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Quodlibet: Quodlibet studio. Città e paesaggio

Terre marginali. Agricoltura come nuovo umanesimo

Terre marginali. Agricoltura come nuovo umanesimo

Francesco Caponetti

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2019

pagine: 133

È possibile elaborare per il Terzo Mondo un modello di sviluppo agricolo che sia fruttuosamente applicabile anche al Primo Mondo? Forse sì. E potremmo magari scoprire, in questo "modello comune", un'alternativa all'agricoltura intensiva guidata da criteri gestionali di tipo produttivistico. Il libro intende raccontare le economie del settore agroindustriale non dal punto di vista dei grandi centri di potere, bensì dalla specola delle "terre marginali". Questo sguardo nuovo nasce sul campo, dalle esperienze vissute dall'autore nelle periferie del mondo, tra colpi di Stato e attentati, in contesti culturalmente e religiosamente estremi. E nasce in particolare dalla costruzione di un progetto imprenditoriale - ben presto divenuto un esempio di sviluppo sociale - in una delle aree dell'Africa subsahariana in cui nascono le migrazioni. L'occhio di Caponetti è quello, umile e colto, di chi nella terra è nato e nella terra cerca un punto di partenza per lo sviluppo socioeconomico, sia locale che globale, ma lo sguardo che lo anima non arretra di fronte ai problemi materiali: dalla denuncia dei finanziamenti pubblici "a pioggia", ovvero di tipo assistenziale, al problema del copyright sulle sementi, dalla miopia della cultura occidentale, che produce "asset" che invecchiano inutilizzati, al feticcio del "green business", criticato anche da Gilles Clément in "L'Alternativa ambiente". Alla chiara denuncia delle colture industriali intensive, figlie della modernità occidentale, si affiancano però abbozzi di modelli alternativi, che possono costituire nuove opportunità di crescita. E l'autore arriva a proporre, come possibile vettore di cambiamento, una visione umanistica basata sull'inversione della rotta fin qui seguita, e dunque sulla concretizzazione, per le popolazioni che migrano da contesti difficili, della possibilità di contribuire al loro sviluppo nei territori d'origine.
16,50

L'architettura della villa moderna. Volume Vol. 3

L'architettura della villa moderna. Volume Vol. 3

Antonello Boschi, Luca Lanini

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2019

pagine: 296

Preceduto da saggi introduttivi e contributi sulle singole opere, il terzo e ultimo dei volumi su "L’architettura della villa moderna" descrive gli anni durante i quali la riscrittura degli etimi moderni dell’architettura avviene sia attraverso il recupero dei linguaggi locali e di quelli legati alla tradizione che attraverso la riproposizione di schemi legati alle avanguardie del primo Novecento. Caratteristica essenziale dell’opera, come nei primi due volumi, è il ri-disegno alla stessa scala di un gran numero di ville del periodo, permettendo al lettore la comparazione non solo compositiva, linguistica o tecnologica, ma anche dimensionale delle singole abitazioni, rendendo evidenti sia i congegni distributivi che le innovazioni concettuali. La casistica estremamente ampia di exempla permette non solo di seguire tutte le evoluzioni del tipo all’interno dell’architettura contemporanea, ma anche di avere una sorta di manuale di soluzioni a specifici problemi di progettazione elaborate dai grandi maestri dell’architettura.
25,00

Ri-abitare il moderno. Il progetto per il rinnovo dell'housing

Ri-abitare il moderno. Il progetto per il rinnovo dell'housing

Spartaco Paris, Roberto Bianchi

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2019

pagine: 243

Il testo si propone di affrontare il tema dell'utilizzo di quella grande eredità che è l'edilizia residenziale pubblica prodotta nella seconda metà del Novecento. Questo patrimonio di case popolari coincide infatti, per lo più, con la moderna periferia delle città, e viene spesso percepita dall'opinione pubblica come problematica, brutta, sbagliata, luogo di degrado estetico, sociale, fisico e ambientale. Eppure, a partire dal secondo dopoguerra, la periferia costituisce oramai per quantità una parte rilevante delle nostre realtà urbane, una realtà nella quale diventa sempre più difficile distinguere lo stile dell'intervento pubblico dalla sua imitazione privata. Inquadrando il tema in un orizzonte internazionale, il volume passa in rassegna le pratiche e le sperimentazioni, i metodi e le strategie progettuali adottati in tutta Europa per il rinnovo di questo grande parco edilizio: da Bordeaux (Anne Lacaton & Jean-Philippe Vassal, Frédéric Druot e LAN) a Parigi (Lion, Lapierre, Gap, Berim e aasb_agence d'architecture suzel brout), da Sheffield (Hawkins/Brown) ad Amsterdam (Atelier Kempe Thill e NL Architects, XVW Architectuur), da Zurigo (Burkhalter Sumi) a Milano (Studio Albori).
24,00

Sovrascritture urbane. Strategia e strumenti per il ri-condizionamento delle città

Sovrascritture urbane. Strategia e strumenti per il ri-condizionamento delle città

Alessandro Gaiani

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2018

pagine: 136

Partendo da una rapida ricostruzione della rete teorica che l'architettura italiana ha saputo intessere tra storia, interpretazione e progetto, nella prima parte di questo saggio l'autore ne analizza gli esiti, ripercorrendo alcune celebri mostre tenutesi al MoMA di New York, quelle che, a suo avviso, hanno più di tutte saputo cogliere i segni del mutamento dell'orizzonte filosofico (dal razionalismo al postmoderno, fino al nuovo realismo), influenzando così il pensiero architettonico occidentale e quello progettuale italiano in particolare: parliamo di Modem Architecture (1932), curata da Philip Johnson e Henry-Russell Hitchcock, di Deconstructivist Architecture (1988), curata da Philip Johnson e Mark Wigley, e di Small Scale, Big Change: New Arcbitectures of Social Engagement (2010), curata da Andres Lepik. Nella seconda parte, il volume delinea invece gli ambiziosi tratti di un'architettura contemporanea che, nel rispetto della storicità e della tipicità italiane, sia in grado di esplorare possibili contaminazioni, e introduce il tema della sostenibilità, ovvero della compatibilità tra le esigenze del progetto e le istanze della comunità. Ne scaturisce una strategia complessiva, che, pur informata ai quattro punti dell'approccio Adaptabily loop di Haeckel (senso, interpretazione, decisione e atto), ne individua un quinto, l'esito, quale elemento di sintesi interpretativa delle coordinate progettuali della contemporaneità. Quella di Alessandro Gaiani è dunque una metodologia di ri-condizionamento circolare, inteso come possibilità di includere in un unico brano di città differenti spazi e luoghi, figure diverse, giustapposte in modo contemperato. La nuova comunità alla quale tale strategia si rivolge dovrà perciò sviluppare un'attitudine positiva nei confronti della sovrascrittura urbana, in quanto i fenomeni di apposizione e disgiunzione sono destinati ad aumentare. Come ebbe ad affermare profeticamente Michel Foucault, occorrerà «preferire ciò che è positivo e multiplo, la differenza all'uniforme, il flusso alle unità, i dispositivi mobili ai sistemi. Credere che ciò che è produttivo non è sedentario, ma nomade».
16,00

Anaciclosi. Sguardi sulla città antica di Napoli

Anaciclosi. Sguardi sulla città antica di Napoli

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2018

pagine: 131

Il centro antico di Napoli, realtà complessa, intricata, difficilmente descrivibile, ha una sua anaciclosi. La sua è un’evoluzione che ciclicamente ritorna alla sua fase di origine, nella sua forma primordiale, originaria, e da questa trae spunto per il suo sviluppo, per la sua rigenerazione e il suo sostentamento. Il volume propone diversi approcci di lettura a questa realtà. Sguardi sensibili sono accompagnati a letture più sistematiche della composizione urbana, descrizioni rese sempre nella consapevolezza che unico imprescindibile maestro resti la città costruita. Vengono indagati i temi prevalenti all’interno del complesso manufatto urbano cercando di cogliere, nella sostanza del costruito, dove potrebbe risiedere quella qualità senza nome spesso evocata, dell’architettura della città. Il centro antico di Napoli si rivela così come un archivio mobile, incontenibile, errante, dove ciascun dettaglio architettonico o vicenda umana ad esso intrecciatosi sembra reclamare un naturale diritto di rappresentazione, uno spazio nella memoria prima individuale e poi collettiva.
17,50

L'architettura della villa moderna. Volume Vol. 2

L'architettura della villa moderna. Volume Vol. 2

Antonello Boschi, Luca Lanini

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2018

pagine: 328

Preceduto da saggi introduttivi e contributi sulle singole opere, il secondo dei volumi su "L'architettura della villa moderna" descrive gli anni tra l'ascesa e il crepuscolo dello Stile Internazionale e della canonizzazione tipologica e linguistica di questo tipo edilizio. Caratteristica essenziale dell'opera, come nel primo volume, è il ri-disegno alla stessa scala di un gran numero di ville del periodo, permettendo al lettore la comparazione non solo compositiva, linguistica o tecnologica, ma anche dimensionale delle singole abitazioni, rendendo evidenti sia i congegni distributivi che le innovazioni concettuali. La casistica estremamente ampia di exempla permette non solo di seguire tutte le evoluzioni del tipo all'interno dell'architettura contemporanea, ma anche di avere una sorta di manuale di soluzioni a specifici problemi di progettazione elaborate dai grandi maestri dell'architettura. La raccolta di saggi inediti fornisce poi una serie di approfondimenti su alcune opere o determinati filoni, consentendo letture originali e trasversali che possono risultare di grande interesse per ogni generazione di studiosi.
25,00

Architettura e realtà. Crisi e nuovi orizzonti del progetto contemporaneo

Architettura e realtà. Crisi e nuovi orizzonti del progetto contemporaneo

Andrea De Matteis

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2018

pagine: 187

Quale rapporto esiste, oggi, fra il progetto e la realtà in cui esso si inscrive? È a tale ambiziosa domanda che il libro cerca di dare una risposta. L'avvento delle città globali ha infatti privato l'architettura di quei sistemi di riferimento stabili che ne avevano nel tempo giustificato l'azione, e oggi vaga quasi sperduta in un inedito "expanded field" (per usare l'espressione di Rosalind Krauss) che la costringe a riformulare le proprie logiche. In questo testo si illustra il delicato momento in cui, alla fine del secolo scorso, cominciò ad affacciarsi una prima consapevolezza dell'immanente discontinuità e genericità delle metropoli contemporanee, con la conseguente crisi della forma-progetto. La dissoluzione della città sul territorio e il moltiplicarsi di scorie, "sprawl", residui e "terrain vague", determinando una nuova dimensione dello spazio fisico, hanno infatti stimolato l'ideazione di nuove strategie di intervento, e dunque un ripensamento dello statuto stesso del progetto. L'autore si concentra in particolare sulle riflessioni teoriche degli architetti che hanno garantito alla disciplina l'apertura di inediti orizzonti: "l'insistere di Vittorio Gregotti sul lavoro nelle condizioni empiriche del reale richiama un'azione concreta nella realtà, esattamente come fa Rem Koolhaas quando denuncia la necessità di una nuova modestia con cui guardarla. Per questo motivo i due autori, apparentemente così lontani, hanno un ruolo cardine nel testo". In chiusura, vengono descritte e criticate alcune tra le forme progettuali che vanno emergendo nella realtà contemporanea (ecologia, "landscape urbanism", "urban design", "landscape infrastructure", ecc.), nell'ambito di una sorta di "nuovo volontarismo" che mira a rendere indipendente il progetto in vista di piccole utopie realizzabili. Solo dotando l'architettura di una funzione "enzimatica", ovvero di "semi positivi", si potranno influenzare le trasformazioni della città contemporanea.
20,00

Coscienza, visione, progetto. La Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia

Coscienza, visione, progetto. La Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2018

pagine: 317

Fondata nel 1947 da un gruppo di giovani formatisi al Politecnico di Milano sotto il magistero di Franco Marescotti, la Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia è la prima cooperativa di professionisti e intellettuali. Nasce dalla rivoluzionaria ambizione di armonizzare due modelli che apparivano inconciliabili: quello cooperativo del lavoro manuale e quello individuale delle discipline intellettuali. Il gruppo fa leva su competenze multidisciplinari (vi hanno sempre operato urbanisti, architetti, ingegneri, economisti), ma senza con ciò tradire le diverse anime dei soci, a partire dai nove fondatori, in una regione e in una città fortemente segnate da varie sfumature di «misticismo cooperativo»: dossettiana, socialista, laico-liberale. Infatti, il punto di forza sta proprio nell'«anima plurale» del progetto, a tutte le scale - dalla dimensione territoriale a quella architettonica, dagli interni ai dettagli, in un sapiente dosaggio di artigianato e prefabbricazione che costituisce il segreto del suo successo nazionale e internazionale. Il presente volume ripercorre i settant'anni di una storia ininterrotta che vede il succedersi di una moltitudine di soci e professionisti, e trova così, in questo specchio dell'architettura italiana, molte ragioni per rivalutare il modello non-autoriale e collaborativo.
32,00

Silvano Rossini: composizioni irrequiete. Dall'officina delle idee all'architettura della città (1995-2015)

Silvano Rossini: composizioni irrequiete. Dall'officina delle idee all'architettura della città (1995-2015)

Gianluigi Mondaini

Libro: Copertina morbida

editore: Quodlibet

anno edizione: 2017

pagine: 144

Esponente di una nutrita cerchia di professionisti sganciata dai circuiti accademici e istituzionali dell'architettura, Silvano Rossini ha realizzato una serie di opere - molte delle quali nelle Marche - che attendono ancora un'adeguata valutazione critica e meritano una complessiva riscoperta. Il presente volume, progettato da Gianluigi Mondaini, colma finalmente questa lacuna, chiamando a raccolta un gruppo di studiosi, la cui diversa estrazione mette finalmente in risalto la poliedricità dell'opera di Rossini, intrisa di un'inquietudine anticlassicista di matrice zeviana che caratterizzava anche il pensiero di uno dei suoi maestri, Leonardo Ricci. Non c'è nulla di provinciale o vernacolare nelle sue architetture: tutte dialogano con avanguardie e neoavanguardie, dal neoplasticismo olandese al decostruttivismo, concentrandosi però sul «testo architettonico» piuttosto che sul contesto, e impostando così una fertile «dialettica tra regionalismo e internazionalismo».
24,00

Amabili resti dell'architettura. Frammenti e rovine della tarda modernità italiana

Amabili resti dell'architettura. Frammenti e rovine della tarda modernità italiana

Giulia Menzietti

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2017

pagine: 160

Il testo affronta la stagione architettonica del dopoguerra italiano da un punto di vista inusuale, ovvero attraverso lo studio dello stato attuale di alcune celebri costruzioni realizzate tra i primi anni Cinquanta e gli anni Ottanta. Quelli che ora sono ruderi, abbandonati o in via di demolizione, furono edifici vitali, firmati dai maestri più importanti di allora. Questo paesaggio di rovine diventa oggi un utile e involontario catalogo ragionato, che consente di riflettere su alcune questioni cruciali di quel periodo: il rapporto tra architettura e politica, il ruolo degli architetti, e il paradosso tipico di quel tempo, ovvero il contrasto tra la radicalità teorica e la grossolanità delle costruzioni. Come osserva l’autrice, “nella stagione analizzata emerge infatti una distanza rilevante tra la produzione materiale e quella immateriale, visibile soprattutto nel risultato profondamente sbilanciato tra la fortuna critica di quanto è stato stampato rispetto agli esiti di quanto poi è stato costruito”. Giulia Menzietti, dunque, riattualizza questi “amabili resti” per collegarli operativamente agli inaggirabili problemi del nostro tempo: dall’interesse per lo scarto architettonico alla questione del patrimonio, dalla conservazione del contemporaneo alla gestione dell’eredità culturale di una generazione di “eroi” finora mai messa seriamente in discussione dal punto di vista del suo lascito materiale. L’Istituto Marchiondi di Vittoriano Viganò a Milano, il convento dei padri passionisti di Glauco Gresleri a Casalecchio di Reno, la colonia Enel di Giancarlo De Carlo a Riccione, il complesso Marchesi di Luigi Pellegrin a Pisa, il Teatro Popolare di Sciacca di Giuseppe e Alberto Samonà, la Casa dello Studente di Giorgio Grassi e Antonio Monestiroli a Chieti, la chiesa di Ludovico Quaroni a Gibellina, la stazione di San Cristoforo di Aldo Rossi e Gianni Braghieri a Milano, il palasport di Vittorio Gregotti a Cantù - tutte queste realizzazioni non vengono qui osservate soltanto come testimonianze di un passato recente, ma vengono anche reinterpretate come frammenti di una nuova geografia del riuso, facendone forse le uniche “nuove terre” della progettazione architettonica nel nuovo secolo. Prefazione di Pippo Ciorra.
18,00

L'ultima new town. Milton Keynes tra welfare e scelta individuale

L'ultima new town. Milton Keynes tra welfare e scelta individuale

Ruben Baiocco

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2017

pagine: 209

Posta a metà strada fra Birmingham e Londra, Milton Keynes appartiene al gruppo di città di fondazione designate all'interno dell'ultimo ed effettivo New Town Act (1965), e può essere considerata la più significativa - forse l'ultima, appunto - new town britannica. Dopo il decennale dibattito aperto dalla città-giardino di Ebenezer Howard - che aveva il merito di superare l'ambito urbano per affrontare il tema della città nel più ampio contesto regionale, ovvero come una realtà insieme fisica, economica e sociale -, nel 1946 il governo britannico si impegnò nel più longevo e consistente intervento pubblico nella storia della città europea del ventesimo secolo. Il piano, portato avanti da un gruppo allargato di progettisti (David Lock, Derek Walker, Lee Shostak) e consulenti (Richard Llewelyn-Davies, John Weeks, Walter Bor, Melvin Webber e Nikolaus Pevsner), era l'atto finale di un climax urbanistico ascendente. Questi insediamenti - circa trenta nel solo Regno Unito - nacquero da un'utopia, ma furono una realtà tanto solida da essere esportata, negli stessi anni, in tutto il mondo (nei Paesi scandinavi, negli USA, in Israele, in URSS e in Giappone). Cuore di ogni sperimentazione urbanistica, il modello della new town - talvolta invocato in caso di calamità naturali, come dopo i terremoti di Gibellina o L'Aquila - attraversa tutto il Novecento, e trova oggi nuove incarnazioni nelle comunità sostenibili, nei villaggi urbani a zero emissioni, nelle eco-città con piani di sviluppo basati sul verde e sulle piste ciclabili, e in alcuni nuovi complessi urbani in India e in Cina. Nel presente saggio, l'autore ricostruisce con puntualità e rigore il pensiero e l'azione delle «culture del piano» che si sono concretizzate in Milton Keynes, ad oggi il prototipo più efficiente di welfare urbano, ma anche il più rimosso, nonostante, in Gran Bretagna, l'«ultima new town» sia anche la prima città per incremento demografico.
22,00

Riti urbani. Spazi di rappresentazione sociale

Riti urbani. Spazi di rappresentazione sociale

Francesco Lenzini

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2017

pagine: 138

Gli spazi pubblici sono sempre stati un terreno privilegiato di incontro e di confronto; il loro stesso offrirsi come spazi liberamente accessibili e fruibili ha svolto un ruolo cruciale nella strutturazione della vita sociale delle comunità. L'incessante contrattazione sulla loro conformazione, sulle modalità d'uso e sui valori simbolici a essi attribuiti è infatti alla base del particolare radicamento riconoscibile nell'espressione genius loci. Rileggendo autori fondamentali quali Johan Huizinga e Eugen Fink, Mircea Eliade e Zygmunt Bauman, Francesco Lenzini individua dunque nello spazio pubblico una natura eminentemente rituale, in cui ambiente materiale e identità collettiva si saldano in un comune processo di mediazione simbolica. L'attuale atomizzazione della società ha tuttavia determinato un sostanziale mutamento in questa dimensione, che, per utilizzare le parole di Henri Lefebvre, è sempre meno spazio di rappresentazione e sempre più rappresentazione dello spazio. Il volume interroga tale trasformazione concentrandosi soprattutto sul rapporto di interdipendenza tra urbs e civitas, tentando cioè di penetrare i meccanismi e le strutture che regolano questo difficile equilibrio - ad esempio quelli legati al gioco e al progressivo avvento dell'homo ludens. Muovendosi lungo questa continuità processuale, dalle prime forme di aggregazione umana alle piazze storiche europee fino ai «nuovi riti, nuovi miti» dello shopping e dell'happy hour, l'autore indaga il significato più profondo e sempre nuovo sotteso ad ogni forma di spazio pubblico urbano. Come ha scritto Italo Rota, infatti, «i rituali valgono non solo per l'erezione di templi e di altari, ma anche per la fondazione delle città. Il templum, il labirinto, il mandala sono una cosmografia, un diagramma dell'ordine universale».
18,00

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