Officina Libraria: CATALOGHI DI MOSTRE
Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento
Libro: Libro rilegato
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2022
pagine: 302
Nella Vita dedicata a Sebastiano del Piombo, Giorgio Vasari scrive: [] «ha lavorato sopra le pietre di peregrini, di marmi, di mischi, di porfidi e lastre durissime, nelle quali possono lunghissimo tempo durare le pitture; oltre che cio ha mostrato, come si possa dipingere sopra l’argento, rame, stagno e altri metalli». Nel breve passaggio appare la motivazione attribuita a questo uso innovativo dei materiali: la possibilità di protrarre la vita dell'opera, di renderla, come scriveranno altri autori, «poco meno che eterna». A questo tipo di pittura, ai suoi sviluppi e alle sue implicazioni storiche e semantiche nel corso del Seicento, la Galleria Borghese dedicherà una mostra nell'autunno del 2022. Nel corso del Cinquecento, la discussione sulla durabilità delle opere d’arte si era inserita nel dibattito sul paragone, opponendo i pregi della scultura a quelli della pittura. Il confronto fra le due arti, all’inizio del Seicento, avviene all’interno delle collezioni, nuovi spazi del dibattito storico artistico. Si infittisce il gioco fra le arti sorelle: gli scultori usano marmi colorati e i pittori dipingono su pietra (lavagna, lapislazzuli, pietra paesina, ecc.), mentre metalli e legni preziosi concorrono alla creazione di oggetti straordinari, come piccoli altari, stipi e orologi, dalle forme architettoniche complesse e adorni di sculturine, rilievi e pittura. Alcuni di questi oggetti, nei quali pietra e metalli erano impiegati non solo per la durabilità dei materiali, ma per il loro valore e per la loro stupefacente fattura, la cui bellezza stessa dava il senso di trascendere le epoche, saranno parte della mostra, integrandosi con quelli che facevano parte della collezione di Scipione Borghese, oggi ancora in galleria.
Timeless wonder. Painting on stone in Rome in the Cinquecento and Seicento
Libro: Libro rilegato
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2022
pagine: 302
Nella Vita dedicata a Sebastiano del Piombo, Giorgio Vasari scrive: [] «ha lavorato sopra le pietre di peregrini, di marmi, di mischi, di porfidi e lastre durissime, nelle quali possono lunghissimo tempo durare le pitture; oltre che cio ha mostrato, come si possa dipingere sopra l’argento, rame, stagno e altri metalli». Nel breve passaggio appare la motivazione attribuita a questo uso innovativo dei materiali: la possibilità di protrarre la vita dell'opera, di renderla, come scriveranno altri autori, «poco meno che eterna». A questo tipo di pittura, ai suoi sviluppi e alle sue implicazioni storiche e semantiche nel corso del Seicento, la Galleria Borghese dedicherà una mostra nell'autunno del 2022. Nel corso del Cinquecento, la discussione sulla durabilità delle opere d’arte si era inserita nel dibattito sul paragone, opponendo i pregi della scultura a quelli della pittura. Il confronto fra le due arti, all’inizio del Seicento, avviene all’interno delle collezioni, nuovi spazi del dibattito storico artistico. Si infittisce il gioco fra le arti sorelle: gli scultori usano marmi colorati e i pittori dipingono su pietra (lavagna, lapislazzuli, pietra paesina, ecc.), mentre metalli e legni preziosi concorrono alla creazione di oggetti straordinari, come piccoli altari, stipi e orologi, dalle forme architettoniche complesse e adorni di sculturine, rilievi e pittura. Alcuni di questi oggetti, nei quali pietra e metalli erano impiegati non solo per la durabilità dei materiali, ma per il loro valore e per la loro stupefacente fattura, la cui bellezza stessa dava il senso di trascendere le epoche, saranno parte della mostra, integrandosi con quelli che facevano parte della collezione di Scipione Borghese, oggi ancora in galleria.
Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2021
pagine: 184
La Giuditta decapita Oloferne di Caravaggio, della Galleria di Arte Antica di Palazzo Barberini, è uno dei dipinti più famosi del maestro, entrato per la sua forza e la sua bellezza nell'imagerie contemporanea. Tuttavia pochi sanno che il quadro, realizzato per il banchiere ligure Ottavio Costa, tra i più appassionati collezionisti di Caravaggio a Roma, ebbe una scarsissima visibilità nel Seicento, essendo tra le opere che Costa custodiva gelosamente, tanto che non se ne conoscono vere e proprie copie antiche. La mostra intende svelare i misteri del capolavoro, indagando le possibili origini iconografiche del dipinto e analizzando le componenti storiche e antropologiche che diedero vita all'opera e ne determinarono l'incondizionata fortuna. Questa non rimase confinata alla storia della pittura barocca: la Giuditta di Caravaggio costituì invece un effettivo punto di svolta nell'immaginario collettivo del suo tempo, vera e propria eroina, ed esempio di donna virtuosa nella Roma del Seicento. Nonostante il proliferare di iniziative dedicate a Caravaggio, la scelta di concentrare l'attenzione su uno solo dei suoi capolavori, nel tentativo di testare la rivoluzione pittorica, storica e culturale attuata dall'artista, è del tutto inedita.
Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2021
pagine: 360
Il catalogo presenta i risultati delle ricerche di alcuni dei maggiori specialisti dell’artista e del suo contesto culturale: oltre ai saggi di Melania Mazzucco e di Yuri Primarosa – autore di contributi fondamentali sulla produzione pittorica e grafica della Bricci –, gli studi di Aloisio Antinori, Carla Benocci, Maria Barbara Guerrieri Borsoi, Riccardo Gandolfi, Gianni Papi e Magda Tassinari e il restauro dei progetti di Plautilla conservati presso l’Archivio di Stato di Roma, la scoperta di documenti inediti sulla sua vita e l’identificazione di nuove opere dell’artista permettono di fare nuova luce sulla sua carriera e sulla sua ampia produzione, pittorica e architettonica, anche dal punto di vista tecnico e stilistico. Come quasi tutte le sue colleghe, anche Plautilla era figlia d’arte, e nella bottega romana del padre Giovanni, attivo nell’entourage del Cavalier d’Arpino, acquisì molto di più che i soli rudimenti nel disegno e nel colorire. Oltre a dipingere insegne di botteghe e a impiastricciare muri e tele, il Briccio era un erudito militante in diverse accademie letterarie romane, musicista e compositore dilettante, poligrafo e poeta, attore e commediante. Il sodalizio con l’abate Elpidio Benedetti fu decisivo per Plautilla, che accanto al ricamo e alla pittura “in piccolo”, poté cimentarsi nell’esecuzione di diverse pale d’altare, nell’ideazione di importanti apparati decorativi e nella progettazione di altre «opere insigni». Servitore romano del cardinale Mazzarino e poi di Colbert nelle funzioni di «agente del Re Christianissimo », Benedetti fu per oltre un cinquantennio una figura chiave nel fervido dialogo politico e artistico tra Roma e Parigi. L’abate, inoltre, era uno scaltro marchand-amateur e artista dilettante egli stesso, in rapporti di familiarità con alcuni dei più famosi maestri dell’epoca (Bernini e la sua bottega, Pietro da Cortona, Sacchi, Grimaldi, Romanelli).
Giovan Battista Moroni. Ritorno ad Albino
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2021
pagine: 64
La mostra e il relativo catalogo celebrano il quinto anniversario della nascita di Giovan Battista Moroni (c. 1521 - 1579/80), presentando una selezione di opere legate per ragioni diverse al borgo natale dell’artista, Albino. Nella prima sezione, intitolata Inizi, sono raccolte alcune sue prove giovanili. Si prosegue con Ritratti e personalità albinesi, una sezione dedicata al genere in cui il pittore eccelleva (quello del ritratto), anche tramite personaggi che hanno intrecciato la loro storia con quella di Albino. In questa sezione, ad esempio, sarà esposto il Ritratto di Bartolomeo Colleoni che servì da modello all’incisione pubblicata nell’Historia della vita et fatti dell’Eccellentissimo capitano di guerra Bartolomeo Coglione, scritta da Pietro Spino, umanista di origini albinesi. Infine, una sezione dedicata ai Ricordi, quadri destinati alla devozione privata eseguiti a partire da opere pubbliche che hanno riscosso particolare successo nella vicenda artistica di Moroni.
Tempo Barocco
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2021
pagine: 176
La mostra e il catalogo Tempo Barocco propongono di riappropriarsi della possibilità di usare il termine barocco per indicare la concezione di un sistema unitario delle arti e del loro potere empatico nei confronti dello spettatore, che vede la luce a Roma nei primi decenni del XVII secolo, quando Pietro da Cortona, nell'Allegoria della Divina Provvidenza, affrescata a Palazzo Barberini, portava a sintesi gli aspetti di teatralità, magniloquenza, meraviglia, rielaborazione della tradizione antica e rinascimentale. Questi stessi aspetti sono individuati seguendo il filo conduttore della riflessione sul concetto di "Tempo", da quello degli orologi a quello del mito, attraverso le opere di artisti italiani e stranieri vissuti a Roma nel corso del Seicento. È in epoca barocca infatti che il repertorio mitologico, le conseguenti personificazioni allegoriche del Tempo, con le metafore del tempo calcolabile (le Ore, le Stagioni, le Età dell'uomo), sono rivitalizzati e rinnovati dal ricorso a fonti inusuali, dalla gara con l'immaginifica poesia contemporanea, dall'uso del modello vivente, dalla commistione con il tema della Vanitas. Sono presenti in catalogo più di quaranta opere, tra dipinti, sculture, disegni e preziosi orologi, in un percorso di cinque sezioni che evidenziano diversi temi: dalle allegorie del Tempo nel palazzo, all'accezione di Tempo come Vanitas, all'antagonismo fra il Tempo e l'Amore, alla nozione di Tempo come narrazione all'interno dell'opera d'arte.
Barocci ritrovato. Il restauro del Martirio di San Sebastiano
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2020
pagine: 91
Marzo 1982: sull'onda del successo della mostra bolognese curata da Andrea Emiliani che riporta all'attenzione internazionale la figura del pittore Federico Barocci (1533-1612), ignoti si introducono nel duomo di Urbino e asportano una porzione di tela dal capolavoro giovanile dell'artista, la pala d'altare del Martirio di san Sebastiano. Trentacinque anni dopo, l'inaspettato ritrovamento del frammento rubato costituisce l'occasione per dedicare al dipinto un'accurata campagna diagnostica e di restauro. Partendo dai risultati di quest'ultima, i saggi raccolti nel volume indagano l'ancora oscuro periodo della formazione di Barocci sotto il profilo storico-artistico, documentario e tecnico-preparatorio. Ne emerge un inedito ritratto del "giovane di grande aspettazione" Federico, intento a distillare, nel nuovo formato della pala d'altare di Controriforma, la lezione rinascimentale di Tiziano, Raffaello e Michelangelo ma anche quella, più inquieta, di Francesco Menzocchi, Battista Franco e Raffaellino del Colle. Un viaggio attraverso i modelli, i disegni e il corpo stesso del dipinto per ritrovare le origini dell'armoniosa pittura di Barocci. Completano il testo tre saggi dedicati a Francesco Arcangeli, Andrea Emiliani, don Franco Negroni - le figure che più hanno contribuito alla conoscenza dell'artista e del suo straordinario Martirio.
Sotto il cielo di Nut. Forme del divino nell'Antico Egitto
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2020
pagine: 226
La molteplicità degli dèi è uno degli aspetti più evidenti e suggestivi della civiltà dell'Antico Egitto. La concezione del divino, la sua traduzione visiva e il culto degli animali sono aspetti peculiari di una visione religiosa alquanto complessa, che utilizza codici rappresentativi tanto affascinanti quanto difficili da decifrare. Attraverso la presentazione delle diverse forme che possono assumere gli dèi egizi (antropomorfe, animali, ibride), di alcune delle loro caratteristiche, dell'organizzazione del pantheon si evidenzia il concetto stesso di netjer/netjeru ("dio, divino"): un insieme di entità invisibili ma presenti nella realtà con cui l'uomo si relaziona attraverso il culto e il rito. Le diverse modalità di interazione fra dèi e uomini, sul piano privato e personale, il costante ricorso alla pratica magica, in cui le divinità sono le principali protagoniste e sono chiamate ad agire a beneficio del devoto che ne chiede la protezione, vengono ampiamente illustrate nella mostra e nel catalogo. Il percorso si conclude illustrando il mondo funerario: agli stessi dèi cui era chiesta la protezione nella vita quotidiana erano infatti anche affidate le più profonde speranze post-mortem.
Incisori tedeschi del Cinquecento
Luca Baroni
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2020
pagine: 213
L'incisione moderna nacque nel XVI secolo in territorio tedesco. Quando la Germania non era ancora stato unitario, gli artisti di lingua tedesca svilupparono un efficiente sistema di produzione e diffusione delle stampa che ne elevò lo status, da mezzo di moltiplicazione delle immagini a basso costo, a linguaggio artistico indipendente. Ciò avvenne principalmente grazie a una delle massime menti del Rinascimento, quella di Albrecht Dürer: ma le sue intuizioni furono replicate, sviluppate e consolidate da una formidabile schiera di maestri incisori. Questo è il primo studio comprensivo in lingua italiana sull'argomento: raccoglie le biografie, una bibliografia di riferimento e un'antologia di opere rappresentative di oltre sessanta artisti compresi tra l'ultimo decennio del Quattrocento e la fine del secolo successivo, da Schongauer ai Piccoli Maestri di Norimberga, da Cranach a Altdorfer, passando per figure meno note e confronti con l'Italia, la Francia, la Svizzera e le Fiandre. Completa il testo una selezione di saggi che approfondiscono il mondo dell'incisione tedesca nelle sue molteplici sfaccettature storiche, tecniche e di espressione visiva.
Valadier. Splendore nella Roma del Settecento. Catalogo della mostra
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2019
pagine: 374
Il catalogo della grande mostra monografica dedicata a Luigi Valadier, che segue e amplia quella tenutasi alla Frick Collection di New York nel 2018. Esponente più illustre e dotato di una famiglia di argentieri proveniente dalla Francia, Luigi Valadier (1726-1785) lavorò per buona parte del Settecento per i papi, i principi e le più aristocratiche e ricche famiglie romane sinché la sua fama raggiunse tutta l'Europa, ricevendo rilevanti committenze da Francia, Inghilterra e Spagna. La sua inarrivabile tecnica nel lavorare l'argento e il bronzo lo portò a sviluppare un gusto e uno stile - partendo da un rigoglioso e decorativo barocco di impronta soprattutto francese, rocaille o rococò, che si sviluppò poi in un linguaggio più contenuto e sofisticato, culminato nel neoclassicismo - assolutamente all'avanguardia, che ne ampliò la dimensione artistica da quella di grande artefice di arredi sorprendenti a realizzatore di imprese più ambiziose e monumentali. I suoi lavori rendevano omaggio al grande insegnamento di Giovanni Battista Piranesi, alla devozione verso i monumenti della Roma antica e le venerate statue dell'antichità, ricomposte in creazioni solenni come i centrotavola (desers) concepiti quali veri e propri monumenti da tavola, candelabri, altari, gioielli, arredi da mensa. Nessun luogo meglio della Galleria Borghese può assolvere l'impegnativo compito di celebrare Valadier, poiché egli fu una figura emblematica per l'aspetto che la Villa andava assumendo nella seconda metà del XVIII secolo grazie al rinnovamento voluto dal principe Marcantonio Borghese e affidato all'architetto Antonio Asprucci, e che attraverso la compresenza di pittori, scultori e artigiani condusse all'elaborazione uno stile che sarà a sua volta determinante per la nuova cultura e la nuova immagine che da Roma si sarebbe irradiata in tutta l'Europa. Per far emergere l'importanza determinante che Valadier ebbe nella cultura figurativa del Settecento europeo la mostra dà ampio spazio anche alle sue imprese più ambiziose e monumentali, sacre e profane, riunendo sia i bronzi di grandi dimensioni sia le sculture religiose che di Roma rappresentano il volto cristiano.
Genovesino a Paris
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2019
pagine: 54
La riemersione, sul mercato antiquario parigino, di due dipinti fondamentali per il percorso artistico di Luigi Miradori detto il Genovesino quando la mostra di Cremona (Museo Civico «Ala Ponzone, 6 ottobre 2017 - 6 gennaio 2018) era già stata aperta e coincidendo quella di Piacenza (Palazzo Galli, 4 marzo - 10 giugno 2018) con i tempi del restauro delle due grandi tele, ha fatto sì che nei cataloghi se ne potesse solamente accennare, senza la possibilità di approfondirne adeguatamente le vicende. Di pari passo, il restauro dei due Santi vescovi già ai Santi Marcellino e Pietro di Cremona ha consentito un ulteriore affondo da parte di Giambattista Ceruti sull'apparato eretto nel 1653 nella chiesa dei gesuiti per l'arrivo da Colonia di una reliquia di San Bassano, vescovo cremonese dimenticato dalla modernità. Mentre la nuova impresa andava concretizzandosi, poi, arrivavano altre segnalazioni di importanti dipinti miradoriani in mano privata, tra i quali anche un'inusuale rappresentazione della Disputa tra San Francesco Saverio e Fucarandono al cospetto del re del Bungo (o, absit iniuria verbis, del Bunga). Una tela che, per la rarità della messa in scena, non poteva non accendere curiosità, anche maliziose - non si trova tutti i giorni, se non forse in una canzone di Battiato, un dipinto che ha per protagonista un'accolita di bonzi sodomiti -, aprendo un nuovo fronte di ricerca sull'illustrazione devota dell'evangelizzazione gesuitica del Giappone e sulla percezione un po' confusa dell'Estremo Oriente da parte dei pittori europei. Si voleva evitare, quindi, che le nuove opere e gli inediti temi di studio rimanessero confinati nel limbo delle buone intenzioni o relegati in un articolo di rivista: abbiamo perciò confidato nell'onda lunga che avrebbe potuto far seguito alle mostre del 2017-2018 per altri restauri e rinnovati accertamenti sul Genovesino. Così ci si è impegnati perché prendesse corpo un altro libretto, con la stessa grafica e lo stesso formato dei due cataloghi, oltre che con la medesima struttura a schede; più smilzo ed essenziale, naturalmente, ma che desse subito l'impressione di nascere da una costola di quel lavoro. Il titolo, poi, riflette scherzosamente la coincidenza del ritrovamento, quasi in contemporanea, di due opere di rilievo sotto la Tour Eiffel: ovviamente, anche se non serve dirlo, Luigi Miradori non fu mai à Paris.
Le finzioni del potere. L'Arco Trionfale di Albrecht Dürer per Massimiliano I d'Asburgo tra Milano e l'impero. Catalogo della mostra (Milano, 7 maggio-19 giugno 2019)
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2019
pagine: 295
La Biblioteca Braidense di Milano conserva fra i suoi tesori un'incisione sorprendente, ideata per impressionare le corti europee del primo Cinquecento e che tutt'ora riesce a colpire il nostro immaginario per le sue dimensioni e per la forza dell'impatto visivo. Alla realizzazione di questa magnifica incisione, alta e larga oltre tre metri, parteciparono alcuni dei migliori artisti e dei più aggiornati intellettuali attivi fra l'area tedesca e austriaca, coinvolti dal mecenatismo dell'imperatore Massimiliano I. Il più noto di essi è Albrecht Dürer (1471-1528). Per il suo fitto intreccio di parola e immagine, di testo e simbolo, L'Arco Trionfale, noto anche come Porta dell'Onore, è un oggetto culturale complesso. La mostra e il catalogo, composto da nove saggi seguiti dalle oltre cinquanta schede, una per ogni pannello, danno spazio ai diversi ambiti coinvolti: la cultura visiva, architettonica, pittorica, grafica e simbolica; la costruzione letteraria della figura di un imperatore; le dinamiche della storia politica europea del primo Cinquecento; la riflessione sulle strategie comunicative nel Rinascimento; la cultura festiva e delle forme della rappresentazione. Al di là della sua fisica conservazione in Braidense, uno stretto legame unisce a Milano le vicende raccontate nell'arco, sia per la biografia di Massimiliano I, che sposò Bianca Maria Sforza nel 1494, sia per i molti nessi con l'umanesimo del capoluogo lombardo, sia infine per la successiva vicenda asburgica di Milano (il cui emblema è proprio la Sala Teresiana in cui la mostra è allestita).

