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Passeggiate nell'orto metallurgico. Riflessioni di un artigiano

Passeggiate nell'orto metallurgico. Riflessioni di un artigiano
Titolo Passeggiate nell'orto metallurgico. Riflessioni di un artigiano
Autore
Prefazione
Argomento Arti, cinema e spettacolo Forme d'arte
Collana Notabilia, 7
Editore Graphe.it
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 290
Pubblicazione 01/2025
ISBN 9788893722438
 
17,90

 
0 copie disponibili
presso Libreria L'ippogrifo (Piazza Europa, 3)
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presso L' Ippogrifo Bookstore (C.so Nizza, 1)
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La memoria minerale che si nasconde in un manufatto antico (un gioiello, un ornamento, un’arma) comincia molto prima che il pezzo sia forgiato, ben prima della comparsa dell’umanità e forse della Terra stessa; eppure il metallo vi prende – nella sua natura che potenzialmente, nelle giuste condizioni, fonde e muta all’infinito – una forma che cristallizza per sempre un tempo e un luogo. Il pugnale portato da un uomo dell’età del Bronzo, la fibula che chiudeva il suo mantello sono fermi, conservati in una teca di museo, e testimoniano ciò che possiamo sapere su quell’era. L’archeologia e la storia ci aiutano a capire e contestualizzare, ma possono peccare di un eccesso di astrazione: per comprendere realmente che cosa significasse fabbricare quel pugnale, che strumenti servissero, forse anche quali pensieri si pensassero, bisognerebbe provare a farlo. Un archeometallurgo, quale è l’autore di questo libro, è in grado di compiere quel passo che scavalca i secoli, riportando in vita quella memoria, per così dire riscaldandone la portata antropologica: dopo approfonditi studi e un apprendistato da artigiano Alessandro Pacini ha imparato e coltiva l’arte di riprodurre gli oggetti in metallo, utilizzando con scrupolo filologico le tecniche antiche. In queste pagine, ragionate e amorevolmente arricchite di immagini, dettagli, fonti bibliografiche, si dipana il racconto delle procedure adottate per realizzare riproduzioni di pregio, delle soluzioni ideate per superare le difficoltà pratiche, ma traspare anche una interessante riflessione sul rapporto che abbiamo con ciò che i nostri lontani antenati hanno lasciato, e su come dovremmo interpretarlo. Nella prospettiva di chi lavora con le mani, la conoscenza passa imprescindibilmente per l’esecuzione: un “imparare facendo” che rende il ruolo dell’artigiano persino più rilevante di quello dello studioso, nel momento in cui la replica di un manufatto non ha più solo lo scopo di fornire dati scientifici su come esso sia stato creato, ma quello di inseguire il significato del gesto, la contemplazione, l’avvicinamento alle logiche della natura, elementi che sono rimasti immutati nei millenni. Leggere le parole di Pacini, insomma, è come ascoltare la Storia da qualcuno che ci è stato. “La storia dell’umanità, l’idea stessa di umanità sono astrazioni. Molto meglio limitarsi a tentare di conoscere, anche solo in parte, singole manifestazioni dell’attività umana del passato, i frammenti di quello che fu il loro ciclo vitale”.
 
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