Johan & Levi
Caffè Paradiso. La Biennale di Venezia raccontata dalle sue direttrici e dai suoi direttori
Massimiliano Gioni
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2024
pagine: 196
Istituita nel 1895, la Biennale di Venezia non è solo la più antica esposizione internazionale d’arte, ma anche l’appuntamento più atteso. Meta ambita di ogni artista e curatore, si è sempre imposta come specchio del contemporaneo e, insieme, suo sovvertimento. Lo sa bene Massimiliano Gioni che, ben prima di essere il più giovane a guidare la kermesse lagunare, ogni due anni ha intervistato i direttori della Biennale incontrandoli al Caffè Paradiso, storico locale all’entrata dei suoi Giardini. Attraverso ricordi, aneddoti e confessioni, Gioni restituisce un percorso storico lungo trent’anni dal punto di vista di chi la Biennale l’ha conquistata e vissuta sulla propria pelle. Vengono raccontate le sfide comuni a tutti – la lotta contro il tempo e un budget che non basta mai – e quelle specifiche di ognuno, come la scelta degli artisti o le difficoltà ai tempi dell’epidemia di Covid; le ispirazioni tratte dalla propria, o altrui, esperienza; i diversi tentativi di instaurare un dialogo tra presente, passato e futuro; il desiderio di scardinare le tradizioni e portare una visione nuova della curatela come della Biennale stessa. Ma più di tutto, ciò che emerge da queste conversazioni è l’impronta inconfondibile che ciascuno di loro ha impresso alla propria edizione. Come i cristalli di neve, nella loro trama complessa e sempre diversa, allo stesso modo ogni Biennale è un universo a sé a cui ogni direttore ha voluto rendere giustizia, descrivendo così un mondo in continuo mutamento.
Francesca Woodman
Bertrand Schefer
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2024
pagine: 68
«La storia non è nell’immagine, ma nel nostro rapporto con l’immagine, in ciò che essa deposita in noi» scrive Bertrand Schefer, che alla fine degli anni novanta vede per la prima volta alcuni scatti fotografici di Francesca Woodman e ne rimane folgorato. Quelle fotografie, per lui così respingenti in un primo momento, tornano negli anni a interrogarlo, a tormentarlo, incessanti come gocce, persistenti come un’ossessione amorosa. Si ripromette di scrivere un giorno su di lei, per far luce sull’enigma che incarna, per salvarla dall’oblio. Non è della sua fotografia che vuole parlare, è lei che vuole riportare in vita, anche solo per qualche attimo. Come un archeologo insaziabile, riesuma allora tutto quanto può aiutarlo a ricostruire quella “storia mancante”; una storia in cui il flusso dei propri ricordi personali, innescati dalla figura sfuocata e irraggiungibile di Francesca, si mescola alla vicenda biografica della giovane fotografa: l’infanzia in Colorado, il legame forte con l’Italia, i genitori, anche loro artisti, la prima macchina fotografica, gli anni formativi alla scuola d’arte, il soggiorno romano che porta a maturazione un temperamento così singolare. Francesca si distingue dalla massa, atipica ovunque vada. Nei suoi vestiti d’epoca sbiaditi si ritrae di volta in volta come una presenza fantasmatica, ineffabile, sensuale, anacronistica, già consapevole che non è il mondo contemporaneo lo scenario in cui troverà la propria dimensione. Se la sua arte è il motore che la muove, è anche il veleno che la consuma, la prigione da cui un giorno del 1981 riuscirà a liberarsi aprendo la finestra del suo sgangherato appartamento, a soli ventitré anni, lasciando dietro di sé un’opera immensa.
L'ironia è una cosa seria. Strategie dell'arte d'avanguardia e contemporanea
Francesco Poli
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2024
pagine: 244
Cogliere la componente ironica nelle opere d’arte visiva sembra un gioco scontato. La storia abbonda di artisti che hanno usato questo ingrediente con palesi intenti satirici, grotteschi, paradossali o in modo clamorosamente provocatorio, per giungere talvolta a una banalizzazione del suo ruolo sovversivo. Volendo andare più a fondo, però, esiste una modalità più sottile, complessa e concettuale che opera sul piano della forma prima ancora che su quello dei significati più immediatamente decifrabili. Dove meno ce lo aspettiamo possono nascondersi trame sotterranee che richiedono un secondo sguardo, perché l’ironia è spesso intessuta fra le maglie dell’opera che abbiamo davanti quando non è addirittura radicata nell’attitudine dell’artista. Scopriamo, poi, che anche in quegli autori in cui la provocazione sembra più esplicita e finanche gridata, come Cattelan o Koons, comprenderne tutte le sfumature e le ragioni è un’operazione che richiede dei distinguo. Dal sovvertimento dei canoni accademici compiuto dagli impressionisti, attraverso gli esiti conturbanti del Surrealismo, fino alle indebite appropriazioni postmoderne, Francesco Poli riconosce all’ironia dignità accademica e accetta la sfida di mostrare come questa assuma una funzione cruciale nelle diverse tappe delle avanguardie e dell’arte contemporanea. Ma, ancora più importante, fornisce la chiave di lettura per decriptare il dispositivo ironico, affinché possa sprigionare tutta la sua carica distruttiva e innovatrice.
Armi improprie. Lo stato della critica d'arte in Italia
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2024
pagine: 348
Nel manifesto l’"Antitradizione futurista", pubblicato nel 1913, Apollinaire riserva «mer…de aux critiques». Poco più di cento anni dopo quel j’accuse ha conservato, intatta, la sua forza scandalosa. Dov’è la critica, oggi? Condannata a una lenta eutanasia, è diventata un genere residuale: la figura del critico è stata sostituita da quella del curatore. Eppure, proprio nell’epoca in cui le opere d’arte sono divenute sempre più criptiche, questa pratica legata alle origini della modernità avrebbe un ruolo decisivo. Per non permettere che l’esoterismo e la volatilità di tante esperienze artistiche attuali ci escludano dal piacere. E per creare un sentimento di prossimità nei confronti di creazioni non di rado respingenti. Ma, per avere ancora un senso, la critica non può che ripartire dalle sue ragioni originarie. Rimodulare, attraverso le parole, i segni dipinti. Riaffermare la centralità dell’opera. Raccontare in che modo un quadro è nato e che cosa rappresenta; quali erano gli obiettivi del suo autore; come egli si è formato; che tecniche ha adoperato; che relazioni ha intrattenuto con la società in cui si è trovato ad agire; a quali simboli ha rimandato. E ancora: insegnare a vedere meglio ciò che è in evidenza, ma anche ciò che si nasconde nell’ombra. Infine, non lasciarsi sedurre dal mito dell’eterno cominciamento, per darsi come inquieta storia del presente. E, insieme, come esercizio “parziale, appassionato, politico” (per dirla con Baudelaire). Di questa filosofia, con sensibilità e culture diverse e lontane, si sono fatti interpreti critici come, tra gli altri, Roberto Longhi e Lionello Venturi, Giulio Carlo Argan e Francesco Arcangeli, Cesare Brandi e Filiberto Menna, Giuliano Briganti ed Emilio Villa, Germano Celant e Achille Bonito Oliva, Carla Lonzi e Lea Vergine. All’attualità della loro lezione è dedicato Armi improprie. Che suggerisce un viaggio appassionante tra idee, teorie, libri, articoli, progetti, mostre, esperienze corsare. Disegnando così i contorni di un possibile canone della critica d’arte italiana del XX secolo.
Il sublime astratto
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2024
pagine: 120
L’incomprensione è parte integrante delle relazioni umane, e quando a comunicare sono Erwin Panofsky, il massimo teorico dell’iconologia medievale e rinascimentale, e Barnett Newman, esponente e principale teorico dell’Espressionismo Astratto, il disastro è assicurato. Soprattutto se nessuno è intenzionato a scendere a patti. Una polemica attorno al termine “sublime” dà il la per una riflessione molto più ampia sullo stato dell’arte aniconica. Negli Stati Uniti in particolare questa si è voluta annunciare completamente aliena non solo nei confronti della tradizione figurativa e delle categorie del bello formale e del classicismo di stampo europeo, ma anche rispetto alla stessa arte astratta del Vecchio Continente. L’astrattismo americano aveva come obiettivo principale quello di liberarsi da ogni proporzione e dalla rigidità delle forme e della geometria, senza per questo rinunciare al contenuto, aspetto che critici e teorici come Panofsky faticavano anche solo a immaginare. In questa antologia di saggi, curata da Pietro Conte, emergono le posizioni di sostenitori e detrattori di quella corrente che ha posto come obiettivo la costante ricerca, il tentativo di suscitare un terrore mescolato al piacere, con la perdita di tutte le coordinate e i punti fermi, esprimendo ancora, ma in modo completamente nuovo, il sublime.
Storia culturale degli Etruschi
Sybille Haynes
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 520
Il libro ricostruisce la storia del popolo etrusco, prima grande civiltà d’Italia, dal periodo villanoviano (IX secolo a.C.) fino alla completa fusione con il mondo romano (I secolo a.C.), restituendo di fatto agli Etruschi il giusto posto tra le maggiori civiltà del passato. Con un territorio esteso dalla Pianura padana fino a Capua, riuniti nella lega delle dodici città, gli Etruschi furono i primi unificatori della penisola, dominatori dei mari, commercianti, esperti nella lavorazione dei metalli e del bronzo in particolare, abili architetti e pittori, raffinati ceramisti e orafi. La cultura etrusca si arricchì grazie ai contatti con i popoli del Mediterraneo, fu ampiamente influenzata dal mondo greco e influenzò a sua volta quello romano, basti ricordare che gli ultimi tre re di Roma erano di origine etrusca, che la incorporò fino a cancellarla. Questa nuova edizione, aggiornata dall’autrice con i più recenti studi e scoperte, offre un’approfondita ricostruzione cronologica e tematica dell’evoluzione della civiltà etrusca, intrecciando evidenze archeologiche, analisi della struttura sociale, racconto delle attività e pratiche funerarie, studio dei manufatti e dell’arte. Il risultato è una descrizione minuziosa della cultura e degli usi etruschi, con una particolare attenzione alla condizione femminile, resi in modo vivido e sfaccettato grazie anche al ricco apparato iconografico che rende il volume uno strumento imprescindibile per la comprensione di questo popolo.
Una donna in carriera. Vendere arte e vendere sesso
Sophia Giovannitti
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 120
Classe ’92, Sophia Giovannitti, artista e sex worker, dice le cose come stanno. Si firma orgogliosamente con il suo nome sia nelle performance artistiche che quando incontra i clienti. Non si nasconde dietro un puritano senso di colpa: libera dai pregiudizi, non permette che qualcuno la degradi per come ha scelto di vivere. Abitare un mondo dove il capitalismo ha finito per mercificare non solo il nostro tempo libero, ma anche quelle attività ritenute da sempre intime e sacre, ovvero l’arte e il sesso, ha reso possibile per qualcuno guadagnare da entrambe, creando un cortocircuito per il quale, nonostante la piena partecipazione al sistema, si viene comunque stigmatizzati senza pietà. Siamo tutti piegati alle logiche di mercato che controllano ogni aspetto delle nostre vite, eppure c’è chi ha alzato la testa, chi, dai margini, sfrutta proprio questo meccanismo per riappropiarsi degli spazi, che sia in galleria o nella camera da letto, e rimanere scomodo al mondo ipocrita e benpensante. Sophia continua allora per la sua strada, la migliore che le consenta di portare avanti ciò che ama e trarne anche profitto. In un ironico stile “confessionale”, mette a nudo le proprie occupazioni, conferendogli estrema serietà e legittimità. Ruvida, sfacciata, provocatoria, capace di citare "I Soprano" e Foucault in modo sciolto e consapevole, Sophia Giovannitti scrive un libro più che contemporaneo: una riflessione necessaria sui mercati dell’arte, del lavoro e del sesso come erano, come sono e come si sogna saranno un domani.
I gatti nell'arte
Desmond Morris
Libro: Libro rilegato
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 224
Il gatto — la più elegante, cocciuta e scaltra delle creature — è stato un soggetto prediletto da artisti di ogni cultura ed epoca, fin dalla notte dei tempi. La spettacolare incisione rupestre realizzata in Libia settemila anni fa è forse la più antica testimonianza di una zuffa tra felini, da cui prende avvio una lunga e ininterrotta tradizione visiva. Una profusione di immagini cui non sempre corrisponde un sentimento univoco verso il gatto che, se oggi è fra gli animali domestici più venerati, nei secoli è stato spesso vittima di odio e persecuzione. Da animale sacro nell'antico Egitto a deterrente contro i roditori nella civiltà babilonese, alleato dell'uomo contro gli aspidi dal morso letale, apprezzato per la tecnica venatoria e immortalato come valido compagno di caccia, il gatto si affranca via via dalle attività pratiche diventando l'indolente amico dell'uomo, che gli spalanca le porte della propria casa. La convivenza però non dura a lungo e la sua fortuna conoscerà ancora alti e bassi. Tanto che sul finire del Medioevo prevale l'immagine di malefico sodale del demonio, sprezzo che coincide con il ruolo sinistro cui è relegato nei dipinti. Quasi mai protagonista nelle tele dei grandi maestri ma mero accessorio raggomitolato ai piedi di una figura femminile, bisognerà attendere il sentimentalismo vittoriano perché torni in auge e un radicale cambio di status lo faccia ritrarre, insieme ai suoi compari, in intimistiche scene famigliari. È questo il periodo più propizio per essere gatto, un'età dell'oro sia per l'amorevole relazione con il compagno umano sia per il ruolo centrale che conquista nell'opera d'arte, dove finalmente la fa da padrone. Sensibile a ogni sfumatura felina, il più grande zoologo dei nostri tempi ci racconta la storia dell'arte attraverso la lente degli artisti gattofili. Simbolo di violenza spietata per Pablo Picasso che lo rappresenta in veste di predatore feroce, emblema supremo della sessualità femminile in Balthus, soggetto molto popolare tra vignettisti satirici e caricaturisti fino a diventare volano di denuncia politica con Banksy, il gatto è un'inesauribile fonte per esplorazioni visive e voli pindarici.
Charlotte Perriand
Anne Bony, Kengo Kuma
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 178
Charlotte Perriand (1903-1999) è un’architetta e designer francese che ha contribuito a fondare il design contemporaneo e a rinnovarlo continuamente. Dall’inizio della sua carriera nel 1927 fino al 1937, lavora con Le Corbusier e Pierre Jeanneret a Parigi come partner responsabile dell’architettura d’interni e dei complementi d’arredo. Con loro sviluppa quello che sarà il suo lavoro più conosciuto: la serie di sedie in tubi di acciaio. Lo stile unico con cui Perriand scolpisce spazio, luce e materia si basa su una logica semplice e funzionale che ritroviamo in molto design di oggi. Il testo introduttivo di Anne Bony ripercorre le tappe della sua vita e della sua carriera di donna emancipata, libera dalle convenzioni, precocemente affascinata dallo spazio vuoto e dal design d’avanguardia, visionaria al punto da farsi strada in una professione dominata dagli uomini. Nel testo che chiude il volume, l’archistar Kengo Kuma approfondisce il legame di Perriand con il Giappone: se questo paese, dove Charlotte soggiornò per due anni, è punto di partenza della sua carriera, lei a sua volta ha avuto un ruolo fondamentale negli sviluppi dell’architettura e del design giapponesi. Tanto che, ancora oggi, sono numerosi i giovani designer che trovano ispirazione nelle sue creazioni nutrite di libertà e di amore per la vita.
Ettore Sottsass
Emmanuel Bérard
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 168
Ettore Sottsass (1917-2007) ha lasciato un’impronta unica nella storia del design del XX secolo e la sua figura è legata a doppio filo con la storia del disegno industriale italiano del dopoguerra. Dalla prolifica collaborazione con Olivetti, per cui progetterà calcolatori e macchine da scrivere (tra cui la celebre Valentine nel 1969), ai mobili realizzati con Poltronova, fino alle ceramiche prodotte da Bitossi, Sottsass è moderno anche nel suo modus operandi: un’indipendenza totale nei confronti delle imprese committenti unita all’assenza di esclusività, che contribuisce a garantirgli quella fecondità che è cifra del suo lavoro. La fama mondiale arriva con Memphis, insegna dietro la quale designer arruolati direttamente da Ettore collaborano contro “il panorama uniforme del buon gusto”. Con questa bomba deflagrata nel 1981 prende vita una nuova sensibilità, che avrà risonanza planetaria. Ad accompagnare la ricca selezione iconografica, il testo introduttivo ripercorre la sua biografia umana e professionale, nel solco di un padre architetto e segnata dall’incontro con figure altrettanto decisive: il suo mentore, il pittore Luigi Spazzapan, e le due mogli, Fernanda Pivano e Barbara Radice. Se per molti Sottsass è stato l’anima di Memphis, per altri rimane l’uomo che formò una generazione di architetti, designer e creativi i cui lavori tengono vivo il suo genio.
Lo scolabottiglie di Duchamp
Ermanno Migliorini
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 144
Nel 1914, poco prima di partire per New York, Marcel Duchamp compie un gesto dirompente: elevare uno scolabottiglie a opera d’arte attraverso la mera scelta di quell’oggetto e il successivo trasferimento nel “perimetro sacro” del suo studio. Tale azione inaugura la pratica dei readymade, prodotti industriali, d’uso comune, ai quali l’artista assegna arbitrariamente lo statuto di opere, ponendosi in aperta e ironica sfida all’idea dell’artista faber. Lo Scolabottiglie diventa così un precedente storico che permette a Ermanno Migliorini di attuare da un lato una acuta e lungimirante analisi dell’arte internazionale del secondo Novecento, individuando le sfide poste dalle neoavanguardie debitrici dell’atteggiamento iconoclasta di Duchamp; dall’altro di illuminare i problemi che le derive di tale gesto provocano all’“edificio estetico” e alla critica d’arte impreparati ad affrontarlo. In questo fondamentale saggio del 1970 si tenta di chiarire, attraverso la lente della filosofia analitica, il significato generale dell’operazione duchampiana e delle dichiarazioni che la accompagnano in quanto capaci di mettere in evidenza la dissociazione tra il procedimento artistico e le strutture valutative tradizionali. La pretesa di “proporre valore senza portare ragioni” ha contribuito a segnare profondamente la direzione in cui si muove buona parte dell’arte del nostro tempo. Una direzione che sullo sfondo trova, se non proprio lo Scolabottiglie o un altro readymade, qualcosa che gli somiglia molto, ovvero qualcosa legato al piano delle esperienze sensibili immotivate e immotivabili.
Macchina e stella. L'eredità di Duchamp
Michele Dantini
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 96
A partire dagli emblemi lasciati in eredità da Duchamp alla seconda metà del Novecento, la macchina e la stella, questo volume presenta tre minisaggi sul tema dell’ispirazione e delle sue intermittenze. A partire dalle opere di Marcel Duchamp, Jasper Johns e Alighiero Boetti, Michele Dantini getta nuova luce sulla metafora dell’artista come “macchina”, sul venir meno del processo creativo come ordinata routine professionale che aveva tradizionalmente caratterizzato la trasposizione dell’ “idea” in immagine. Una svolta per certi versi liberatoria, ma anche foriera di implicazioni allarmanti, sperimentate in tutta la loro urgenza dalla generazione “informale”: come proteggersi dalle discontinuità dell’“ispirazione”, come conferire durata al tempo interiore, se tutto si risolve nell’irripetibile eccezionalità dell’attimo? Dantini analizza passo dopo passo la “reinvenzione” del mestiere di artista: la curiosa adozione di readymade per restituire plausibilità e vigore alle tecniche tradizionali, la dilatazione indefinita dei tempi di esecuzione; la pratica dell’arte della ripetizione e la creazione di appaganti routine grazie a procedimenti “automatici”, impersonali e addirittura delegabili. Al “miserabile spettatore” e alla sua acutezza il compito di cogliere nelle opere una continuità nella transizione, di ricostruire le metafore soggiacenti e «interpretare una routine rivelatasi improvvisamente sgombra di tecniche e riferimenti riconoscibili».