Letteratura Alternativa: Narrativa Italiana

Capita che un figlio arrivi senza bussare prima alla porta, e il padre lo desideri a tal punto d’affittare l’utero della madre che, invece, vorrebbe liberarsene. È esattamente quanto succede ad Antonio, determinato a crescere il bambino contando solo sull’appoggio del fratello Giovanni. Ma la sorte gli tenderà un agguato crudele, costringendolo a lottare in nome e in difesa di quell’amore genitoriale di cui i due fratelli sono stati privati durante l’infanzia. Può capitare allora che il vento del riscatto finisca per soffiare forte sulle sue vele, perché Antonio è un guerriero e i guerrieri creano da soli il proprio destino.

“Coglieva nella sua stanzetta, nell’odore della muffa, negli scricchiolii del fatiscente soffitto di legno, delle pareti, del pavimento, nella fredda umidità, tracce della loro presenza, quasi un’aura che persisteva…”. La lotta di una giovane donna, che vive in una comunità segregata di sopravvissuti, contro i muri che “chiudono” la sua mente e contro i soprusi di uomini ottusi e laidi, tronfi per il loro meschino potere. Miriam combatte contro il suo mondo interno persecutorio e contro i sensi di colpa, nella penuria, nell’angoscia, fino a quando trova l’unico luogo dove i Mostri non la perseguitano, perché lì “forse sono loro ad essere spaventati”. I suoi occhi, un tempo azzurri e lucenti, cercano nella “notte” della disperazione la via per il suo “passo oltre”: oltre le sue paure, oltre il Muro.

I sogni sono sentimenti che si muovono in un mondo apparentemente reale. La fuga dalla realtà, i miraggi, le visioni, le allucinazioni non possono essere spiegate razionalmente. E in questo contesto che Stefano, protagonista del racconto, si muove alla ricerca di un riscatto per un lutto subìto in età giovanile che ha scatenato la morte della sua anima cambiando radicalmente la sua vita. È giunto il tempo di fare i conti con se stesso e con quel passato che non è mai passato e di trovare una risposta all’enigma della sua esistenza. In questo intreccio di ricordi, smarrimenti, di stupori e di inattesi colpi di scena, L’aura, una donna immaginaria che prende forma da un libro che egli stesso sta scrivendo, gli indica l’unica strada possibile da prendere per condurlo in un mondo parallelo da cui non potrà mai più tornare indietro.

Una storia senza luogo perché il sentire è ovunque. Basta un garage per creare uno spazio ideale per esercitarsi a sentire se stessi e gli altri. Caterina realizza così il proprio sogno di creare un Sindacato dei sensibili, in cui ognuno possa finalmente permettersi di ascoltare le voci del mondo. Un giorno Agnese entra in questo spazio pieno di luci, colori e visioni. Un pianoforte, occhiali, apparecchi acustici, disegni e candele la accolgono in questo garage che la aprirà a un’esperienza del sentire e all’incontro con Caterina e gli altri. Agnese è entrata nel Sindacato dei sensibili. Caterina, Agnese e gli altri in queste pagine si addentrano sempre più in un’esperienza di decentramento e di condivisione dei vissuti, imparando via via che il sentire è di tutti e che non bisogna temere di mettersi in ascolto della vita, in tutte le sue forme.

Ettore e Laura, bambini, incontrano la guerra, il dolore. Si pongono domande profonde con semplici enunciazioni, come solo i piccoli sanno fare. I loro dubbi sono i nostri di adulti, anche se spesso non troviamo più il coraggio di manifestarli. Crescono facendo esperienze diverse. Laura è brillante, apparentemente sicura. Bella e combattiva, affronta di petto le difficoltà. Ettore è profondo e riflessivo, ma capace di fughe nella leggerezza. Accetta gli eventi ed affronta i problemi armato di pazienza. Forse è lui quello veramente forte. Restano costantemente sullo sfondo i temi delle differenze sociali, dell’aridità culturale e gli stereotipi, problematiche purtroppo ancora attuali. Le vite di Ettore e Laura ad un certo punto convergono, forse era scritto così o forse solo per caso. I diversi personaggi che incontrano nel corso degli anni sono molto diversi tra loro. Talvolta sono persone semplici, altre volte estremamente complicate. Tutte, indistintamente, cercano di sopravvivere alla complessità della loro esistenza, a differenti problemi, cercando le loro strategie per riuscirci.

Certe anime non temono le distanze, viaggiano senza sosta attraverso i secoli per ritrovarsi. In quel viaggiare oltre il tempo e lo spazio, possono attendersi o sfiorarsi, a volte allontanarsi ma mai perdersi, se sono destinate. Fili invisibili, indistruttibili tessono orditi indelebili al tempo, a noi saperli cogliere oltre la trama di questa vita che spesso ci distrae, ci rallenta, ci mette alla prova. Siamo già amore, a noi saperci riconoscere in quell’altro che, come uno specchio, riflette parti di noi che non vogliamo vedere ma che fanno parte della nostra essenza. Sta a noi imparare a ritrovare la strada verso casa, verso la nostra autenticità. A noi la forza di innamorarci follemente di noi stessi per poi poter avere il coraggio di amare colui o colei che attireremo nella nostra orbita, accogliendo, senza paura di lasciare andare. Prefazione di Gianrocco Guerriero. L’opera in copertina è dell’artista Pablo T.

Questo libro è il risultato di due anni di ricerca e sperimentazione. Da un lato, l’autore utilizza episodi autobiografici per spiegare determinati concetti enfatizzati nel coaching. Dall’altro, tali concetti vengono supportati da pubblicazioni di psicologia positiva, dell’apprendimento, scienze comportamentali. Interessante è la divisione del libro in due parti, che contraddistingue per l’appunto due aspetti del coaching – quello dialogico e quello dialettico.