Medimond: GME opera prima

Come sarà l'assetto mondiale verso la fine del primo secolo del terzo millennio? Quali le tecnologie raggiunte? Fino a che punto giungerà la follia dell'uomo? Con questo romanzo l'autore risponde ai quesiti creando un intreccio avvincente dove politica, potere, azioni di guerra e guerriglia, improbabili vicende amorose si intrecciano, si inseguono, si scontrano in storie parallele che si ricongiungeranno infine in un solo apparente happy end. In questo scenario si muovono presidenti degli Stati Uniti maldestri o criminali, formose bionde scaltre e lesbicamente bigame, spietati dirigenti di industrie produttrici di morte, militari addestrati alle più avveniristiche e audaci azioni di guerra. Su tutti veglia Moab 51, bomba pacifista e micidiale, che sembra essere l'unica ad avere un po' di buon senso.

Isabella è una quarantenne ancora desiderabile, ha un buon lavoro, un marito rispettoso, anche se troppo immerso negli impegni della sua professione, un figlio ormai universitario che vive fuori di casa, la sicurezza di sentimenti mai traditi. Perché, allora, quella serpeggiante insoddisfazione fatta di piccole inspiegabili esigenze a colmare piccoli inspiegabili desideri? Certo che il terreno è fertile per fare nascere e crescere un rapporto extraconiugale fatto di pressanti SMS e di sporadici incontri, un rapporto di cui la stessa protagonista non riesce a capacitarsi. Tuttavia, la sua intelligenza e il suo spiccato senso dell'umorismo l'aiuteranno a risolvere per il meglio la confusa vicenda. Un libro tutto al femminile.

In luoghi immaginari ma realistici, in un tempo indefinito e indefinibile della storia del mondo, in una dimensione onirica ma credibile, si svolge il lungo, avventuroso, favoloso viaggio di Nimar e del suo multiforme, accattivante manipolo di eroi, alla ricerca dei pezzi della scacchiera sulla quale si svolgerà la partita che deciderà le sorti dell'umanità, in uno sfondo di spiritualità incentrata sulle differenze e sui punti di contatto tra i due estremi, il bene e il male, a tratti così simili da poter essere scambiati.

Tutti coloro che hanno sbuffato, subìto, sofferto sui banchi di scuola, si riconosceranno, almeno in parte, nelle vicende di Giovanni Bisetti. È un ragazzo intelligente, ha genitori comprensivi, non gli viene negato nulla; perché, allora, non riesce a essere come gli altri, omologato e rassegnato? Perché quella dolorosa insofferenza agli insegnanti, o meglio, agli insegnanti così inquadrati, così aridi, così incomprensivi. Certo, gran parte del disagio del giovane nasce da una sua caratteriale tendenza alla depressione, che sfocia spesso in angoscianti attacchi di panico (descritti con abile e sentito realismo), la "bestia" da sconfiggere. Il libro è il racconto a volte drammatico, più spesso ironico quando non comico, della scalata di Bisetti alla "maturità", un esame mostro che gli sembra ogni giorno più irraggiungibile, e per ottenerla dovrà vivere l'inferno di scuole sbagliate, di preti dai comportamenti poco cristiani, di amori infelici, di soste deluse davanti alle bacheche dei voti. Il lieto fine non è conclusivo. Giovanni Bisetti ha davanti a sé ancora una lunga strada.

L'autrice accompagna il lettore attraverso il viaggio, intrapreso a fianco del marito malato di cancro, dalla scoperta della malattia alla morte. Lo scopo del viaggio, essere una valida persona di sostegno, si è trasformato nell'ascolto della Voce del cuore. Voce che le ha insegnato ad accogliere e ad accettare la sofferenza per aiutare il marito a comprendere.

Un'attrazione fatale e la conseguente delirante smania di possesso di un'anonima opera pittorica simbolista oscuramente affascinante, un incontrollabile istinto sempre più consciamente autodistruttivo, trascinano il protagonista del romanzo breve che dà il titolo a quest'esordio narrativo verso un'allucinazione a metà fra sogno e realtà, in bilico tra il delirio e la percezione di un ineluttabile destino.

Questo libro è il racconto di una vita, di una lunga vita, dall'infanzia, anzi, dalla nascita fino alla maturità, in una Francia provinciale e autentica, fuori dai consueti stereotipi. L'autore non si limita, tuttavia, a una documentaristica cronaca di avvenimenti ed esperienze, ma, al contrario, si sofferma su deliziose descrizioni di personaggi scolpiti con ironia e incisività, su piccoli episodi quotidiani, a volte comici, a volte drammatici, così come è la vita. Nel teatro di Trevet non si muovono eroi ma persone, non c'è epica ma umanità, tanta umanità, specie nei dolorosi brani dedicati alla guerra. I capitoli filosofici e morali non risultano avulsi dal testo, ma sono anch'essi testimonianza di un percorso spirituale e di una maturità di pensiero acquisiti proprio attraverso le esperienze della vita.

Che la scuola italiana, ad ogni livello, non goda attualmente di buona salute è ormai una consapevolezza sociale indifferente e statica, che sfocia quindi nel più inutile dei luoghi comuni. Questo 'manualetto' nasce dalla lunga e appassionata esperienza di un professore di liceo, che non si rassegna allo stato delle cose. Ogni aspetto della vita scolastica viene valutato, sezionato, criticato ma, ciò che più conta, si propongono soluzioni per ogni tipo di problema. Consigli pratici e facilmente realizzabili se solo società, genitori, studenti e professori si smuovessero da una ormai troppo prolungata assuefazione allo status quo. L'argomento è serio, ma il tono è giocoso e traspare ovunque l'amorevole ironia dell'autore verso gli studenti, verso i genitori, verso gli insegnanti e anche verso se stesso.

Due racconti, ma in realtà un'unica struggente sinfonia d'amore. Soprattutto di parole d'amore, sia che siano scritte per Isabel nelle esaltate lettere di Daniel, i protagonisti del primo racconto, sia che sgorghino dall'arido tecnicismo di SMS scambiati tra due tormentati amanti. In entrambi i casi è comunque l'uomo a vivere le passioni con più violenza e dolore, e a riportarne quindi le ferite più profonde. Nonostante l'ambientazione diversa delle due storie (la prima negli Stati Uniti alla fine dell'800, la seconda in Italia ai giorni nostri), l'autore riesce a dare un significato universale a un meraviglioso, lacerante sentimento, che sembra tuttavia arrecare più dolori che gioie.