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Golden power. Aggiornato al D.L. n. 104/2023 conv. con mod. dalla L. n. 136/2023

Golden power. Aggiornato al D.L. n. 104/2023 conv. con mod. dalla L. n. 136/2023
Titolo Golden power. Aggiornato al D.L. n. 104/2023 conv. con mod. dalla L. n. 136/2023
Curatori , ,
Argomento Diritto Diritto di specifiche giurisdizioni
Collana Le chiavi. Saperi e soluzioni
Editore La Tribuna
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 460
Pubblicazione 10/2023
ISBN 9788829113453
 
55,00

La disciplina golden power ha assunto nell’ordinamento italiano una crescente importanza in un periodo storico di particolari tensioni geopolitiche. Anche dopo il superamento della precedente normativa della c.d. golden share resta inalterata l’esigenza di un corretto bilanciamento tra l’interesse economico volto ad attrarre investimenti esteri e quello diretto a garantire la compatibilità di tali investimenti con alcuni rilevanti interessi nazionali. L’ambito di applicazione del D.L. n. 21/2012 è stato negli ultimi anni progressivamente esteso e a questo si è aggiunta l’entrata in vigore del regolamento UE n. 2019/452 sul controllo degli investimenti esteri diretti. L’atteggiamento della Commissione europea sembra essere cambiato a causa del timore che le recenti crisi possano determinare la perdita per gli Stati membri di risorse e tecnologie critiche. Nonostante la semplificazione e razionalizzazione della disciplina italiana apportata dal D.L. n. 21/2022, restano alcune criticità e resta soprattutto l’esigenza di maggiore certezza giuridica e prevedibilità delle decisioni. Al beneficio di avere sotto controllo tutte le operazioni che riguardano assets strategici si accompagna il rischio che l’attuale disciplina sui poteri speciali venga utilizzata come uno strumento pubblico dirigistico dei mercati; rischio da evitare per non disincentivare gli investimenti in Italia. Il presente volume intende fornire una ricostruzione del quadro normativo nazionale ed europeo (aggiornata al D.L. n. 104/2023 conv. con mod. dalla L. 9 ottobre 2023 n. 136), una ricognizione delle prassi esistenti, e lo spunto per alcuni miglioramenti e, inoltre, offrire alcune riflessioni nella convinzione che mercato e interesse nazionale non debbano essere posti in contrapposizione, in quanto l’interesse nazionale è senz’altro quello di evitare acquisizioni predatorie in settori strategici, ma è anche quello al corretto funzionamento di un mercato che sia appetibile per chi investe. Anche dopo il superamento della precedente normativa della c.d. golden share resta inalterata l’esigenza di un corretto bilanciamento tra l’interesse economico volto ad attrarre investimenti esteri e quello diretto a garantire la compatibilità di tali investimenti con alcuni rilevanti interessi nazionali. L’ambito di applicazione del D.L. n. 21/2012 è stato negli ultimi anni progressivamente esteso e a questo si è aggiunta l’entrata in vigore del regolamento UE n. 2019/452 sul controllo degli investimenti esteri diretti. L’atteggiamento della Commissione europea sembra essere cambiato a causa del timore che le recenti crisi possano determinare la perdita per gli Stati membri di risorse e tecnologie critiche. Nonostante la semplificazione e razionalizzazione della disciplina italiana apportata dal D.L. n. 21/2022, restano alcune criticità e resta soprattutto l’esigenza di maggiore certezza giuridica e prevedibilità delle decisioni. Al beneficio di avere sotto controllo tutte le operazioni che riguardano assets strategici si accompagna il rischio che l’attuale disciplina sui poteri speciali venga utilizzata come uno strumento pubblico dirigistico dei mercati; rischio da evitare per non disincentivare gli investimenti in Italia. Il presente volume intende fornire una ricostruzione del quadro normativo nazionale ed europeo (aggiornata al D.L. n. 104/2023 conv. con mod. dalla L. 9 ottobre 2023 n. 136), una ricognizione delle prassi esistenti, e lo spunto per alcuni miglioramenti e, inoltre, offrire alcune riflessioni nella convinzione che mercato e interesse nazionale non debbano essere posti in contrapposizione, in quanto l’interesse nazionale è senz’altro quello di evitare acquisizioni predatorie in settori strategici, ma è anche quello al corretto funzionamento di un mercato che sia appetibile per chi investe.
 
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