Morcelliana: I libri di Biblia
Angeli. Presenze di Dio tra cielo e terra
Libro: Libro in brossura
editore: Morcelliana
anno edizione: 2012
pagine: 296
Degli angeli che cosa sappiamo? E che ne è di loro? Se nel '900 vivono in esilio dalla loro patria, la teologia, e si rifugiano nella letteratura, nella poesia e nella filosofia sino a nutrire una miriade di credenze contemporanee e postmoderne, l'immaginario che ne abbiamo affonda nella Bibbia, ebraica e cristiana. Di libro in libro e di episodio in episodio si scoprono i molteplici sensi e le continue metamorfosi del loro significato. Se nei racconti biblici più antichi l'angelo coincide con Dio, in quelli più tardi tende a diventare realtà intermedia e autonoma fra il divino e l'umano, sino ad addomesticare il mistero stesso di Dio. Nel midrash gli angeli sono raffigurati come interlocutori di Dio, quasi che Egli potesse chiarire il suo pensiero parlando con loro. Ecco i luoghi in cui si perlustrano le diverse presenze degli angeli in questo volume: nei tempi precedenti ed estranei alla Bibbia, nella Torà, nell'ebraismo del Secondo Tempio e nella letteratura apocrifa e qumranica, nel Nuovo Testamento, nell'Islam, in Dionigi l'Areopagita, nella qabbalà e, infine, nel postmoderno. Un quadro polimorfo come lo è l'inafferrabile traccia del rapporto tra il finito e l'infinito nella storia umana.
Il sabato. Il settimo giorno nell'ebraismo e nel cristianesimo
Libro: Copertina morbida
editore: Morcelliana
anno edizione: 2014
pagine: 224
La cultura del "fine settimana" affonda le proprie radici nelle Scritture, dai valori delle quali è andata però progressivamente allontanandosi. Di più, oggi lo stesso weekend, secolarizzazione del tempo biblico, rischia di essere a propria volta secolarizzato, disciolto nel tempo frammentato e continuo che caratterizza il presente. Sorge allora l'esigenza di far luce, con i saggi qui raccolti, su questa eredità dimenticata, di origine giudaico-cristiana, da cui deriva la scansione settimanale di un tempo coronato dal sabato. Proprio in quanto settimo, il sabato - o la domenica pensata come sabato cristiano -, pur essendo diverso da tutti gli altri giorni, ha bisogno dei precedenti sei per essere tale. Sono la cessazione, la quiete e il riposo a delimitare e completare l'opera che li ha preceduti. La separazione che introducono, oltre a dare pienezza al compiersi della creazione, porta a misurarsi con il senso del limite, tra umano e divino. Ecco perché parlare del sabato, a partire dalla Bibbia ebraica e cristiana, significa riflettere sul tempo, di Dio e degli uomini, interiore e collettivo.
I Vangeli gnostici
Libro: Copertina morbida
editore: Morcelliana
anno edizione: 2011
pagine: 296
Che cosa si intende per vangeli gnostici? "Gnosi" significa letteralmente conoscenza, una forma di conoscenza religiosa che salva. Con il termine "gnosticismo" si intende un fenomeno la cui idea si è costruita nel tempo, per via degli studi fioriti attorno ad esso a partire dal secolo XVII, perlopiù in antitesi al cristianesimo: per la precisione avrebbe origine nel concetto di eresia contro cui si sono battuti illustri polemisti del primo cristianesimo, quali Ireneo, Ippolito, Epifanio. Il 1945 segna però una rivoluzione nella storia del concetto, per la scoperta di ben 45 scritti, rinvenuti nella biblioteca copta di Nag Hammadi nell'Alto Egitto. Sono traduzioni copte del IV secolo di originali greci risalenti al I/II e al III secolo, che dimostrano l'esistenza di uno gnosticismo non cristiano. Il volume è un'indagine a più voci su questo controverso capitolo di storia osservato in prospettive concentriche. Nel cerchio più ampio - con Sacchi, Gianotto, Del Olmo Lete - si pongono questioni metodologiche che innovano lo studio dello stesso cristianesimo antico e si prende in considerazione anche la pluralità dei luoghi di ritrovamento di testi ebraici e cristiani (accanto a Nag Hammadi vi sono il monastero del Sinai, la Ghenizà del Cairo, Qumran). Nel cerchio più analitico - con Piñero, Tragan, Lupieri - si prendono in esame singoli testi: il Vangelo della Verità, il Vangelo di Giuda, il Vangelo di Giovanni, il Vangelo di Maria.
Rileggere salmi, cantici, inni
Libro
editore: Morcelliana
anno edizione: 2011
pagine: 288
Vale per tutti i cristiani, ai quali la Chiesa ha consegnato il Salterio come preghiera quotidiana, la massima di Kierkegaard: "Giustamente gli antichi dicevano che pregare è respirare. Si vede, così, quanto sia sciocco voler parlare di un perché. Perché io respiro? Perché altrimenti morrei. Così con la preghiera". Ecco la ragione per cui il libro dei Salmi non dovrebbe mai staccarsi dalla nostra quotidianità. Per documentare questa necessità radicale, oserei dire 'fisiologica', potrei proporre due profili sostanziali. Innanzitutto i Salmi sono poesia e musica, come dice già il termine greco Psalmoi: sono veri e propri canti da far risuonare con "arte" (Sal 47,8). I Salmi sono patrimonio letterario anche per le loro irridiscenze poetiche che vanno da gioielli assoluti, come il Sal 42-43, fino a composizioni minime, come le sole diciassette parole ebraiche (Sal 117) incastonate da Mozart nei Vespri solenni del Confessore. Accanto alla poesia c'è però la 'lode', la preghiera, l'invocazione, la fede - da cui il titolo ebraico Tehillim, lodi appunto. I Salmi sono attestazioni di una fiducia umana orante, che si muove lungo lo spettro cromatico spirituale che parte dal gelido e cupo violetto del lamento, dell'implorazione, della supplica, dell'infelicità e approda al rosso incandescente dell'inno festoso, della lode, della gioia.
Roma e la Bibbia
Libro: Copertina morbida
editore: Morcelliana
anno edizione: 2011
pagine: 320
Siamo in grado di definire ciò che normalmente chiamiamo "ebraismo". Sotto questo nome, di fatto, si cela una realtà complessa, una piccola etnia in via di sviluppo nel più ampio mondo mediterraneo che, fra il I sec. a.e.v. e il IV e.v., è lo scenario di una rete di interazioni culturali il cui principale interlocutore fu l'impero romano. Un contesto all'interno del quale prendono forma i rapporti fra Gerusalemme e Roma e gli effetti stessi della diaspora. Si tratta di un confronto fra cultura ebraica e civiltà romana che nella storia ha preso i nomi di ortodossia e deviazione, ellenizzazione, giudaismo normativo. In queste pagine si cerca di comprendere tale confronto - perlopiù trattato come "scontro" - alla luce di una storia delle culture che ceda il passo a categorie interpretative più costruttive quali acculturazione, adattamento, assimilazione. Una prospettiva che, guardando all'ebraismo come fenomeno più eterogeneo di quanto si sia creduto, rimette in questione una realtà mobile e articolata qual è lo stesso mondo contemporaneo.
La buona morte
Libro: Copertina morbida
editore: Morcelliana
anno edizione: 2009
pagine: 176
Buona o malvagia, amica o nemica, la morte è la vera prospettiva della vita. C'è una naturalità della morte che noi però abbiamo oggi perduta: nel pensiero antico il buio che si oppone alla vita è fonte di lamento o rimpianto, ma non di scandalo, è nell'ordine del destino che può essere crudele, come lo è perfino la morte di un bambino: Rachele può piangere i suoi figli, ma sa che il potere della nascita è il suo potere, un potere che genera sopravvivenza. Allora - al di là di ogni pianto - la morte si inserisce in questo piano creaturale, è premessa o condizione di nuova vita. La "civiltà" moderna e postmoderna ha però devastato questo ritmo biologicamente determinato con le guerre di massa, con lo sterminio di massa, con il genocidio ideologicamente predeterminato; a milioni ancor oggi si muore di fame, di sete, di corpi spogliati e venduti. Se la vita non conta nulla, che può allora contare la morte? Dove la vita è invece diventata potenzialmente lunghissima, la biologia, la medicina tecnologica operano continue "scoperte", in una incessante modifica dell'esistente in una disarmante o orripilante rassegna. A questa vita dilatata corrisponde, contradditoriamente, la "morte celata", nascosta nel gelo degli obitori, nella volontà di rimozione. Vale allora per noi la preghiera forse più umana: la preghiera per una "buona morte" del De profundis, un grande grido che dal buio profondo dell'anima sale alla speranza. Speravit anima mea...