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L'asfalto. Scritti dalla fine di regime

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L'asfalto. Scritti dalla fine di regime
Titolo L'asfalto. Scritti dalla fine di regime
Autore
Argomento Narrativa Narrativa moderna e contemporanea (dopo il 1945)
Collana Percorsi
Editore Kimerik
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 248
Pubblicazione 10/2025
ISBN 9791257630041
 
15,00

 
0 copie disponibili
presso Libreria L'ippogrifo (Piazza Europa, 3)
0 copie disponibili
presso L' Ippogrifo Bookstore (C.so Nizza, 1)
In ogni tempo, quando la memoria e la storia si intrecciano con la voce intima della vita vissuta, nasce il dovere di raccontare. Non solo per tramandare ciò che è stato, ma per mostrare come il passato, anche se sepolto, continui a spingere le proprie radici nel presente. Il libro L'asfalto. Scritti dalla fine di regime intreccia cronaca, storia e memoria familiare in una cornice di provincia, dove il peso degli eventi trascorsi non smette di gravare sul quotidiano. Il testo si apre con un episodio storico drammatico del 1620: il Sacro Macello, una rivolta nata dalla fame e dall'orgoglio più che da idea- li culturali, narrata attraverso gli occhi di Antonio Missiroli, detto il grande naso. La sommossa appare come un atto fondativo di un'identità collettiva, pur nella consapevolezza che il nuovo ordine scaturito da quella ribellione non sarà altro che un compromesso. La prima parte, intitolata "Non è l'asfalto, ma l'uomo" (1992-2002), sposta lo sguardo all'ultimo decennio del secolo scorso. Nella Valle, le stesse dinamiche di esclusione, impotenza e ribellione sembrano ripetersi come un'eco del passato. Qui il racconto dell'attentato di Capaci del 1992, in cui cadde il giudice Giovanni Falcone, si dispiega in uno stile asciutto, essenziale: la violenza mafiosa emerge come un'offesa non solo alla vita, ma all'idea stessa di giustizia, imponendo una scelta estrema tra la sopravvivenza e la legalità. Eppure, il cuore pulsante del libro è il rapporto tra padre e figlio. Arturo, il figlio, rievoca ricordi che intrecciano lezioni di guida ed episodi stravaganti della quotidianità, tratteggiando un ritratto affettuoso e disilluso di una figura paterna fuori dal comune: carismatica e contraddittoria. In quella voce paterna, scettica verso la legge e diffidente verso le istituzioni, si celano al tempo stesso una profonda dignità e una forza d'animo incrollabile. Una resilienza che affonda le radici nella disperazione, e che diventa eredità, lezione intima e indelebile.
 
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