Gruppo Albatros Il Filo: Nuove voci

Il mistero che avvolge la morte dell'ex sindaco di Limone Piemonte è solo l'inizio di un thriller ambientalista che si dipana fra le strade del paesino e sulle sue meravigliose montagne, fra colpi di scena, suspense, incidenti e traffici "insabbiati". Cuore di lupo è una storia che mette in scena la vera natura dell'uomo, capace tanto di grandi cose quanto delle azioni più aberranti. Homo homini lupus, anche quando il lupo c'è davvero ed è proprio lui a dover temere il peggio, ignaro risolutore di un'intricata vicenda dall'amaro sapore tutto umano.

Di tutte le religioni, quella cristiana è senza dubbio quella che dovrebbe ispirare più tolleranza, sebbene fino ad ora i cristiani siano stati i più intolleranti tra gli uomini. Voltaire Spiritualità, comunione, carità e fede. Ma anche denaro, potere, dolore e morte. Con efficace stile narrativo, Matteo Maria Marchiori ripercorre i primi secoli di storia del Cristianesimo, ricostruendo in maniera precisa come un movimento religioso e spirituale sia diventato un potere temporale.

Lina Grandi emerge come una figura complessa e affascinante, non solo testimone del suo tempo ma anche pensatrice critica che ha saputo coniugare impegno civile e sensibilità artistica. Fin dalla giovinezza, ha nutrito valori fondamentali come l’uguaglianza, il diritto al lavoro e allo studio, sostenendo l’idea di uno Stato al servizio dei cittadini. Tuttavia, la sua narrazione rivela una profonda disillusione nei confronti di una società tradita dai governanti e da principi sbagliati, portandola a interrogarsi su temi universali legati all’umanità e al potere. La guerra, epicentro della sua testimonianza, viene descritta con passione e indignazione: Lina condanna i responsabili e denuncia l’ipocrisia di chi ha mandato giovani innocenti al macello, manipolati dalla retorica patriottica. Il suo stile si distingue per l’equilibrio tra profondità e leggerezza: mescola sagacia, umorismo e una prosa elegante, creando un contrasto affascinante che rende la narrazione vivace e coinvolgente. Attraverso questa scrittura, dipinge anche affreschi bellissimi della sua Emilia Romagna, regione che diventa non solo sfondo ma personaggio vibrante, ricco di storie drammatiche e romantiche. Lina Grandi si rivela così una voce autentica e potente, capace di unire memoria, critica e poesia in un racconto che invita a riflettere e a non dimenticare.

C’è un punto in cui il linguaggio umano si arrende. È lì che nasce l’amore vero: nel silenzio, negli sguardi, nei gesti minimi che parlano più di mille discorsi. In queste pagine accompagno il lettore in un viaggio intimo e poetico, dove l’amore non si misura nelle promesse, ma nella fedeltà silenziosa, nel restare accanto, nell’ascoltare con il cuore. Un libro che non racconta una trama da seguire, ma un respiro da ascoltare: nei giorni in cui le parole non bastano, nei momenti in cui una presenza vale più di qualunque voce. Un’opera da leggere con l’anima, da custodire come un rifugio.

C’è voluta una vita per tornare a casa è un viaggio intimo e potente attraverso la memoria, l’amore e il perdono. Con voce limpida e sincera, Roberta Limoncelli ripercorre la propria storia: dalla vita in famiglia a Napoli a quella più solitaria a Roma, dal giardino dell’infanzia agli incontri con personalità straordinarie, dai silenzi di una madre fragile alla complicità con un padre tenero e riservato, fino alla nascita della figlia Beatrice, che diventa il punto di ritorno, la ragione e il riscatto di un’intera esistenza. Tra emozioni nude e immagini vivide, l’autrice racconta la complessità dell’essere figlia e madre, donna e anima in cerca di pace, rivelando come la vita, anche nei suoi dolori più profondi, possa condurre finalmente “a casa”, dentro sé stessi. Un memoir intenso, attraversato da poesia e verità, che parla di legami, perdite, rinascite e dell’amore come unica, irriducibile salvezza.

In un regno magico suddiviso in quattro contee vivono quattro diversi popoli, tutti in armonia tra loro. Nella contea di Erskath risiedono i Bilog dalle mani di fuoco, nella contea di Rokron abitano i Bebros dalle braccia e mani di ferro, nella contea di Ortran vivono gli Aobos, creature alate e infine nella contea di Eukort si trovano i Rogi, guerrieri dalla lunga chioma. Alla sparizione dell’occhio del mostro Veho queste terre saranno colpite da terribili eventi e i quattro re si uniranno nella lotta. Guardate oltre le apparenze, poiché la vera saggezza risiede nell’osservare ciò che è invisibile agli occhi e nel comprendere ciò che il cuore cela. Nella ricerca del vostro destino, non trascurate mai la forza del vostro spirito e la luce della vostra determinazione. Poiché sono essi che illumineranno il cammino nel buio più profondo e guideranno i vostri passi verso la verità.

"Un uomo dabbene per davvero" è un viaggio nella vita semplice e complessa di un uomo del contado, immerso nella Toscana rurale del Novecento. Attraverso la figura del Didi, Giuseppe Renzetti ci racconta la storia di una famiglia contadina, dei suoi sacrifici e delle gioie rare della vita agreste, dove la terra e i suoi frutti scandiscono il tempo e il destino delle persone. Dalle piccole case di Leprata ai campi del torrente Leprone, dalla fatica quotidiana dei lavori agricoli alle carraie impervie che costringono a percorsi faticosi e rischiosi, ogni dettaglio di questa vita viene riportato con precisione, calore e partecipazione. La narrazione rende viva una realtà ormai lontana, fatta di stenti, ma anche di legami profondi, di soprannomi che raccontano storie, di relazioni familiari forti e di figure che incarnano la bontà e la dedizione. In queste pagine la lingua diventa ponte tra passato e presente: tra il latino volgare dei contadini e la forma italiana moderna, Renzetti traccia una genealogia culturale che mette in luce l’origine agreste di molti dei nostri modi di dire e dei nostri gesti quotidiani. La storia non si limita al singolo individuo, ma intreccia memoria locale, cultura contadina, e un attento sguardo alle vicende storiche, come la bonifica della Valdichiana o le opere dei Medici e di Leonardo da Vinci, che hanno modellato la terra e la vita dei suoi abitanti.

È la testimonianza di un viaggio, per certi versi anche trascendentale, in Uganda che racconta di un incontro intenso e trasformativo con una cultura che arricchisce profondamente il proprio essere. Muzungu è un termine swahili, simbolo di un passato coloniale e di una nuova consapevolezza, che significa “viandante” oppure “uomo bianco”. Attraverso l’esplorazione delle relazioni umane, si comprende che il primo impatto con l’Altro spesso non è di accettazione, ma di sfida. I capitoli si snodano dalla storia di Gabriella Frontalini, un faro di speranza attraverso la sua odv, all’esperienza diretta di vita con il popolo ugandese, fino a un racconto visivo dei volti e delle bellezze del Paese. Questo percorso insegna che l’incontro con la diversità non solo ci mette alla prova, ma ci offre anche l’opportunità di crescere, perché ogni volta che accogliamo l’Altro nella nostra vita scopriamo aspetti di noi stessi e della nostra umanità.

“L’acqua genera la vita”: questa affermazione è il cuore pulsante della diciottesima proposta letteraria di Oreste Montano, "La musica del mare mi fa sognare". L’autore trova la sua forza e il suo conforto nell’immensità marina: lo sciabordio delle onde, l’odore salmastro e l’azzurro illimitato sono per lui fonti inesauribili di pace e rigenerazione. Il mare non è solo uno sfondo, ma un’entità che lo afferra, consola e rianima, simboleggiando il suo stesso percorso di vita e rinascita, un moto incessante di flussi e riflussi che si alterna instancabilmente. Lo stile dell’opera è caratterizzato da un tono aforistico e colloquiale, che conferisce ai testi l’immediatezza di riflessioni intime ma condivisibili. I temi centrali sono l’amore per la vita e una profonda gratitudine, tratti che emergono da una potente esperienza di “morte e rinascita” che l’autore ha saputo trascendere; esprime inoltre una forte riconoscenza verso coloro che operano per il bene altrui con altruismo e perseveranza. Con "La musica del mare mi fa sognare", Oreste Montano invita i lettori a immergersi in quell’acqua dispensatrice di vita e di amore, trasmettendo il suo messaggio di speranza e resilienza che risuona come una melodia rassicurante e ispiratrice.

In un mondo a metà strada tra il reale, il fantastico e surreale, si muovono i personaggi creati e descritti con cura in queste pagine ricche di sorprese e colpi di scena. L’autore, con la sua scrittura precisa e scorrevole, ci fa conoscere una dimensione in cui le tecnologie più sofisticate si incontrano con una realtà quotidiana articolata e coinvolgente. Si intrecciano storie diverse e i personaggi condividono esperienze tra le più svariate, più o meno avventurose o sventurate. La presenza della tecnologia supporta lo svolgimento della trama, costituendone lo scheletro portante: da Alexa a Siri, passando per il Cloud, per il vasto mondo di internet, dell’Intelligenza Artificiale e di difficili linguaggi in codice, per arrivare a rischiose transazioni di criptovalute. È così che le vite, le esperienze, i rapporti interpersonali, le invenzioni e gli investimenti dei personaggi creati da Alfredo Ingenito si snodano lungo un arco temporale sconnesso che porta il lettore a muoversi in un tempo senza limiti.

Una farfalla può essere piccola, ma la sua libertà è immensa. Nabi vola leggera tra prati colorati e cieli sereni, finché un giorno si ritrova intrappolata in una città grigia e in una casa da cui non può più uscire. Ma nessuna ombra può spegnere per sempre la luce del coraggio. Con l’aiuto delle sue amiche, Nabi scoprirà che la libertà non è mai un dono da custodire da soli, e che insieme si può trasformare anche il luogo più cupo in un’esplosione di colori. Un racconto semplice e poetico che parla ai bambini – e a chi li accompagna – del valore del rispetto, della gentilezza e dell’importanza di non rimanere mai soli quando si ha paura. Una storia che illumina, che consola, che invita a volare. Età di lettura: da 6 anni.

Le poesie di Luca Cenacchi riescono ad “afferrare” quasi istantaneamente il lettore e a trascinarlo nel mondo del poeta, grazie all’intensità espressiva dei versi. Le liriche di Aspettando Psiche danno vita a un intreccio quasi “narrativo” che, nella sua morfologia più essenziale, alterna almeno tre momenti essenziali, corrispondenti a tre tempi: lo smarrimento (il tempo presente), il rimpianto (il tempo passato), l’attesa/speranza (il tempo futuro). Questa silloge colpisce per il suo mescolarsi di luci e ombre, che la fanno assomigliare a un chiaroscuro della migliore tradizione barocca.