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Il gene del diavolo. Le malattie genetiche, le loro metafore, il sogno e la paura di eliminarle

Il gene del diavolo. Le malattie genetiche, le loro metafore, il sogno e la paura di eliminarle
Titolo Il gene del diavolo. Le malattie genetiche, le loro metafore, il sogno e la paura di eliminarle
Autore
Collana Temi, 264
Editore Bollati Boringhieri
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 185
Pubblicazione 02/2016
Numero edizione 2
ISBN 9788833927374
 
15,00

 
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presso Libreria L'ippogrifo (Piazza Europa, 3)
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È bastata una generazione di medici per mutare radicalmente la prospettiva sulle malattie genetiche. Un tempo erano accettate come una fatalità; oggi, in molti casi, possono essere governate, tanto che alcune di loro sono quasi sparite, come la talassemia, scomparsa da Cipro grazie a una decisione politica, o la malattia di Tay-Sachs, non più diffusa come un tempo tra gli ebrei ashkenaziti. Anche la fibrosi cistica si è ridimensionata in alcune parti del mondo e dell'Italia. La malattia genetica è come una "maledizione familiare", serpeggia tra le generazioni, scompare e ricompare. È cosa ben diversa da un'epidemia infettiva: mentre virus e batteri sono nemici esterni, visibili, identificabili, contro i quali è lecito, persino doveroso combattere, i geni non lo sono: la malattia genetica la porti dentro, è parte di te, è il diavolo in corpo. L'intervento sanitario contro le malattie ereditarie ha una valenza sociale. È una questione antropologica prima ancora che medica, dal momento che non mira a guarire i malati, bensì a diminuire l'incidenza del male nelle generazioni future. Sono stati diversi i modelli di intervento per il controllo delle malattie genetiche: si trovano in contesti culturali differenti e hanno esiti e motivazioni diverse, ben descritte in questo libro. Oggi si torna a parlare di programmi "neo-eugenetici", ma ancora pesano le metafore che il "gene del diavolo" porta con sé, le stigmatizzazioni sociali e persino, in certi casi, l'identità etnica di intere popolazioni.
 
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