EGEA: Diritto dell'economia
La continuità dei bilanci
Maria Di Sarli
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2018
pagine: 250
I bilanci di funzionamento di una medesima società sono legati da un vincolo di continuità. I valori di chiusura di un bilancio, infatti, costituiscono i valori di apertura del bilancio successivo. Tale legame viene realizzato normalmente applicando il c.d. criterio della consistency, in virtù del quale le impostazioni contabili, in particolare per quel che riguarda i criteri di valutazione, non possono essere modificate da un esercizio all’altro. Prendendo a riferimento la disciplina codicistica e gli IAS/IFRS e utilizzando come chiave interpretativa la distinzione tra continuità dei bilanci e applicazione costante dei criteri (l’una intesa come principio fondamentale dei bilanci di funzionamento, l’altra come tecnica principale di applicazione di tale principio), il volume: individua le fonti del principio di continuità e del criterio della consistency; analizza l’area di applicazione del principio e del criterio, per verificare se essa si estenda anche a principi contabili diversi da quelli valutativi; offre una ricostruzione del sistema di deroghe alla consistency e, infine, esamina la portata del principio di continuità nella prospettiva della patologia del bilancio, considerata la sua capacità di propagare alcune tipologie di vizi da un bilancio a quelli successivi.
Internet, contenuti illeciti e responsabilità degli intermediari
Maria Lillà Montagnani
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2018
pagine: VII-266
Nell’attuale ecosistema digitale la figura dell’intermediario Internet si è arricchita di caratteristiche che, nei primi anni della rete, non si sarebbero potute prevedere. Ad oggi, gli intermediari non sono più solo decisivi per il funzionamento della rete Internet, in particolare per l’accesso alla stessa, ma rappresentano il motore dell’economia digitale, come emerge nelle più recenti politiche dell’Unione Europea. Oltre a svolgere un ruolo fondamentale per la crescita economica, gli intermediari contemporanei sono divenuti soggetti sempre più influenti, in grado sia di acquisire un considerevole potere di mercato, sia di condizionare l’opinione pubblica. Data l’importanza che rivestono, l’aspetto della loro responsabilità per gli illeciti che avvengono in rete si presenta come uno dei nodi principali nella regolamentazione delle attività da essi svolte, in particolare quando si tratti di contenuti illeciti che, pur essendo caricati da terzi, sono visibili e accessibili all’interno degli spazi che gli intermediari creano e gestiscono. La configurazione della rete Internet è infatti tale per cui, per un verso, è spesso difficile individuare il responsabile diretto dell’attività illecita e, per altro verso, l’intermediario è l’elemento abilitante dell’illecito, nel senso che senza l’attività di intermediazione detto illecito non si verificherebbe o non esplicherebbe gli stessi effetti. Il volume si propone quindi di ricostruire l’evoluzione della disciplina della responsabilità degli intermediari Internet all’interno dell’Unione europea e dell’ordinamento italiano e tratteggiare il regime di responsabilità che si va delineando nella strategia europea per un mercato unico digitale con particolare riferimento ai contenuti illeciti caricati da terzi. È infatti fondamentale che il quadro giuridico che si andrà a definire, pur assicurando i giusti incentivi alla creazione e all’investimento, sia capace di favorire la fornitura e la diffusione dei contenuti e lo sviluppo dei settori interessati, effettuando adeguati bilanciamenti tra le diverse istanze che animano il contesto digitale. È proprio da un siffatto quadro giuridico che possono derivare i maggiori benefici per tutti i portatori di interessi convolti.
Lasciare l'Unione Europea. Riflessioni giuridiche sul recesso nei giorni di Brexit
Paola Mariani
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2018
pagine: 258
Il 23 giugno 2016 la maggioranza dei cittadini del Regno Unito si è espressa a favore dell’uscita del loro Stato dall’Unione europea. L’inaspettato esito del referendum britannico ha segnato l’inizio di una nuova era nel processo d’integrazione, predisposto geneticamente ad allargamenti ed adesioni di nuovi Stati, cogliendo tutti impreparati. Il Regno Unito in primis, che si trova oggi ad affrontare l’uscita da un’organizzazione sovranazionale che dal 1973 esercita molte funzioni statali, con conseguenti nuove questioni giuridiche di natura domestica di incerta soluzione. Ma anche l’Unione europea e i suoi Stati membri, per i quali l’uscita di un importante partner qual è il Regno Unito prospetta molti dubbi di natura giuridica, oltre che incertezza in termini politici ed economici. Se si guarda alla Brexit da una prospettiva dell’Unione e del suo diritto, si evidenziano due piani di analisi: il primo è quello più esterno e riguarda le modalità attraverso le quali il Regno Unito cesserà di essere una della Alte Parti contraenti dei Trattati fondativi dell’Unione. Il secondo livello è di natura interna e riguarda le modalità con le quali l’ordinamento giuridico dell’Unione regola l’uscita di uno Stato membro ed è in grado di tutelare cittadini e imprese, oggi titolari di posizioni giuridiche protette dal diritto dell’Unione, per i quali il radicale cambiamento del quadro giuridico avrà un forte impatto nella loro vita. Il volume si propone di dare al lettore un inquadramento giuridico del recesso di uno Stato dall’Unione attraverso le categorie del diritto internazionale e dell’Unione europea. Un’analisi giuridica del lungo e complesso processo che dovrebbe portare all’uscita definitiva dall’Unione e che aiuti a cogliere tutte le implicazioni di un evento epocale che, se non mantenuto nell’alveo della dialettica giuridico-diplomatica, rischia di riportare le relazioni internazionali ad un puro esercizio di forza degli Stati, ciò a cui l’integrazione europea con le sue regole giuridiche si è sempre posta come alternativa.
Commerce power e federalizing process. Il governo dell'economia nell'evoluzione dei federalismi di common law
Edmondo Mostacci
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2018
pagine: X-304
The most benign gift of the Constitution (cfr. Cook v. Marshall County, U.S. Supreme Court), il potere di normare il commercio interstatale si pone quale clausola fondamentale dell’evoluzione diacronica della dialettica tra Federazione e Stati, nelle esperienze federali di common law. La regolazione federale dei processi economici, infatti, non ha soltanto accompagnato lo sviluppo del mercato federale, ma si è posta altresì quale premessa fondamentale per il rinsaldarsi del vincolo sociale nazionale e per il più generale dispiegarsi del processo federativo, all’interno di esperienze costituzionali in cui la stessa costruzione del demos si poneva in principio come obiettivo da conseguire e non quale punto di partenza su cui costruire l’assetto ordinamentale. Nella cornice di queste considerazioni preliminari, il testo esamina l’evoluzione diacronica del commerce power federale di Stati Uniti, Canada e Australia – dalle rispettive origini al tempo più recente – alla luce del lavoro delle corti e del mutevole rapporto tra queste e il processo politico, al fine di mettere in evidenza quelle specificità nazionali che hanno contribuito a determinare, per ciascuna esperienza, risultati non privi di un proprio grado di originalità.
I big data e il diritto antitrust
Mariateresa Maggiolino
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2018
pagine: XI-400
Nell'era della quarta rivoluzione industriale che ha eletto il codice binario a linguaggio per la rappresentazione del mondo, l'analisi delle innumerevoli tracce digitali così generate e raccolte anche dalle imprese è capace non solo di disvelare conoscenza e produrre valore, ma altresì di sollecitare non pochi timori che investono l'identità degli individui e l'organizzazione della vita sociale. Il volume si propone di indagare se e come le regole e le categorie analitiche del diritto antitrust possano gestire il cennato fenomeno e rispondere alle questioni che esso solleva, ripercorrendo idealmente il ciclo di vita dei big data, ossia guardando ai meccanismi che ne governano l'origine, al rapporto che li lega al potere e alle differenti strategie commerciali che ne presuppongono o comportano l'utilizzo.
Il concorso di azioni. Volume Vol. 1
Marcello Gaboardi
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2018
pagine: XII-279
Il concorso di azioni è un fenomeno processuale che si verifica ogni qualvolta un certo risultato pratico sia alternativamente conseguibile mediante due o più azioni processuali. Il rapporto di concorrenza tra le azioni riflette, pertanto, un rapporto di concorrenza tra i diritti soggettivi che sono deducibili in giudizio mediante le azioni concorrenti. Se la scelta dell'attore di esercitare una delle azioni in luogo dell'altra può dirsi astrattamente idonea a prevenire situazioni di conflitto, non è tuttavia in grado di evitare completamente il rischio di duplicazione della tutela giurisdizionale in relazione al medesimo soggetto o al medesimo interesse economico. Di qui la necessità - comune alla riflessione sulla tutela giurisdizionale dei diritti - di regolare il rapporto tra le azioni concorrenti mediante un bilanciamento tra il diritto del privato di scegliere gli strumenti processuali più efficienti in rapporto al caso concreto e l'interesse dell'ordinamento ad evitare indebiti arricchimenti e il rischio di giudicati contrastanti. Il volume mira, pertanto, ad esaminare il fenomeno concorsuale in una prospettiva eminentemente processuale, evidenziandone i caratteri fondamentali ed illustrando le tipologie in cui esso viene a manifestarsi. La duplice valenza - processuale e sostanziale - del fenomeno consente, in particolare, di valorizzare sia le problematiche relative alla proposizione delle domande alternative in via di cumulo subordinato e alla formazione del processo cumulativo, sia le vicende sostanziali in cui il fenomeno del concorso di azioni si manifesta con maggiore evidenza e problematicità. Sotto quest'ultimo profilo, il volume dedica particolare attenzione ai rapporti tra le azioni poste a tutela del contraente non inadempiente, tra le azioni di impugnativa del contratto e della delibera assembleare, e tra le azioni risarcitorie in ambito contrattuale ed extracontrattuale.
L'esercizio dell'attività d'impresa nel private equity
Luigi Ardizzone
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2018
pagine: 249
Il fenomeno economico dei fondi di private equity si caratterizza frequentemente per l’interesse degli investitori a un comportamento da parte del gestore volto non solamente a individuare società target, ma altresì ad attuare azioni finalizzate a incrementarne il valore, al fine di una (auspicabilmente) lucrosa successiva vendita delle relative partecipazioni. In questa prospettiva, l’attività della società di gestione risulta composta non solo dall’esercizio del diritto di voto nelle assemblee delle società partecipate, ma potenzialmente anche dal coinvolgimento nell’amministrazione delle medesime società. Ciò può accadere, a maggior ragione, nel caso di assunzione del controllo. L’obiettivo di questa monografia consiste, quindi, nel valutare se il gestore di fondi di private equity possa esercitare attività di direzione e coordinamento delle società controllate, nell’interesse degli investitori. Dalla risposta affermativa consegue il posizionamento del fondo – pur privo di soggettività – al vertice di un gruppo di imprese, quale centro di imputazione degli effetti della gestione delle imprese stesse, in un contesto di equivalenza funzionale tra patrimonio autonomo e personalità giuridica. A tale risultato si perviene a fronte del generale processo di normazione di istituti caratterizzati dalla segregazione patrimoniale per perseguire una specifica destinazione. Il fondo di private equity, da mero mezzo di investimento, diventa, dunque, strumento per l’esercizio di un’attività di impresa di gestione delle partecipazioni, ulteriore e autonoma rispetto all'attività propria della società di gestione.
I consulenti di voto
Gaia Bulp
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2018
pagine: 376
Sviluppatisi negli Stati Uniti, i consulenti di voto (proxy advisors) si sono progressivamente affermati anche in Europa, alimentando incertezze in ordine all'impatto della loro influenza sugli interessi coinvolti nel voto esercitato nell'assemblea dagli investitori istituzionali loro clienti. Scarsa trasparenza sui metodi di analisi e di elaborazione delle raccomandazioni di voto, conflitti di interesse, assenza di efficaci forme di controllo sulla qualità e "affidabilità" delle prestazioni, forte concentrazione del mercato di riferimento, nonché insufficienti incentivi al controllo in capo agli intermediari clienti, costituiscono i profili problematici associati ai consulenti di voto. Questi ultimi sono ora oggetto di specifiche previsioni normative contenute nella direttiva 2017/828/UE. La ricognizione delle possibili tecniche, dirette e indirette, di disciplina dei proxy advisor evidenzia tuttavia i potenziali limiti dell'approccio del legislatore europeo alla materia, principalmente basato su regole di trasparenza informativa poste in capo ai consulenti di voto senza "responsabilizzare" maggiormente gli intermediari clienti riguardo all'esercizio del diritto-dovere di voto connesso con gli strumenti finanziari di pertinenza dei patrimoni gestiti. Per ovviare a questi limiti è possibile, anche sulla scorta delle indicazioni provenienti dalla disciplina dell'esternaiizzazione di funzioni operative aziendali da parte degli intermediari finanziari, prefigurare un eventuale più incisivo intervento legislativo diretto ad ancorare la regolamentazione dei consulenti di voto al dovere degli intermediari di operare nell'interesse dei titolari sostanziali degli investimenti da loro gestiti e, in particolare, al loro dovere di controllo sui servizi acquisiti e sul loro prestatore.
Patti sociali e parasociali nelle operazioni di «private equity» e «venture capital»
Giovanni Antonio Mazza
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2017
pagine: XX-387
A seguito dell'entrata in vigore della Riforma del diritto delle società, quasi tre lustri or sono, la prassi nel settore del "private equity" e del "venture capital" ha colto le notevoli possibilità offerte dall'ampliamento dell'autonomia statutaria e dal correlativo arretramento dell'ambito di applicazione delle norme inderogabili, trasformando in clausole statutarie svariate pattuizioni che, in precedenza, venivano usualmente collocate in patti parasociali. Nonostante questa tendenza, lo strumento dei patti parasociali continua ad essere normalmente utilizzato nelle operazioni di "private equity" e dì "venture capital". Da qui l'esigenza di ricostruire in questo studio, sulla base dei più recenti contributi della dottrina e della giurisprudenza, lo stato dell'arte delle pattuizioni più importanti utilizzate nella prassi delle suddette operazioni e relative, rispettivamente, al governo della "target company", ai limiti alla circolazione delle partecipazioni e al c.d. "diritto di exit". Considerando, in particolare, le ragioni e gli effetti della scelta di una collocazione statutaria piuttosto che parasociale di tali pattuizioni, l'autore si propone di tracciare delle linee-guida per individuare le clausole che possono essere legittimamente collocate tra i patti sociali, le clausole che possono invece trovare un'utile collocazione solo in un patto parasociale e, infine, le clausole che sono comunque invalide o da disapplicare, in quanto contrarie a norme imperative ovvero dirette a realizzare interessi non meritevoli di tutela secondo l'ordinamento giuridico.
Innovazione finanziaria ed esercizio del voto
Giulio Sandrelli
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2017
pagine: XXV-337
I contratti derivati, il prestito titoli e altri "prodotti" dell'innovazione finanziaria degli ultimi decenni non sono soltanto strumenti di gestione dell'investimento azionario, ma di trasformazione dello stesso. Essi hanno radicalmente mutato - su scala globale - i modi con cui gli investitori professionali partecipano al governo delle società quotate. Particolarmente problematica è la situazione in cui un azionista, ricorrendo a strumenti negoziali di gestione del rischio o della liquidità, oppure sfruttando il sistema della record date (anch'essa un portato dei processi di finanziarizzazione della società per azioni), riduca la propria esposizione ai ritorni dell'investimento azionario, lasciando al contempo inalterato il diritto di voto: è ciò che, con un'espressione ormai entrata nel linguaggio degli studi giuseconomici, si definisce "empty voting". Di fronte a operazioni di fusione deliberate con il contributo determinante di un azionista formalmente legittimato al voto, ma con partecipazione "svuotata" di qualsivoglia interesse economico, i principi di fondo della disciplina della società per azioni sono messi alla prova; e lo sono ancor più laddove lo stesso azionista, vendendo allo scoperto, assuma una posizione perfino ribassista rispetto ai prezzi delle azioni di cui rimane possessore. In prima analisi, parrebbe agevole ricorrere a paradigmi quali "un'azione, un voto", o alla disciplina del conflitto di interessi dell'azionista. In realtà, questi istituti - come tradizionalmente interpretati - appaiono inadatti a cogliere la complessità delle relazioni tra mercato finanziario e diritto societario; e le stesse categorie concettuali su cui essi si fondano ("interesse (comune) dei soci", "conflitto di interessi", "rischio-potere", ecc.) debbono essere rivisitate con strumenti di analisi che tengano conto della proliferazione e divaricazione delle preferenze individuali degli investitori professionali nelle società quotate. II volume si sviluppa lungo questa linea di indagine, analizzando l'interferenza delle strategie di empty voting con i meccanismi di funzionamento dell'assemblea ed esplorando il possibile ricorso a rimedi, legali e statutari, risarcitori e di trasparenza, in grado di prevenire e contrastare le manifestazioni patologiche di un fenomeno di larga e irreversibile portata.
Gli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR). Fattispecie e forme
Filippo Annunziata
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2017
pagine: XX-228
Nell'impianto della disciplina sulla gestione collettiva del risparmio, come riflessasi in Italia a seguito del recepimento delle ultime direttive europee in materia, si rinvengono due distinte forme di organizzazione di tale attività finanziaria: si tratta, da un lato, del fondo comune di investimento e, dall'altro, degli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) aventi forma societaria. In altri ordinamenti, le forme organizzative che la gestione collettiva del risparmio può assumere ricomprendono, da lungo tempo, ulteriori schemi, tra i quali, ovviamente, il trust – vero e proprio "archetipo" logico-concettuale della categoria degli organismi di investimento collettivo –, le forme societarie non appartenenti al genus delle società di capitali, nonché le partnership. Il volume si propone l'obiettivo di ricostruire, sulla base della disciplina europea (direttiva AIFMD e direttiva UCITS) e delle disposizioni del Testo Unico della Finanza, la nozione generale di OICR, ponendone in luce gli elementi qualificanti. La portata spiccatamente funzionale della normativa europea, che tende a prescindere dagli schemi che, concretamente, può assumere l'OICR, consente altresì di indagare i profili di contatto tra forme contrattuali (il fondo comune di investimento) e forme statutarie (SICAV e SICAF), quali disciplinate, in particolare, nel sistema italiano. I due schemi organizzativi presentano, in effetti, numerosi punti di convergenza, che testimoniano un intenso fenomeno di circolazione delle regole tra due modelli apparentemente molto diversi. Gli schemi che provengono dal diritto comune vengono così piegati al perseguimento delle finalità di policy legislativa, in primis rappresentate dalla protezione e dalla tutela degli investitori, e dal buon funzionamento del mercato.
I segni distintivi dell'azienda: dinamismo e profili di tutela a confronto
Carlo Alberto Giusti
Libro: Libro in brossura
editore: EGEA
anno edizione: 2017
pagine: 89
Il lavoro monografico offre una panoramica dei segni distintivi dell'azienda alla luce delle più recenti elaborazioni dottrinali e giurisprudenziali italiane e comunitarie in materia. Il filo conduttore dell'opera è rappresentato dall'esame dei segmenti sostanziali e processuali degli istituti analizzati; le questioni giuridiche sono affrontate con spirito critico e con particolare attenzione alle problematiche di matrice strettamente comunitaria. Un esame peculiare è stato riservato ai temi più attuali che hanno interessato il campo dei "collettori di clientela", come l'emersione dei nomi a dominio, le nuove forme di circolazione dei segni distintivi, nonché l'assetto di tutela e protezione relativo al Made in Italy.