Lubrina Bramani Editore: Eros e logos: generi, arti e cittadinanze
Rigenerare. Un racconto a fumetti tra ecofemminismo e paradigma della cura
Cristiana Ottaviano, Chiara Abastanotti
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2025
pagine: 40
Pensiamoci capaci. Capaci di pensarci persone salde, ma senza identità ‘armate’; consapevoli del disastro ma ingaggiatɜ in progetti e cura; senza ingenuità ma ubriachɜ di futuro. Pensiamoci e viviamoci interdipendenti; forgiatɜ da connessioni urgenti e ineludibili con l’ambiente, con gli animali e tra di noi; in ricerca di riconoscimento, tenerezza, abbracci, pace. Capaci di chiedere, capaci di offrire, in reciprocità e/o in catene di cura. Non si tratta di un pensiero nuovo, se pur non lo si trovi ancora strutturalmente presente nei programmi scolastici, nei manuali scientifici e nei dibattiti televisivi. Da molto tempo autori e autrici nell’ambito del cosiddetto “ecofemminismo” e del “paradigma della cura” hanno delineato consapevolezze forti rispetto al presente e al futuro del Pianeta, con un posizionamento netto su crisi ambientali, ingiustizie, disuguaglianze e guerre. Tali autrici possiedono capacità visionarie e immaginifiche che sorprendono per potenza e varietà: veicolano l’idea complessa dell’interdipendenza tra tuttɜ ɜ viventi e la Terra che lɜ ospita, il desiderio struggente di connessione, la necessità di un rapporto fluido e reciproco tra generazioni...
Pace e guerra. Musiche e parole per continuare a desiderare
Stefania Girelli, Vanni Maggioni, Cristiana Ottaviano
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2025
pagine: 72
Pace e guerra: due parole così brevi al suono, così comuni, cariche di significati e di storie che si portano addosso o che si sono andate stratificando nel corso della storia. I due termini compaiono in queste poche pagine senza pretese di; con l’intento di metterne in risalto qualche dimensione e cercando crepe e speranze nei modelli e nelle vite dei tempi di guerra e dei tempi di pace. Le guerre, quelle combattute, negano complessità e pluralità delle persone e degli ambienti, relegandoli sullo sfondo, rarefatti e poco visibili. Riconoscere e fare propria la complessità delle diversità, pensare plurale e pluriversamente, è una delle opzioni più efficaci contro l’autoritarismo e la guerra. La pace verso cui tendere è visione e racconto di un mondo possibile, attraverso relazioni personali dove la fiducia dilaga e genera un’educazione a sentire e progettare presenti e futuri nei quali la vita sia prioritaria. È aspirazione a pensare luoghi e ambienti in cui sia possibile vivere l’incanto del sentirsi esistere, un nuovo modo di essere umani sul Pianeta. C’è speranza allora, perché la speranza si può apprendere e condividere di generazione in generazione. Foto Clara Mammana
La resurrezione delle streghe. La persecuzione del genere dalla mulier malefica medievale al «femminismo» di Dior
Valentina Viola
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 84
La strega è ciò che minaccia "il potere maschile, ne mette in discussione il dominio e la narrazione: fuori dalle regole della comunità, usa il corpo e la sessualità, vive in relazione con altre 'diverse' come lei, vittima nei secoli di chi detiene il potere, eppure sempre presente, risorgente sotto altre spoglie. È l''altra' per definizione rispetto alle donne pensate dagli uomini: nera o bianca, giovane o vecchia, bellissima o spaventosa, vergine etero o omosessuale, soccorrevole o malvagia, e irregolare, ribelle, sovversiva". Un'alterità, spesso scomoda, che indica anche una differente strada per l'Antropocene che va compiendosi: un rapporto diverso con la natura, con i saperi non ufficiali, attività di mutuo aiuto e confronto, comunità orizzontali in assenza di gerarchie, pratiche convivialiste. Ciò che molte autrici femministe fin dagli anni Settanta hanno provato a indicare come vie possibili per una diversa antropologia e per una differente ecologia. Tra le tante scelgo di nominarne soltanto una, a cui sono particolarmente debitrice per un concetto che anche nel volume viene ripreso: quello di Gilania. Riane Eisler, antropologa statunitense ma di provenienza europea, ci ha offerto una prospettiva preziosa e innovativa, una visione che chiede di assumere responsabilità condivise in una visione non solo egualitaria, ma anche e soprattutto mutuale, gilanica. Il discrimine tra androcrazia e gilania è proprio il modo in cui si interpreta e si esercita il concetto di potere: potere come sostanza da conseguire e applicare a proprio vantaggio causando danni, di qualsiasi tipo, ad altr* nel primo caso; potere come responsabilità condivisa volta al sostentamento e al benessere collettivo nel secondo, quello che le streghe cercavano di mettere a disposizione. Una prospettiva che cambia il paradigma dominante di capitalismo tecno-nichilista, per mettere al centro l'essere in comunità, l'essere mutualmente in relazione, in collaborazione gli uni e le une con altr*, nella cura reciproca. Il volume ha il pregio di porre l'attenzione su un capitolo della storia che contiene una tra le mistificazioni più eclatanti e atroci, ma che ha anche forte eco nell'oggi. Rileggere quel passato, dunque, aggiunge uno sguardo utile e necessario anche per comprendere meglio il presente, le contemporanee cacce alle streghe e le attuali forme di stregoneria. Nuove cacce alle streghe, forse, ci attendono e la parola 'strega' è ancora utilizzata come insulto, ma negli ultimi decenni l'immaginario delle giovani generazioni si è molto arricchito di saghe fantascientifiche e fantasy, manga e narrazioni immaginifiche che hanno spesso proprio delle streghe come protagoniste, in vicende che in molti casi hanno al centro una Terra minacciata da catastrofi e un'umanità da salvare. Ecco che allora le streghe, sotto altre vesti o altri nomi, tornano a volare, magari non su scope di saggina ma "surfando sulle piattaforme informatiche, trasformando i corpi e la sessualità, occupando le strade delle metropoli globali in nome di un futuro sostenibile. Raccontate da serie Tv e pellicole sul grande schermo, dai videogiochi e dell'arte, le nuove streghe sono ibride e metamorfiche, sapienti e creative. Sono consapevoli di avere radici antiche eppure si muovono nella blogsfera. Ma anche in presenza e in relazione perché sanno che solo insieme nella rete del femminismo globale, e nell'operare quotidiano fanno davvero paura". Un femminismo globale che comprende donne, femmine, persone trans, soggettività non binarie... ma anche maschi bianchi cisgender eterosessuali, che fanno del loro privilegio non uno strumento di potere, ma motivo e occasione di riflessione, messa in discussione di sé e delle istituzioni patriarcali violente. Una rete di alleat* per decolonializzare luoghi, dinamiche e saperi, che riconosce l'eredità delle streghe per volare verso altri e più equi mondi possibili. (dalla prefazione di Cristiana Ottaviano)
Per il mondo... assomigliando. Un progetto su alterità e somiglianza
Cristiana Ottaviano
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 60
Contiene una storia di Lucio D'Abbicco, illustrata da Sophie Hames. Prefazione di Mauro Magatti. Questo libro racconta le vicende di Pongo, con qualche premessa teorica. Pongo è storia antica. Risale al 'neolitico' della mia amicizia con Lucio e agli esordi del nostro lavoro comune: i laboratori di educazione alla TV nelle scuole di Milano e hinterland. La raccontava lui ai bimbi e alle bimbe di prima e seconda primaria, un brano alla volta e poi, insieme, guidavamo diverse attività ludico-pedagogiche per 'rompere la scatola', cioè entrare con consapevolezza e senso critico nei trucchi e negli artifici televisivi. Erano gli anni Novanta, gli esordi della Media Education in Italia e ci piaceva essere - e pensarci - tra i pionieri e le pioniere di quella stagione. Affascinata dal racconto di 'quell'esserino tondo che va per il mondo', soprattutto perché vedevo quanta presa avesse su piccoli e piccole, mai avrei immaginato che 20 anni dopo quella stessa storia - ripensata e riscritta - avrebbe potuto essere un 'cavallo di Troia' per riflessioni antropo-sociologiche di questi ultimi anni e che il 'ritiro' pandemico ha contributo maieuticamente a far emergere in modo più evidente e urgente. In effetti, Pongo - con quel suo cambiare forma mentre percorre i sentieri del mondo incrociando diversi personaggi - mette a tema, in forma narrativa, proprio l'incontro con l'altr*, una delle questioni più pregnanti del dibattito scientifico attuale, ma anche una tematica cardine della riflessione e, soprattutto, dell'esperienza umana. D'altra parte, come scriveva anche Hannah Arendt, "nessuna filosofia, nessuna analisi, nessun aforisma, per quanto profondo, può avere un'intensità e una pienezza di senso paragonabili a quelle di una storia ben raccontata". Certo, si tratta di un libro un po' strano. Una prefazione di un assai autorevole collega che mi piace pensare con affinità elettive simili in campo accademico e soprattutto umano e sociale. Un saggio teorico che tocca tematiche non semplici con linguaggio spero abbordabile, senza perdere di rigore scientifico. Una storia per bambine e bambini scritta da un insegnante - formatore e amico che in questi anni mai ha fatto mancare la sua presenza discreta ma calda, seppur ora viviamo a molti chilometri di distanza - e illustrata da un'artista belga che, da qualche tempo, rende le mie 'imprese' sociologiche molto più appassionanti ed esteticamente piacevoli e tratti della mia vita più profondi e divertenti. La gratitudine per Mauro, Lucio e Sophie - ciascun* con il proprio specifico sguardo ha contribuito a rendere questo progetto ciò che è - ve la lascio intuire. Provo invece a suggerire qualche 'istruzione per l''uso' per trasformare generativamente questo progetto anche in altro, qualcosa a cui ognun* di voi, lettore o lettrice, potrà contribuire. C.O.
Uomini immaginati. Maschilità in metamorfosi
Cristiana Ottaviano
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 52
Un testo è fatto di quello che dice e anche di quello che non dice, delle cose che mostra evidentemente scelte rispetto a quelle che scarta. Qui non si resta soltanto ai (mis)fatti degli uomini tristemente conosciuti ma si alza il tiro sull'immaginario. Cristiana e Sophie raccontano e disegnano e fanno poesia di "uomini immaginati", che non vuol dire fantasticati o irreali, anzi: "Uomini amici, amanti, colleghi, padri, sconosciuti della porta accanto, volti noti dell'universo mediale. Uomini molto diversi tra loro…". Piuttosto sono uomini raccontati attraverso un immaginario ampio ed è questa la scelta che allarga le maglie di questo libro. Quindi si parla di "maschilità plurali" che raramente trovano una rappresentazione: perché fino a ieri eravamo noi maschi a vedere non visti, a parlare del mondo, di tutto tranne che di noi stessi; e perché anche adesso, quando si parla del maschile, spesso lo si inquadra nel canone della maschilità egemone, dominante, tossica… sicuramente con tutta la sua ragione di essere, che ci riporta all'ordine del dominio maschile e al suo strumento della violenza, ma che rischia di far fuori ogni altra narrazione. E ancora, qui non si polarizza tra uomini buoni e cattivi a tutto tondo: accanto alla discussione delle categorie come "la crisi del maschile" c'è spazio per metterle in tensione con il racconto della cura, della discontinuità generazionale dai padri, dei nuovi inizi e delle trasformazioni in atto. "Un uomo… / Forte e debole ma insieme / Un uomo umano", di questo raccontano Cristiana e Sophie. Ora, se questo libro riesce a vedere cose nuove nella maschilità senza rimuoverne l'ombra, l'aggancio più forte per me sta proprio nel come è fatto questo sguardo per vederle. Mi torna in mente Le parole per dirlo di Marie Cardinal e la sensazione di sentire nascere quelle parole nel suo racconto, parole nuove con cui quella donna riusciva a contattarsi, ad afferrare qualcosa di sé e portarlo fuori, ad ascoltarsi e a dirsi. In un altro registro, anche le parole di Cristiana e le "parole piccole e grandi immagini" di Sophie ci restituiscono qualcosa di nuovo e profondo, dallo scambio con uomini che hanno raccontato le proprie storie in laboratori, focus group, esperienze sociali e artistiche. Qui non sono riportate direttamente le storie di quegli uomini ma ci ritorna il senso, il segno che quelle hanno impresso, assieme a tante altre, nel linguaggio di queste due donne che ce lo raccontano (le chiamano "le nostre contro-narrazioni"). Cristiana, che ho conosciuto come una donna di confine tra l'insegnamento universitario a Bergamo e l'associazione Alilò di cui è un'anima, cerca le parole della sociologia, quella che si muove "ai margini", quella che ci appassiona quando ha il coraggio di smettere di mimare le scienze dure e ritorna scienza sociale, quando decide di uscire dalla cittadella universitaria e dal pre-concetto dei questionari per ascoltare a fondo e contaminarsi con le storie delle persone. Le storie che si raccontano in modo nuovo possono generare o si possono accordare a nuove categorie per nominare la vita reale, per riconoscere le sue direzioni di senso (come quella di "metamorfosi" del maschile). Invece le immagini di Sophie, come dice lei, seguono "un lavoro di rivelazione". Vengono da dentro, hanno qualcosa di onirico nel suo tratto che si sparge, nelle forme di questi "uomini immaginati" che mi riportano alle illustrazioni di fiabe viste da bambino o ad alcuni bozzetti del '900. E poi ci sono parole liberate, di poesie, che mi sembrano dialogare con ogni uomo disegnato. D'altra parte Sophie è un'artista che usa entrare in un dialogo radicale con il testo a cui lavora: ci entra ripensando lo spazio del teatro da scenografa, con il suo corpo e la sua voce prestati alle marionette, con la sua personalissima lettura del testo che mette in scena, come la sua "Isotta" che reinventa con grande libertà di donna il testo originario. (dalla prefazione di Alessio Miceli)
Restiamo umani. Diventare umanità
Cristiana Ottaviano, Elena Agosti
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 88
Il progetto di Public Engagement dell'Università di Bergamo dal titolo 'Restiamo umani': riflessioni, pratiche e suggestioni per una comunità che accoglie è stato pensato e finanziato in un tempo che oggi - nel 2021 - sembra un'altra era: quella del pre-Covid. Era il 2019, poco più di un anno fa, non tantissimo tempo, eppure… quel mondo ci sembra lontanissimo, un mondo altro, un mondo perduto che in troppi e troppe rimpiangono senza forse rendersi conto che le radici della tragedia sanitaria (e non solo), che stiamo vivendo ora, affondano anche negli stili di vita che caratterizzavano profondamente quel tempo agognato. Il virus ha reso esplicita, evidente, inequivocabile la vulnerabilità come condizione umana che tutti e tutte connota. Non che prima non lo sapessimo, ma ora appare più difficile far finta di non saperlo o negarlo e comportarsi come se l'esistenza di ciascuno/a di noi non fosse interdipendente e connessa a quella altrui. La nostra vulnerabilità e le nostre comunità ritrovate nella prima ondata dell'emergenza, tuttavia, hanno rischiato di farci dimenticare chi era già più fragile di altre/i e che lo è diventato ancora di più; un po' paradossalmente, inoltre, quell'esperienza ha rischiato di creare un ripiegamento sull''io', sul 'noi' escludente, di farci distogliere lo sguardo dalle diseguaglianze intersezionali preesistenti e dalle situazioni di estrema difficoltà che, al momento, paiono aver perso rilevanza, come messe in secondo piano o, addirittura, dimenticate: il riscaldamento globale, i conflitti nel mondo, le migrazioni, le morti nel Mediterraneo… per citarne alcune tra quelle che più 'scaldavano' i post progressisti nei social. La plurima chiusura che ha agito su diversi versanti - dal ripiegamento interno familiare alla sospensione del lavoro per molti e molte - ha invece acuito disparità già esistenti, alimentando il rischio di vere e proprie 'espulsioni'. Sul fronte globale ma anche nei nostri piccoli contesti.

