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"Ho raccontato parte della mia vita, fatalmente intrecciata con quella della mia famiglia, del mio paese, della sua gente. Quanti ricordi, quante vicende, liete od amare, ora addolcite dalla 'lontananza', ma che non mancano talvolta di far sentire un nodo alla gola. Quanta nostalgia per ciò che non è più, quante occasioni mancate, quante frasi non dette, quanti gesti non fatti... Ed ora è troppo tardi. Ho voluto ricordare, prima che il tempo, crudele nella sua inesorabile lentezza, cancelli anche il ricordo."

Questa pubblicazione ci illustra la Chiesa Parrocchiale di S. Maria Maggiore di Castel San Pietro Terme. La presenta nel suo percorso storico con annotazioni precise chepermettono una conoscenza di avvenimenti e personaggi con una panoramica che va ben oltre la sola descrizione della Chiesa. Dell'edificio è presentata l'architettura nelle sue caratteristiche del sec. XVIII, sono illustrati i quadri nei contenuti generali e nei particolari. L'autrice, dott.sa Michela Raspanti, ha apportato molte note che, per la loro ampiezza e documentazione, esprimono una vasta cultura storica, una ottima conoscenza artistica e sembra avvolgere con amore le opere che descrive. La pubblicazione è arricchita di foto che preparano al piacere di una visione diretta che ovviamente supera la descrizione grafica. Nelle ultime pagine viene messo a disposizione un glossario, per i meno esperti, per facilitare la comprensione di termini tecnici riportati nella descrizione.

Per capire la vita attraverso gli occhi e le parole di Carla Sermasi, bisogna leggere e rileggere le sue poesie: emerge così l'attaccamento ai sentimenti, alle persone, alla realtà vissuta intensamente.

Un uomo, Gabriele, durante gli anni Settanta vive in solitudine i suoi ideali: la sua è una storia narrata all'interno di una casa, inconsapevole dei suoi passi pesanti. Due sorelle, Elvira e Giulia, abitavano anch'esse là, vicino alla sepolta città romana di Claterna. Nessuno di loro sapeva di un antico vaso dai profumi ammalianti. "Tilia cordata" fa ombra lungo la via Emilia e si intreccia tra queste pagine di vita.

Parlare di riso, di risaia, di Mondine, vuol dire fare la storia di molti di noi, non solo perché per tante famiglie è stata questa l'unica fonte di lavoro e di sostentamento, ma anche perché, nella nostra zona come in ogni altra parte del mondo in cui è stato ed è coltivato, il riso, fonte di tanta fatica ma anche di soddisfazioni, ha condizionato fortemente il lavoro e la vita stessa dell'uomo, plasmandone il modo di esistere e di pensare tanto da creare una sorta di modello sociale che a buona ragione si può definire "cultura del riso".