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ABE: Almanacco della canzone napoletana

Guappi di cartone dal teatro alla tv, storia della sceneggiata: 1840-1980

Guappi di cartone dal teatro alla tv, storia della sceneggiata: 1840-1980

Antonio Sciotti

Libro: Libro rilegato

editore: ABE

anno edizione: 2025

pagine: 200

Dalle origini ottocentesche, si passa all'evoluzione e alla maturità di struttura della sceneggiata degli anni '20 e '30 e alla stabilità degli anni '50. Poi, dopo un periodo d'indifferenza e di declino, si registra il prepotente ritorno negli anni '70. Infatti, con la crisi del teatro d'arte, la sceneggiata diventa l'unica forma teatrale napoletana ben rappresentata. Ne è esempio proprio l'anno 1970, dove il cinema domina nelle sale di quelli che oggi sono i teatri Bellini, Augusteo, Diana, Sannazaro, Acacia, Cilea. Per gli amanti del teatro classico, la scelta degli spettatori si riduce ai soli sopravvissuti teatri San Ferdinando e Politeama. Come contropartita, funzionano alla grande i botteghini dei teatri Duemila, La Perla, Italia, Ausonia, Splendore e Bracco, dove è rappresentata la sceneggiata. A questi, l'alternativa per il pubblico si riduce alle piccole sale dove si ascolta la musica e il cabaret, come i teatri Orione, Esse, La Porta Infame, Cantuccio, Margherita. Partendo proprio dal 1970, la sceneggiata domina e varca pure i confini regionali e nazionali e anche quelli internazionali, approdando oltre oceano dove alcune compagnie quali quelle di Mario Merola e Mario Da Vinci diventano assai popolari, almeno nelle colonie italiane sparse nel mondo. Questo nuovo boom è legato soprattutto alla popolarità dei protagonisti e al loro indiscusso talento, più che al successo della canzone. In questo caso, la definizione di sceneggiata viene distorta, perché ora non è più la canzone di successo che lancia la sceneggiata, bensì è la stessa sceneggiata che fa conoscere la canzone dalla quale è tratta la trama. Infatti, molte canzoni degli anni '70 possiedono una popolarità che è limitata al vicolo e vengono conosciute da una platea nazionale proprio in virtù degli incassi della sceneggiata. Spesso la televisione ospita i beniamini, i quali non propongono la canzone il cui successo è limitato e circoscritto, bensì un quadretto recitato con altri artisti della compagnia tratto proprio dalla sceneggiata che termina con la canzone identità. Ecco che Mario Da Vinci, per interpretare Montevergine (Mamma Schiavona) nella popolare trasmissione Domenica in, è accompagnato da suo figlio Sal e da un nutrito gruppo di attori della sua compagnia che inscenano il disperato pellegrinaggio alla Madonna. Il declino della sceneggiata, che avviene nella prima metà degli anni '80, non è attribuibile alla critica e alla stampa che hanno sempre alzato un muro e una forma di ostracismo assai discutibile verso questa forma d'arte, ma agli stessi beniamini che passano ad altri palcoscenici, in particolare al cinema come nei casi di Nino D'Angelo, Carmelo Zappulla e Sal Da Vinci, e anche ad un cambiamento del repertorio musicale con canzoni che cantano l'amore e che non possono più offrire alcuna trama da sceneggiare.
44,00

Storia della Piedigrottissima: la Napoli festivaliera degli anni Cinquanta (1957-1973)

Storia della Piedigrottissima: la Napoli festivaliera degli anni Cinquanta (1957-1973)

Antonio Sciotti

Libro

editore: ABE

anno edizione: 2024

pagine: 126

Lo spettacolo di Piedigrottissima nasce per iniziativa di Renato Barendson, presidente dell'Ente Provinciale del Turismo (E.P.T.) che, rivalutando la festa di Piedigrotta dal punto di vista turistico, si sofferma sull'importanza della valorizzazione e diffusione delle nuove canzoni napoletane su scala nazionale. Per questo motivo, in collaborazione con la Rai, patrocina la Piedigrottissima, ossia la presentazione a un pubblico nazionale delle più belle canzoni di Piedigrotta. L'Ente, per raggiungere lo scopo prefissato, chiede il supporto delle sette più importanti case editrici del momento (Acampora, Argoss, Bideri, La Canzonetta, Cioffi, Giba, Di Gianni) che, durante il corso della festa di Piedigrotta, hanno presentato le loro nuove produzioni. L'idea dello spettacolo nasce dopo le movimentate vicende dell'ultimo Festival della Canzone Napoletana tenutosi nel mese di maggio. Infatti, in seguito alle accese controversie nate con la Rai si è tentato di risolvere il problema della radiodiffusione della canzone napoletana proprio con l'istituzione della Piedigrottissima. In altre parole, le polemiche nascono dal fatto che la canzone napoletana scritta da autori partenopei è ghettizzata a favore della canzone dialettale scritta da autori settentrionali. Alle forti accuse, la Rai si è sentita obbligata a rivedere il suo programma di radiodiffusione ed ha effettivamente accertato che su 600 canzoni napoletane trasmesse nel 1956, soltanto 64 sono quelle scritte e musicate da autori partenopei. Da questa polemica, Renato Barendson in collaborazione con Pino Bianchi, presidente dell'Associazione Canzoni di Napoli, lancia l'idea alla Rai di pareggiare i conti istituendo la Piedigrottissima, ovvero uno spettacolo che permetta la radiodiffusione di canzoni napoletane piedigrottesche scritte, con schietto spirito partenopeo, da autori nati nella città canora. Così, per la realizzazione di questo spettacolo, l'E.P.T. si rivolge agli editori partenopei che, grazie alle audizioni di Piedigrotta, tengono sotto contratto i più rinomati autori napoletani. Inizialmente aderiscono al progetto ben nove case editrici, poi ridotte a sette per due forfait. Da questa richiesta, la Direzione Generale della Rai organizza innanzitutto il programma radiofonico Piedigrotta Napoletana 1957 da trasmettere sul secondo canale, per il lancio di 27 canzoni, 3 per ogni casa editrice organizzatrice di spettacoli di Piedigrotta, a scelta della casa stessa. Il programma viene replicato ben 15 volte, in modo da assicurare un lancio sufficiente all'affermazione delle canzoni. Parallelamente a tutto ciò, Renato Barendson, oltre alla rubrica radiofonica, chiede alla Rai pure lo spettacolo televisivo Piedigrottissima che raccoglierebbe il meglio della nuova produzione piedigrottesca e che, grazie alla tv, si creerebbe un nuovo efficace strumento per la valorizzazione e la diffusione della canzone napoletana. Il presidente comunica alla Direzione Generale che di questo spettacolo provvederebbero per la produzione e l'organizzazione le stesse case editrici, eventualmente attraverso il contributo dell'E.P.T. La direzione della Rai in un primo momento esclude che la Piedigrottissima televisiva potesse rientrare nel piano economico ed artistico della produzione prevista fino a settembre. Poi, considerando che avrebbe dovuto soltanto mettere a disposizione le telecamere e il proprio personale per la ripresa, mette al vaglio anche la possibilità di una ripresa televisiva. Alla fine, cedendo alle pressioni, viene programmata la prima rassegna televisiva dedicata a Piedigrotta.
29,00

Enrico Caruso da Napoli a New York. Figlio di operai del cotone emigrati da Piedimonte d'Alife

Enrico Caruso da Napoli a New York. Figlio di operai del cotone emigrati da Piedimonte d'Alife

Giuseppe Castrillo

Libro

editore: ABE

anno edizione: 2024

pagine: 120

"Il legame tra Caruso e la canzone napoletana è una componente essenziale della cultura di Napoli da più di un secolo, tanto è vero che il tenore continua ad essere ascoltato e celebrato ancora, specie quando la sua voce si lega alle canzoni in lingua napoletana. Preferisco parlare, come ormai fanno tutti gli studiosi seri, del "napoletano" come di una lingua, non solo perché è stata parlata ed è ancora parlata da un intero popolo, quello che molti storici fino all'Unità d'Italia indicavano con le parole «nazione napolitana», non solo perché è stata lingua di una corte e di un regno, perché fu adoperata da scrittori, ma perché essa ha i connotati di una vera lingua, con una sua grammatica ed una sua sintassi, con una varietà lessicale sterminata; e, infine, perché è capace di assimilare e riproporre termini di ogni settore del sapere. Scrivere di questo legame, significa approfondire il profilo umano e professionale del grande tenore e cogliere, nel suo canto e nella sua ispirazione, visto che fu anche compositore nella lingua napoletana, la presenza dell'essenza, dell'anima e della vita napoletana. Ma significa anche cercare di scoprire le interconnessioni segrete tra l'artista e il mondo in cui è nato e si è formato, fare il bilancio di quei lasciti che, a volte, non si possono documentare ma che fanno parte del patrimonio spirituale e culturale di ciascuna persona. Vi è anche una curiosità affettiva in questa scelta. Mia madre è una lontana parente del maestro, di cui porta il cognome. Di Caruso si è sempre parlato nella mia famiglia e se ne parla in tutta la città di Piedimonte."
20,00

Angela luce: la dea dello spettacolo. Almanacco della canzone e dello spettacolo

Angela luce: la dea dello spettacolo. Almanacco della canzone e dello spettacolo

Antonio Sciotti, Giovanna Castellano

Libro: Libro rilegato

editore: ABE

anno edizione: 2024

pagine: 162

Nel corso degli anni ho pensato spesso di scrivere la mia biografia. Dal momento che non l'ho fatto, ho accettato con entusiasmo che se ne occupassero Antonio Sciotti e Giovanna Castellano. Di Antonio conosco la grande competenza e la meticolosità delle sue ricerche; di Giovanna conosco le capacità narrative e mi sono affidata al suo racconto. Grazie a tutti e due. Così Angela Luce ha dato il «Sì stampi» al 16° volume della collana degli Almanacchi di Arturo Bascetta Editore, curati da Antonio Sciotti. A suo dire, la dea dello spettacolo, vede la sua genesi in uno scherzo del destino che ha giocato la sua parte toccando le corde dell'anima. Una chiacchierata imprevista si è configurata come bozzetto ideale di un disegno che ho poi seguito senza indugio alcuno. Un giorno al Teatro Cortese incontrai Giovanna Castellano, amica, confidente, addetto stampa e agente di Angela Luce, che già avevo conosciuto in precedenza. Chiacchierammo sulle scalette del teatro e, tra il dire e il fare, con Giovanna convenimmo che sarebbe stata necessaria la pubblicazione di una biografia che restituisse alla memoria storica del teatro e della canzone napoletana la pregevole, gloriosa e lunga carriera di Angela Luce. Nello stesso tempo, Giovanna mi sottolineò come tale lavoro sarebbe stato decisamente faticoso, difficile e anche estremamente arduo da realizzare, poiché avrebbe richiesto una mole di lavoro in ben cinque settori artistici: cinema, teatro, musica, radio e televisione. Tra l'altro, avrebbe dovuto abbracciare un gigantesco arco di tempo di circa settant'anni a partire dal 1955, anno del debutto di Angela Luce. Mi raccontò pure che già in passato ci furono alcuni tentativi che non ebbero seguito per le grosse difficoltà incontrate durante la ricerca. La conversazione lasciò lo spazio ad un silenzio nel quale il suo sguardo mi attraversò letteralmente, come se mi valutasse, e che di lì a poco lei tradurrà in una riflessione ad alta voce: Antò, sulo tu 'a può ffà! Fui travolto da emozioni contrastanti che si aggrovigliarono ad un ricordo forte e chiaro, a me tanto caro. In un battibaleno ritornai piccolo quando a casa mia, mio padre Alberto raccontava di Angela Luce, questa bravissima artista, orgoglio di qualsiasi direttore artistico, che si calava completamente nel personaggio teatrale o canoro che doveva interpretare con una stupefacente bravura: un raro esempio di eclettismo. Ed ogni volta che si raccontava di lei, puntualmente rammentava, come chiusura, l'episodio sulla canzone L'ultima tarantella. Nel 1972, durante il lavoro di ricerca per l'incisione di un 33 giri, papà scelse le canzoni da proporre alla Luce, che, dopo la selezione, parlando de L'ultima tarantella sottolineò la forza e la bellezza del testo. Fermo nella convinzione che la Luce ne avrebbe fatto un capolavoro d'interpretazione, papà le disse: Signurì, sulo vuje 'a putite ffà! Inutile soffermarmi sul fatto la Luce, poi, vinse la Maschera d'Argento per l'interpretazione. Per anni, come un disco a ripetizione, sentivo questo racconto fino a quando nel 1986 accompagnai papà al concerto di Angela Luce al teatro Mediterraneo. Durante i saluti nel camerino fui testimone di quell'episodio che loro due riprodussero, quasi fosse un copione, riavvolgendo il nastro del ricordo. Quella scena della decisione di incidere L'ultima tarantella la conoscevo a memoria perché a casa aveva fatto storia. E riflettei su come una breve frase potesse acquistare una forza artistica senza precedenti. Questo fu tutto quello che mi venne in mente quando Giovanna mi disse: Antò, sulo tu 'a può ffà!
39,00

Almanacco della canzone napoletana. Volume Vol. 13

Almanacco della canzone napoletana. Volume Vol. 13

Antonio Sciotti

Libro: Libro rilegato

editore: ABE

anno edizione: 2024

pagine: 166

Capri: cent'anni di canzoni e festival dedicati all'Isola delle Sirene è un libro diviso in due parti, ognuna delle quali raggruppa tutte le melodie dedicate all'isola delle sirene nell'arco di un secolo (1890-1990). La prima parte è dedicata alla Capri festivaliera, o meglio al Festival di Capri che dal 1949 al 1956 ha rallegrato e movimentato il turismo caprese con tante belle melodie. Questa gara canora nasce addirittura prima del Festival della Canzone Napoletana e, come quest'ultimo, lancia moltissime canzoni napoletane al successo nazionale e internazionale. La caratteristica del Festival di Capri è che, eccetto le due ultime edizioni, assume tutte le caratteristiche di un'audizione di Piedigrotta perché organizzato da un'unica casa editrice, la Leonardi di Milano. Prende, però, i caratteri festivalieri perché le canzoni presentate gareggiano tra loro per aggiudicarsi la vittoria. Quasi tutte le edizioni lanciano al successo una canzone che, qualche volta, assume anche carattere internazionale. Così, se nella prima edizione, vince Me so' mbriacato 'e sole di Manlio e D'Esposito, in quella successiva trionfa Anema e core, una delle canzoni partenopee più tradotta nel mondo, sempre firmata da Manlio e D'Esposito. In scia, i brani 'Nu quarto 'e luna, 'O ciucciariello, Quanno staje cu mme, 'O cavalluccio, Suspiranno mon amour e altri. Fino al 1952 sono soltanto Scarola e Roberto Murolo, i cantanti-chitarristi più quotati del periodo (capisaldi del nuovo genere moderno sussurrato e confidenziale), che presentano al pubblico le nuove canzoni festivaliere, mentre dal 1953 si alternano Nilla Pizzi, Joe Sentieri, Luciano Glori, Marisa Del Frate, Laura Barbieri, Gino Latilla, Gloria Christian e altri. La casa editrice Leonardi propone nelle prime cinque edizioni molti brani che diventeranno di successo. Infatti, diverse di queste canzoni, successivamente al Festival di Capri, parteciperanno ad altre gare canore, spesso più prestigiose, come il Festival de la Chansonn Italienne di Parigi, altre a diverse colonne sonore di film (poi campioni d'incasso) e altre che, tradotte in tutto il mondo (in primis Anema e core, Luna caprese e 'Nu quarto 'e luna), assumeranno carattere europeo e internazionale. Sia nell'edizione del 1955 che in quella del 1956, la casa editrice Leonardi lascia l'organizzazione del festival all'Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo e il suo ruolo si riduce a quello di semplice concorrente, alla pari con altre case editrici. La prima di queste due edizioni è chiamata Primo Premio Capri della Canzone Napoletana, e si tiene nell'ambito della Canzone del Mare, nome assegnato al trofeo consegnato alla canzone vincitrice. La seconda edizione è chiamata Secondo Premio Capri della Canzone Napoletana & Primo Premio Capri della Canzone Internazionale e assume carattere internazionale perché il marchese Ettore Patrizi (commissario prefettizio dell'Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo) organizza tre gare distinte: quella delle canzoni in napoletano, quella delle canzoni in italiano e quella dei brani in francese, inglese e tedesco.
44,00

Enrico Caruso da Napoli a New York. Figlio di operai del cotone emigrati da Piedimonte d'Alife, Anna Baldini e Marcellino Caruso con atti inediti sui familiari

Enrico Caruso da Napoli a New York. Figlio di operai del cotone emigrati da Piedimonte d'Alife, Anna Baldini e Marcellino Caruso con atti inediti sui familiari

Giuseppe Castrillo

Libro: Libro rilegato

editore: ABE

anno edizione: 2024

pagine: 120

Questo libro è nato dalla collaborazione di due studiosi: Enzo Altieri e Giuseppe Castrillo. Il primo ha rivisto e rimaneggiato la sua tesi di laurea in "Canto" Canzone Classica Napoletana e ha voluto riproporla in un volumetto di agile lettura, che avvicinasse il grande tenore Enrico Caruso ad un pubblico più vasto. Il secondo riprende due racconti "fantasiosi" che rinnovano il mito del "re del canto lirico". In realtà le due parti del libro sono contigue. Si passa dalla vicenda storica di Caruso, alla ricostruzione del rapporto affettivo tra il tenore e la sua terra d'origine. I fatti narrati nei racconti sono di pura invenzione. L'autore ha semplicemente voluto riproporre un ambiente culturale, la dimensione di un paese nel passaggio tra Ottocento e Novecento, e ha cercato di immaginarsi la nostalgia del tenore per la terra d'origine dei genitori. Si diceva "parti contigue", e giustamente perché anche la ricostruzione storica, curata da Enzo Altieri, non si chiude senza lanciare uno sguardo sui racconti popolari che provvidero ad arricchire il mito di un tenore che Piedimonte ha sentito sempre come un suo figlio.
44,00

Storia della sceneggiata. Guappi di cartone dal teatro alla Tv (1840-1980). Almanacco della canzone e del teatro napoletano dal palco alla televisione nazionale

Storia della sceneggiata. Guappi di cartone dal teatro alla Tv (1840-1980). Almanacco della canzone e del teatro napoletano dal palco alla televisione nazionale

Antonio Sciotti

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2024

pagine: 200

Il tomo è diviso in tre parti: quella delle origini, quella della storia della Compagnia Cafiero-Fumo (la formazione che ha rappresentato e fatto conoscere la sceneggiata su tutto il territorio nazionale), e quella del rinnovamento e del boom degli anni '70 che coincide anche con la morte della sceneggiata. Il primo esempio di sceneggiata lo ritroviamo nel lontano 1840 al teatro San Carlino, dove recitano il Pulcinella Salvatore Petito e il buffo Pasquale Altavilla, quest'ultimo nel doppio ruolo di attore e commediografo, nonché un nutrito numero di attori, ben conosciuti al pubblico, tra cui anche Raffaele Cammarano, figlio di Giuseppe e nipote del popolare Pulcinella Giancola. Pasquale Altavilla è, in questo periodo, il commediografo ufficiale della compagnia con una scrittura che si ispira quasi sempre a fatti di cronaca rosa o nera realmente accaduti. Ebbene, sul grande successo di Piedigrotta della canzone Te voglio bene assaje, scrive per la Comica Compagnia Nazionale la rappresentazione Te voglio bene assaje e ttu nu pienze a mme. Nella commedia, la canzone Te voglio bene assaje viene intonata dal personaggio Scazzuoppolo (Pasquale Altavilla) e, in altra occasione, da Scazzuoppolo e Luisella (Concetta Ardoino). Inoltre, al termine della rappresentazione, tutta la compagnia esegue un balletto coreografato da Salvatore Petito, proprio sulla musica di Te voglio bene assaje. Dalle origini ottocentesche, si passa all'evoluzione e alla maturità di struttura della sceneggiata degli anni '20 e '30 grazie all'importante contributo della Compagnia Cafiero-Fumo. Poi, dopo un periodo d'indifferenza e di declino, si registra il prepotente ritorno negli anni '70 che coincide con la crisi del teatro d'arte. Capisaldi di questo nuovo boom sono le compagnie di sceneggiata dirette da Mario Merola, Pino Mauro, Mario Da Vinci e Mario Trevi e, successivamente, quelle dirette da Carmelo Zappulla e Nino D'Angelo. Questi ultimi, nella prima metà degli anni '80 del Novecento, completano ed esauriscono il fenomeno della sceneggiata.
44,00

1923-1980: almanacco della canzone napoletana. Volume Vol. 2

1923-1980: almanacco della canzone napoletana. Volume Vol. 2

Antonio Sciotti

Libro

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 498

I. Piedigrotta 1923 Dall'America Antonio De Martino dà origine alla casa editrice Santa Lucia La stampa non gradisce un americano a capo della canzone napoletana E. A. Mario scrive altri canti d'emigranti Morte nel Cinematografo Nasce la casa editrice Cerie a New York L'ultima Piedigrotta della casa editrice La Canzonetta organizzata da Libero II. Piedigrotta 1924 Musica napoletana per Sacco e Vanzetti Per la prima volta appare il gobbo piedigrottesco III. Piedigrotta 1925 Incredibile successo di Bovio con Lacreme napulitane L'audizione di Piedigrotta di Raffaele Viviani Ernesto Murolo scrive Piscatore 'e Pusilleco IV. Piedigrotta 1926 Ernesto Murolo presenta la canzone di protesta Tarantella internazionale Armando Gill presenta E allora? e Palomma V. Piedigrotta 1927 Arriva da New York 'A cartulina 'e Napule Il tentativo in musica di salvare Sacco e Vanzetti dalla sedia elettrica Il ritorno alle scene di Elvira Donnarumma VI. Piedigrotta 1928 Tarantella scugnizza alla Piedigrotta Santa Lucia Titina De Filippo canta alla Piedigrotta E. A. Mario Gennaro Pasquariello canta 'A casciaforte VII. Piedigrotta 1929 Libero Bovio sfida Ernesto Murolo nella Piedigrotta Unificata Il clamoroso successo di Zappatore Anche Eduardo e Peppino De Filippo diventano artisti piedigrotteschi Eduardo De Filippo macchiettista VIII. Piedigrotta 1930 La Piedigrotta Unificata Gennarelli-Bixio Lo sciopero di Libero Bovio La Piedigrotta di Raffaele Viviani L'affermazione di Vittorio Parisi con Dicitencello vuie e Tutta pe' mme La morte di Ferdinando Bideri e la rinascita della storica casa editrice IX. Piedigrotta 1931 Eduardo De Filippo canta macchiette alla Piedigrotta Santa Lucia Gilda Mignonette canta Paraviso e fuoco eterno X. Piedigrotta 1932 Il Festival Napoletano di Sanremo Pioggia di successi all'audizione di Piedigrotta E. A. Mario La Canzone Napoletana nelle altre audizioni di Piedigrotta XI. Piedigrotta 1933-1934 Libero Bovio e Murolo insieme per un unico spettacolo di Piedigrotta La fuga di Libero Bovio e la fine della casa editrice Santa Lucia Nasce la Bottega dei Quattro XII. Piedigrotta 1935 Pioggia di successi alla II edizione della Piedigrotta Bottega dei Quattro Raffaele Viviani omaggia Ferdinando Russo Ernesto Murolo lascia Emilio Gennarelli La morte di Peppino Santojanni XIII. Piedigrotta 1936 L'ultima tarantella di Ria Rosa XIV. Piedigrotta 1937 La morte di Emilio Gennarelli e la fine della storica casa editrice Il trionfo di Ria Rosa Agata batte le macchiette femminili XV. Piedigrotta 1938 La crisi della canzone risollevata dal trionfo di 'Na sera 'e maggio XVI. Piedigrotta 1939 Tante macchiette di successo lanciate da Taranto e Tina Castigliana XVII. Piedigrotta 1940 Nino Taranto diventa Ciccio Formaggio L'audizione inquadrata nella rivista L'ultima edizione della Bottega dei Quattro XVIII. Piedigrotta 1941 Nasce la casa editrice La Canzone di Gigi Pisano e Giuseppe Cioffi XIX. Piedigrotta 1942 Enzo Di Gianni inaugura una sua casa editrice XX. Piedigrotta 1943-1944 Tra le macerie della guerra nasce la casa editrice Cioffi Il trionfo di Eva Nova con Ammore busciardo Il successo di Aldo Tarantino con Dove sta Zazà La Tammurriata nera di Eduardo Nicolardi Vera Nandi canta Simmo 'e Napule paisà.
66,00

Le dive dalla vita spezzata. 1850-1950. Almanacco inedito della canzone napoletana. Volume Vol. 8

Le dive dalla vita spezzata. 1850-1950. Almanacco inedito della canzone napoletana. Volume Vol. 8

Antonio Sciotti

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2022

pagine: 242

Le canzonettiste che popolano questo libro condividono il finale drammatico e la giovane età e la scelta si è basata fondamentalmente sull'eco che le loro morti hanno prodotto a livello di cronaca, un impatto mediatico forte e che oggi definiremo virale. Le Dive dalla vita spezzata racconta l'ultima ribalta di artiste a volte bistrattate dalla stampa, ma osannate da un pubblico numeroso che assiste al triste epilogo della loro vita finita dietro un sipario che non si alzerà più. I giornali dell'epoca battevano le notizie della loro morte soprattutto nelle pagine della cronaca nera, come per l'omicidio di Renata Carpi, di Paolina Giorgi, il suicidio di Gabriella Bessard, di Ester Bijou, di Carolina Ropolo Favi, di Emma Santini. La fatalità è stata spesso complice della loro fine, ed è il caso di Emma Carelli che muore per un incidente automobilistico dopo che era sopravvissuta ad un tentato suicidio; o di Gilda Mignonette che, beffata dal destino, muore tragicamente sulla nave, in una sorta di terra di mezzo tra Napoli e New York; o di Lina Resal che, riuscita a soddisfare le sue velleità artistiche solo in seguito alla morte del marito che la soffocava, muore crudelmente e fatalmente con l'agognato successo; o di Marianna Checcherini che muore di stenti chiudendo il cerchio di un'esistenza travagliata tra successi e insuccessi, o di Liliana Castagnola, scampata ad un tentato omicidio, che muore per mano degli stessi sonniferi che le avrebbero dovuto alleviare le dolorose emicranie e allucinazioni provocate da una pallottola mai estratta dalla sua testa; o di Gigina De Crescenzo che muore tragicamente di parto a soli 19 anni, dopo aver calcato le prime scene da primadonna; o di Eva Galliani che muore per un'operazione chirurgica sbagliata dopo esser stata perseguitata nell'intimità dalla stampa e dagli impresari; o di Amelia Rondini che dopo esser stata sfregiata da un guappo che le stronca la carriera, muore di febbre spagnola. Il terremoto e la guerra mieteranno vittime celebri come Tina Vergani, Maria Fougére, Mimì Branca, Ida Durant e Lia Flirt; anche la follia contribuisce al travaglio: le sorelle Corinna e Bianchina De Crescenzo ne sono protagoniste. Così scrive il regista Stefano Amatucci: Quando Antonio Sciotti mi ha comunicato il titolo del suo nuovo libro Le Dive dalla vita spezzata la mia mente è subito andata a quei meravigliosi films noir a cavallo tra il 1940-'50 in cui il contrasto tra luci e ombre rappresentavano metaforicamente il conflitto tra bene e male. Storie, quelle che Sciotti racconta, in cui Eros e Thanatos danzavano abbracciati a passo di tango e sparivano inghiottiti dall'oscurità in fondo ad un elegante corridoio Liberty. Storie di amori malati, quelli che egoisticamente pretendiamo quando non si può averli e che si trasformano in Meduse con mille serpiente che l'abballano 'ncapa cantando sotto le luci di un palcoscenico o di una festa di piazza o di un Cafè Chantant. L'amore talvolta è come la droga che ti butti nelle vene e di cui è impossibile fare a meno perché senza di esso resterebbe solo il vuoto nelle nostre vite. E allora le nostre Dive hanno preferito un malammore invece che nessun amore. Così le loro esistenze si sono consumate tra un colpo di cipria profumata sul volto e barbiturici ingeriti con un vecchio Bourbon, tra pellicce e abiti luccicanti e missive mai spedite o mai recapitate, tra fasci di rose rosse profumate di sedicenti promesse e telefoni bianchi bagnati di lacrime, tra applausi scroscianti e colpi di rivoltelle. Alcune vite di Dive sono state spezzate da misteriose fatalità, da destini bari e crudeli come terremoti, guerre o malattie che le hanno sprofondate dall'alto delle luci della ribalta nel fondo di abissi fatti di miseria e disperazione in una continua lotta per la sopravvivenza.
48,00

Storia della «bottega dei quattro» di Libero Bovio. 1934-1940

Storia della «bottega dei quattro» di Libero Bovio. 1934-1940

Antonio Sciotti

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2022

pagine: 182

L'ultima e vera canzone di Napoli, figlia dell'epoca d'oro, è sicuramente quella di Libero Bovio: una canzone abile, perfetta di costruzione, congegnata con sicuro senso drammatico, o gaio, sentimentale, comico, grottesco, di cui egli solo intuisce la formula giusta, precisa, infallibile. Bovio conosce bene l'anima del pubblico e le sue esigenze e possiede il segreto del successo: riesce a penetrare nell'anima semplice delle persone e perpetrando sensi di colpa ne fa venire fuori l'animo nobile, il desiderio di essere quello che non si è o di quello che si è perduto. Ma, durante il corso della carriera, non si è limitato a scrivere soltanto canzoni piedigrottesche. Il senso dell'organizzazione prevarica in lui, cosicché ad ogni audizione è onnipresente a tutte le prove delle nuove canzoni, sceglie accuratamente gli interpreti, gli elementi del coro, della tarantella e della mandolinata di prescrizione, dell'orchestra, approva il bozzetto delle scenografie e ingaggia gli attori che recitano il preambolo o idillio piedigrottesco, assiste alle coreografie dei danzatori. In altre parole, per ogni spettacolo, mette su un'organizzazione talmente perfetta che anche altri autori partecipanti all'audizione con le proprie canzoni, traggono benefici da tanta accuratezza. Dopo il gran successo nel 1915 con Tu, ca nun chiagne! arriva il trionfo nel 1916 con Pupatella, il primo di una serie infinita di motivi con i testi che cambiano radicalmente il modo di scrivere della canzone napoletana (Lacreme napulitane, Zappatore, 'E figlie, 'E ppentite, Carcere, L'ultima tarantella, Serenata 'e 'na femmena, Tammurriata d'autunno, ecc.). La canzone Pupatella trova successo immediato e conferma come la sua linea poetica si distacchi notevolmente da quella degli altri autori contemporanei che scimmiottano ancora i vari Di Giacomo, Bracco, Russo, Cinquegrana. Bovio non scrive l'amore in tutte le sue sfaccettature, ora drammatiche o commoventi e felici, ma scrive l'amore da cronaca nera, con le sue tragedie di sangue, sentimentali, familiari o personali. Il brano-innovatore all'epoca venne definito dalla stampa un bozzetto musicale. Ovviamente il suo modulo verista subisce l'immediata imitazione e, in meno di dieci anni, la canzone napoletana abbandona le varie Caroline affacciate al balcone per fare posto alle varie zingare e pupatelle spietate e traditrici. Da questo momento la sua fama di autore e tale che osa di più e, dal 1917 al 1923, diventa, oltre che poeta, anche direttore artistico della casa editrice La Canzonetta amministrata da Francesco Feola. Sono questi gli anni di grandi successi. Poi, dal 1924 e fino al 1933, sempre come autore e direttore artistico, gestisce la casa editrice Santa Lucia di Giuseppe De Martino. Anche in questi anni i trionfi sono tantissimi. Fino ad arrivare alla nascita della Bottega dei Quattro del 1934, contemplata in questo libro. Parallelamente all'attività canora, Bovio tiene anche un'intensa attività teatrale, trovando molto successo con alcune rappresentazioni da lui firmate, quali Mala Nova, Vicenzella, So' diece anne, Gente nosta, Malia e altre. Tiene pure due compagnie, una che agisce nella musica e l'altra nel teatro. Probabilmente è l'unico autore che fino alla fine dei suoi giorni è riuscito a comporre continui successi, senza subire declini, grazie alla sua vena poetica che mai si esaurisce col tempo. Nella prima parte del libro si legge la cronistoria di tutta le sette edizioni delle audizioni di Piedigrotta della Bottega dei Quattro, con le relative tabelle discografiche in allegato (soltanto i dischi Phonotype sono indicati col numero di matrice, anziché quello di catalogo). La seconda parte, intitolata Istantanee, sono ricordati tutti i 42 cantanti che hanno preso parte dal 1934 al 1940 alle sette audizioni. Nonostante si parli di quasi un secolo fa, è interessante scoprire che ancora due artiste partecipanti (Pia Velsi e Lidia Gaia) siano ancora in vita a tutto il 2022. L'Autore.
35,00

Almanacco della canzone napoletana. Volume Vol. 12

Antonio Sciotti

Libro: Libro in brossura

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 200

Nel 1890, quando ancora devono sorgere il Salone Margherita, l'Eldorado e il Circo delle Varietà, ossia quei luoghi in cui la canzone napoletana diventa internazionale, nasce il primo concorso di canzoni esclusivamente napoletane, apripista dell'epoca d'oro della canzone partenopea e che anticipa il glorioso periodo delle audizioni di Piedigrotta. La manifestazione, come afferma un articolo di recensione del quotidiano Il Roma, è alla seconda edizione. Lo stesso giornale specifica che avendo avuto un notevole successo nel 1889, Mimì (Diego) Aguglia, il direttore del concorso e proprietario dello Stabilimento Balneare del Chiatamone, ne ha organizzato subito una seconda edizione di proporzioni maggiori. É la prima volta, quindi, che una gara canora di canzoni popolari si sdogana in maniera definitiva dai carri della festa di Piedigrotta, anche se viene scelto, per il suo svolgimento, lo stesso periodo, ossia il mese di settembre. Nel 1889, però, il concorso è stato una semplice carrellata di canzoni napoletane, mentre questa volta si tiene quella che storicamente è inquadrata come prima gara canora di canzoni partenopee. Nell'articolo del bando di concorso viene specificato che è prevista una gara di canzoni popolari e che quella che viene selezionata come la migliore vince un premio di 200 lire in oro, una bella somma di denaro che spinge autori di una certa notorietà a presentare una propria composizione. È importante notare che il concorso a premi è indirizzato esclusivamente a canzoni dialettali, stimolando, in questo modo, un settore che, anche se abbastanza fertile, è stato per anni soffocato o, comunque, tenuto a bada. Sempre nel bando sono specificati i termini di presentazione, che vanno dal 1° luglio al 7 settembre del 1890. L'esecuzione della canzone vincitrice avviene con l'accompagnamento dell'orchestrina stabile dello Stabilimento Balneare del Chiatamone diretta dal maestro Pascale e viene premiata il giorno 14 settembre. Il premio di 200 lire viene assegnato alla miglior canzone, sia che questa sia stata scritta e musicata dallo stesso autore, sia che ci siano più autori. Nella seconda ipotesi, viene specificato che la divisione del premio avviene esclusivamente per accordi personali tra gli autori, senza alcun intervento della commissione che ne rimane totalmente estranea. Viene annunciato, inoltre, che la commissione giudicatrice è formata da critici d'arte e da un rappresentante di tutti i principali giornali di Napoli. I membri della commissione esaminatrice eleggono un presidente ed un segretario che provvedono a redigere un proprio regolamento interno con criteri e regole da approvare all'unanimità. Il ruolo della commissione è di assistere, tra il 7 e il 14 settembre, all'esecuzione di tutte le canzoni in gara e, a maggioranza di voto, stabilire un verdetto finale da comunicare alla direzione generale. Infine, la gara canora è libera e aperta sia a professionisti che dilettanti; questi dovranno depositare presso la direzione generale tutte le parti d'orchestra almeno otto giorni prima della sua esecuzione. Il termine di otto giorni è stabilito per dare la possibilità alla commissione esaminatrice di riunirsi per l'ascolto e per fare eseguire almeno una prova, prima dell'esecuzione della canzone, ai professori d'orchestra. Nel bando non viene segnalato se ci sia o meno un costo di partecipazione, anche se è precisato che le spese per le parti d'orchestra, da consegnare alla direzione, sono a carico dei concorrenti. Una ulteriore spesa a carico dei concorrenti è sostenuta per la scelta del cantante nel caso sia diverso da quello ingaggiato dalla direzione generale. Il bando di concorso della più bella canzone popolare viene pubblicato sul quotidiano Corriere di Napoli. Questo libro è uno spettacolo: non è la realtà che si fa storia; è la storia vissuta in tempo reale.
39,00

Almanacco della canzone napoletana. Volume Vol. 11

Antonio Sciotti

Libro

editore: ABE

anno edizione: 2023

pagine: 180

Il napoletano Antonio De Martino (Napoli, 5 ottobre 1876 - New York, 20 ottobre 1956), nel 1902, emigra con tutta la famiglia a New York, dove inaugura la Italian Book Company (Società Libraria Italiana), ossia un enorme emporio sito a Brooklyn, nel quale si possono acquistare spartiti musicali, libri di musica e di storia, strumenti musicali, dischi, grammofoni ed altro. Il punto di forza del negozio è quello di possedere quantità ingenti di spartiti di musica napoletana, assai richiesti dagli emigranti. Così, in accordo con gli editori partenopei, De Martino acquista a Napoli e vende in America tutte le nuove produzioni musicali, diventando un prezioso anello di congiunzione per l'esportazione della musica napoletana all'estero. Infatti, con straordinaria volontà e tanta tenacia, crea intorno a sé tutto un movimento intellettuale ed artistico, dando un notevole impulso alla promozione della canzone partenopea oltre oceano. Questo libro è una miniera di date, fatti, spartiti, episodi e vita vissuta che solo la penna di Antonio Sciotti, ricercatore scrupoloso della canzone napoletana, poteva concepire.
35,00

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