Scatole Parlanti: Soffi

Questa non è la storia di un compleanno, né di un amore, né di un’amicizia. Eppure, in queste pagine, ci sono tutte e tre le cose – e forse anche di più. Alberto, il protagonista, racconta la propria vita dialogando con 生, ideogramma cinese che significa “vita”: una presenza invisibile, ironica e poetica, che diventa voce interiore, alter ego e compagno di viaggio. Insieme attraversano memorie, sogni e visioni – dall’infanzia ai cieli delle Galápagos, dalle case di famiglia ai misteri dell’arte e della scienza – cercando nel caos del mondo un filo che unisca emozione, conoscenza e bellezza. 生 non è solo un amico immaginario, è la parte più autentica e indocile di Alberto, ciò che non si adatta e apre spazi di libertà e immaginazione. Tra realtà e invenzione, il racconto esplora con leggerezza e profondità il senso della diversità e dell’inclusione, mostrando come ogni esistenza sia unica e degna di essere narrata, per celebrare quei piccoli miracoli quotidiani che la rendono un’opera d’arte in costruzione.

Luce non ha tutte le risposte, ma ha imparato a farsi le domande giuste. Le metamorfosi di Luce è un viaggio interiore tra stazioni senza destinazione, caffè amari, silenzi scomodi e scarpe inadatte. Un racconto frammentario, poetico e ironico per chi si sente in bilico, ma sceglie comunque di restare. Perché, a volte, partire da sé è già una rivoluzione.

Nel marzo del 2020, sulla difficile onda emotiva generata dal lockdown, l'autrice di questo libro ha deciso di compiere un importante atto d'amore verso la nonna Maria: raccogliere le sue memorie. Malgrado la distanza che le separa, poiché Veronica vive a Milano e Maria a Sessa Aurunca, in Campania, le due donne hanno saputo ritagliarsi dei momenti preziosi per ricordare, raccontare e scrivere. Maria ha vissuto la guerra, è emigrata all'estero in cerca di una vita migliore, ha compiuto enormi sacrifici per mandare avanti la propria famiglia tra mille difficoltà. Il risultato è una storia nuda e cruda, con delle sfumature di spontaneità che racchiudono l'essenza di giorni felici e drammatici, speciali e ordinari, ancora palpabili o appena visibili dietro la coltre del tempo. In ogni caso, veri.

Michele Bruzzese è un adolescente che vive in un paesino sperduto della Calabria. Primo di tre figli, il ragazzo trascorre gran parte delle giornate lavorando nei campi e prendendosi cura degli animali d’allevamento che garantiscono il sostentamento alla sua famiglia. Abita in un’antica dimora insieme ai due fratelli, il padre e sua nonna materna. Come ogni anno, anche quell’estate l’agiata famiglia Capani, proprietaria dell’unica abitazione situata accanto a quella dei Bruzzese, parte da Milano per recarsi a San Girolamo, luogo di vacanza e di tregua dal sottofondo caotico della metropoli. Maria Luce Capani è la sola che sia riuscita a far provare a Michele delle profonde emozioni, e tra i due nasce un’amicizia sincera, che va al di là di ogni impedimento e che culmina in uno scambio involontario di stati d’animo e di segreti inconfessabili. Una storia di crescita, tenerezza e disillusione, che narra il desiderio di guardare oltre il visibile. Un romanzo in cui il paesaggio assume sembianze umane e ogni silenzio racconta più di mille parole.

Un bosco popolato da anime ferite. Una strada tranquilla che nasconde urla silenziose. Una galleria d’arte che riflette la fragilità del genio. Ogni racconto è un frammento di umanità spezzata, è un viaggio crudele, poetico e struggente nelle vite di chi ha amato, vissuto, sofferto troppo: Pat, boscaiolo e dio di strada, travolto dalla sua stessa rabbia; Guido, filosofo mancato e sopravvissuto alla propria ombra; Riccardo, incastrato tra scelte morali e desideri indicibili; Andrea, artista maledetto con un cuore troppo grande per contenere tutto il dolore. Con uno stile crudo, vivido e profondamente empatico, l’autore mette a nudo l’invisibile, sfida il perbenismo e dà voce a chi non può gridare.

Uno scrittore in rovina, una macchina da scrivere muta, un bicchiere sempre pieno. Lo scrittore è il ritratto crudo di un uomo che ha toccato il fondo e sceglie di raccontarlo senza filtri. Lontano dalla città, in un paesino che promette salvezza e invece restituisce solo domande, incontra anime perdute come lui: baristi silenziosi, donne spezzate, uomini fragili. Un romanzo che non cerca redenzione, ma verità nella frattura. Scomodo, feroce, profondamente umano.

A più di un lustro dall’uscita del volume "Racconti Crestati", prende forma una antologia di microromanzi. Come la precedente, anche questa selezione esplora il potere della brevità, portando il lettore a riflettere, sorridere e rabbrividire nel giro di poche righe. Fantastico, assurdo, sentimentale e grottesco continuano a essere i temi principali di una narrazione epigrafica che delinea mondi e personaggi, lasciando alla fantasia di chi legge il compito di completare il quadro. I testi sono monadi che possono essere apprezzate senza un ordine preciso, in piena libertà emozionale. "Ebdomadari Crestati" è un’esperienza letteraria unica: racconti brevi che creano dipendenza.

Due preadolescenti trascorrono una notte guardando una partita di calcio che non dimenticheranno più, così come quel loro stare insieme. Momenti che non sono misurabili cronologicamente ma che scandiscono crescite impreviste e accelerate. L’amicizia vissuta sul nascere della gioventù durante un’estate metropolitana, due famiglie che si specchiano nelle loro parzialità. Questo è Estatescenza, una sensazione malinconica di eternità, un’intensità immotivata in cui tutti i protagonisti riusciranno a vedersi per come sono realmente.

“La tazzina era sporca, irrimediabilmente sporca, non c’era alcun dubbio che fosse sporca, una tazzina che non avrebbe mai dovuto essere sporca, e invece lo era”. Un romanzo fatto di dettagli, ossessioni e ricordi che non smettono di bruciare.

“Trattasi di quattordici brevi novelle che seguono la via del ricordo. L’Archivio morto è difatti un archivio vivo. Viene consultato solo in determinate e rare occasioni e conservato con accuratezza. Lì sono riposti gli atti che riguardano le nostre esistenze. Attingiamo talvolta casualmente dai faldoni ciò che abbiamo rimosso, affinché riprendano vita negli scritti. Ne L’Archivio morto ho seguito con sincerità la strada che la memoria involontaria mi proponeva e da cui hanno preso corpo i protagonisti che la animano. Figura che coagula le narrazioni è quella paterna. Quando è centrale, rimanda all’esercizio dell’educazione sentimentale. Come attore, seppur marginale, nei minuti gesti, la sua presenza, i suoi stati d’animo, i silenzi, uniscono in un filo invisibile i diversi temi delle novelle. Sarà semplice al lettore individuarne la presenza anche quando la narrazione apparentemente lo esclude”. L'Autore

“Adottare un gatto randagio non comporta solo riempire la ciotola e pulire la lettiera. È una rivoluzione domestica, un modo per scoprire cosa significhi essere una famiglia. Sono Sambuca, e questa è la storia di come io e mia sorella Thea siamo piombate in casa, portando un po’ di caos, fusa e saggezza felina. Con la mia voce graffiante vi guiderò tra avventure, risate e imprevisti fuori copione. Quando siamo arrivate, piccole e spaesate, non avevamo idea di cosa ci aspettasse. Ora lo sappiamo, e tra castelli di sabbia e qualche zampata ben piazzata, abbiamo riscritto le regole della casa. Oggi, più di ogni altra cosa, siamo quella presenza costante che sussurra: ‘Va tutto bene’”.

Mimmo Caputo è un agente di polizia penitenziaria che, dopo aver subìto un’aggressione durante il servizio, si trova a dover affrontare un periodo di difficoltà professionale e una crisi personale che coinvolge la sua famiglia. Al rientro al lavoro gli viene affidato un nuovo incarico: supervisionare i detenuti che partecipano a un progetto di Pet Therapy. Inizialmente scettico e infastidito dalla presenza delle operatrici, Mimmo si rende pian piano conto del profondo valore che questo progetto ha per i detenuti, portandolo a fare una riflessione più profonda sul significato di libertà e di riabilitazione. Con il tempo, ciò che al principio gli sembrava un’iniziativa poco seria, diventa per lui un’occasione di riscoprire la vera essenza della cura e della connessione emotiva.