Ibiskos Editrice Risolo: Minimal

"Il maresciallo maggiore Masotti, comandante della locale stazione dei carabinieri, seduto alla sua scrivania, stava leggendo il rapporto inerente il furto a villa Maresca. Un furto anomalo: il quadro rubato non aveva molto valore e, nella casa, non era stato trafugato nient'altro. I ladri avevano avuto l'opportunità di scegliere vasellame pregiato, ori antichi, argenti di fine fattura e non l'avevano fatto: perché? Essendo entrati nella villa senza scassinare porte o finestre, ma dalla porta principale, dovevano essere esperti del mestiere, inoltre sapevano dove era situato il quadro. Tanta precisione e professionalità per un solo oggetto. Non tornava. Apparentemente la refurtiva era senza particolare importanza. Più ci pensava e più la cosa non gli piaceva".

Grovigli sentimentali, un racconto sull'amore; in questo caso un rapporto cerebrale che costituisce lo strumento per manifestare le ossessioni del protagonista maschile. Sebastiano, tradito dalla vita e da se stesso. Un confronto di genere anche, che degenera in una metamorfosi piena di sensi di colpa e di possibili castighi. Una donna. Maddalena, che oscilla fra la creatura immaginaria prodotta dalla mente di lui e la volontà, tutta femminile, di accettare soprattutto amori impossibili. Un abbraccio mortale che condurrà i due amanti fino ai confini della follia, per risorgere. Lui attraverso la malattia e lei riprendendo in mano la propria vita. Un groviglio di parole alla ricerca, sempre, di un significato impossibile.

In questo nuovo romanzo Carmen Frisina ci presenta un'umanità malinconica, fatta di persone reali, normali, quella povera gente abituata a dover sudare davvero per sbarcare il lunario. Uomini e donne costantemente dibattuti tra una vita di duro lavoro e la testa rivolta al sogno e ai desideri mai appagati. Ci mostra persone che davanti ai problemi e alle difficoltà della vita si lasciano andare come vegetali che vivono la morte dell'anima, cadono nella sordità del sesso a buon mercato e della viziosità di chi non ha più nulla da perdere; e persone, invece, come Arcangelo che si rifugiano in un mondo interiore tutto loro e riscoprono nel lavoro una via di fuga, l'unico vero modo per tenere i piedi ben saldi a terra e nobilitare la propria persona. L'albero del lavoro, unica risorsa dell'uomo per uscire dalla noia, dalla meschina abiezione dell'egoismo. La vera cosa da rifuggire, ci suggerisce l'autrice è la mediocrità dello spirito poiché la vita, si sa, può essere molto bella ma anche difficile e spesso ci mette a dura prova ma se abbiamo cuore e forza di volontà sapremo sempre ricominciare e risorgere come la fenice dalle proprie ceneri.

Che c'entra l'autore con questa storia del bravo Cristoforo da Genova? C'entra, perché anche lui, come il grande navigatore, dopo aver cercato altrove, finisce per trovare la sua meta. La smette di mescolare numeri, simboli e formule di matematica e comincia a scrivere quello che gli passa per la testa.

Egon Lehnart è un protagonista dalle reazioni inconsuete agli ostacoli che si frappongono fra lui ed il perseguimento dei suoi obiettivi. Di origini modeste è ossessionato dalla brama di successo. Sorretto da una buona dose di cinismo è disposto a qualsiasi sacrificio pur di arrivarci, di coglierlo e goderlo. Ma quando lo raggiunge e se ne impadronisce, entra in una sorta di sindrome di onnipotenza. Si sente in grado di affrontare qualsiasi cosa. Sfida così un'organizzazione criminale in cui si può riconoscere la Mafia. Un confronto che, per una serie di circostanze, avrà solo perdenti. Uno dei quali non dimentica. Lui, invece, eroe per caso, che non si riconosce in tale ruolo, totalmente alieno alla sua mentalità, avendo perduto tutto, si ritrova con l'ossessione iniziale. La brama di successo. Ossessione che si intreccerà con la memoria lunga dei malavitosi e lo porterà a superare i confini del reale, attraversando tre vite in una escalation dagli esiti imprevedibili.

Questo racconto non è una fiaba. Sono reali i personaggi, sia quelli umani che quelli appartenenti ad altre specie. E reali sono i fatti, anche se non tutto viene detto, anche se altre storie si potrebbero diramare dalle storie di questo libro, in rivoli dove la realtà e la fantasia danzano nel parco soleggiato e invernale della vita. Una cosa resta certa: le creature che vivono con noi, che ci accompagnano per un tratto di strada, sono capaci di amore e degne di amore, ma senza retorica; hanno sentimenti, insofferenze, referenze, insomma "carattere" e il considerarli privi di anima è un vezzo di chi non li ha mai conosciuti.