Ibiskos Editrice Risolo: Minimal

Questo non è un libro di auto-aiuto, però può aiutare. Questo non è un libro di filosofia, però si potrà imparare qualcosa di più sulla vita. Questo non è un libro di psicologia, però ci si potrà conoscere meglio. Questo non è un libro di politica, però si potrà essere cittadini più forti. Questo non è un libro di economia, però si potrà trattare meglio i propri soldi. Questo non è un libro sul web, però si potrà diventare degli internauti più curiosi. Questo non è un libro sulla comunicazione, però si fa molta informazione. Questo non è un libro per cambiare il mondo, però si potrà iniziare a migliorare il proprio mondo. Questo libro non è un romanzo, però racconterà molte storie interessanti...

Il libro racconta la storia di Michetta, un uomo vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900 nella provincia di Cremona, in un mondo oramai scomparso. Un album di ricordi che ci restituisce volti e fatti di un periodo segnato dalla miseria e dalla fame. Una vita lunga novant'anni trascorsa in maniera dinamica e operosa a Casalsigone, a Pieve d'Olmi e soprattutto a Pieve San Giacomo. Nato contadino è diventato casaro, commerciante, allevatore e infine impresario teatrale e cinematografico. In questo contesto emerge la figura di un personaggio, amico di tanti tra cui Leonida Bissolati, Felice Cavallotti, Antonio Ligabue, che con impegno e coraggio è riuscito a risollevare la propria esistenza e contribuire insieme a tanti altri a cambiare le sorti del Paese.

Poter scegliere il proprio destino dovrebbe essere l'imperativo morale di ogni uomo. Purtroppo spesso non è possibile. Non soltanto per il fatto che per parlare di scelta, occorrerebbe che per il soggetto interessato ci fossero almeno due strade egualmente percorribili, ma anche perché non sono i desideri individuali, quanto per lo più il contesto sociale, economico e culturale, a determinare le scelte di vita. Ciò è forse ancor più evidente nella letteratura e nell'arte. Qui, almeno altre due considerazioni tendono infatti a rendere più complesso questo termine: sia perché sono l'editore ed il pubblico a scegliere lo scrittore, e non il contrario, sia perché, a ben vedere, lo scrittore non sceglie mai di scrivere. Egli segue invece, scrivendo, una propria necessità, obbedisce a una legge interiore, a qualcosa che tanto assomiglia ad una chiamata alla quale egli non può opporsi. Eppur, nonostante tutto, anche abbracciando tali ragioni, mi risulta impossibile escludere il termine "scelta" da quella del mio compito di scrittore. La scelta c'è, ed ogni giorno essa è compiuta. Ogni giorno, aprire gli occhi e guardare il mondo, ogni sera, accendere il computer e continuare a scrivere.

Questa storia è un concentrato di paure, di sensazioni, di angosce reali e irreali, come solo un racconto pescato dal profondo dell'anima può essere. È un miscuglio di personaggi veri e di fantasia che si muovono nei vicoli e per le strade di una Colle che è ormai solo nella memoria. E tante paure sono anche le mie, sono paure tenute nascoste per tanti anni, sotterrate sotto il quotidiano vivere che poco spazio lascia alle incertezze. E le incertezze sono quel sale della vita che mai dovremmo cambiare con un futuro scritto di tranquilli oblii ed eterne garanzie, solide come mattoni.

Perché New York, perché Roma? Perché questi scenari di vita non scelti: capitati per caso? John che non si ferma a chiedersi, a suo modo vive. Perché nessuno gli dice la verità? Forse perché nessuno conosce la sua verità? La vita di John è una vita qualunque che si mette in moto tra le innumerevoli difficoltà di chi si trova a vivere in una città che non vuole essere sua, in una condizione in cui gli affetti a stento aiutano a sopravvivere. Personaggio inconsapevole anche della propria identità, John è lo sconfitto senza appello o l'allogene, che nel deserto troverà la sua ragione di vita? Facciamolo partire, la sua storia, dopo, non ci interessa.

La vicenda si svolge in un paese agricolo in Calabria dove si intersecano storie d'amore e morte. Un ricco proprietario terriero, orgoglioso, duro e prepotente, don Nicola, tiene le fila del paese e dei suoi abitanti. Ed è la storia dei suoi figli a destare scalpore ed interesse, specialmente quella di Gaetano. Il padre lo vuole sacerdote contro la sua volontà. Avvenimenti tragici costellano la vita dei contadini che, soggiogati da don Nicola, obbediscono malcontenti. Omicidi e discordie sono la conseguenza di questo clima. Ma in mezzo alle bufere nasce un grande amore che illumina ogni cosa. Un amore terreno. Un amore mistico. Un amore più potente della ragione.

Bruno Calligaris è lo pseudonimo di un professionista di mezza età. Questa è la sua prima di narrativa. Racconta il prototipo di un'avventura che solo alcuni conoscono e molti sognano. Gli esiti potranno sembrare paradossali soprattutto se si considera la scala del fenomeno a cui si riferiscono: molte migliaia di ragazze e, ovviamente, uomini. Cos'è il turismo sessuale? Una facile ricerca del piacere? Un'ultima risorsa di vita? Una depravazione dei sensi? Un abbrutimento dei valori? O qualcosa di diverso, più umano? La ricerca di un piacere più intenso? Una nuova scoperta? Un oltrepassare il proprio limite e cercarne uno ulteriore? Lo stabilire nuovi valori? Ed ancora, chi sono le donne che accolgono il turista? Persone disperate per il bisogno e brutalmente sfruttate? Ragazze qualsiasi entrate in un gioco pericoloso dal quale possono uscire o rimanerne invischiate? A tutto questo e ad altro ancora, cerca di rispondere questo racconto che, seguendo le forme della narrazione, rivela l'intenzione di farsi documento e inchiesta, nella convinzione che una risposta univoca non ci sia, né per gli uni né per le altre, ma che comunque vadano corrette alcune opinioni comuni.