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Finché respiro, c’è speranza. Diario spirituale di una vita che si consegna

in uscita
Finché respiro, c’è speranza. Diario spirituale di una vita che si consegna
Titolo Finché respiro, c’è speranza. Diario spirituale di una vita che si consegna
Autore
Traduttore
Argomento Scienze umane Religione e fede
Collana Books, 1
Editore Queriniana
Formato
Formato Libro Libro
Pagine 256
Pubblicazione 11/2025
ISBN 9788839932464
 
25,00

 
0 copie disponibili
presso Libreria L'ippogrifo (Piazza Europa, 3)
0 copie disponibili
presso L' Ippogrifo Bookstore (C.so Nizza, 1)
Il libro è di prossima pubblicazione
Disponibile dal 20-11-2025
Quando a Richard Gaillardetz viene diagnosticato un tumore incurabile al pancreas, la sua vita prende una piega inattesa. Il teologo, uno fra i più autorevoli del panorama cattolico contemporaneo, non va in cerca di consolazioni facili né di risposte assolute. Comincia a scrivere, a condividere con onestà disarmante i suoi pensieri su una piattaforma online pensata per offrire sostegno alle persone durante il percorso di cura. Racconta della paura, della gratitudine, della fiducia, della bellezza che resiste anche nel corpo che si consuma. Con le sue riflessioni, qui raccolte in ordine cronologico, Gaillardetz attraversa l’ultima stagione della propria vita alla ricerca di una visione più profonda della fede cristiana, scoprendo un nuovo significato nei segni e nei simboli che contraddistinguono le festività e le celebrazioni liturgiche a lui familiari. Il teologo-paziente mescola metafore sportive a citazioni di Karl Rhaner, non senza tocchi di umorismo. Condivide con i lettori la sua sapienza, in questa commovente esplorazione di cosa significhi essere una persona di fede che entra nel mistero pasquale, sempre sperando nella vita che verrà. È un libro-testamento, rivolto a chi accompagna un malato terminale, a chi è in cammino, a chi non ha paura di guardare alla morte come mistero di comunione. Qui l’esperienza del morire, vissuta in prima persona e radicata nei gesti semplici della vita familiare e liturgica, fa emergere una “mistagogia della morte” tutt’altro che astratta o idealizzata.
 
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