Letteratura Alternativa

Da dove arriva, dove è diretto il nostro Malafronte? Il personaggio nasce ai tempi del lockdown in una frazione alle porte di Milano, San Vito di Gaggiano. Il protagonista scopre di avere un concorrente: Beltrame, maschera del ‘500, dimenticata e surclassata da Meneghino. Il gagliardo Malafronte non tollera di essere secondo a nessuno e si avventa alla ricerca dell’antico rivale. Lo trova, ma la sua intraprendenza di giovane maschera si spinge dall’immaginazione alla storia, dove incontra Niccolò Barbieri, realmente vissuto a cavallo del 16° secolo e padre putativo di Beltrame. Il Barbieri va a conoscere Beltrame a Gaggiano partendo dalla sua città natale, Vercelli, attraverso un viaggio immaginario che lo condurrà a Parigi, alla corte di Enrico IV, con la compagnia dei Gelosi. Storia, arte e fantasia si intersecano per formare un colorato nuovo canovaccio, a testimonianza del fatto che la Commedia dell’Arte è tutt’altro che sopita, perché da sempre si nutre di fatti e personaggi della vita reale.

«"ProstitutaMente": è la storia di un uomo che ha scelto di essere libero. Libero di pensare, amare e vivere senza inibizioni. In questo tragitto chiamato vita incontrerà ostacoli e privazioni, ma vivrà anche esperienze meravigliose. Nel suo percorso si troverà spesso a confrontarsi e scontrarsi con se stesso, mettendosi in discussione e affrontando pericoli reali. Una vita portata dal centro ai margini, volutamente. Un susseguirsi di eventi paradossali che lo spingeranno a gesti anche estremi, ma sempre dettati dall'amore. L'amore per questa vita, della quale nessuno ci ha spiegato il funzionamento e le regole, ma che si può solo amare come si ama anche una prostituta. Quell'amore impossibile, irrealizzabile, che mette però a dura prova la mente umana, seducendola e abbandonandola. Un personaggio che potrebbe essere uscito da un libro di Nabokov, ma che, invece, esiste realmente». (Fabiana Grassi)

I sogni sono sentimenti che si muovono in un mondo apparentemente reale. La fuga dalla realtà, i miraggi, le visioni, le allucinazioni non possono essere spiegate razionalmente. E in questo contesto che Stefano, protagonista del racconto, si muove alla ricerca di un riscatto per un lutto subìto in età giovanile che ha scatenato la morte della sua anima cambiando radicalmente la sua vita. È giunto il tempo di fare i conti con se stesso e con quel passato che non è mai passato e di trovare una risposta all’enigma della sua esistenza. In questo intreccio di ricordi, smarrimenti, di stupori e di inattesi colpi di scena, L’aura, una donna immaginaria che prende forma da un libro che egli stesso sta scrivendo, gli indica l’unica strada possibile da prendere per condurlo in un mondo parallelo da cui non potrà mai più tornare indietro.

Una storia senza luogo perché il sentire è ovunque. Basta un garage per creare uno spazio ideale per esercitarsi a sentire se stessi e gli altri. Caterina realizza così il proprio sogno di creare un Sindacato dei sensibili, in cui ognuno possa finalmente permettersi di ascoltare le voci del mondo. Un giorno Agnese entra in questo spazio pieno di luci, colori e visioni. Un pianoforte, occhiali, apparecchi acustici, disegni e candele la accolgono in questo garage che la aprirà a un’esperienza del sentire e all’incontro con Caterina e gli altri. Agnese è entrata nel Sindacato dei sensibili. Caterina, Agnese e gli altri in queste pagine si addentrano sempre più in un’esperienza di decentramento e di condivisione dei vissuti, imparando via via che il sentire è di tutti e che non bisogna temere di mettersi in ascolto della vita, in tutte le sue forme.

La storia di Bebe, pur nella sua unicità, potrebbe essere la storia di tante giovani donne. Donne, in questo caso, del meraviglioso sud italiano, appesantite da faticose aspettative che le avvolgono lentamente come una tela sottilissima, partendo dalle più piccole cellule, e le intrappolano in convenzioni sociali e culturali. Tante storie ho sentito e vissuto in prima persona ma la straordinarietà di Bebe è che ha capito che nulla può fermarla… se non se stessa. Una volta imparato a tenere a bada quella parte frenante, inizia a liberarsi, filo dopo filo, di quella tela e il mondo di Bebe si stravolge con una velocità alla quale si fatica a stare dietro. Quando riesce a prendere in mano le briglie della propria vita e ad accettare la responsabilità dei propri atteggiamenti, tutto cambia… già perché, se siamo responsabili, siamo attori che hanno il potere di cambiare la storia. Ed ecco che Bebe, con grande lavoro interiore, fa dialogare tutte le sue parti mettendosi in contatto con i bisogni emotivi più profondi, talmente soffocati da far fatica anche solo a riconoscerli.

Ettore e Laura, bambini, incontrano la guerra, il dolore. Si pongono domande profonde con semplici enunciazioni, come solo i piccoli sanno fare. I loro dubbi sono i nostri di adulti, anche se spesso non troviamo più il coraggio di manifestarli. Crescono facendo esperienze diverse. Laura è brillante, apparentemente sicura. Bella e combattiva, affronta di petto le difficoltà. Ettore è profondo e riflessivo, ma capace di fughe nella leggerezza. Accetta gli eventi ed affronta i problemi armato di pazienza. Forse è lui quello veramente forte. Restano costantemente sullo sfondo i temi delle differenze sociali, dell’aridità culturale e gli stereotipi, problematiche purtroppo ancora attuali. Le vite di Ettore e Laura ad un certo punto convergono, forse era scritto così o forse solo per caso. I diversi personaggi che incontrano nel corso degli anni sono molto diversi tra loro. Talvolta sono persone semplici, altre volte estremamente complicate. Tutte, indistintamente, cercano di sopravvivere alla complessità della loro esistenza, a differenti problemi, cercando le loro strategie per riuscirci.

Una breve biografia che rappresenta il ritratto in parole e immagini sui rapporti tra la persona e la comunità che lo circonda. Un profilo antropico, allo stesso tempo poetico e sociologico, dell’entità più umana dell’artista. Ciò che traspare da queste pagine è la disarmante tenerezza dell’uomo e della sua fragilità, sempre in lotta con i drammi che la vita stessa gli propina. Ma, in ogni singolo frangente, il protagonista discerne l’istante esatto in cui può fare la differenza, riconoscendo anche i propri limiti e le sue possibilità. Un’altalena tra momenti positivi e negativi che mettono spesso a dura prova Cosimo, ma senza mai abbatterlo. Uno spaccato di vita vera, intenso, intimo e commovente.

Il catalogo d’arte contemporanea “Grandi Artisti contemporanei 2023” è la summa di un’attenta e mirata selezione degli artisti visivi che hanno esposto durante il programma Biennale di Asti Art Gallery. Riteniamo che questa pubblicazione d’arte sia differente da quelle correnti, in quanto analizza lo stile e la tecnica di ogni selezionato, puntando soprattutto sulla conoscenza delle loro anime, delle loro attitudini e dei loro sogni.

Questa è la storia di una parte della vita di Vera. Non ci troverete tutto quello che le è accaduto da quando è nata, non ci troverete date, non ci troverete ogni persona che Vera ha incontrato. Solo qualcuno, solo una piccola parte di un’esistenza che, però, è stata a lungo contrassegnata da disturbi e disordini alimentari. È comunque una storia a lieto fine, che, per quanto complessa e intricata, ci insegna che guarire, in qualche modo, si può e si deve. A tutte le Vere che vivono vicino a noi, che vorrebbero o non vorrebbero farsi aiutare. Ricordate che la vita è fatta per essere vissuta bene e che ci sarà sempre qualcuno che vi tenderà la mano. Ma le prime a tendervi la mano dovete essere Voi. Solo voi potete avere la forza e l’amore necessari a salvarvi. Non è amando un uomo, crescendo dei figli o dedicandovi al vostro lavoro che riempirete il vuoto che sentite dentro. Dovrete prima amare voi stesse. L’opera in copertina è dell’artista Maddalena Bertelè.

Certe anime non temono le distanze, viaggiano senza sosta attraverso i secoli per ritrovarsi. In quel viaggiare oltre il tempo e lo spazio, possono attendersi o sfiorarsi, a volte allontanarsi ma mai perdersi, se sono destinate. Fili invisibili, indistruttibili tessono orditi indelebili al tempo, a noi saperli cogliere oltre la trama di questa vita che spesso ci distrae, ci rallenta, ci mette alla prova. Siamo già amore, a noi saperci riconoscere in quell’altro che, come uno specchio, riflette parti di noi che non vogliamo vedere ma che fanno parte della nostra essenza. Sta a noi imparare a ritrovare la strada verso casa, verso la nostra autenticità. A noi la forza di innamorarci follemente di noi stessi per poi poter avere il coraggio di amare colui o colei che attireremo nella nostra orbita, accogliendo, senza paura di lasciare andare. Prefazione di Gianrocco Guerriero. L’opera in copertina è dell’artista Pablo T.

“45 Short stories” narrate come in un “diario di bordo” da altrettanti ragazzi e ragazze che con la rete vivono a stretto e continuo contatto, così come con il cellulare, il pc e altri strumenti tecnologici, di cui non possono più fare a meno. L’intento cognitivo e soprattutto formativo, vuole essere un piccolo contributo per tutti coloro che sentono l’esigenza di conoscere gli interessi e i comportamenti abituali di giovanissimi adolescenti, le loro nuove modalità di relazionarsi socialmente attraverso l’uso di strumenti tecnologici, senza avere alcuna consapevolezza delle proprie scelte, evidenziando drammaticamente l’incapacità di distinguere il virtuale dal reale. La personale esperienza di vita dell’autore, il contatto continuo con i ragazzi, un lungo periodo di studio mirato alla conoscenza delle tecnologie, sempre più innovative, mai a termine perché in continua evoluzione, e le progressive potenzialità, sono servite da guida in questo sofferto percorso narrativo.

Il romanzo riporta i fatti salienti della vita di Orazio "Rick" Rosaci, trombettista e compositore calabrese emigrato dal paesino di Pellaro (Reggio Calabria) in Canada nel 1948 per lavorare nelle miniere di carbone ed aiutare la sua famiglia in difficoltà economica. Una serie di coincidenze ed eventi lo porteranno a farsi strada come trombettista in alcune formazioni jazz canadesi, su tutte gli Edmonton Serenaders diretti dal clarinettista italo-canadese Luigi "Louis" Biamonte. Dal 1952 al 1988, anno in cui rientrerà definitivamente nella sua città natia, Orazio si esibirà nelle più importanti ball rooms canadesi, attraversando da protagonista gli anni d'oro del jazz. Conoscerà di persona Louis Armstrong, avendo anche la fortuna di suonarci assieme in una jam sessions tenuta dal grande trombettista al termine di un suo concerto ad Edmonton nel 1957. La carriera artistica di Orazio si interromperà bruscamente una volta rientrato in Italia: amareggiato dal fatto di non riuscire a trovare partner musicali interessati alla sua storia e a suonare le sue composizioni, Rosaci deciderà di smettere di suonare la sua tromba, bruciando anche le sue composizioni.