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Moretti & Vitali: Fabula

Rapsodie di un vento sconosciuto

Rapsodie di un vento sconosciuto

Giulia Perroni

Libro: Libro in brossura

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2025

pagine: 104

"Il vento della poesia che attraversa questa rapsodia in quattro sezioni, più un finale intitolato Sipario, unifica dall’interno le parti, solleva il sipario e mostra tutte le arti sulla scena di un teatro in versi. Con una tecnica quasi cinematografica, in feedback, Giulia Perroni penetra la sfera del mito, recupera il passato personale e le diverse epoche della storia con sguardo sempre volto al presente. Sulla scena irrompono i personaggi più disparati: Ulisse, Penelope, Marte e Afrodite, Paolo e Francesca, Giulietta e Romeo, Amleto e Ofelia; giocano altresì un ruolo fondamentale persone della vita affettiva dell’autrice. Il linguaggio si fa narrativo e di aspra denuncia quando evoca le guerre del passato e le tragedie del presente in una ben integrata combinazione di poesia lirica e civile animata da forte afflato etico. Il testo è un fluido viaggio polisenso sul doppio binario della diacronia e della sincronicità, nella presa d’atto intuitiva dell’Unità di tutte le cose pur nella dialettica irriducibile della Differenza, nella coscienza dell’eterna Metamorfosi." (Luigi Celi)
11,00

Antagonie. L'età del sacro

Antagonie. L'età del sacro

Luigi Picchi

Libro: Libro in brossura

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2025

pagine: 80

«Sì come luce luce in ciel seconda»: ha inizio con un esergo paradisiaco la nuova raccolta di Luigi Picchi, ideale continuazione di un libro memorabile come Antiqua lux. E basterebbe leggere la poesia proemiale per cogliere il senso dei versi danteschi: « Tutto è partito da qui, / da queste pietre, / in una vibrazione / sottile dal basso / verso l’alto, / fino a fiorire / nella luce». Pietre che raccontano miti, pietre che evocano e invocano eroi, pietre che fioriscono in luce. Non si potrebbe dare un libro più intransigente e remoto, severo e anacronistico di queste Antagonie, un libro che annuncia la fine dell’età del sacro, e insieme ne testimonia la persistenza, che porta in sé la memoria di un’Arcadia lacustre, di isole beate, di lettere di fuoco e di sapienza che ci pongono sul cammino della verità. Nella forma di una vasta galleria di figure e di immagini che restituiscono il sentimento di una grande civiltà, all’interno della quale non mancano la Como di Plinio e di Giovio, di Aloisio e di Francione, così cara all’autore, e presenze familiari che entrano nella materia della storia e del mito con la stessa necessità e la stessa forza espressiva, l’autore disegna un percorso poetico sempre in bilico tra contemplazione e resistenza morale, reinventando le forme nobili della consolatio o della lettera d’amore. O dando vita a vere e proprie concrezioni immaginative, come questa stupefacente rappresentazione della celebre Stoà: «Anche uno stoico ha il suo képos. / È una cattedrale sotterranea / tutta stalattiti e stalagmiti, / algido ambulacro di concrezioni / saline e calcaree, siderale / gipsoteca, museo delle cere». Luigi Picchi resta il poeta di sempre, animato da una sorta di febbre dell’antico, che però non resta materia inerte, ma oltrepassa il nostro presente per fiondare nel mistero di ciò che ci attende. Ciascuna delle figure e delle immagini di questo libro è come la tessera di un mosaico ravennate: alla fine, ciò che resta è il fulgore dell’oro, la bellezza di un verso che sembra come nascondersi in un mausoleo di pietre notturne, in attesa della torcia che le farà risplendere. (Giancarlo Pontiggia) Postfazione di Paolo Zoboli.
10,00

Sconfitte non del tutto autobiografiche

Sconfitte non del tutto autobiografiche

Enzo Giarmoleo

Libro: Libro in brossura

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2024

pagine: 168

“Sconfitte non del tutto autobiografiche”, raccolta postuma (e unica) di Enzo Giarmoleo, è un libro schietto, “diverso”, forte e struggente: è l’espressione viva e bruciante di uno tra i pochi poeti italiani contemporanei assimilabili all’intrepida famiglia ideale di Kerouac, Ginsberg e Ferlinghetti o a quella dei maestri zen (da Han Shan a Ryokan a Santoka) cultori della provocazione caustica e sottile, dell’ironia pungente e del paradosso. Nella voce di Giarmoleo lo stupore estatico davanti alla bellezza della natura si coniuga con l’indignazione di fronte alle violenze inarrestabili della guerra e alle falsità della politica, col disgusto per tutte le espressioni d’ipocrisia (comprese quelle presenti nell’opera di molti poeti-divi), con un fastidio radicale per ogni forma di retorica e per ogni manifestazione di rigidità, di durezza ideologica, di sclerosi del pensiero. Un bisogno inesausto di esplorare la terra degli uomini, di osservarla nei suoi doni e nelle sue atroci contraddizioni muove di continuo l’anima, il corpo e il linguaggio di questo poeta viandante che ha speso buona parte della vita al fianco dei più reietti, dagli homeless di Milano ai contadini dell’India, dai combattenti zapatisti agli emarginati della banlieue parigina. Grazie soprattutto all’incontro con l’opera di Gary Snyder, Giarmoleo ha riscoperto lo spirito della wilderness, quella parte “selvatica” – irriducibile al cosiddetto buonsenso come ai diktat del Potere – che vibra dentro ciascuno di noi in attesa del nostro coraggio, della nostra umanità e della nostra passione. Solo osando avventurarci tra i sentieri selvaggi, corrosivi e delicati di una poesia nuda e totale, solo sfuggendo a quegli ingranaggi della Volontà di Potenza che continuano a soffocare la storia, potremo tornare a riconoscere quanta bellezza si annidi perfino nelle cose e nelle creature più piccole e inermi: le “liane di seta” che si aggrappano ai muretti, i germogli che bucano gli asfalti, i fili d’erba che illuminano i momenti “lontano dall’intrigo melmoso” della follia.
12,00

Stanze. Sogni, nebbia, avventure

Stanze. Sogni, nebbia, avventure

Lorenzo Babini

Libro: Libro in brossura

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2024

pagine: 80

Due temi attraversano questo concentratissimo libro di poesia e intrecciandosi lo innervano: la quête amorosa e lo statuto della parola poetica. Secondo libro del poeta romagnolo Lorenzo Babini, e prova di una sicura maturità espressiva, esso fa convergere testi apparsi in edizioni minori e riviste – e inevitabilmente messi in luce dalla critica più avvertita – insieme a nuove composizioni nelle misure di un’architettura che apre e chiude con i tratti di un paesaggio golenale di illusive rifrazioni. A centro una camera che posta alla sommità di una torre e circondata da spalti è specchio del desiderio erotico e banco di prova della poesia. Siamo nella seconda cobla della più celebre sestina del trovatore Arnaut Daniel, il “miglior fabbro del parlar materno” onorato da Dante (Purgatorio, XXVI), e la cambra inaccessibile ne è l’immagine più ardita, nella fulgida e intangibile sua valenza simbolica. Ma è l’intero libro ad essere tramato di reminiscenze trobadoriche, a farsi lucido testimone dell’amore di lontano, l’amor de lonh provenzale qui vivo nel confronto con l’assillo della parola e la messa a punto di una strumentazione necessaria. Autore colto e visionario Lorenzo Babini è infatti a un tempo essenziale e sorvegliatissimo nel varare, al pari di un’arca salvifica, una poesia “di legno e bitume” adatta a prendere il largo. A questa sola condizione avranno corpo, in un’invenzione continua e coinvolgente, figure che sarà difficile dimenticare come quei “soldati / vestiti di scaglie di pesci / o carapace”, o, scesi da una tavola di Paolo Uccello, quei lancieri mossi anch’essi da una quête su un ghiaccio infido di inizio primavera. O ancora, e nella desolazione che unicamente il tempo sa mettere in scena, quell’antico scriba sumero “rimasto solo a parlare” e a chiedersi, per chi dopo di lui verrà, “chi siamo noi / prima dei nomi?” (Marco Vitale)
10,00

Alla fine del giorno

Alla fine del giorno

Alessandro Catà

Libro: Libro in brossura

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2023

pagine: 96

“C’è un fatto che sconvolge all’origine di questo nuovo libro, struggente e austero, di Alessandro Catà. Un libro che si muove in una sorta di presente assoluto, petroso, dominato dal sentimento del vuoto e della solitudine, ma anche mosso dall’urgenza di aprirsi al racconto di una vita, di tessere un colloquio con le ombre che l’hanno popolata. «Sei dentro la visione piena, adesso», leggiamo nella poesia-prologo della raccolta. E ci inoltriamo in un tempo nuovo, che assume i contorni di un possente rivolgimento cosmico. Catà non rinuncia alla dizione affilata e al rigore verticale della parola, che è stato sempre il sigillo della sua poesia. I suoi versi continuano a esplorare «il destino della materia», ad affondare nel «respiro / delle cose». Le immagini hanno conservato la fermezza di chi è abituato a indagare le leggi della natura. Il vocabolario resta quello di un matematico e di un fisico, o forse di un geografo, che scruta la «corrente / del molteplice». Ma quella corrente è anche quella di Ade, e rinnova l’immagine di una «antica sponda / di dolore». «Qui dove siamo» coincide con «la fine della vita», appena prima che si aprano le porte del bene e del male. Ed è inevitabile che la lingua assorba tonalità nuove, impensate nelle raccolte precedenti: sul «poliedro austero» di un tempo, si raggruma la sostanza impura dell’esistere. «È orribile, adesso. È tardi in ogni / punto della materia», è il grido che si leva, improvviso, dalla pagina, e che si apparenta al patetico lamento dell’albero nella Ballata dell’albero storto. E nei lacerti diaristici dell’ultima sezione, irrompe la materia dispersa del vivere, con le sue date, i suoi luoghi, che prendono la consistenza di un limbo, di un colore che «riemerge / o scompare / nella tenebrescenza / di una pietra ornamentale». Un libro severo, potente, profondamente ispirato, che non ritrae lo sguardo dalla legge di dolore che governa il mondo, e che pure ha la forza – e il coraggio – di chiudere con tre versi carichi di luce e d’amore.” (Giancarlo Pontiggia) Postfazione di Sebastiano Aglieco.
10,00

Gli spostamenti del desiderio

Gli spostamenti del desiderio

Raffaela Fazio

Libro: Libro in brossura

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2023

pagine: 168

Con “Gli spostamenti del desiderio” Raffaela Fazio affina ulteriormente la riflessione sul senso dell’esistere, costante pungolo della sua scrittura, partendo questa volta da una prospettiva inedita: il desiderio come forza che ricalibra il reale modificando di continuo la visione e orientando il passo. L’instancabile messa a fuoco operata dall’autrice avviene sia grazie all’immersione nella propria coscienza, sia tramite il confronto con il mondo, con la storia, con l’arte (qui, in particolare, con il cinema e con la letteratura). Un simile dialogo era avvenuto anche in libri precedenti: Midbar era ispirato a figure e narrazioni dell’Antico Testamento; Ti slegherai le trecce riprendeva archetipi femminili della mitologia greco-latina; Meccanica dei solidi faceva rivivere personaggi anonimi della storia recente, capaci all’improvviso di un eroismo grandioso. Sotto questo aspetto, ogni silloge di Raffaela Fazio, oltre ad essere uno scandaglio interiore, ha la consistenza di un quaderno morale. Non è un caso che “Gli spostamenti del desiderio”, che si aprono con un lutto irrimediabile e si nutrono di una materia profondamente autobiografica, febbrile e lucida al contempo, si concludano con alcune poesie ispirate al diario di Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943, e alla sua testimonianza luminosa. Qualcosa, anche nel buio della storia, personale e collettiva, continua a bruciare in quel misterioso anfratto della coscienza in cui le forze del desiderio e dell’immaginazione, della lingua e della memoria non si arrendono alla crudezza dei fatti. Tra lo sguardo e la parola, tra ciò che si perde e ciò che risorge, è l’enorme materia del vivere con la sua energia rigenerante: «Tanto nero. / Ma solo / raggiunto il fondo / senti / che non ha materia. / È un foro. / Non dissimile / dal cielo». Giancarlo Pontiggia.
14,00

Preghiere imperfette

Preghiere imperfette

Nadia Scappini

Libro: Copertina morbida

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2022

pagine: 112

"'Preghiere imperfette' è una raccolta poetica intessuta anzitutto tra le onde, le vertigini e le crepe dei momenti, fra tutti quei piccoli o grandi sussulti di cui è tramato il nostro incerto cammino nel tempo. Proprio di vacillamenti, scarti, inciampi - o di aritmie, lacune, pensieri in fuga - si nutre il bisogno, che in Nadia Scappini resiste con grande forza, di pregare, se è vero (come lei stessa ci ricorda in un altro suo libro) che l'etimologia di "preghiera" è legata a precarius: alla precarietà, alla fragilità delle nostre vite. Muovendosi tra visioni percorse da soffi d'ansia o striate di ferite, ma non rinunciando mai a "curvare le parole / verso l'altrove", l'autrice di questa straordinaria raccolta confessa il suo desiderio ardente di Dio, ma l'"altrove" che innerva i suoi versi è anche la misteriosa bellezza del mondo (la notte quando "splende di fuochi / e di comete", l'alba profumata di cannella e cardamomo, le ali screziate di una farfalla) e soprattutto l'amore umano, quell'amore che diventa sempre più struggente quando due coniugi anziani lo difendono fino alla soglia dei sogni estremi, delle carezze impossibili." (Paolo Lagazzi) Con una lettera di Loredana De Vita. Postfazione di Paolo Lagazzi.
12,00

Sotto la notte si fa casa

Sotto la notte si fa casa

Daria Gigli

Libro: Copertina morbida

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2022

pagine: 112

L'autrice ha già pubblicato nel 2019 in questa stessa collana la raccolta Una visita a Hölderlin e proprio da un verso di quella raccolta è tratto il titolo della presente, quasi a voler creare un ponte ideale fra i due libri. In un'epoca in cui si è tristemente sperimentato l'isolamento a causa della pandemia, l'autrice ha sentito il bisogno di ripensare il tema della casa in varie prospettive. Nella prima sezione si esplora il motivo della clausura che genera allucinazioni come quella della figura del Precettore, un alter ego che mima la vita fra le pareti domestiche, e capace di sviluppare altresì visioni tenebrose (Gotico). Nella seconda sezione, che ha il titolo della raccolta, varcata la soglia, si rinviene il tema della natura sentita come uno spazio rassicurante, pervaso da un senso di intimità e di tenerezza, in grado di demonizzare anche i suoi aspetti più temibili. Nella terza parte (Una traboccante onnipresenza) la casa è il cosmo, quell'uno tutto di neoplatonica memoria in cui gli opposti si uniscono nella tensione numinosa della corda dell'arco. Alla fine del percorso si colloca il demone perturbatore, Il trickster, visto come elemento disgregatore e nello stesso tempo, quasi a dispetto, come forza creativa, con cui bisogna fare i conti per trovare un difficile equilibrio. Al fondo sta un'idea di poesia che, pur non collocandosi del tutto fuori dalla storia, aspira per mezzo di un denso linguaggio immaginifico e un lessico a tratti pervaso di toscanismi, a vivere l'istante come una folgorazione, come riflesso di una dimensione cosmica che sola rende possibile la percezione dell'eterno: Vita è andare/ per folgori /in un cielo terso. /E tu sarai allo scoppio/ ogni volta/ eterno.
12,00

Stanze della luce

Stanze della luce

Giuseppe Carracchia

Libro: Copertina morbida

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2022

pagine: 136

"'Stanze della luce' del giovane Giuseppe Carracchia è un libro spavaldo, fermentante, immaginoso, che sorprende per la sensorialità accesa delle figure che lo animano, così come per la forza lucida e argomentante dei suoi versi. Un libro che affonda nelle correnti scure del mondo, ma che si volge con una sua dizione nitida, perentoria verso i grandi temi della luce, della gioia, della felicità, segnalati anche negli esergo delle varie sezioni, che andranno intesi come vere e proprie chiavi di lettura dei testi. Ci sono dunque le nobili arti del pugilato, sulle quali la raccolta ha inizio, e ci sono i miracoli della luce, la densità fisica dell'estate, l'abbraccio potente dell'acqua, quando il corpo la fende e sposta, il muto ardore di un cielo mediterraneo: ma c'è anche il riparo di una palpebra, ci sono le forze del vuoto, e tutto ciò che in un verso si sottrae alle virtù del pensiero. E una corrente ritmica che affonda nello spessore archetipico del mondo, nei suoi elementi primi, e si tende linearmente, affidandosi al potere formulare della parola, alla ripetizione a distanza di un'immagine, di un pensiero, o anche - semplicemente - di un nome che s'irradia nella luce pura, tutta verticale, del suo frangersi e inabissarsi. Anche i nomi nuotano, nel mare di questo libro pulsante ed erratico che si avvia a poco a poco a una sua «chiarezza leggera» e ventosa: nomi felici, immersi in una lingua di aranci e di melograni, di limoni e di giardini curati ma non troppo, di salsedine e di isole. Come se il libro, avanzando, si disfacesse a poco a poco del proprio sapere, per cedere al «giusto degli occhi» che si perdono nel gran catino del mondo, e lo sentono, e lo vivono. O forse bisognerebbe dire che il poeta, più si disfa del suo sapere, più si fa antico, e retrocede alle correnti elementari e caotiche della vita che pulsa, e arde, ed è solo vita." (Giancarlo Pontiggia). Prefazione di Fabio Pusterla.
12,00

Lo sguardo che si alza

Lo sguardo che si alza

Maria Grazia Maiorino

Libro: Copertina morbida

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2022

pagine: 104

La nuova raccolta di Maria Grazia Maiorino, è un testo sfaccettato e ricco di immagini che testimoniano un inesausto bisogno di ripensare alla propria vita, di misurarne la consistenza, di vagliarne le contraddizioni segrete e di riconoscerne gli spiragli intermittenti di bellezza. Benché il passo dei versi si sposti tra spunti, visioni e forme molto varie, tra ricordi altalenanti, tra figure di mare e di terra, una sorta di segreta ansia sembra, all'inizio, intridere la voce dell'autrice: spesso i suoi pensieri tendono a "sentieri irraggiungibili"; alcuni luoghi del suo passato assomigliano a "stanze vuote lavate dal pianto", e le sue mani, a ripensarle ora, si rivelano "troppo piccole" per le carezze che avrebbe voluto offrire a chi invece è fuggito altrove, chissà dove, chissà perché. Di fronte a questo vacillamento intimo i ricordi sbandano, rischiano di smarrirsi. Eppure qualcosa come un risveglio spirituale si è compiuto, a un certo punto, nel cammino della poetessa, e la raccolta sa testimoniarlo con poesie e prose poetiche di rara intensità. Lo sguardo di chi scrive, allora, comincia a inarcarsi verso il cielo, verso la scala di Giacobbe, verso "la via / dove abita la luce". Il bisogno radicale di sentieri "altri", di incontri con la madre di Dio o con grandi spiriti di artisti accende le partiture testuali e le fa vibrare come nel "risvegliarsi di un canto" angelico. Ciò che la vita non ha dato rinasce come il "giardino di una sconosciuta libertà": il dolore di essere stata abbandonata da un sogno d'amore diventa la gioia di abbandonarsi a tutto ciò che viene come in una danza, in un dolce esercizio acrobatico o in una trance mistica.
10,00

Preparativi per l'arca

Preparativi per l'arca

Matteo Munaretto

Libro: Copertina morbida

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2021

pagine: 176

C'è un itinerario nel raro prisma di luce che articola questo bel libro di poesia, un viaggio che non prescinde da quanto è remora al Bene - la caproniana e ricordata res amissa - e può assumere il minaccioso aspetto di un mare in tempesta. Ma l'Arca è lì, nella solidità della sua ingegneria e dell'amore che la muove; lì è la zattera degli esuli che hanno in sorte di sfidare il destino. Ma anche di toccare terra, dove carico di anni attende il padre. Sono figure che non si dimenticano, segnano il cammino, e chiamano a riflettere il poeta «nel plico / di calma coltivata mentre intorno / si sfogliano e cadono i giorni». Autore di profonda cultura classica, radicato in un Novecento betocchiano, forse ancor più che luziano, Matteo Munaretto ci regala il libro della sua maturità poetica conducendoci con mano ferma e leggera nella "dimora luminosa delle cose", delle stagioni che ad esse conferiscono i colori, delle idee e degli affetti che ci salvano, fino al miracolo di un paesaggio eloquente per nitore ed esattezza di una versificazione con pochi confronti nella poesia italiana di oggi. Il suo fraseggio, di incantevole musicalità, è infatti nutrito da non comune freschezza metaforica ed eleganza sintattica, affabilità e sprezzatura. E la parola, che cresce in profondità, muove confidente alla radice prima dalla quale ogni cosa prende luce e su cui è dato scommettere, foss'anche quia absurdum: «il cuore - / sì, proprio lui, che vittoria / può mai esserci se non di lì? -». (Marco Vitale)
12,00

Il passo dell'obbedienza

Il passo dell'obbedienza

Laura Corraducci

Libro: Libro in brossura

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2020

pagine: 96

Il passo dell'obbedienza è il libro della maturità di una delle poetesse più significative e persuasive di questi ultimi anni. La scrittura trova qui una sua leggerezza speciale, malinconica e bruciante, in cui si percepisce la dimensione del destino, di qualcosa che ci tocca nell'intimo, e che viene reso in una lingua essenziale, scavata, sempre coerente. Ad esempio nella sezione intitolata Le vele, l'autrice sa sviluppare il tema della libertà, o meglio di quel sogno di libertà di cui si nutre da sempre la nostra anima, attraverso le immagini potenti del mare, delle barche che lo solcano, degli uccelli di mare, delle vele che sanno tagliare il vento della vita, e addirittura traversare «la porta della morte», gonfiarsi fra le lenzuola di un letto. Ma non c'è solo la dimensione privata, perché questo è anche un libro ispirato da una sensibilità e da un'umanità che è innanzi tutto un gesto di amore, di apertura alla vita in tutti i suoi aspetti, anche quelli più dolorosi. La sezione centrale dedicata alla storia, e intitolata Il rovescio della luce, si apre infatti con un testo ispirato al farmacista polacco Tadeusz Pankiewicz e porta, nei versi, frammenti importanti della storia del Novecento che domandano alla poesia un passo su un cammino preciso, quello di una memoria che non conosca fine per chi è e per chi verrà. Il passo dell'obbedienza, l'ultima sezione che dà il titolo al libro, è articolata in tre sequenze poetiche distinte, nelle quali vengono tratteggiate le vicende umane e storiche di tre figure femminili: la regina spagnola Juana la Loca, la danzatrice senza braccia Simona Atzori e Maria di Nazaret. Il passo, per le tre donne, è un passo che obbedisce all'urgenza di una vita che deve compiersi in loro e con loro e, alla quale sentono di aderire totalmente — talvolta nella tragedia e nello strappo della morte — senza finzioni o cedimenti.
12,00

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