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Bollati Boringhieri: Saggi

Il dilemma dei dinosauri. Fisiologia, ideologia e paleontologia

Andrea Cau

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2025

pagine: 192

Le prime ricostruzioni dei dinosauri mostravano enormi rettili mollemente adagiati in acquitrini, indolenti e poco reattivi, in virtù del loro presunto «sangue freddo». I carnivori, come Tyrannosaurus, venivano disegnati poggiati sulla coda, come strani coccodrilli verticali. L'immagine è cambiata attorno agli anni Settanta-Ottanta con il cosiddetto «Rinascimento dei dinosauri», capitanato da un giovane paleontologo americano di nome Robert Bakker. Secondo lui, i dinosauri, come gli uccelli e i mammiferi, erano in realtà endotermi, «a sangue caldo». Tyrannosaurus divenne così una specie scattante e mortale, e i molli brontosauri assunsero pose molto più dinamiche. Il successo evolutivo di questi animali venne interpretato alla luce di questa nuova concezione; improvvisamente i dinosauri divennero «superiori», e pertanto vincenti, rispetto agli altri rettili. La teoria fu ripresa e resa popolare da Michael Crichton nel libro (1990) e poi nel film (1993) Jurassic Park, il cui protagonista somiglia anche fisicamente a Bakker. Seguendo la popolarità mediatica della nuova interpretazione, in campo paleontologico si affermò rapidamente la fazione del «Rinascimento». È un caso da manuale di eterodossia che diventa nuova ortodossia. Per due decenni le opinioni critiche nei confronti della teoria di Bakker hanno ricevuto scarsa visibilità nella letteratura popolare, per quanto solide fossero le contro-argomentazioni. Oggi, a livello popolare l'immagine dei dinosauri è ancora quella di Jurassic Park, ma a livello accademico le cose sono cambiate. L'universo di Jurassic Park, per quanto accattivante, non è più scientificamente sostenibile. Il dilemma dei dinosauri non è solo il resoconto di una disputa scientifica. Con lucidità e spirito critico, Andrea Cau conduce una riflessione sul conformismo nei metodi e negli approcci impiegati dagli scienziati. Smontando concetti antropomorfici e perfino razzisti, ridimensiona ambizioni e pregiudizi di un'intera generazione di paleontologi, perché «la verità è che nessuno ha mai visto un dinosauro vivo, né mai lo vedrà».
18,00

Medici per natura. Come gli animali curano se stessi

Jaap de Roode

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2025

pagine: 224

Se si vuole trovare una caratteristica che rende gli umani degli esseri unici nel panorama naturale, la farmacologia potrebbe sembrare una delle opzioni migliori. Solo noi – qualcuno pensa – siamo tanto evoluti da usare medicine per curarci. Peccato che non sia così, e lo sappiamo da tempo immemore, benché noi occidentali tendiamo a dimenticarlo. Le culture cosiddette «primitive» da sempre osservano con attenzione il comportamento degli animali, scoprendo in che modo si curano per poi imitarli. Pensiamo alle «medicine degli orsi» dei nativi americani: bacche, radici, cortecce usate dagli orsi e usate tradizionalmente dagli sciamani per un'ampia gamma di patologie. Da qualche anno gli esempi di automedicazione degli animali si sono moltiplicati nella letteratura scientifica. Ci sono scimpanzé che usano un'erba amara quando sono infestati da parassiti intestinali e che addirittura operano una specie di quarantena autoimposta per evitare di contagiare il resto del gruppo, mostrando nozioni fondate di epidemiologia. L'analisi dell'erba usata dagli scimpanzé ha rivelato in laboratorio principi attivi sconosciuti, efficaci contro i vermi intestinali. In maniera non differente dagli sciamani, possiamo ancora imparare molte cose dagli animali osservando i loro comportamenti. Gli esempi sono sempre più abbondanti e non riguardano solo i mammiferi, bensì anche pesci, uccelli e persino insetti. Jaap de Roode, esperto in medicina animale, ha condotto esperimenti sulle farfalle monarca, dimostrando che le femmine depongono uova su piante specifiche a seconda della malattia di cui soffrono, per salvaguardare la loro prole, che non conosceranno mai. "Medici per natura" è un viaggio affascinante nel mondo dell'automedicazione animale, un fenomeno molto più diffuso di quanto si pensasse fino a poco tempo fa. Abbiamo a lungo sottostimato il potenziale curativo della natura: è tempo di cambiare idea.
23,00

Anatomia della «Scomparsa». Sciascia, Amaldi, Majorana

Anatomia della «Scomparsa». Sciascia, Amaldi, Majorana

Vincenzo Barone

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2025

pagine: 224

Il 6 e il 9 agosto 1945 l'inferno atomico si scatenò sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Quelle terribili esplosioni, che uccisero in un solo accecante momento decine di migliaia di persone, rappresentano per alcuni il «peccato originale» della scienza contemporanea. Il dibattito che si accese subito dopo in tutto il mondo toccò questioni fondamentali, dall'atteggiamento dei fisici durante la guerra, alla responsabilità morale degli scienziati, ai rapporti tra scienza e potere. L'Italia si trovò in prima linea, dal momento che erano stati gli esperimenti di Enrico Fermi e dei «ragazzi di via Panisperna» a produrre inconsapevolmente la prima fissione dell'uranio ed era stato lo stesso Fermi, emigrato negli Stati Uniti dopo il Nobel, a costruire il primo reattore nucleare e a dirigere i lavori scientifici per la realizzazione della bomba. Nel 1975, a trent'anni dall'atomica, uscì il libro "La scomparsa di Majorana" di Leonardo Sciascia, e il dibattito divampò nuovamente sui giornali italiani. Prendendo spunto dalla vicenda del giovane fisico svanito misteriosamente nel nulla nel marzo 1938, Sciascia avanzava l'idea che Ettore Majorana avesse deciso di scomparire avendo presagito la bomba e non volendo macchiarsi di quel delitto. Fermi e gli altri fisici, così solerti nel portare a termine il progetto nucleare, non avevano mostrato, agli occhi dello scrittore siciliano, la stessa integrità. Al libro reagì sulla stampa Edoardo Amaldi, allievo di Fermi e amico di Majorana, dando il via a una polemica infuocata. Per Amaldi, Majorana non avrebbe avuto modo di intuire l'atomica, e l'intera vicenda del Progetto Manhattan era assai più complessa, anche dal punto di vista etico, di quanto lasciavano intendere le pagine della Scomparsa, per quanto pregevoli fossero dal punto di vista letterario. Rileggendo "La scomparsa di Majorana" e analizzando i temi del confronto a distanza tra lo scrittore e il fisico – a cinquant'anni dalla pubblicazione del libro e ottanta dalla tragedia di Hiroshima e Nagasaki –, Vincenzo Barone ci offre in questo saggio, preciso e profondo, l'«anatomia» di un'opera straordinaria e di uno dei dibattiti intellettuali più significativi del Novecento.
20,00

Galileo Galilei, genio policromo. Fisico, astronomo, filosofo, scrittore, ingegnere, matematico, filologo, musicista e pittore

Galileo Galilei, genio policromo. Fisico, astronomo, filosofo, scrittore, ingegnere, matematico, filologo, musicista e pittore

Alessandro Bettini

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2025

pagine: 176

«Il più grande scrittore della letteratura italiana di ogni secolo, Galileo, appena si mette a parlare della luna innalza la sua prosa a un grado di precisione e di evidenza e insieme di rarefazione lirica prodigiose». Così Italo Calvino tributava il suo omaggio al padre della moderna scienza sperimentale, che era per lui molto più che un «mero» scienziato. Da qui parte Alessandro Bettini, per riconsegnarci un ritratto dell'«uomo universale», il genio al quale non soltanto dobbiamo la scoperta delle leggi della meccanica, il perfezionamento del cannocchiale, i fondamentali lavori sull'eliocentrismo, la scoperta delle macchie solari, dei satelliti di Giove, delle fasi di Venere e del profilo accidentato della Luna. Conducendoci tra gli scritti e le lettere di Galilei, Bettini ci mostra infatti come egli fu, oltre che astronomo, fisico e matematico, anche un talentuoso suonatore di liuto, un raffinato pittore, un attento critico letterario, un meticoloso ingegnere dedito a preservare il regolare corso dei fiumi e persino un appassionato innovatore nella produzione del vino. Galileo Galilei aveva in sé molti colori, era un genio «policromo», e quasi nessun campo dello scibile umano gli fu alieno. Ed era anche un noto guastafeste, «di cervello stravagante e vago di contrariare alle opinioni e dottrine comunemente ricevute anco dagli stessi professori delle arti» diceva di sé, ossia aveva sempre voglia di smentire pubblicamente gli onorati maestri dell'epoca, spesso con un certo scandalo. Pagò personalmente gli eccessi del suo carattere, ma lasciò al mondo un'eredità indelebile, che questo libro svela in tutta la sua grandezza.
18,00

Il rancore del tempo. Follia, cura e violenza sull'altopiano dogon (Mali)

Il rancore del tempo. Follia, cura e violenza sull'altopiano dogon (Mali)

Roberto Beneduce

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2025

pagine: 400

Si può ancora scrivere sui dogon? Dopo decenni di studi – dall'egemonia della scuola di Marcel Griaule alle critiche più recenti – l'antropologia sembrava aver detto tutto sulla vita culturale e religiosa di questa società dell'altopiano maliano. Ma proprio l'idea che una cultura possa essere compresa una volta per tutte è ciò che "Il rancore del tempo mette" in discussione, nella convinzione che ogni sguardo vada riattraversato, ogni racconto riaperto. Antropologo e psichiatra, Roberto Beneduce è stato partecipe e testimone di mutamenti profondi nel corso degli ultimi trent'anni. Le sue ricerche restituiscono ai dogon una voce resistente e inquieta: racconti di guaritori e migranti, di malati e divinatori, che parlano da un luogo segnato dalla violenza, dai conflitti per la terra, dalla guerra e dalle nuove mappe della migrazione. La follia, le terapie rituali, i sogni e i silenzi si intrecciano in un racconto che mentre dissolve la presunta unità della cultura dogon scava nella crisi e ripensa la cosiddetta «medicina tradizionale» come dispositivo di cura e, allo stesso tempo, di memoria e riscatto. Contro l'antropologia di «secondo grado» già denunciata da Jean-Loup Amselle, e in dialogo con il pensiero di de Martino e Lévi-Strauss, Beneduce propone un'etnografia che non si accontenta più di interpretare simboli o rituali, ma si lascia attraversare dalla storia e dall'ascolto. Il suo progetto è scrivere con i dogon, non più su di loro, e costruire insieme strategie di conoscenza anziché accontentarsi di rappresentare l'altro da una distanza sicura. Le silhouette dei dogon, per anni prigioniere dei musei e dei cliché etnografici, tornano a muoversi come soggetti di memoria e di trasformazione. "Il rancore del tempo" è un'etnografia che interroga i suoi stessi strumenti e si fa gesto politico: per restituire complessità a vicende dimenticate, per non mascherare il dolore della storia, e continuare a raccontare – con rigore e rispetto – ciò che resiste e pulsa nell'ombra.
32,00

Ai confini degli antichi imperi. Una nuova storia delle civiltà del passato

Ai confini degli antichi imperi. Una nuova storia delle civiltà del passato

Owen Rees

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2025

pagine: 304

Roma era il centro pulsante dell’impero e tutte le strade convergevano verso di lei. Lontano da lì, ai margini remoti del mondo conosciuto, la latinità si trovava faccia a faccia col territorio dei barbari. Per tutti gli imperi, i confini erano un limite tra la civiltà e l’orrore: di qua la poesia e la cultura raffinata, di là l’obbrobrio. Per i greci in Libia vivevano le gorgoni, con serpenti al posto dei capelli; per i romani in Scizia vivevano cannibali e cacciatori di teste. È lì che il poeta Ovidio viene mandato in esilio nell’8 d.C., dopo aver combinato un guaio con l’imperatore Augusto. Dal porto di Tomis, sul gelido Mar Nero, scrive lettere terrorizzate, catapultato in un mondo per lui incomprensibile. Ma davvero si viveva così male a Tomis? Erano così orrendi i margini del mondo conosciuto? Il nostro fascino per il mondo greco e romano, e l'abbondanza di letteratura che da lì è giunta fino a noi, ci induce a esplorare la storia antica solo da quella prospettiva. Ma com'era veramente vivere ai margini di quegli imperi? Grazie agli scavi archeologici, oggi sappiamo che le terre di confine erano in realtà culture fiorenti e vivaci, ben diverse da ciò che ci aspetteremmo. È proprio lì che il limite tra «civilizzati» e «barbari» ha cominciato a dissolversi, le culture normalmente contrapposte si sono mescolate e tribù nomadi hanno costruito incredibili città, di cui sappiamo pochissimo. Dalle sabbiose rotte carovaniere del Marocco fino ai gelidi inverni del Mar Nero settentrionale, da Co-Loa nella valle del Fiume Rosso in Vietnam fino ai forti battuti dalla pioggia sul Vallo di Adriano, Owen Rees esplora i potenti imperi centrali e le periferie dei popoli di Europa, Asia e Africa, guardando oltre i confini della Grecia e di Roma.
28,00

La Russia contro la modernità

La Russia contro la modernità

Alexander Etkind

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2025

pagine: 160

La guerra di Putin è in realtà un’«operazione speciale» contro la modernità. L’invasione è stata diretta contro l’Ucraina, ma la guerra ha un obiettivo più ampio: il mondo moderno della consapevolezza climatica, della transizione energetica e del lavoro digitale. Commerciando petrolio e gas, intervenendo a favore di Trump e della Brexit, diffondendo la corruzione, incrementando le disuguaglianze e l’omofobia, sovvenzionando i movimenti di estrema destra e distruggendo l’Ucraina, Putin mira a sopprimere la trasformazione in corso delle società moderne. Alexander Etkind distingue tra la «paleomodernità» e «gaiamodernità», la prima fondata sullo sfruttamento dei combustibili fossili, la seconda sulla transizione energetica. Gli alleati di Putin hanno usato varie strategie per resistere e sovvertire la modernità, dal negazionismo climatico, all’interferenza elettorale all’estero, alla guerra. Sezionando i meccanismi politici che stanno alla base della strategia russa, le fulminanti e rigorose analisi di Etkind sulla struttura sociale di quel paese, sulle sue dinamiche culturali e sui suoi modelli familiari rivelano i motivi profondi che guidano la guerra russa contro la modernità.
20,00

Il coraggio dell'indignazione. I 44 ufficiali italiani che dissero no ai nazisti

Il coraggio dell'indignazione. I 44 ufficiali italiani che dissero no ai nazisti

Andrea Parodi

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2025

pagine: 240

Dopo l’8 settembre 1943 gran parte dell’Italia si smarrisce: l’armistizio dichiarato alla radio da Badoglio lascia quasi due milioni di soldati italiani senza ordini, senza che sia neppure chiaro chi è il nemico. I tedeschi, invece, sono più che preparati. Già il 9 settembre viene diramato un dispaccio: «I soldati italiani che non siano disposti a continuare la lotta al fianco dei tedeschi devono essere disarmati e considerati prigionieri di guerra». Ma il 20 settembre la denominazione cambia: non più «prigionieri di guerra» (e in quanto tali soggetti alla Convenzione di Ginevra), bensì Italienische Militär-Internierte, Internati Militari Italiani, IMI, una sigla inedita, inventata, che sfugge a ogni possibile convenzione internazionale. Di quei due milioni, la metà riesce in qualche modo a fuggire, mentre l’altra metà viene disarmata dai nazisti. In 800000 sono catturati e viene loro chiesto di scegliere se «optare» per la collaborazione col Terzo Reich o venire imprigionati. L’esito è inequivocabile: 700000 dicono no e si trovano internati nei campi di concentramento tedeschi. Di questi eroi misconosciuti della nuova Italia che deve ancora nascere dalle ceneri del fascismo, fa parte un nucleo di 44 uomini, protagonisti dell’episodio di Unterlüss, di cui parla Andrea Parodi in questo libro. Dopo che 214 ufficiali si rifiutano di obbedire agli ordini della Gestapo, i tedeschi ne scelgono 21 per una decimazione dimostrativa. Ma in 44 si fanno avanti e chiedono di essere fucilati al loro posto. È un atto estremo, di coraggio e indignazione, un «no» urlato agli aguzzini che, sorpresi da una simile determinazione, ne sospendono l’esecuzione. Dei 44, sei moriranno tra i reticolati o subito dopo la Liberazione, ricevendo la Medaglia d’argento al valor militare dal Ministero della Difesa. Per gli altri, insigniti di un Encomio solenne, si aprirà un periodo difficile. Prima dovranno lottare per guarire dalle malattie negli ospedali militari alleati, poi si troveranno ad affrontare un inaspettato e difficile reinserimento nell’Italia liberata, che non li riconosce come protagonisti della lotta per la Liberazione, costringendoli per decenni a non parlare della loro esperienza. Attraverso una serie di straordinari documenti inediti, ritrovati e raccolti con tenacia negli ultimi quindici anni, Parodi riporta e racconta le fonti di una complessa ricerca tra Italia e Germania, ricostruendo questo episodio esemplare dell’«altra Resistenza». Prefazione di Aldo Cazzullo.
18,00

Cooperare per la vita. Dai geni egoisti agli animali sociali

Cooperare per la vita. Dai geni egoisti agli animali sociali

Jonathan Silvertown

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2024

pagine: 272

Sappiamo che la vita si organizza per unità operative: le molecole si aggregano a formare organuli, i quali si uniscono a formare cellule, che insieme formano individui, che infine danno vita a intere società. Le unità di ogni sistema si confrontano con le loro omologhe e il risultato della loro interazione darà origine alla struttura del livello superiore. Ma come interagiscono? Questo è il punto centrale: competono o cooperano? Le cellule sono in lotta tra loro per assicurarsi le risorse oppure collaborano per distribuirle all'intero organismo in modo ottimale? Gli individui di un gruppo umano competono per garantirsi una posizione migliore o collaborano per far prosperare la società? La natura è «rossa di denti e di artigli» o c'è spazio per l'aiuto reciproco?Cooperare per la vita affronta l'eterna questione del contrasto tra competizione e cooperazione in natura. Si tratta di un tema cruciale, dal quale deriva tutto il resto, e Jonathan Silvertown lo illustra in maniera avvincente e particolarmente chiara. Lo scontro tra queste due visioni alternative è alla radice stessa della teoria evoluzionistica. Se il darwinismo classico sembrava propendere in qualche modo per la competizione, altre idee, come quelle dell'anarchico russo Pëtr Kropotkin, difendevano la causa della cooperazione. Ora, gli ultimi dati gettano nuova luce sulla questione. Jonathan Silvertown ci conduce in un viaggio attraverso quattro livelli di organizzazione: gruppi, individui, cellule e geni. Partendo dalla società umana, scava più a fondo, per mostrare come la cooperazione sia fondamentale per le cellule che formano i nostri organi, per la simbiosi tra organismi, per i geni che interagiscono tra loro, per l'origine stessa della vita. È la cooperazione che ha permesso alla vita di prosperare e diventare complessa; senza di essa, la vita stessa non sarebbe mai iniziata.
27,00

L'idea pericolosa di Darwin. L'evoluzione e i significati della vita

L'idea pericolosa di Darwin. L'evoluzione e i significati della vita

Daniel C. Dennett

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2023

pagine: 736

Da che cosa si sente minacciato chi mette in discussione i principi della selezione naturale? La schiera degli oppositori al darwinismo integrale è piuttosto variegata, e accanto a presenze scontate, come i creazionisti, vi si incontrano insospettabili spiriti laici, mossi da scetticismo verso l'ortodossia evoluzionistica, quando non asserragliati in una bellicosa ostilità. Daniel Dennett, una delle voci più autorevoli della filosofia della scienza, non arretra di fronte né ai demolitori né ai perplessi né agli evoluzionisti «dimezzati» o scadenti. Accetta, anzi, ogni sfida. Riesce a maneggiare– in una maniera che ha fatto scuola nei dibattiti scientifici – quel «solvente universale, capace di incidere nel profondo ogni cosa visibile» che è l'idea pericolosa di Darwin, e a smontare le tesi di avversari illustri come Stephen J. Gould, Noam Chomsky e Roger Penrose. Che il ramificatissimo albero della vita si sia generato da sé secondo un processo algoritmico, nella lentezza abissale del tempo, è ben lontano dal nascondere «terrificanti implicazioni». Dennett ne è convinto: «l'applicazione corretta del pensiero darwiniano alle questioni umane – i problemi della mente, del linguaggio, della conoscenza e dell'etica, per esempio – le illumina in modi che hanno sempre eluso le impostazioni tradizionali, dando nuova forma ad antichi problemi e indicandone la soluzione».
30,00

Il Principessa Mafalda. Biografia di un transatlantico che ha fatto la storia

Il Principessa Mafalda. Biografia di un transatlantico che ha fatto la storia

Stefan Ineichen

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2023

pagine: 256

Raggiungere Buenos Aires da Genova in soli sedici giorni è un'impresa che diventa possibile nel 1908 con il varo del piroscafo Principessa Mafalda, fiore all'occhiello della Marina italiana. Chiamata così in onore della secondogenita del re Vittorio Emanuele III, la nave non era solo straordinariamente veloce, ma anche elegante e all'avanguardia, soprattutto nella classe di lusso dotata di sofisticate sale d'intrattenimento. Non era lo stesso per i migranti in terza classe che, stipati in soffocanti dormitori, venivano consolati solo dalle aspettative di una vita migliore. Stefan Ineichen offre qui un affascinante spaccato della storia culturale del primo Novecento, a partire dai molti illustri ospiti del transatlantico: da Pirandello a Gadda, da Richard Strauss a Carlos Gardel, da rivoluzionari comunisti a spie fasciste, dall'attrice Italia Almirante, che gira un film sull'Oceano, fino a Guglielmo Marconi, il quale perfeziona gli esperimenti sulla radiotelegrafia proprio a bordo del piroscafo. Il lettore riesce così a immergersi nella vita, nei sogni e nelle avventure dei singoli viaggiatori descritti non solo durante le emozionanti traversate, ma anche nei paesi di partenza e di destinazione. Ne emergono ritratti sorprendenti, e a volte inquietanti, della monarchia italiana, dello sfruttamento delle colonie, dei nazionalismi emergenti in Europa, ma anche delle esotiche tappe intermedie, delle condizioni di vita degli indigeni, fino alle idee anarchiche che filtravano nel nostro paese grazie ai migranti di ritorno. Nel 1927, dopo vent'anni di encomiato servizio internazionale, a causa di mancata manutenzione, il piroscafo si inabissa per sempre nelle acque del Brasile trascinando con sé centinaia di passeggeri. Ma la narrazione del Titanic italiano non finisce con il suo tragico naufragio: viene prima sfruttata dalla retorica fascista e poi insabbiata in complesse vertenze giudiziarie. I suoi avventurosi viaggi solcano la storia italiana e internazionale con grande disinvoltura: dalle vicende personali, intime e commoventi, ai grandi eventi che hanno segnato un'epoca.
27,00

Psicologia delle folle

Psicologia delle folle

Gustave Le Bon

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2025

pagine: 192

Tradotto in decine di lingue e cruciale per figure come Freud, Pareto, Theodore Roosevelt e Mussolini, "Psicologia delle folle" (1895) di Gustave Le Bon è uno dei testi più influenti – e controversi – della modernità. Venerato e detestato con pari intensità, ha ispirato scienziati politici, leader e strateghi militari. Ma è stato anche messo al bando dal mondo accademico – oltre che per le sue posizioni razziste e misogine – per le affinità con le retoriche totalitarie del Novecento, di cui è stato considerato da alcuni un vero e proprio fondamento, ideologico e pratico. Eppure, Psicologia delle folle parla innanzitutto alle democrazie. Contro l'ottimismo razionalista di molte teorie progressiste, infatti, Le Bon parte da un presupposto radicale: gli esseri umani sono profondamente irrazionali, soprattutto quando agiscono in gruppo. Le nostre scelte non dipendono dalla logica o dal calcolo: derivano da spinte profonde, radicate nella storia evolutiva del popolo e della specie. Motori nascosti ma potentissimi. La speranza, il mistero, il prestigio, la paura, il contagio mentale: tutte queste forze plasmano il modo in cui percepiamo il mondo, molto più dell'evidenza logica o del dato di realtà. Pubblicato nel 1895, "Psicologia delle folle" conserva un'attualità inquietante. Se molte delle sue tesi restano discutibili, il nucleo del libro continua a parlare al nostro presente: dai populismi alla crisi delle democrazie, Le Bon offre strumenti sorprendenti per leggere le derive emotive che attraversano la sfera pubblica contemporanea. In Italia mancava ancora un'edizione critica, capace di restituire la complessità teorica di un'opera che ha segnato la cultura di massa, la sociologia e la psicologia politica del secolo scorso. Questa nuova edizione nasce per colmare quel vuoto, offrendo una traduzione rigorosa e strumenti interpretativi all'altezza del fascino – tuttora vivo – di un classico disturbante, magnetico, e oggi più necessario che mai.
18,00

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