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Adelphi: FABULA

Biglietto di sola andata

Muriel Spark

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2025

pagine: 106

Se la narrativa, il teatro e il cinema anglosassoni ci hanno abituato all’archetipo della zitella, non ci hanno mai, forse, consegnato un personaggio disturbante quanto Lise, la protagonista stranita e dolente di questo thriller metafisico, che sembra trascinare il lettore in una quest tanto insensata quanto ineludibile. Sovvertendo con abilità e prosaica freddezza lo schema del giallo, Muriel Spark ci svela in anticipo l’epilogo, spostando il mistero dagli eventi al motivo che li scatena, e nel farlo ci offre la raggelante esplorazione di una follia che precipita in una vertiginosa spirale. Soltanto alla fine si chiarirà l’oggetto della ricerca di Lise, e i segnali disseminati lungo la storia, in apparenza frutto di una mente incoerente, acquisteranno allora un senso, componendosi nella logica allucinata del delirio e dell’autodistruzione. Immersa in una luce livida, stridente come gli accostamenti cromatici prediletti da Lise, convulsa e claustrofobica insieme, questa crime story non potrà che stregare il lettore, ispirandogli pagina dopo pagina «paura e pietà, pietà e paura».
16,00

I vedovi

I vedovi

Pierre Boileau, Thomas Narcejac

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2025

pagine: 172

Quando si varca la soglia di una delle storie costruite, con abilità diabolica, da Boileau e Narcejac, si prova sempre una lieve inquietudine – che però, com’è ovvio, fa parte del piacere della lettura. Sappiamo, infatti, che verremo trascinati in un gioco perverso e saremo le consapevoli e appagate vittime di quei due temibili creatori di angosciosa suspense, capaci come pochi altri di tenerci inchiodati alla pagina così come di infliggere un tormento dopo l’altro ai loro protagonisti. Che sono sempre, a ben vedere, uomini – in genere irresoluti, inconsistenti, spesso infantili – che si ritrovano prigionieri di un ingranaggio infernale, al quale, per quanto si dibattano, non riescono a sfuggire. E che, soprattutto, a poco a poco smarriscono la capacità di percepire la differenza tra la realtà e le proprie farneticazioni. E quale sentimento umano si presta meglio a mettere in moto un delirio se non la gelosia? Sarà appunto la gelosia, una gelosia furibonda, autoalimentata, incontrollabile, a condurre all’omicidio il protagonista dei Vedovi – titolo che solo alla fine del romanzo svelerà il suo ambiguo significato. Ma attenzione: l’omicidio non è che l’inizio – il bello deve ancora venire.
18,00

Portnoy

Portnoy

Philip Roth

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2025

pagine: 283

«Questo libro rischia di provocare un secondo Olocausto» scrisse all’uscita di Portnoy uno studioso generalmente posato come Gershom Scholem. La profezia fortunatamente non era fatta per avverarsi, ma è difficile negare che da allora il monologo di Alexander Portnoy abbia investito, e travolto, tutto quanto ha incontrato sul suo cammino. A cominciare dalle abitudini dei lettori, e dalla loro percezione di cosa possa, e soprattutto non possa, raccontare un libro. Poi, gran parte delle idee ricevute sui cosiddetti rapporti fra maschi e femmine, su noialtri quaggiù e le varie forme che diamo all’entità lassù. La vertigine comincia subito, quando chi legge pensa di affrontare il resoconto senza censure di una seduta analitica – cosa che, molto più di quanto si pensi, è vera – e si ritrova in mano un tipo diverso, e almeno altrettanto scabroso, di materiale: quello della standup più divertente e irrefrenabile mai messa sulla pagina; da cui si esce barcollando, e senza essere certi di volerne veramente uscire. Dopo molti anni, e infinite repliche, lo spettacolo aveva però bisogno di un nuovo allestimento, che qui presentiamo invitandovi alla prima. Prima di assumere la sua forma attuale, il materiale di Portnoy è stato varie altre cose – fra cui un commento parlato alle diapositive di zone erogene illustri, che Kenneth Tynan avrebbe voluto inserire nel suo celeberrimo e allora sacrilego musical Oh, Calcutta! Solo dopo lunghi ripensamenti il monologo ha finito per diventare, nel 1969, il quarto libro di Philip Roth (1933- 2018). Quello della sua consacrazione (o sconsacrazione): e anche quello da cui, inevitabilmente, Adelphi comincia la pubblicazione di tutte le sue opere.
20,00

La vita normale

La vita normale

Yasmina Reza

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2025

pagine: 190

«Per me il tribunale è un luogo di osservazione come un altro, come la strada, o la mia camera da letto» ha risposto Yasmina Reza quando le è stato chiesto perché, da quindici anni, segua processi, oscuri o clamorosi, in giro per la Francia. «Colui che crediamo altro da noi non lo è» afferma Reza, che, lasciando ai cronisti giudiziari il loro mestiere e alla giustizia di cercare (invano?) un senso nel caos, preferisce fare un passo di lato – e ogni volta spiazza il lettore. Senza curarsi di proclamare verità universali e concentrandosi invece su «frammenti di umanità» – un gesto, una frase, una postura, un dettaglio dell’abbigliamento –, Reza riesce a cogliere, nelle esistenze degli imputati, dei testimoni e delle vittime, qualcosa che non di rado alla giustizia sfugge, e che a quelle esistenze ci accomuna. È «la vita normale», che segue come un’ombra la sua controparte assassina, sovrapponendosi continuamente a essa. Come nel caso della donna che, un mattino di novembre, «incalzata, spinta da una forza senza nome», esce di casa per andare su una spiaggia ad abbandonare sua figlia alle onde, e poi torna a chiudersi nell’opacità della sua esistenza, «presente senza esserlo, come a strapiombo su sé stessa». A lei e ad altri fantasmi è dedicato questo libro. Fantasmi che irrompono sulla scena accanto a quelli dell’autrice, che ha la capacità, propria solo dei grandi scrittori, di insinuarsi nella psiche del lettore senza lasciargli il tempo di comprendere ciò che ha appena letto.
19,00

Goodbye Hotel

Goodbye Hotel

Michael Bible

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2025

pagine: 156

C’è un posto, a New York, che chiamano Goodbye Hotel, perché è l’ultimo rifugio di chi, per ragioni diverse, si è allontanato dal mondo e nel mondo non vuole (o non può) più tornare. Lì, mentre una nevicata «ipnotica» cade sulla città, François siede davanti al fuoco, stappa una bottiglia di vino da quattro soldi e inizia a scrivere la sua storia. Vuole metterci a parte di un avvenimento capitato venticinque anni prima, ma soprattutto raccontarci quello che sarebbe potuto succedere e – forse – è successo davvero. Ha a disposizione solo «un pezzetto di verità», che certo non basta a colmare tutti i vuoti. La sua voce, carica di un’antica sofferenza, ci trasporta ancora una volta a Harmony, un’anonima cittadina del Sud degli Stati Uniti, dove ogni sera «si confonde con un milione di altre sere» e i giovani sono «destinati a perdersi» ma non smettono di desiderare «l’impossibile». Dove «non c’è differenza fra chi è amato e chi non lo è», perché «tutti si sentono soli, con addosso la maledizione di un vuoto americano che gli cresce dentro». Eppure, come sanno i lettori di L’ultima cosa bella sulla faccia della terra, Harmony è anche un crocevia dove il destino dà appuntamento alle sue vittime ignare: in questo caso due ragazzi innamorati e un misterioso uomo con un completo di seersucker, che in una notte di fine estate si incontrano sotto lo sguardo benevolo e saggio di Lazarus, una tartaruga dai poteri chiaroveggenti, indimenticabile protagonista del romanzo. Perché nell’universo di Michael Bible il passato può facilmente diventare futuro e viceversa; come in un sogno di David Lynch, a una dimensione della realtà ne corrispondono infinite altre, parallele e comunicanti. Non ci resta quindi che abbandonarci al ruolo di testimoni involontari e accettare che la verità a volte risulti inaccessibile, protetta da un guscio di bugie e inganni simile a quello di una testuggine centenaria.
18,00

Cartagloria

Cartagloria

Rosa Matteucci

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2025

pagine: 153

Torna Rosa Matteucci, «impietosa, feroce cantatrice del “nonostante”», come la definì una volta Carlo Fruttero, accostandola ai mani di Céline, Beckett e Thomas Bernhard. Questo nuovo romanzo, in bilico, come gli altri, sull’illusorio crinale fra comico e tragico, inizia con l’affannosa, tormentosa aspirazione di lei bambina a ricevere, come tutte le sue antenate e le sue simili, la Prima Comunione, per proseguire con la morte di un padre molto amato – sebbene molto scapestrato – e la sua sciamannata sepoltura. Nella scrittura, straziata e al tempo stesso grottesca, di Rosa Matteucci diventa comico perfino il viaggio, non solo interiore, che tale morte susciterà, alla ricerca di quell’antico Trascendente che il nostro tempo sembra aver smarrito: dall’India dei santoni ai Pirenei di Bernadette, dai gruppi di preghiera della Soka Gakkai a un’ardimentosa visita a un frate esorcista che, asserragliato in un eremo, vende messalini con audiorosario incorporato. Un vagabondaggio che culmina con la scoperta del rito tridentino, dove imparerà il protocollo delle genuflessioni, sempre rincorrendo una salvazione che pare rimessa in forse a ogni frase, a ogni respiro. Sino alla definitiva consapevolezza che è necessario accettare, e forse anche amare, la propria croce.
18,00

Correzione

Correzione

Thomas Bernhard

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2025

pagine: 352

«Perché un corpo sia stabile è necessario che abbia almeno tre punti d’appoggio» dice uno dei protagonisti di questo romanzo, che George Steiner considerava il capolavoro di Bernhard e «fra i più importanti del Novecento». I tre punti d’appoggio sono qui l’anonimo narratore, il taciturno imbalsamatore Höller e soprattutto Roithamer, docente di scienze naturali a Cambridge, cui la figura di Wittgenstein presta più di un dettaglio biografico. Con lucida ostinazione Roithamer ha realizzato nel centro esatto della foresta del Kobernausserwald, dove lui e la sorella, la sola persona che abbia amato, sono cresciuti, un temerario progetto architettonico – un cono perfetto, utopistica dimora felice – che lo ha prosciugato di ogni energia. Alla sua morte Höller invita il narratore nella soffitta della casa dove abita, nel punto più impervio di una gola: lì, nel fragore assordante del fiume che si getta fra le rocce, Roithamer si era ritirato per lavorare al cono, lì sono conservati i suoi libri e le sue carte, fra cui un manoscritto ossessivamente riveduto e corretto. Sullo sfondo di una natura ostile e insieme familiare, la voce di Roithamer si intreccia alle parole e ai silenzi dei due amici, mentre la scrittura di Thomas Bernhard ci sospinge implacabile fino ai limiti estremi del pensiero, fino all’ultima correzione – quella che, nel tentativo di emendarla, estingue l’esistenza stessa.
20,00

La signora nel lago

La signora nel lago

Raymond Chandler

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2024

pagine: 283

Per la prima e ultima volta nella sua carriera di investigatore privato, Philip Marlowe è in trasferta a Bay City, nella contea di San Bernardino, a un centinaio di chilometri da Los Angeles, con l'incarico di rintracciare la moglie di un riccastro. Ben presto, però, le donne scomparse diventano due: e quando dalle acque di un laghetto di montagna affiorano un braccio, poi una mano gonfia, poi una massa informe e senza lineamenti, senza occhi, senza bocca, un incubo con attaccati dei capelli, Marlowe è costretto a confrontarsi con il primo cadavere – e con il primo mistero. Altri cadaveri e altri misteri spunteranno in rapida successione. Starà come sempre a Marlowe – mentre dall’Europa giungono vaghi, sinistri echi della seconda guerra mondiale – indagare, destreggiarsi, battersi, riuscire a sopravvivere, fra inganni e tranelli di ogni sorta, fra violenza impulsiva e violenza calcolata, fra cinismo e corruzione, anche di chi, come gli sbirri, dovrebbe stare dalla sua parte. E ancora una volta Raymond Chandler, con occhio smaliziato e dolente e una lingua screziata di acume e sarcasmo, stende una livida patina di pietas losangelina sui mortiferi giochi di quelle marionette della vita che si spacciano per esseri umani.
19,00

Non dico addio

Non dico addio

Han Kang

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2024

pagine: 265

«Il mare stava arretrando. Anziché sommergere la costa, onde alte come falesie si ritraevano impetuose verso il largo. Un deserto di basalto si estendeva fino all’orizzonte. Coni vulcanici scintillanti di nero affioravano dall’acqua, simili a immensi tumuli. Decine di migliaia di pesci che non erano stati risucchiati dalla marea si dibattevano sul fondale asciutto in un luccichio di squame. Su quella distesa di roccia nera giacevano sparpagliati scheletri bianchi che sembravano di squali o balene, relitti di navi, barre di ferro lucenti, tavole di legno avvolte in vele a brandelli. Il mare era scomparso alla vista. Non è più un’isola, pensavo contemplando l’orizzonte ». Un vasto cimitero sul mare. Migliaia di tronchi d’albero, neri e spogli come lapidi, su cui si posa una neve rada. E intanto la marea che sale, minacciando di inghiottire le tombe e spazzare via le ossa. Da anni questo sogno perseguita la protagonista Gyeongha che, dopo una serie di dolorose separazioni, si è rinchiusa in un volontario isolamento. Sarà il messaggio inatteso di un’amica a strapparla alla sua vita solitaria e alle immagini di quell’incubo: quando Inseon, bloccata in un letto di ospedale, la prega di recarsi sull’isola di Jeju per dare da bere al suo pappagallino che rischia di morire, Gyeong-ha si affretta a prendere il primo aereo per andare a salvarlo. A Jeju, però, la accoglie una terribile tempesta di neve e poi un sentiero nell’oscurità dove si perde, cade e si ferisce. È l’inizio di una discesa agli inferi, nel baratro di uno dei più atroci massacri che la Corea abbia conosciuto: trentamila civili uccisi, e molti altri imprigionati e torturati, tra la fine del 1948 e l’inizio del 1949. Una ferita mai sanata che continua a tormentare le due amiche, proprio come aveva tormentato la madre di In-seon, vittima diretta di quel crimine. Tre donne, unite dal filo invisibile della memoria, che con determinazione si rifiutano di dimenticare, di dire addio e troncare il legame con chi non c’è più. Con la sua scrittura al contempo lirica e implacabilmente precisa, fatta di « istanti congelati in volo che brillano come cristalli », Han Kang riesce a raccontare questa pagina buia della storia, non solo coreana, consegnando al lettore un romanzo doloroso, lucido e poetico – dove la frontiera tra sogno e realtà, tra visibile e invisibile sfuma fin quasi a svanire. Un romanzo che lei stessa ha definito « una candela accesa negli abissi dell’anima umana ». Apparso nel 2021, "Non dico addio" è l’ottavo romanzo di Han Kang, scrittrice sudcoreana nata nel 1970 e divenuta famosa dopo aver ottenuto nel 2016 il Man Booker International Prize per "La vegetariana" (Adelphi, 2016). Nel 2024 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura. Di lei Adelphi ha pubblicato anche "Atti umani" (2017), "Convalescenza" (2019) e "L’ora di greco" (2023).
20,00

Christopher e quelli come lui

Christopher e quelli come lui

Christopher Isherwood

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2024

pagine: 387

Nel marzo del 1929 il ventiquattrenne Christopher Isherwood lascia l’Inghilterra per Berlino, dove intende raggiungere l’amico W.H. Auden ma soprattutto «scatenare i suoi desideri e sbattere ragione e buonsenso in prigione». Nonostante l’ascesa del partito nazista, che finirà per toccarlo anche negli affetti più cari, la città gli appare un «misterioso tempio dell’iniziazione», e l’atmosfera libertina che vi regna lo risarcisce della plumbea ipocrisia sofferta in patria. Per Isherwood è insomma un colpo di fulmine. Torna a Berlino durante l’estate, poi di nuovo in novembre, e stavolta senza un biglietto di ritorno, convinto com’è di aver trovato «il crogiolo ribollente della storia nel suo divenire». Ci rimarrà dieci anni, che si riveleranno fondamentali per la sua formazione e forniranno spunti, personaggi e ambientazioni ai suoi romanzi più famosi. «Io sono una macchina fotografica con l’obiettivo aperto, completamente passiva, che registra e non pensa ... Un giorno tutto questo andrà sviluppato, stampato con cura, fissato» si legge nell’incipit di "Addio a Berlino". Solo nel 1976, tuttavia, l’impegno verrà onorato: grazie a questo libro, dove, dismessa la prudente maschera della fiction, Isherwood punta finalmente la macchina fotografica su di sé, senza alcun filtro, regalandoci un toccante autoritratto.
22,00

Greco cerca greca

Greco cerca greca

Friedrich Dürrenmatt

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2024

pagine: 141

Arnolph Archilochos, sottocontabile in un’azienda che produce mitragliatrici e cannoni atomici, è pingue, occhialuto, inibito. Nulla che lasci intuire le sue remote origini greche. La sua mesta esistenza è puntellata da valori inscalfibili, incarnati da un pantheon personale che include il presidente della Repubblica, il capo spirituale della setta cui è affiliato e l’industriale Petit-Paysan per cui lavora. Un uomo ligio e insignificante, insomma. Una mezza calzetta, secondo alcuni. Almeno fino a quando Archilochos non decide di pubblicare un laconico annuncio, «Greco cerca greca», che – si augura – gli consentirà di trovare moglie e insieme di riannodare i rapporti con la radiosa patria che non ha mai conosciuto. E l’impensabile accade. La giovane donna che si presenta a lui, Chloé Saloniki, non solo è abbagliante di bellezza ed eleganza, ma trasforma di colpo il timido contabile in un uomo facoltoso, potente, ossequiato – fulcro di un consesso sociale che lo aveva sino allora ignorato e calpestato. Quando finalmente Archilochos scoprirà le ragioni di questa miracolosa metamorfosi, il sistema «consolidato, puntuale, etico, gerarchico» che lo sorreggeva andrà in pezzi. E non meno sbalorditivi saranno i successivi sviluppi. Il mondo che questa favola incantevole e feroce raffigura – il nostro mondo – è del resto non meno assurdo che allarmante, e il sarcasmo incendiario di Dürrenmatt incenerisce tutto nel ridicolo: falso decoro borghese e conformismo religioso, impostura politica e aneliti rivoluzionari, rigorismo morale e paternalismo imprenditoriale. Tutto tranne forse l’amore – l’amore che non teme la verità.
16,00

La strada oltre il muro

La strada oltre il muro

Shirley Jackson

Libro: Libro in brossura

editore: Adelphi

anno edizione: 2024

pagine: 219

È una tipica strada dei sobborghi americani Pepper Street, abitata ancora – siamo nel 1936 – da una maggioranza Wasp che non si arrende all’arrivo degli invasori: cattolici, ebrei, cinesi. Gli uomini sono altrove, nella vicina San Francisco, assorbiti dal loro lavoro. Tocca dunque soprattutto alle donne puntellare le barricate del conformismo: «Per quanto desideriamo trovare nuovi amici degni di stima, persone che ci entusiasmino per le loro idee nuove, o perché sono diverse, dobbiamo fare ciò che ci si aspetta da noi» afferma una di loro con infernale candore – e quando la figlia le chiede ottusamente che cosa ci si aspetta da lei, risponde: obbedire. Di queste donne, murate vive nell’ostilità, impettite nella difesa del loro piccolo mondo, Shirley Jackson penetra, come solo lei sa fare, i pensieri e le abitudini; e penetra le case, decifrando il codice dell’arredamento e della cura del giardino. La facciata radiosa vela infatti l’orrore quotidiano e i cupi segreti che lo sorreggono: infedeltà, pregiudizi, malignità morbose, tensioni pronte a esplodere – e che puntualmente esploderanno. Con questo primo, fatidico passo narrativo Shirley Jackson si presenta già armata dei suoi strumenti più affilati: un’ironia leggera e corrosiva, uno humour sbarazzino e irridente, un occhio cui non sfugge nulla, una lingua che non perdona. Strumenti con cui ritrae nitidamente il clima avvelenato – preludio alla catastrofe – che avvolge e impregna tutti i personaggi di questo romanzo, in particolare i bambini: stupidi, vanesi, ipocriti, imbroglioni, crudeli, adulti in miniatura, criminali in nuce.
19,00

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