Robin Edizioni

“La poesia violata” è una raccolta di racconti nei quali prevalgono la poesia degli affetti familiari e del mare, la tenerezza verso gli indifesi, animali o uomini, la nostalgia del vivere con semplicità, pur non mancando la narrazione di fatti crudi, di tradimenti ai quali, a volte, l’esistenza si piega. Il paesaggio di fondo è sferzato dalla bora, dai marosi, ma può anche raccogliersi nel silenzio di luoghi sacri o nella immensità degli orizzonti liberi. Le emozioni, una trama a tratti favolistica, protagonisti non convenzionali sono il filo che intreccia l’una all’altra le storie di “La poesia violata”.

In un mondo dove i poteri occulti si muovono nell’ombra delle reti digitali, l’Osservatore – sociopatico redento – dichiara guerra all’Organizzazione, la piovra globale degli Oscuri Signori. Con lui le Erinni: Anja/Erinues, hacker visionaria; Megera, mano letale; Lilith, carisma incendiario; e il veterano Tom. Tra Vienna, Basilea e i sotterranei di Napoli, incursioni cyber, colpi militari e duelli psicologici strappano veli e complicità. Sventato il virus DoctorDoom/Apocalisse e catturato Jethro Banks/Ekimmu, il gruppo scatena un Big Crash finanziario che piega governi e multinazionali. Ma tre Signori restano al potere e il più temibile, Ilu Limnu, è libero. Nella stanza Zero di Panopticon, l’Osservatore intravede una strada oltre la vendetta: la via per la gioia. Thriller cyber-esoterico dove azione e filosofia si sfiorano, questo romanzo interroga giustizia, etica e libertà. La vendetta è solo l’inizio.

Questo romanzo, immaginario ma strutturato su una solida base storica e documentaria, narra le gesta di Sacrun, l’ultimo capo del dominio Puquina-Churajón, storicamente sviluppatosi tra gli attuali dipartimenti di Arequipa e Moquegua in Perù. Nella seconda metà del XIX secolo gli antichi abitanti locali sono minacciati da un’invasione di extraterrestri guidati da Madlingen. Scienziato brillante ma malvagio, vuole impadronirsi delle loro terre ancestrali e prendere il controllo di ogni aspetto delle loro vite, senza rispettarne il libero arbitrio, bensì trasformandoli geneticamente in creature più evolute, ovvero automi suoi schiavi. Capitolo dopo capitolo, il lettore capirà che la lotta sanguinosa tra due entità etniche così diverse e istintivamente ostili è anche un mezzo utilizzato per esprimere il contrasto esistente tra l’identità culturale ereditata dai nostri antenati e le esigenze materialistiche espresse dalle alte sfere decisionali della nuova società, certo tecnologicamente più avanzata, ma sempre più anonima, inumana e spersonalizzata.

Le gazzette, i giornali e i periodici dal 1745 al 1785, sotto Luigi XV e XVI, sono ormai importante strumento per incidere sul pubblico consenso veicolando le istanze dei due partiti che si fronteggiano, il “partito devoto” rappresentato soprattutto dall'Ordine dei Gesuiti, difensore della tradizione e dell'Ancien régime e il “partito dei filosofi” che si identifica con la “nouvelle philosophie” espressa dall’Encyclopédie e dalle figure di Diderot, Rousseau e Voltaire. Ne deriva un confronto spesso fortemente conflittuale che vede scendere in campo letterati e accademici di primo piano, direttori di giornali e periodici come Desfontaines, ex gesuita, o Fréron, entrambi accaniti oppositori dei Philosophes e di Voltaire, o il drammaturgo Palissot che ridicolizza Rousseau e critica l’entourage degli enciclopedisti. Il 1760 è un anno particolarmente prolifico di libelli e operette satiriche, tra cui spiccano per l’originalità la Épître du Diable à Voltaire di Giraud e la risposta del filosofo (entrambe tradotte in appendice). Neanche lo scioglimento dell’Ordine dei gesuiti nel 1764 mitiga la polemica tra i due partiti che vede ancora contrapporsi due figure di rilievo come l’avvocato pubblicista Linguet e l’enciclopedista Morellet. Dal 1774 in poi, con la morte di Luigi XV e con l’incalzante crisi economica, la polemica contro gli enciclopedisti si rivolge contro gli “economisti” fisiocratici come il ministro delle finanze Turgot, appoggiato dagli enciclopedisti. Neufchâteau sostiene che la nuova scienza dell’economia sostenuta dai fisiocratici non fa che sostituire l’universalismo enciclopedico e accusa i Philosophes di conformismo. In realtà il movimento illuministico da forza di opposizione sta diventando protagonista dell’imminente mutamento sociale e politico che travolgerà l’Ancien régime.

Mas è un volontario italiano responsabile di una ONG che opera da diversi anni in Mali, nell’Africa Subsahariana. In quei luoghi ha avviato con successo diversi programmi di sviluppo, con lo scopo di consentire una vita dignitosa agli abitanti dei tanti villaggi. I progetti della ONG di Mas sembrano andare bene all’inizio e lui, giovane ed entusiasta, commette l’imperdonabile errore di promettere... Mai promettere, soprattutto in Africa, dove tutto da un momento all’altro può improvvisamente cambiare. Infatti, tornando in Italia, Mas scopre che la sua ONG è vittima di una insensata impasse burocratica. I progetti di sviluppo in Africa ne risentono, e tutto inizia a crollare, prima la ONG e poi la vita stessa di Mas che, nel tempo, finisce per arenarsi sul fondo di una bottiglia di whisky scadente. Fino al giorno in cui Georgette, con le sue lettere ed i suoi diari, con la sua storia, il suo dolore e la sua speranza lo riporterà in Africa ed alla vita. Il nero dell’Africa affronta storie dimenticate, che non vogliamo vedere, storie dolorose e reali, riuscendo a toccare, commuovere e risvegliare le nostre anime sopite ed ormai indifferenti.

Il rumore nell’universo In un mondo che dura dagli inizi del tempo e dove ogni secolo dura meno di un lampo, se io potessi fotografare la vita di un uomo otterrei un fantasma impalpabile, indomo, dai bordi indefiniti e bianco come un foglio su uno sfondo a fuoco in ogni suo dettaglio, perché, noi uomini, siamo un breve rumore nell’eterna melodia che udiamo echeggiare. È tutt’intorno a noi e vibra, costantemente, ma, molto spesso, non siamo in assonanza. Ecco perché abbiamo le anime terremotate i cuori aridi e le menti che fanno resistenza, quando noi dovremmo lasciar fluire le note musicali dell’universo che sono sua essenza.

Black è un’opera tra le meno note del periodo maturo di Dumas, scritta in collaborazione con Gaspard de Cherville. Narra la storia del cavaliere de La Graverie, un uomo di mezza età afflitto dalla perdita della moglie e del migliore amico, che conduce un’esistenza monotona e autoreferenziale fino al giorno in cui durante una passeggiata a Chartres s’imbatte casualmente nel cane Black. L’uomo vede in lui la reincarnazione dell’amico perduto e grazie a questa presenza trova il coraggio di affrontare il proprio passato. A differenza degli eroi giovani e impetuosi delle grandi saghe di Dumas, il cavaliere de La Graverie è un protagonista segnato dalla perdita e dal disincanto, una sorta di moderno antieroe. Black diventa il catalizzatore della sua rinascita spirituale attraverso avventure che mescolano quotidiano e straordinario, realismo borghese e avventura picaresca.

Isaac ha sei anni quando la madre lo conduce da nonno Osvald, in una casa che non conosce, tra nebbie fitte e parole mai dette. Poi scompare. Cresciuto accanto a un nonno burbero e misterioso, Isaac impara a riconoscere i battiti del cuore attraverso le maree, l’arte e gli amori impossibili. Ma le domande che contano restano sospese: chi è suo padre? Perché sua madre è fuggita? E perché, nonostante tutto, quel filo invisibile che li unisce non si spezza mai? Un viaggio intimo tra ricordi, verità taciute, distanze e ritorni. Una storia di madri e figli, di identità segrete, di primi amori e seconde occasioni. Un romanzo che parla di perdono, di bellezza e di quella luce che, a volte, si nasconde proprio nell’ombra.

Hermann Vogeler è un adolescente nato e cresciuto nella Germania dell’Est, che ha trascorso una vita complessivamente serena accanto ai genitori. Dopo la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione della Germania, apprende con stupore che il suo nonno paterno, che lui credeva scomparso in guerra, in realtà è vivo e risiede a Madeira, l’isola portoghese nell’Oceano Atlantico; in occasione delle vacanze estive si reca con i genitori sull’isola e conosce finalmente il nonno, con cui instaura subito un legame di affetto e complicità. Presto però avverte che in famiglia, e soprattutto intorno alla figura del nonno, aleggia una sorta di mistero, di cui nessuno gli parla; Hermann, che è intelligente e curioso, decide di indagare. Sarà l’inizio di un viaggio nella memoria, individuale e storica, e di un dramma familiare che gli cambierà la vita per sempre.

Questa raccolta è un inno alla vita e ai buoni sentimenti, quello che conta è riuscire ancora a “meravigliarsi” e a gioire delle piccole cose. Questa percezione è la componente chiave della gratitudine, ma soprattutto la gratitudine è la chiave che apre tutte le porte.

Achille Roschi è un semplice avvocato penalista. Vive con la moglie in un piccolo paese dell’Abruzzo e nel tempo libero si dedica alla lettura e all’arte. La sua esistenza procede lenta e monotona, finché non viene denunciato per una violenza sessuale che non ha commesso. A quel punto, la sua vita precipita: la moglie lo lascia, i clienti scompaiono e la sua carriera va in rovina. Ma non è finita qui! Le sventure non vengono mai da sole, e l’avvocato viene rapito da una donna spietata e misteriosa che non riconosce. Chi sarà costei? E soprattutto, riuscirà il malcapitato a salvarsi? Una presenza dal passato e un grande enigma si intrecciano in questo thriller avvincente e non banale.