Mattioli 1885: Strumenti per il lavoro storico
La Lunigiana. Monografia inedita del 1852
Lorenzo Molossi
Libro: Copertina morbida
editore: Mattioli 1885
anno edizione: 2013
pagine: 177
L'Inchiesta sulla Lunigiana Parmense è stata compilata nel 1852 da Lorenzo Molossi per incarico governativo, al duplice scopo di conoscere i nuovi territori annessi al Ducato di Parma dopo la permuta del 1847, in cambio di Guastalla e degli altri territori parmensi d'Oltre Enza ceduti al Duca di Modena, e per raccogliere documentazioni economiche e giuridiche al fine di impugnare tale permuta sul piano Internazionale, come dannosa al Ducato ed al popolo parmense. Il Duca Carlo III ed i suoi Ministri vennero influenzate dall'analisi di Molossi, al punto muovere passi verso la Corte di Vienna per rinegoziare il Trattato, ma l'uccisione del Duca Carlo III e la successiva confluenza unitaria di tutti questi territori col Piemonte, resero superata la richiesta. Rimasta inedita, l'Inchiesta ci offre ora in tutta la sua completezza uno spaccato irripetibile della Lunigiana, storico, geografico, politico, economico, produttivo, statistico, fatto da un Pontremolese, come Molossi, al quale l'amore per la patria natale non nasconde arretratezze e grandi potenzialità, ricchezze minerarie e boschive, fertilità della terra e dissesti idrogeologici ricorrenti. La monografia - condotta sugli insegnamenti di Melchiorre Gioja, Gian Domenico Romagnosi, Moreau de Jonnès - è un punto fermo per ogni riconsiderazione del percorso compiuto in questi 150 anni.
Diario di guerra. La campagna del '66
Ulderico Levi
Libro: Libro in brossura
editore: Mattioli 1885
anno edizione: 2012
pagine: 64
Allo scoppio della terza guerra d'indipendenza Ulderico Levi, figlio di un ricco banchiere ebreo di Reggio Emilia, milita col grado di sottotenente nel 1° squadrone del Reggimento Guide di stanza a Caserta. Il 28 maggio 1866 il reparto riceve l'ordine di portarsi a Pescara da dove prosegue verso Piacenza. Il reggimento si sposta poi verso la linea del Mincio e il 1° e 2° squadrone vengono assegnati alla divisione Pianell schierata lungo la riva destra del Mincio per impedire eventuali sortite della guarnigione austriaca di Peschiera. Il 24 giugno, giorno della battaglia di Custoza, quando lo sorti della battaglia volgono a favore degli austriaci, una massa disordinata di sbandati, feriti e carriaggi si dirige verso il ponte di Monzambano. Il generale Pianell intuisce la gravità della situazione, fa sgomberare le strade d'accesso al ponte e ordina ai due squadroni delle Guide di schierarsi oltre il ponte, in territorio veneto, per contrastare un battaglione di cacciatori imperiali decisi ad impadronirsi del ponte. Il primo squadrone con due furibonde cariche riesce ad allontanare la minaccia e la fanteria, giunta nel frattempo, può così occupare stabilmente la posizione e permettere un passaggio sicuro alle truppe in ritirata. "Per lo slancio e sangue freddo dimostrato caricando due volte alla testa del plotone" il sottotenente Levi riceve una menzione onorevole. Quindi Levi è promosso aiutante di campo del generale Bixio e poi ufficiale d'ordinanza del generale Cialdini.
Prime armi. Giovani «ginnasti» della cultura: Meuccio Ruini, Giuseppe Lipparini, Telemaco Dall'Ara, Francesco Cherubini con le poesie di Meuccio Ruini
Libro: Copertina morbida
editore: Mattioli 1885
anno edizione: 2012
pagine: 88
"Prime armi" fu un esperimento giornalistico dei "giovani ginnasti della cultura" come uno di loro stessi li definiva. Telemaco Dall'Ara, che scrive il manifesto del nuovo giornale letterario, usa tale metafora alludendo ai "giovani che intendano esercitarsi nella palestra della cultura": Meuccio Ruini, Francesco Cherubini, Augusto Jona ed altri compagni del Liceo e dell'Istituto Tecnico di Reggio. La loro cultura è classica: si apre a Foscolo, Leopardi, assorbe Manzoni, poi i loro riferimenti si dilatano, assorbono l'atmosfera letteraria attorno, dai versi barbari del poeta nazionale, Carducci, al decadentismo intimista di Pascoli, a quello elitario di D'Annunzio. Scapigliatura e Crepuscolo ne aprono e chiudono il percorso. Tra bohème ed integrazione, una bohème provinciale più immaginata che reale, ed una integrazione nelle sicure certezze delle professioni e dell'impiego, la forma della loro comunicazione è pulita e matura. La scomparsa precoce impedisce a Telemaco dall'Ara, Augusto Jona e Francesco Cherubini di realizzare il destino al quale si sono preparati. Meuccio Ruini e Giuseppe Lipparini escono da questa esperienza con la certezza del proprio avvenire di lavoro: Ruini indossa le solide vesti del "commesso" di Stato e Lipparini vedrà felicemente gli esiti di una brillante carriera di letterato.
La fine della dinastia Farnese. Una tragedia annunciata
Carlo Fornari
Libro: Libro in brossura
editore: Mattioli 1885
anno edizione: 2011
pagine: 135
La Dinastia Farnese ha attraversato la vita italiana come una meteora, soprattutto considerando la fase della massima espressione, avviata a Parma a metà del Cinquecento e conclusa dopo appena due secoli per estinzione. Quali furono le cause remote ed immediate di tale rapido decadimento, forse unico nel panorama nobiliare europeo? Carlo Fornari in questo libro, ci accompagna attraverso una vasta serie di circostanze, decisioni politiche, alleanze, guerre, abitudini, patologie ereditarie che, tutte insieme, possono aver concorso alla prematura scomparsa della dinastia. Alla fine, si sofferma sulle ultime circostanze risolutive: vicende oscure dove si trovano accomunati tornaconti politici internazionali, interessi venali, gelosie di Corte: una miscela esplosiva, che può aver condotto all'avvelenamento dell'ultimo Duca. Più che un'ipotesi questa, accreditata da alcune fonti e riscontri storici; e che oggi, con le moderne tecniche disponibili, potrebbe essere confermata dall'esame dei poveri resti di Antonio Farnese, finora ritenuto sopraffatto dai cibi e dai vizi che pure lo tormentavano, come suggerisce nella sua prefazione Andrea Zanlari.
1810-2010: duecento anni di liberalismo. La questione liberale e la «Civiltà cattolica» liberalismo cattolico e cattolicesimo liberale
Ercole Camurani
Libro: Libro in brossura
editore: Mattioli 1885
anno edizione: 2011
pagine: 335
Quando l'aggettivo "liberale" diventò predicato politico? Il 10 novembre 1810 alle Cortes di Cadice sull'Isola di Leon, in occasione del dibattito sulla libertà di stampa, Don Eugenio Tapia scrisse un sonetto in cui le rime "liberal e ser-vil" si alternavano per "tassare di grettezza e servilità le opinioni di coloro che peroravano in favore dei vecchi sconci" ed altrettanto si fece nella discussione seguente sulla libertà dei commerci dei grani con le Americhe. "Come dalle controversie sull'amministrativo - scrisse Luigi Carlo Farini - le Cortes passarono a discutere sulle pubbliche libertà, furono visti prendere il partito contrario ai larghi ordini gli stessi uomini che avevano difeso gli sconci economici. Per tal modo l'aggettivo di liberale, usato prima nel suo significato di generosità, diventò predicato politico opposto a quello di servile, dato ai propugnatori delle opinioni retrive; e per tal modo, ad esempio della Spagna, incominciarono a domandarsi liberali in Francia ed in Italia i fautori degli ordinamenti liberi". In pochi anni il termine dilagò in tutto il mondo, dovendo la fortuna dell'uso politico del predicato liberale in gran parte ai suoi oppositori. La pubblicistica cattolico-clericale, soprattutto gesuitica, utilizza largamente da subito il dispergiativo liberalesco, alternandolo con il recupero dello storico libertino, e più tardi, da parte della sinistra radicale e socialista.
Memorie garibaldine. La campagna del '66
Antonio Ruini
Libro: Copertina morbida
editore: Mattioli 1885
anno edizione: 2011
pagine: 68
Con le "Memorie garibaldine" Antonio Ruini, il padre di Meuccio Ruini, Presidente della Commissione dei 75 che scrisse la Costituzione italiana, volle lasciare ai figli, Meuccio e Carlo, una testimonianza di amore di patria e fede nella libertà, unità ed indipendenza nazionale. Fu volontario con Garibaldi nella terza Campagna d'Indipendenza del '66 e fu testimone e partecipò di tutti gli entusiasmi e le amarezze di quella prova. Particolarmente intense le pagine dedicate al formarsi della coscienza nazionale popolare nella Sassuolo ducale, il successivo radicamento con la famiglia nel reggiano e la breve, intensa, caotica pagina vissuta nell'estate-autunno del '66, tra arruolamento, addestramento e vita al fronte di battaglia, descritte con vivacità ed equilibrio. Una nota introduttiva del curatore si sofferma in particolare sul formarsi del mito di Garibaldi, moderno eroe mediatico.
L'ebreo nella soffitta. La discriminazione degli ebrei parmensi 1938-1943
Fiorenzo Sicuri
Libro: Libro in brossura
editore: Mattioli 1885
anno edizione: 2011
pagine: 89
Il saggio ripercorre le vicissitudini della piccola comunità ebraica parmense in conseguenza delle leggi antiebraiche del 1938 e ne ricostruisce la storia sino al 1943, soprattutto attraverso le fonti di polizia e in particolare i periodici rapporti dei questori al ministero dell'Interno. La discriminazione e la persecuzione degli ebrei comportarono numerose misure vessatorie, fra cui l'esclusione dalle scuole di alunni e professori ebrei; la proibizione degli impieghi pubblici e dell'esercizio di numerose professioni; i sequestri o le confische dei beni degli ebrei agiati; l'espulsione dal Partito Nazionale Fascista, dalle associazioni ricreative, dalle accademie e dagli istituti culturali. Dopo avere determinato le dimensioni quantitative dell'ebraismo parmense e il suo atteggiamento nei confronti del regime fascista, lo studio fornisce informazioni sugli effetti locali delle leggi antisemite, sul clima di sostanziale indifferenza in cui avvenne la discriminazione, sulla propaganda antisemita nella provincia e sui contrapposti comportamenti di violenza o di solidarietà che le leggi antiebraiche provocarono; esamina inoltre l'atteggiamento delle gerarchie della chiesa cattolica locale. Si mostra così un inquietante spaccato della storia di una tranquilla provincia padana.