessario altrove, tanto da individuare nei media un ambito specifico, e perciò anche originale, di considerazione.
Lavoro in movimento. L'emigrazione italiana in Europa 1945-57
Michele Colucci
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: IX-258
Nel 1945 riprende in Italia l'emigrazione di massa. I flussi migratori si dirigono principalmente verso i paesi europei, in un continente ancora sconvolto dai danni della guerra ma già proiettato verso la ricostruzione. Il bisogno di manodopera a basso costo in paesi come Francia, Belgio, Svizzera, Gran Bretagna e Germania si sposa con l'esigenza italiana di combattere la disoccupazione. Da questo intreccio nascono una nuova politica migratoria e una nuova stagione di emigrazione. Un'emigrazione prevalentemente temporanea, segnata più che in passato da una legislazione rigida e disseminata di vincoli, che rendono la mobilità delle persone sempre più difficile e la loro permanenza all'estero sempre più precaria. Quali sono le scelte delle classi dirigenti italiane e le posizioni dei partiti politici? Da dove partono e dove si dirigono i nuovi emigranti? Che cosa incontrano quando varcano le frontiere? Che cosa è, in definitiva, una politica migratoria? Perché gli anni del secondo dopoguerra sono così importanti per capire gli sviluppi successivi delle migrazioni internazionali, fino ai nostri giorni? Il libro risponde a queste domande facendo luce sugli accordi bilaterali firmati dall'Italia con i paesi europei e svelando la rete organizzativa della nuova emigrazione di massa in Europa. Un capitolo poco indagato della storia dell'Italia contemporanea, analizzato a partire dalle sue origini politiche ed economiche.
Gidibì. Un maestro di giornalismo
Alberto Papuzzi
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 167
Autoritario, narcisista, impietoso, indipendente, dotato di un fiuto finissimo per la notizia, dal 1948 al 1968 direttore della "Stampa", Giulio De Benedetti realizza il quotidiano che, anche secondo il "Times", meglio di qualsiasi altro ha saputo raccontare l'Italia del dopoguerra, del miracolo e della modernità. Ricostruendo per la prima volta la sua biografia professionale, a partire dalle esperienze come inviato e corrispondente in una fase del giornalismo italiano ancora pionieristica, per arrivare ai contrasti col regime fascista e alle conseguenti vicissitudini, questo libro spiega come De Benedetti, alla "Stampa", inventi un modello italiano di giornalismo, ancora attuale, basato su un mix di cultura alta e informazione popolare, di commenti affidati a intellettuali di spicco (Adelfi, Casalegno, Galante Garrone, Salvatorelli, Gorresio, Jemolo) e cronache forgiate nel lavoro collettivo di reporter ed estensori.
Donne e uomini migranti. Storie e geografie tra breve e lunga distanza
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 380
Quanto pesa, nelle scelte migratorie, l'idea di andare all'estero o di restare in patria? Perché in molti casi gli uomini e le donne prendono la strada delle migrazioni internazionali anziché tentare un'emigrazione interna? Il libro ricostruisce i percorsi di mobilità geografica individuale e familiare tra età moderna e contemporanea, equiparando gli itinerari interni e quelli esterni ai confini nazionali ed evidenziando il ruolo che nella decisione migratoria hanno avuto le relazioni sociali degli individui. In questo volume a più mani, opera di alcuni tra i maggiori esperti della materia, si esplorano aspetti finora trascurati nella ricostruzione delle dinamiche migratorie. A giustificarle sono infatti chiamati fattori nuovi, quali il denaro e le relazioni di credito: proprio nei migranti, nel loro ruolo di prestatori di moneta, è individuato uno degli elementi forti di radicamento nei luoghi di arrivo. Altro fenomeno poco noto è quello dell'ingresso degli stranieri in Italia durante l'Ottocento. Gli autori si interrogano sulle ragioni di queste migrazioni, sul modo in cui i migranti hanno utilizzato le risorse nazionali, etniche e religiose per negoziare spazi e privilegi. Vengono alla luce geografie della mobilità più complesse e stratificate del semplice spostamento da un luogo di partenza a uno di arrivo: spesso si tratta di una circolazione che interessa territori multipolari e percorre la linea delle generazioni.
Il dialogo tra le culture. Diversità e conflitti come risorse di pace
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 413
Qual è lo spazio che i temi della pace e del dialogo tra le culture possono guadagnarsi nell'attuale fase di globalizzazione? Esperti di diversi ambiti disciplinari hanno condotto una ricerca che in primo luogo si sofferma sulle possibilità e sui limiti della promozione della pace nel mondo globale. A partire dall'analisi della natura della globalizzazione in atto, e più in specifico delle relazioni interculturali, si sono soffermati sul tema dell'aggressività in una prospettiva filosofica e antropologica focalizzata sulla natura umana. In questo contesto, le stragi sono state individuate come uno degli aspetti più significativi di questa dimensione oscura dell'umanità e la loro negazione è stata analizzata in una prospettiva storica e letteraria, come fenomeno che tocca la memoria e la coscienza della società. L'altra constatazione è che la promozione della pace viene affidata prevalentemente alle organizzazioni e al diritto internazionali, sicché è lecito interrogarsi sulla loro capacità di costruire il dialogo e prevenire atti violenti. Una successiva parte della ricerca ha toccato la situazione italiana, nei suoi risvolti conflittuali più significativi, a partire dalla visione dello "straniero" e della sua cittadinanza, per passare ai problemi più immediati dell'inclusione dei migranti nella società. Da ultimo, viene sottolineata la rilevanza crescente che hanno in Italia, e non solo, i conflitti ambientali, intesi come conflitti tra culture diverse dello sviluppo.
Democrazia e terrore. Le dinamiche della repressione nell'era di Stalin
Wendy Z. Goldman
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 296
Cosa significava vivere giorno per giorno nel clima del Grande terrore? Grazie all'apertura di archivi finora inaccessibili, l'autrice esplora il paradosso di un sistema repressivo instaurato attraverso i meccanismi di partecipazione democratica nel partito, nel sindacato e nei luoghi di lavoro: nella psicologia di Stalin e dei suoi sostenitori non esisteva infatti contraddizione fra repressione e democrazia. E fu proprio la sollecitazione all'attivismo di massa a scatenare una scomposta guerra di tutti contro tutti, in cui l'impulso alla denuncia dei "nemici del popolo e della rivoluzione" finì con lo sfuggire al controllo e diede vita a un processo di autodistruzione. Le grandi purghe inaugurate contro gli oppositori dentro il partito si estesero fino a portare agli arresti e alle uccisioni in massa di presunti sabotatori e nemici di classe, accusati di scarsa "vigilanza" rivoluzionaria. Decentrando l'attenzione dalle vicende interne dei gruppi dirigenti e degli organismi di vertice del partito, le centinaia di documenti d'archivio consentono di ripercorrere i tortuosi fenomeni psicologici e organizzativi che all'interno di ogni istituzione e di ogni singolo luogo di lavoro innescarono una catena di conseguenze indesiderate che coinvolsero la vita di milioni di persone e compromisero irrimediabilmente il primo esperimento socialista.

