ABE: Dissertazioni & conferme
Salerno imperiale. Dissertazioni
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 170
Osservarlo ed ascoltarlo, già la prima volta, fu un tutt'uno e conseguenza del fatto rivelatorio. Un fluire incandescente di pensieri, sillabe, frasi e parole il manifestarsi del logos; come immaginavo avvenisse sotto i portici dell'Accademia di Atene, tra allievi frenetici e solenni cattedratici maestri. Come avveniva per le frequentazioni nel foro, da parte d'indomabili giureconsulti o di stupefacenti curiosi, arrivando ad rostra, estasiati davanti ad epigoni di un Cicerone o di un Ortensio e anche di Antonio Oratore. Fiammeggiare di perifrasi e splendore di metafore, con metonimie d'anguille viscide, similitudini lunghe come di treni, carichi di alabastri. Il divenire dei metri sui piedi della poesia, mutata in musica da miti viventi di arpe d'avorio o tube celestiali: scrivere per ogni artista della penna d'oca o di computer è un disco verde verso infiniti azzurri, spalancati da occhi viperini. La dolcezza di una chitarra, in mano a Garcia Lorca, un calendario sfogliato da Leopardi. Per Arturo Bascetta è dare ascolto alla voce di dentro, alla tarantola che gli rode le visceri. Un ineludibile comandamento dello spirito. Non so dove gli derivi, ma certamente Arturo ha la scorza dello storico. Presumo ambiziosamente la vocazione l'abbia colto, in qualche stellata pausa serale del suo soggiorno nei campi Flegrei, dove Virgilio è di casa, ma anche Omero è un fantasma di sogni ellenici. A sentire Croce, però, lo storico locale non ha bisogno d'ispirazione, né di modelli. È. Come Iddio e come la Musa Clio. Arturo dell'amore per i suoi paesi di montagne innevate o aspre rocce, di monconi e moncherini d'alberi, di capre lanose e di lupi accesi nel buio profondo delle notti ululanti, ne ha fatto una religione. Incanta con le sue argomentazioni, Arturo. Non solo bravo giornalista, testardo nel servire la sua devozione di pennaiolo che butta sudore e stenti per realizzarsi, ma anche storico e scrittore brillante. Non era nato a fare lo storico, vi dirà. Invece, sa di spacciare bugie. Egli è uno storico, da mandare in brodo di giuggiole anche il più asettico lettore, il meno influenzabile editore. Storico locale, urliamolo con Croce. Cioè vero storico. Gli altri ci guarderanno e ci commiseranno? Non lo credo. Perché il grande Frodoto incominciò con i logoi, che recitava, tutto compito e partecipe, ad Atene, finì con il diventare il massimo degli storici, insieme a Tucidide. Quest'ultimo più scrittore o narratore, meno storico/geografo/militare come l'autore delle lunghe battaglie di popoli di Ellade e di Asia, e dell'invasione persiana. Io, qualcosa, vorrei dirla per contrastare Arturo; «che ce lo troviamo dappertutto?» Per quanto riguarda però l'età moderna, ad andare a spulciare registri e documenti, Arturo Bascetta è capace di strabiliare, è veramente un folletto imprendibile. Gianni Race †
Crimine e potere nel Tardo Medioevo. Trenta curiosi casi nazionali dell'avvocato Maranta da Venosa 1476-1535
Donato Bellasalma, Virgilio Iandiorio
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: ABE
anno edizione: 2023
Nelle manifestazioni dedicate ai libri, siano essi saloni fiere o meeting, si fanno intervenire personaggi famosi e autori noti, che discutono in pubblico di argomenti attinenti alla lettura e alle materie da essi trattati nelle loro opere. L'interesse per la lettura da parte di un pubblico vasto non deriva soltanto dall'importanza che alcuni argomenti possono avere, ma anche dal modo come vengono presentati. Le narrazioni di natura storiografica sono, in genere, considerate appannaggio degli specialisti o dei cultori di patrie storie. Il problema che mi affascina da sempre è come portare il racconto storico ad un pubblico sempre più vasto, e non esclusivamente a chi si interessa per motivi professionali o per personale passione della storia. La narrazione, la ricostruzione di fatti storici può risultare accattivante e interessante quando si portano anche all'attenzione del lettore non specialista i personaggi e gli eventi come se fossero davanti ai nostri occhi. Un poco come avviene per i film, che parlano attraverso le immagini a tutti gli spettatori, senza distinzione di età, di cultura e di sesso. Nel nostro tempo in cui spesso e volentieri l'ideale si trasforma pericolosamente in ideologia, che si fa violenta contro la tradizione e la storia in ossequio al pensiero unico e a chi lo impersona, il lavoro storiografico ci dice che non si può rinunciare agli ideali, che hanno fatto e fanno la storia; e ci conferma nella convinzione che ogni ricostruzione storica, che cerca onestamente e con la necessaria competenza la verità, è aperta ad interpretazioni diverse. Il senso dell'eredità del passato è nella consapevolezza che il tempo non è mai perduto. Non domandare: come mai i tempi antichi erano migliori del presente? poiché una tale domanda non è ispirata da saggezza.
Benevento aragonese. Volume Vol. 1
Sabato Cuttrera
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 210
Nell'anno 1418 la Regina Giovanna II d'Angiò, in merito al possesso di Benevento nelle mani della Chiesa, «la rivendicò e ne investì il suo favorito Sforza». Benevento, cioè, col consenso di Papa Martino V, fu affidata al contestabile Attendolo Muzio Sforza, fino ad allora titolare pro tempore, che nel 1422 svernò nel feudo beneventano di S.Maria de Villafranca, come si ricavava dal necrologio di S.Spirito «esso era di tanta ampiezza che Sforza vi venne colle sue genti e vi dimorò tutto il verno del 1422». All'epoca la provincia beneventana del Principato Ultra, era unita alla Citra Montoro e alla Capitanata, come risulta dall'atto di un notaio di Ariano, senza possibilità di poter definire i confini. Il Papa di Roma cedette prima l'ex Ducato, riconquistato dai cavalieri angioini, e poi diede Benevento e Casali alla sovrana di Napoli, che la rivendicava nel Regno, in quanto erano stati i suoi predecessori a dotarla di statuti scritti fin dal 1202, sebbene fosse chiara a tutti una riconferma ai prefetti della Chiesa da Re Carlo I d'Angiò.1 Fatto è che Giovanna II, prima di essere sovrana del Regno di Sicilia, fu la seconda Regina di Neapulia, cioè già eletta dai magni in quanto successora a Re Ladislao. Il capostipite dei Re magnanimi del nuovo e rifondato regno capuano, fu scelto dagli anziani senza essere necessariamente incoronato dal pontefice a Re di Puglia, come accaduto nei secoli a Salerno, oppure di Sicilia Ultra a Capua, o principe imperiale nelle vicarie di Italia Citra a Troia Vetere in Atense, o di Gerusalemme a Nazaret in neapolis Trani di Barletta, infine di Costantinopoli a Barulo arola di Siponto fondata dai veterani di Canosa.
Benevento aragonese. Il Ducato del Papa in Regno di Napoli fra 1458 e 1498
Sabato Cuttrera, Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 212
Dopo il sisma del 1348, il tentativo di creare a Benevento una provincia politica fallì e i 36 paesi del Principato Ultra, una volta commissariate le abbazie e cacciati i Catalani, furono inglobati nel Regno, lasciando a Benevento il solo potere politico di una città-stato, coi suoi casali, ma mantenendo quello religioso su tutte le province ecclesiastiche che già possedeva. Fu un passo indietro per le popolazioni dei rioni dei feudi, ma un passo avanti per i cittadini dei borghi regi che possedettero qualcosa in più degli altri regnicoli (costretti ad attendere l'abolizione della feudalità), perché assaporarono in anticipo la globalizzazione, prima di consegnare alla storia una Benevento matura battente bandiera liberale solo quando si liberò dei rettori pontifici che la tennero soggetta fino al 1861. Tanto è vero che, ancora con l'invasione aragonese ci ritroviamo la provincia del Principato Ultra e Citra Benevento, unita alla Capitanata. Nel corso delle vacazio dinastiche, e anche nelle lotte fra guelfi e ghibellini moderni, pertanto, si è appurato che paesi di confine venivano ora annessi, ora distaccati da Benevento. La città, rientrante fra gli stati della Chiesa insieme alla sua provincia ducale, fu da essa distaccata, facendola prima rientrare in Regno, in modo da creare un'altra provincia da annettere al reame. Gli stessi casali continuarono a essere ricostruiti più volte al di qua e al di là di fiumi, monti e castelli, ritrovandosi alcune volte nuclei abitati con lo stesso nome, per l'accanimento dell'ala militare vaticana, rappresentata dal gonfaloniere papalino, prima che l'intera provincia venisse poi annessa al Regno, eccetto le frazioni più prossime. Per tale motivo ritroviamo la Valle Beneventana prima, e poi la provincia di Principato Ultra et Capitanata, nelle mani di capitani di ventura direttamente soggetti ai regnanti la cui sfilza si concluderà con gli Sforza, governatori beneventani della Chiesa e contemporaneamente feudatari del Regno, per rendere il trapasso meno impetuoso. Durante il lungo percorso di assoggettamento temporale dal Papa ai Catalani, ergo dagli Angioini agli Aragonesi, il Pontefice tenterà sempre di ristabilire l'autorità politica sull'intera provincia ecclesiastica. Lo farà senza però mai riavere quella ante terremoto del 1348, lungo l'asse Manfredonia-Lucera-Benevento-Termoli, e si ritroverà col possedere soltanto Benevento e casali, legittimo distretto della Montagna di Montefusco, senza la Vicaria di Ariano. E' chiaro che essendo governatori, ma anche capitani di ventura, agli Sforza farà comodo essere titolari dei feudi di una intera provincia, sebbene rientranti parte nel patrimonio della Chiesa e parte del Regno, almeno fino all'invasione totale degli Aragonesi, benché i Provenzali, a loro volta, mantennero per molti anni la metà del reame nel nome del Re di Francia. Questo libro, senza pretese, intende dimostrare che Benevento non sempre fu Stato della Chiesa.
La breccia di Porta Aurea: 1848-1863. Liberali, reazionari e briganti a Benevento
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 262
In questo saggio storico, non si trova nessuna maledizione nei confronti di Garibaldi, ma vi è al contrario una visione critica, severa, senza sconti sulle origini del Risorgimento nazionale e sul processo, non sempre lineare, improntato a giustizia e privo di esecrandi fatti di sangue, che portò all'unificazione politica e statale dell'Italia. Arturo Bascetta, con la sua consolidata capacità di ricerca di documenti, diari, testimonianze le più svariate, racconti popolari, sentenze di tribunali, decisioni amministrative, confessioni e quant'altro, ci dà un quadro storico chiaro, preciso, circostanziato della fase risorgimentale della provincia di Avellino, da cui si distaccò buona parte della nascente provincia di Benevento, dal 1848 al 1863-64, e dei rapporti stretti di queste con la Napoli di Franceschiello prima e, dopo, con l'autorità di Garibaldi e della Casa Sabauda. Dinanzi ai nostri occhi passano piccoli e grandi fatti della stragrande maggioranza dei Comuni dell'ex Principato Ultra, documentati e accurati dalla certosina ricerca da topo di biblioteca che è la più grande virtù dell'Autore. Testimonianze storiche, in verità, spesso trascurate dalla Storia con la "S" maiuscola, le quali hanno un valore inestimabile per tutti coloro a cui sta a cuore conoscere i fatti delle proprie contrade, dei propri villaggi e paesi, dei propri eroi, dei propri briganti, delle imprese dei propri compaesani e delle loro azioni, eroiche o meschine che fossero, che hanno contribuito all'unità d'Italia. Vi sono episodi travolgenti e splendidi nella loro ferocia come quello della brigantessa Donna Matilde Rossi, che io ritengo, parafrasando Guido Gozzano, "un fiore sbocciato nel deserto". Il tutto, in sintesi, dimostra la ferma convinzione dell'Autore secondo cui il lavoro dello storico agisce sul suo stesso oggetto, l'agire degli uomini. Al centro dell'attenzione del Nostro, come detto innanzi, resta Benevento, a cui Bascetta è molto legato e di cui a me sembra addirittura innamorato per il suo scovare documenti, diari, racconti autobiografici e nomi che riguardano questa blasonata e antica città dei Due Principati, della quale molti cittadini sono stati autori di cose nobili e non, di fatti eroici e di intraprese in una con intrighi, false testimonianze, tutte cose che, nel complesso, le fanno onore. "Scrivo quanto segue conformamente alla mia ricostruzione congetturale della verità". E Bascetta, come il primo celebre storico antico, può dire che non pretende di aver conosciuto direttamente la "verità", ma semplicemente di averla ricostruita, a partire dai dati da lui pazientemente e sagacemente raccolti. E', questo, un ulteriore merito dell'Autore di un succoso libro, il quale, con la sua fecondità e creatività, rifiuta la storia semplicistica che si ferma alla superficie degli avvenimenti, una storia che fa dipendere tutto da un solo fattore, che si basa su analisi troppo eclettiche e che si smarrisce nella molteplicità delle circostanze: la narrazione sistematica che non distingue tra motivi e cause. Il Nostro ha una concezione profonda e diversa della storia, che spezza la crosta dell'interpretazione critica povera e sclerotica, quella che è stata giustamente definita pseudo-storia. Bascetta, seguendo Marc Bloch, "di fronte all'immensa e confusa realtà", fa la propria scelta basandosi non sull'arbitrio, bensì nell'analisi scientifica del documento che gli consente la ricostruzione e la spiegazione del passato. Esamina, analizza, scruta fatti ed eventi, ciascun individuo, noto o ignoto, che svolge la sua parte nella vicenda storica, anche con ipotesi e congetture, ma soprattutto con un lavoro delicato e appassionato, che, in sintesi, è il suo pregio maggiore.
Potere e nobiltà nella città dei papi. Volume Vol. 1
Virgilio Iandiorio
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 178
Vengono qui raccolte in un unico volume due momenti dell'attività di scrittore e di poeta di Nicolò Franco. Il primo capitolo è dedicato al soggiorno del Poeta Beneventano a Casale Monferrato, a contatto con un ambiente culturalmente vivace e interessante. In questo primo capitolo, in particolare, ci si sofferma su una delle opere che il Franco scrisse durante il suo soggiorno a Casale Monferrato. Il soggiorno monferrino, durato alcuni anni, consentì al nostro autore di dedicarsi alla stesura del romanzo intitolato Philena, un nome greco attribuito alla donna amata, come, prima di lui, aveva fatto Giovanni Boccaccio, chiamando con nomi greci i protagonisti di alcune sue opere. Con questo romanzo, Philena, il Franco si cimenta con gli autori che avevano trattato, in prosa e in versi, il tema dell'amore, che da passione diventa motivo di riscatto sociale e culturale. Il poeta sembra dirci che la metafora della vita come un sogno, non deve distrarci dalla speranza e dalla ricerca continua del bene, anche quando tutto sembra lasciarci in balia delle onde del mare in tempesta: - Noi siamo veramente sembianze d'onde marine, le quali mentre sospinte sono hora da prosperi, e hora da venti avversi, quando avanti si traggono, e quando indietro si chinano. La qual cosa fa, che durar non può sempre il rigor dei contrari fiati. E perciò veggiamo i mari hora con ispumose montagne alzati, e pur' hora ridutti ne le pianezze piacevolissime, cosi come e rapidi torrenti non sempre torbidissimi correre, e danneggiare i confini loro, ma solere a la limpidezza dei lor christalli, e a la lentezza dei corsi in breve spatio ritornare. Il nimico, e guazzoso Verno non è sempre intera parte de la stagione: e veggiamo similmente l'Autunno suto già spogliato de suoi honori, rinvigorirsi tantosto nel verde suo. Mal fa chi d'e vostri pari si trova nel male, e non spera il bene. I dodici libri in cui è suddiviso il romanzo Filena sono scritti in una prosa scorrevole e, oserei dire, moderna. Essi ritroviamo il pensiero del nostro autore su temi a lui cari: l'amore per la sua donna, il legame forte con la sua patria, Benevento. Il secondo capitolo è dedicato all'Epistolario, dove il nostro Beneventano fa riferimenti a luoghi e a personaggi della sua città e della provincia di Principato Ultra. Qui preme sottolineare la valenza formativa che l'epistolario ha per la ricostruzione della Storia, con particolare attenzione alla dimensione locale di essa. I cambiamenti avvenuti in questi ultimi decenni nella scuola hanno contribuito a rendere il campo di ricerca sulla storia locale, un terreno ambiguo e di scontro, perché non sono mancate rappresentazioni del passato legate anche ad esigenze politiche attuali. Sono emerse anche proposte politiche che hanno trasformato a loro uso il passato regionale e locale, mitizzando le "piccole patrie", e costruendo identità chiuse in sé stesse, col risultato di produrre contrapposizioni ed esclusioni, anche stravolgendo le vicende storiche per idealizzare il passato. Valorizzando il patrimonio culturale locale come testimonianza e rappresentazione del passato e la presenza in esso di diversificate storie di uomini e di donne, si rende significativo il legame tra il presente e il passato in tutte le sue sfaccettature. La storia non è mai univoca, perché ogni azione dell'uomo ha in sé il germe dell'ambiguità. Siamo partiti dalla scuola e alla scuola facciamo ritorno; perché anche lì si gioca il ruolo che deve avere la storia nella nostra civiltà, che sembra perdere la cognizione del tempo passato e non sa intravedere quella del tempo futuro. Una corretta nozione del rapporto tra storia locale, regionale, nazionale, europea, e possiamo aggiungere globale, diventa determinante per acquisire la consapevolezza che l'identità sociale è fatta certamente di differenze e di dissonanze, ma anche e molto spesso di somiglianze e di percorsi condivisi. (V.I.)
Abecedario di Salerno: famiglie, quartieri e genealogia del 1700 per ricostruire un albero genealogico dei salernitani alla portata di tutti
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 298
È una guida storica strepitosa con le note di Cuttrera e la storia magica che filtra dalla penna di Bascetta. C'è tutto il 1700: nomi, cognomi, indirizzi, prole e paternità di ogni singola famiglia. Vediamo gli argomenti: il Banco della Pietà e il Banco dei Poveri di Napoli, Come fare un testamento dal notaio, La riforma dei Tribunali: l'avvocato dei poveri, la fiera di San Matteo. Ma il cuore del volume è rappresentato dalla descrizione singolare di famiglie e quartieri di una città racchiusa da quattro porte con S. Marrismo e S. Lorenzo extra mura. Ecco i capitoli: Ascoltati tutti i capifamiglia, tranne una decina di assenti; Solo 22 famiglie di vedove ricche e povere, e due vergini; Extra: Castello e Torre Gentile e Distretto di S.Massimo; S.Maria dei Carmelitani nell'ex Piano S.Lorenzo; Il territorio di Sant'Apollinare e i Palazzi di via Canali- Parrocchia S.Maria d'Alimundo al Monte e Casa Prignano; S.Angelo dei Marronibus e S.Bartolomeo in Plano Montis; Due parrocchie sotto S.Maria delle Grazie dei gerosolomitani; S.Gregorio, S.Margherita, S.Eufemia e Santa Giovannella; S.Pietro à Camerellis dei Crociferi di S.Cleto e S.Ciriaco; Le Piazze di fuori: S.Agostino in S.Lorenzo e le confraternite; Palazzo Candia a S.Anna, S.Lorenzo e conservatorio vecchio; Conservatorio nuovo: ex Chiesa Annunziatella ai Canali. Salerno corpo: dentro le mura con 4 porte da capodipiazza, le strade e le parrocchie; Capodipiazza e Piazza, Cassavetere, S.Matteo e gli slarghi Dentro la Città: Dogana, Botteghelle, Mercadanti, Fontana; La Galera alla Strada de' Mercadandi; S.Francesco di Paola e d'Assisi, Celestini e Verginiani; La Chiesa Arcipretale con la Mensa. Seguono le chiese antiche e commende alla marina gli apostoli e torre s. Lucia de giudaica: Conservatorio Ospedale dell'A.G.P. alla Dogana Vecchia;Trasferimento a Via dei Canali nel Convento di S.M. della Mercede; Domenicani e Oratorio a Porta S.Maria-S.Domenico (Rosario); Cannabariis e Grisonte con S.Maria Pietà a Portanova (S.Benedetto); S.Maria della Pietà alias l'Oratorio di S.Maria Piccola dei Calzolai; SS.Martiri Crispiniani a S.Giovanni a Mare dei maltesi di Capua; Distretto Parrocchia di S.Trofimena e S.Maria dei Barbuti; Terenziani in S.Giovanni à Mare dei Capuani (S.Maria o S.Anna); Oratorio Regio del Salvatore di Drapperia a Dogana Vecchia; Il SS. trasferito in S.Salvatore de Fundaco a Dogana Nuova; Distretto Parrocchia di S.Maria ossia S.Lucia de Giudaica; Santa Maria presso la Torre di S.Lucia de Giudaica;S.Maria de Ruganova, altra chiesa presso Torre Santa Lucia. Infine vi sono le Confraternite, Oratori e Benefici fra 153 religiosi e pochi beneficiari laici: La Mensa e i 40 luoghi pii per 1500 famiglie salernitane; I benefici dei ricchi su altari e cappelle e i monti frumentari; I monti frumentari di Don Carlo Gaeta e della Carità; Oratori: S.Pietro in Vinculis (1500), Assunta e S.Martino; Confraternite dell'Avvocata e del Soccorso fatte chiese; S.Maria della Stella e S.Croce per Torrione e luoghi pii; 110 Forestieri: Chiese e ricchi possessori con beni in Salerno; Il forestiere più ricco è il Principe di Avellino; 14 non residenti senza dichiarazione e 34 Signorotti di Cava; Benefici nel Duomo da S.Mango, Acquamela e Aiello- La Commenda di Malta del Cavaliere Antinori; Beni pii di ecclesiastici e chiese forestiere come Faiano; Beni salernitani dei religiosi di Novi, Nocera, Roma, Solofra; Altri 79 da Cava, 100 da Napoli, 65 da S.Severino, 30 da Nocera. Il volume termina con una appendice che è il sunto di Salerno e Casali sul 1755, a suo tempo estratto dal Catasto Onciario da B. del Bufalo. Insomma un libro che è l'abecedario dei Salernitani e per i Salernitani, ma anche per chiunque voglia riscoprire usi, costumi, mestieri e ricchezze dei propri avi.
Abecedario avellinese: volti e nomi fra '800 e '900. La città prima e dopo il 1861
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 146
Prima di Pasqua, secondo tradizione, il Re lavò i piedi ad una decina di poveri, senza che nulla facesse presagire il peggio, mentre il 2 aprile 1860 i deputati di quattro dei sei stati dell'Italia si riunirono a Torino tranne le Due Sicilie e la Chiesa. Mancava un mese al primo tracollo, quando il 3 aprile, l'altro zio, il Conte di Siracusa Leopoldo Borbone, gli inviò una missiva che lo invitava a consolidare la politica estera adeguandosi ai tempi. Parole inascoltate, quelle del fratello del padre che preferiva essere salutato "colla bandiera allo stemma dei Savoia e non col borbonico professandosi suddito di S.M. Vittorio Emanuele II, solo Re degno di regnare sull'Italia". Così dirà all'Ammiraglio piemontese Pellion di Persano, nel ricevere, in cambio del suo tradimento, il titolo di Luogotenente della Toscana. L'ultimatum a Franceschiello avvenne ad aprile, mentre le spie piemontesi erano già in Sicilia a fomentare i liberali promettendo una anomala autonomia previa annessione al Regno sabaudo. Anche gli insurrezionali di Avellino e Benevento, nati fra i banchi del liceo, erano pronti. Ma divennero sempre più mazziniani che garibaldini, sentendosi chiamati alla giusta causa della rivolution, anticipando sul campo la discussione politica post-unitaria che darà vita ad una miriade di giornali locali. Questo libro spiega perché la questione dell'annessione al Piemonte fu un fatto di famiglia, un miserabile equivoco fra zio e nipote.
Abecedario degli avellinesi: famiglie e ricerche genealogiche sul 1700. Ricostruire un albero genealogico è alla portata di tutti. Con documenti tratti dai rogiti dell'archivio di stato di Avellino e Napoli
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 294
È una guida storica salernitana strepitosa con le note di Cuttrera e la storia magica che filtra dalla penna di Bascetta. C'è tutto il 1700: nomi, cognomi, indirizzi, prole e paternità di ogni singola famiglia. Risalire ai vestiti femminili per antonomasia che le donne della Valle Beneventana si tramandavano di madre in figlia attraverso la dote non è impresa facile. Possiamo però dire, alla luce delle ricerche effettuate presso gli Archivi di Stato di Napoli e di Avellino, di aver reperito, fra i volumi notarili conservati, sebbene spesso illeggibili, la raccolta di alcuni atti che si sono rivelati utili per il paragone fra i paesi della Montagna di Montefusco e del Partenio, prendendo a campione la centralità di Torrioni e di Pietrastornina, sedi di primari notai del Principato Ultra. Ricerca che potrebbe risultare non vana in un confronto fra i paesi di sopra e di sotto le due Montagne che dividono Avellino da Benevento e che frenano un'idea iniziale di similitudini storiche che non accompagnano le due valli. Stando a questi pochi, ma preziosi fogli, è stato quindi possibile capire come fossero fatti gli abiti, quelli che oggi chiameremmo costumi tradizionali, che le donne da marito, quelle definite vergini in capillis dopo i dodici anni, poi chiamate "zite" se i tempi si allungavano, portavano in dote nel giorno del matrimonio. Fin dal 1674 si conosceva il secreto del Signor Principe della Pietra Sturnina acciò partorisca subito una donna, svelato e tramandato dal notaio Gaita di Montefusco alle popolazioni della Montagna. Egli stesso suggerisce: se scrive il seguente; et potendosile la donna inghiuttire sarebbe meglio, ò vero si la lega così la donna, et vi la ponghi sopra del ventre che partorirà; et a Deus. Questa la filastrocca da recitare al momento opportuno: Anna peperit Mariam, Maria peperit Salvearem creature exi foras, quia Christy te vocat, Christy veghat, Christy venit, Christi imperat, Christi xe ab omni molo defendat. Amem. Ma il notaio aveva sperimentato anche un rimedio contro il freddo, quello che stavolta chiama secreto per la quartena Deus. Bastava bere un ottimo bicchiere di vino greco con della polvere di ventricello di gallina essiccato. Se l'esperimento falliva una prima e seconda volta lo si poteva ripetere una terza volta che sicuramente sarebbe riuscito. Garantito dal notaio Giordano di Montefusco: Dal ventre della gallina la pelle di dentro lo ventricello si secca, et si ne fà polve pestata, et poi se ne dà quanto copre un' tre cavalli al patiente dentro d'un bicchiero di greco perfetto, et si la dà all'hora quando il patiente sa conosce che sta per venire il freddo seu patere; et sì conoscendo che habbia colpito alla prima; seguiti per tre volte, è exeperimentato. Però non tutti i notai della Montagna furono così creduloni. Anzi, dagli rogiti dei notai della famiglia Leo stanziati in Torrioni, non traspare nessun commento, solo atti. Ma andiamo per ordine e vediamo, al di là del parto, quali fossero le condizioni per prender moglie e come vestiva la sposa nel distretto della Valle Beneventana e della Montagna di Montefusco. Il volume termina con una appendice che è il sunto di Avellino e Casali sul 1742-55, a suo tempo estratto da due diversi Catasti Onciari da B. del Bufalo e A. Bascetta. Insomma un libro che è l'abecedario degli Avellinesi e per gli Avellinesi, ma anche per chiunque voglia riscoprire usi, costumi, mestieri e ricchezze dei propri avi.
Stralci di rogiti beneventani: fiere, rendite, sposalizi, testamenti e omicidi nel 1700, fra Sabato e Calore, da Montefusco a Pietradefusi
Arturo Bascetta, Sabato Cuttrera
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 156
I panni colorati lavorati sono pregio, distinzione. Significativi a tal proposito sono in testamenti, come le ultime volontà dettate dall'uomo "seduto sulla sedia di paglia". Dettagli questi non da trascurare. L'occhio notarile è anche attento così al contesto, al vissuto. I testamenti rivelano l'atteggiamento dell'essere umano di fronte alla morte, insieme ai culti del territorio. Nel testamento di I capitoli matrimoniali così dei notai del Principato ci restituiscono una società i costumi, i modi di essere, le singolari tradizioni locali, insieme alla dote e al "notamento dei panni". Certamente una funzione significativa, che segnala la differenza e il valore dell'oggetto, viene affidata alla varietà cromatica e alla sapiente lavorazione del manufatto. Nell'elenco delle "robbe" c'è un "vestito con struscio giallo nuovo, altro vestito sottanetto di damasco rosso di color amaranto nuovo, un busto di pioppo ricamato novigno". A questo punto occorre precisare che lo studio dell'autore è abbastanza ampio e passa alla descrizione degli edifici sacri e, in modo particolare, di Apice, dove c'è la chiesa di s.Bartolomeo, "coverta di embrici", intonacata, imbiancata, con il cimitero benedetto nel 1690 dal cardinale Orsini. E dietro "suddetta chiesa vi resta un orticello con albero di celzo rosso". Sempre nella medesima Terra si registra il beneficio di s.Marco Evangelista eretto nella chiesa del palazzo ducale. Altro edificio sacro importante dello stesso centro è la badia di s.Lorenzo di patronato del collegio di s.Bartolomeo di Benevento, unita successivamente all'Annunziata di Pietradefusi. Inoltre, l'autore, non trascura l'archeologia pre industriale e pertanto segnala il molino sul fiume Sabato del Duca di Monestarace, frutto di una convenzione "con li capomastri fabbricatori", impegnati nel costruire la "parata" e nel collocare le macine. A tal proposito, l'ingegnere, deve tener conto "del masso sotto l'acque", delle "pareti da battitura". Previsti anche "forti urti delle acque", tutti così all'opera per dar vita a questo edificio che vede impegnati mastri scalpellini, capimastri e per fare ciò, sono messe in opera "tre-quattro calcare di calgie". Altra documentazione della cultura materiale è quella relativa all'esistenza di una cartiera insieme al monte del cardinale Perrelli. Ma su tutto spicca Eliseo Danza di Montefusco (1584-1660) giureconsulto, scrittore, avvocato dei poveri, sindaco del suo paese natio, membro di accademie, come quella degli Offuscati di Montefusco. Questi scrisse varie opere che rispecchiano i costumi e la società del tempo. Giustamente l'autore, in questo studio diviso in più parti, auspica la traduzione e la diffusione delle opere giuridiche di una personalità straordinaria del periodo, come era quella di Bartolomeo Chioccarelli di Montefalcione, storico e giurista insigne. Fausto Baldassarre Filosofo storico
Pro rogitum Beneventi. Duchi, marchesi e cardinali nei documenti degli archivi. Volume Vol. 2
Arturo Bascetta, Sabato Cuttrera
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2022
pagine: 156
Sono documenti tratti dagli Archivi Beneventani e dei paesi della Montagna di Montefusco da dove si erano trasferiti quasi tutti i nobili prendendo la via di Napoli per vivere la vita della capitale. In loco avevano nominato fidati agenti per la riscossione dei censi, solitamente da pagarsi entro la Vigilia di Natale e, in altri casi, specie per affitti di masserie o frutteti, o terziaria sul raccolto, durante il mese di luglio. Una pressione fiscale che aumentava sempre di più e, laddove i feudi rendevano poco, i titolari lievitavano indiscriminatamente il valore del bene, come accade oggi agli speculatori in borsa, per effettuarne infinite compravendite. È quello che accadde a Chianche, Torrioni, Prata, Arpaise, Ceppaloni e Torrioni. A Chianche avvenne dopo la vendita indiscriminata del feudo passato da Giovanbattista Manso (1593) a Beatrice de Guevara (1607), moglie di Enrico de Loffredo, Marchese di Sant'Agata. Il feudo dell'antica Planca, unito a Bagnara nella prima metà del 1700, appartenne al Duca della Castellina Giovanni Battista Zunica, l'ultimo della famiglia a possederlo. Ritroviamo proprietario del feudo di Chianca. Ma sono tantissimi i documenti trascritti e inseriti nel volume, da quelli del Marchese Paulillo di Amalfi e Petruro, a quelli dei Duchi Perrelli di Toccanisi, Chianche, Bagnara, così del mulino sul Sabato, fra Altavilla e Tufo, del Duca di Monestarace. Singolari le carte rinvenute del Monte del Cardinale e sulla cartiera-gualchiera sotto Ceppaloni e Barba, in direzione di Beltiglio, dove affiorano le pretese del Duchino e Cavaliere di S.Caterina, da cui il matrimonio del Duca fatto Cavaliere a Malta, che portò Perrelli e Zaza a perdere i feudi della Montagna. I codicillo su altri feudi, come quello di Cervarulo di Mercogliano, da Pietrastornina a Pannarano e Tufara Valle, riportano a riscoprire i meccanismi feudali fra Sabato e Calore.
Abecedario di Caserta. Cognomi e quartieri prima del 1800
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2022
pagine: 288
Questo libro è una miniera a cielo aperto, con cognomi, luoghi, storia, cultura e tantissimi particolari inediti che solo dal cappello di Arturo Bascetta potevano uscire. È un viaggio nella Caserta vecchia di due e tre secoli fa, fra i quartieri di una volta, da Sommana e Pozzovetere fino a giù, alla Torre di Casertanuova: La Diocesi e il Distretto di Caserta in Terra di Lavoro - Demanio Rocca S.Nicola: Castellone S.Agata fuori le mura; Il circondario di Torre, capoluogo di fatto; Le ultime vicende feudali del Principato di Caserta; Ufficiali eletti in Regimine dell'Università riuniti nella Piazza. Il volume analizza anche, nome per nome, tutti gli abitanti, quelli registrati dalle anagrafe nel 1700, e finanche quelli che appartenevano alle famiglie, senza possedere cognome, come famegli, ragazzi, garzone e lavoratori vari, grazie alla composizione del Catasto Onciario e ai documenti consultati relativi alla divisione in parrocchie della città: Chiese ed ecclesiastici, Cappelle e altri luoghi pii casertani; Il Catasto Antico a Gabella sostituito dalla tassa focatica; Vedove e forestieri esentati dalle tasse; L'Onciario supera il Generale imposto dagli Austriaci; Catasto Onciario nel 1741 scritto da otto estimatori e deputati; Sei quartieri amministrati dall'Università di Caserta. Tutto ha inizio dalla città cattedrale, quale è ancora oggi il gioiello di Casertavecchia: Nobil viventi della Sommana: De Franciscis e Giaquinto; Casola e la Parrocchiale di San Marco Evangelista; Pozzovetere e Case Vecchie di S.Clemente col trappeto; Centorano con dottore, potecaro e società dei buoi; I mestieri di Tredici: corari, coirari e mastro cortese; Falciano residenza del vescovo fra maccaronari e bottegari; Industriosa S.Benedetto: fabbricatori, panneri e pettinatori; Toro: borgo con sbirro, chirurgo, salaiolo e fioraio; Casale di Garzano anticamente detta San Pietro; I nobili Giaquinto ed Albanese e i poveri cittadini di S.Barbara; Il massaro napoletano, la vedova e il notaio di Saturano. Il libro focalizza poi l'attenzione su altri luoghi antichi, dall'abbazia di San Pietro e San Rufo a Piedimonte, fino a Sala, Casolla e Puccianello, dove furono ricostruiti gli antichi casali distrutti fra Sala Consilina e altri paesi del fiume Calore e Vallo Diano di Teggiano. Da qui una miriade di cognomi e nomi di braccianti e pettinatori, coirari e altri cittadini in questo studio che è alla base di qualsivoglia ricerca genealogica, analizzando casale per casale tutti i luoghi dell'antica Caserta: Casolla: il Casale più popoloso con pettinatori e mandesi; Casale Mezzano dove ogni bracciante ha la casa propria; Torre: il quartiere dei ricchi spostatisi nei palazzi della valle; La classe intermedia di mercadanti e lavoratori conciari; Fioriscono i mestieri nel nuovo borgo che rinasce; La montagna mirtillata di Puccianello; I massari diversi di Briano, il vignarolo e il bracciante nudo; Casale Alifreda, l'oste, il mercadante col calesse e i Mazzarella; Ercole: maccaronari, pettenatori e un raro bardaro. La ricca Appendice inoltre è proprio un sunto estratto dal catasto onciario pubblicato da ABE, scientificamente trascritto: Il Quartiero di Città; Sommana; Casola; Centorano; Tredici; Falciano; S.Benedetto; S.Barbara; Toro; Garzano; Casolla; Mezzano XIII. Saturano; Piedemonte; Ercole; Alifreda; Torre; S.Clemente; Poccianello; Briano; Sala; Pozzovetere. Chiudono il libro le note su Chiese e ecclesiastici: Chiese parrocchiali citate in un primo elenco del Catasto; Vengono definiti ecclesiastici di tutti i luoghi pii; Elenco di chiese ed ecclesiastici riportato a tergo del Catasto. Infine c'è un repertorio delle vedove, zitelle e privilegiati della Città di Caserta, e dei ricchi nobili bonatenenti e forastieri della Città.

