Caosfera

L’approccio attento dell’autrice all’esistenza ne coglie tutte le sfumature, a tratti delicate, a tratti forti, intense, drammatiche. Da tale, autentica, partecipazione emotiva scaturisce uno spunto di riflessione su argomenti svariati, che riguardano tutti noi, offerto ai lettori mediante aforismi brevi e concisi, ma anche attraverso espressioni di più ampio respiro, sulla vita, la morte, l’amore, l’amicizia, la solitudine, le persone. Il volume, illustrato da immagini pittoriche che ne esaltano il messaggio simbolico che l’autrice intende veicolare, è in grado di suscitare emozione ed empatia in ogni sua pagina.

La vita è una promessa, l’amore è una promessa, la natura è una promessa, le stagioni stesse, nel loro incessante susseguirsi, sono promesse che si rinnovano nel tempo, con i loro diversi colori e profumi. Gli individui formulano costantemente promesse all’interno di una relazione. Promesse fatte, mantenute, vissute, disattese. Formulare una promessa è un atto di forte valenza, che comunica qualcosa di noi. Mantenere una promessa significa allora indurre fiducia, apprezzamento, ma quando ciò non accade, la disattesa, la frustrazione, la delusione, possono essere intense. Partendo da tali presupposti, le autrici danno vita a una serie di racconti illustrati, dove promesse e speranze si avvicendano, in un alternarsi di contesti, scenari ed emozioni in cui è facile identificarsi, ammaliati dall’incanto di un bosco innevato o sognanti per un amore non ancora sbocciato, ma che potrebbe profilarsi all’orizzonte già domani.

Subdolo, nascosto, invisibile, il predatore osserva, mai troppo da lontano. Dai boschi che circondano le colline di un’infanzia rubata, si snoda la vicenda, lunga quanto la vita, della protagonista e del proprio inferno personale. Dall’oscurità emergerà la sua figura tanto umana quanto fortificata dalle terribili prove che dovrà affrontare. Un noir atipico, carico di interrogativi.

"Quanto è vicino all’anima ciò che è lontano dalle mani...” La magia della parola poetica dell’andaluso J.R. Jimenez riduce a nulla il fossato spazio temporale che separa un’esistenza laboriosa da un’infanzia di sogni. Il cordone ombelicale di Vincenzo Caruso non è mai stato reciso alle radici, affonda come un’ancora nel mare che un vento malandrino sballotta in qua e in là, da Palermo ad Altavilla Milicia. Lì visse Enzo le stagioni dell’innocenza e dei capricci perdonati, dei misteri religiosi e del gioco che squinterna con una capriola la logica del reale, desublimandola.

Questo testo è il diario di un anno di malattia, è una faccenda personale, è una dimostrazione d’empatia.

Età di lettura: da 4 anni.

Questa è la storia di Lucilla, ragazza borghese inquieta, allegra e socievole, ma che nasconde a tutti, ignorandolo lei per prima, un abisso di dolore. Inizia così un viaggio alla scoperta della sua anima, del suo dolore, della sua depressione, della sua voglia di dare senso alla propria vita. Mentre lotta contro i propri tabù e i propri schemi mentali che la rendono rigida e abitudinaria, pur essendo solare e allegra, ma con ripetute storie d’amore malsane e impossibili, intraprende un viaggio fuori e dentro se stessa.

Due le chiavi di lettura dell’opera. La prima di carattere linguistico, tentativo d’imitare per coinonia la iperuranica parola nietzschiana, scarna, scheletrica, essenziale, ma fisicamente e metafisicamente lirica. La seconda è il bisogno di porre sul banco dell’accusa una struttura come la Chiesa, che condanna l’uomo come peccatore a priori. Occorre contrapporre a un tale ordine la fotocopia di un ulteriore ordine costituito o smontarlo dalle fondamenta, a favore di un libero disordine, di una entropica anarchia? L’effettualità della vita non va interpretata né cambiata, ma vissuta intensamente dal soggetto causa sui, ebbro del volere di esserci e fruitore del divenire in tutta la sua molteplicità e casualità. Un divenire bello e brutto, buono e cattivo, morale e immorale. Amare e odiare, uccidere o porgere l’altra guancia fanno parte dell’unico spartito dell’essere, capriccioso e volubile, variegato nella sua fenomenologia.

Gli amori improvvisi, soprattutto se estivi, sono sempre visti con sufficienza, forse anche con giustificato cinismo. Ma questo, che nasce tra Simone e Jana, nella cornice autunnale di un'isola greca, sembra davvero destinato a durare, nonostante una certa differenza di età. Entrambi portano il peso dei loro segreti, i segni di quelle due vite arrivate fin là, ma il loro impegno alla ricerca di una maggiore sintonia e di una nuova complicità riesce a diradare ogni ombra. Se non fosse per le coincidenze, a volte inaudite…