Laterza: Quadrante Laterza
Cattolici a sinistra. Dal modernismo ai giorni nostri
Daniela Saresella
Libro: Copertina morbida
editore: Laterza
anno edizione: 2011
pagine: 285
Un mondo variegato e percorso da tante correnti di pensiero, quello dei cattolici legati ai temi della sinistra. Spiccano innanzi tutto le figure di quei credenti che in entrambe le culture ritenevano vi fosse un forte interesse per i poveri e che si potessero trovare elementi comuni tra le idee della tradizione cristiana e l'utopia marxista. Fra questi ci sono don Primo Mazzolati, David Maria Turoldo e Camillo De Piaz, Ernesto Balducci, oltre a Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira. Altri credenti maturarono la convinzione che fosse possibile dividere la sfera religiosa da quella politica e dunque essere cattolici ossequienti alle direttive dell'Istituzione romana e insieme comunisti: professare una dottrina religiosa 'tradizionale' non poteva insomma precludere l'adesione al partito dei lavoratori. Poi ci sono stati i cattolici moderati che, in condizioni particolari (ad esempio negli anni delle violenze fasciste), ipotizzarono collaborazioni politiche con la sinistra e altri ancora erano convinti invece che l'associazionismo cattolico dovesse abbandonare la sua dimensione militante e spesso politica. Di tutti i nodi e i temi che Saresella indaga, uno dei più importanti è la questione dell'unità politica dei cattolici che, auspicata per molti decenni, andò scomparendo con la fine del ruolo di coagulo dei voti moderati e anticomunisti assunto dalla Dc nella Prima Repubblica. Infine, elemento di discussione che tornò in più occasioni fu quello del confronto teorico tra marxismo e cristianesimo.
La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione 1954-2011
Giovanni Gozzini
Libro: Copertina morbida
editore: Laterza
anno edizione: 2011
pagine: 223
Molto più di tutti gli altri media che l'hanno preceduta nella storia (stampa, radio, cinema) la televisione suscita mitologie e denunce, entusiasmo e demonizzazione, assuefazione e ripulsa. Secondo il Censis l'Italia di oggi appare una società frammentata e confusa, priva di punti di riferimento forti e stabili, dove la televisione domina largamente i consumi culturali. Quasi il 70% dei cittadini le si affida (in particolare ai telegiornali) per formare le proprie scelte di voto. Giovanni Gozzini ripercorre le tappe principali dell'uso della tv da parte degli italiani. Dalla televisione top-down, pedagogica e autoreferenziale di Ettore Bernabei a una televisione bottom-up, bidirezionale che - lungo un percorso che va da trasmissioni come "Portobello" (1977) fino al "Grande Fratello" (2000) - mette in scena, celebra e mitizza l'italiano medio. Senza contare le reti private commerciali. La tesi di Giovanni Gozzini è che la tv più che determinare il mutamento ha rispecchiato, catalizzato e amplificato la 'rivoluzione individualista' esplosa negli anni '80 e celebrata dalla permanenza di Berlusconi sulla scena politica. Nonostante la televisione funzioni dappertutto nel mondo come in Italia, solo da noi è diventata soggetto politico. Così, frammentata e individualista, l'Italia sopravviverà anche dopo Berlusconi.
La storia a sinistra. Ricerca e impegno politico dopo il fascismo
Gilda Zazzara
Libro: Libro in brossura
editore: Laterza
anno edizione: 2011
pagine: VIII-195
Gilda Zazzara ricostruisce il profilo di una leva di studiosi di storia che, nel secondo dopoguerra, ha introdotto in ambito universitario nuovi settori di ricerca di argomento otto-novecentesco, in particolare la storia del movimento operaio e della Resistenza. Lavorando tra università, mercato culturale e centri di ricerca 'militanti' (sostenuti da partiti e circuiti politici socialisti, comunisti e azionisti) questa generazione di storici è stata mossa da una parte dallo sforzo di legittimare la storia contemporanea come disciplina scientifica a pieno titolo e dall'altra dalla convinzione che la conoscenza del passato prossimo fosse un elemento imprescindibile della rialfabetizzazione democratica degli italiani. Il libro presenta gli storici di quella generazione - giovani intellettuali cresciuti sotto il Regime, spesso allievi prediletti dei più prestigiosi accademici degli anni Trenta per poi passare a esaminare alcuni centri di ricerca (Biblioteca Feltrinelli e Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione di Milano; Fondazione Granisci di Roma) dove era possibile avere un costante confronto con dirigenti politici e testimoni degli eventi recenti e soprattutto era possibile accedere alle prime raccolte documentarie. Dopo l'analisi di decenni importanti per la ricerca e il consolidamento istituzionale e di rinnovamento metodologico della disciplina, si arriva agli anni Settanta quando gli intellettuali italiani devono confrontarsi con la contestazione giovanile.
Il Quirinale. Storia politica e istituzionale da De Nicola a Napolitano
Giuseppe Mammarella, Paolo Cacace
Libro: Copertina morbida
editore: Laterza
anno edizione: 2011
pagine: 327
In politica le istituzioni assumono spesso l'impronta di chi le rappresenta. Questo è tanto più vero per la Presidenza della Repubblica così come è regolata nella Costituzione italiana. Il ruolo che i costituenti assegnarono al capo dello Stato nel nuovo sistema politico non è privo nella sua indeterminatezza di qualche ambiguità, ma proprio grazie a essa chi è stato investito dell'alta carica ha potuto esercitarla secondo la sua interpretazione della necessità degli interessi talvolta mutevoli del paese. In questo volume, un'analisi approfondita delle personalità di coloro che sono stati chiamati di volta in volta a occupare la massima carica dello Stato e della loro attività nell'arco dei rispettivi mandati, ma anche un'indagine e una riflessione sulle forze e sulle istituzioni che sono state o sono al centro delle vicende politiche del paese, giudicate dall'angolo visuale del Quirinale. Attraverso documenti d'archivio spesso inediti, memoriali e testimonianze dei protagonisti si ripercorrono tutte le tappe salienti delle varie presidenze: dalle "prediche inutili" di Einaudi agli anni di Gronchi e della crisi Tambroni; dal "mandato breve" di Segni e dai retroscena del "piano Solo" alle clamorose dimissioni di Leone; dalle esternazioni irrituali di Pertini ai misteri del settennato di Cossiga; dalle aspre polemiche degli anni di Scalfaro fino al delicato e complesso settennato di Napolitano.
Risorgimento in esilio. L'internazionale liberale e l'età delle rivoluzioni
Maurizio Isabella
Libro: Libro in brossura
editore: Laterza
anno edizione: 2011
pagine: X-382
L'esilio rappresentò un'esperienza comune durante il Risorgimento, e fu parte integrante nella costituzione dell'identità nazionale italiana. Maurizio Isabella esplora il contributo al patriottismo italiano di numerosi rivoluzionari italiani che dovettero abbandonare la penisola all'inizio della restaurazione, a seguito del fallimento delle cospirazioni e dei moti del 1820-21. A Londra, Parigi o a Città del Messico, esuli noti come Ugo Foscolo o Santorre di Santarosa, e altri meno conosciuti, entrarono in contatto con patrioti e intellettuali stranieri e discussero questioni politiche che influenzarono la loro cultura e il loro modo di concepire la questione italiana. Il coinvolgimento degli emigrati italiani in dibattiti con intellettuali britannici, francesi e ispano-americani dimostra quanto liberalismo e romanticismo politico fossero ideologie internazionali condivise da una comunità di patrioti che si estendeva dall'Europa alle Americhe. Il volume rappresenta il primo tentativo di inserire il patriottismo italiano in un ampio contesto internazionale. Facendo suoi gli strumenti e le metodologie della world history, e della storia intellettuale internazionale, Maurizio Isabella rivela l'importanza e l'originalità del contributo italiano a dibattiti transatlantici sul federalismo democratico. Risorgimento in esilio ha ricevuto il secondo premio per il miglior libro di storia non britannica di storico esordiente per il 2009 dalla Royal Historical Society...
L'ultima colonia. Come l'Italia è tornata in Africa 1950-1960
Antonio M. Morone
Libro: Libro in brossura
editore: Laterza
anno edizione: 2011
pagine: 212
Il colonialismo italiano terminò ufficialmente con la sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale, ma nel 1950 la nuova Italia democratica ritornò nella più periferica delle ex colonie a guidare l'Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia per conto delle Nazioni Unite. La rinnovata presenza in Africa fu l'unica decolonizzazione italiana che venne intesa da parte dell'ex madrepatria come una sorta di prova di recupero: l'esperimento di un colonialismo democratico orientato alla collaborazione piuttosto che al dominio nascondeva però una serie di intrinseche contraddizioni. Nel serrato confronto fra l'amministrazione italiana e la Lega dei giovani somali, gli italiani dovettero dimostrare nei fatti di essere ritornati con l'intento di lavorare per l'indipendenza del paese e i 'giovani somali' furono chiamati a vincere al loro interno le tendenze più estremiste collegate all'Egitto di Nasser. L'indagine di Morone dimostra come l'indipendenza della Somalia nel 1960 se da un lato ha sancito l'inclusione dei somali nella gestione del potere attraverso le elezioni politiche, dall'altro non ha superato il clan quale vecchio elemento dell'amministrazione coloniale e nuovo strumento di mobilitazione politica. Ma, soprattutto, la capacità dell'Italia di elaborare soluzioni politiche e istituzionali durevoli per il futuro Stato somalo fu nel complesso insufficiente, non avendo gli strumenti sofisticati e adeguati per esercitare quell'influenza pervasiva in forma indiretta...
Arrivano gli alleati! Amori e violenze nell'Italia «liberata»
Maria Porzio
Libro: Libro in brossura
editore: Laterza
anno edizione: 2011
pagine: 233
1 ottobre 1943, l'esercito anglo-americano entra a Napoli. La popolazione civile, reduce dalla rivolta popolare che ha scacciato i tedeschi, stremata da continui bombardamenti e dalle violenze delle truppe naziste in ritirata, accoglie i liberatori con manifestazioni di gioia e di entusiasmo, certa che il loro arrivo significhi il ritorno alla tanto attesa normalità. Invece la lunga convivenza con i militari stranieri si rivela difficile e controversa. Soprattutto per le donne. Maria Porzio propone una rilettura dell'occupazione alleata attraverso i complessi rapporti di genere che si sono stabiliti tra donne e uomini. Fra donne e soldati occupanti, fra donne e connazionali nei territori liberati dagli alleati, a Napoli e in Campania, ma anche in altre città dell'Italia centro-meridionale. Le donne appaiono come un prisma attraverso il quale analizzare il rapporto tra 'occupanti' e 'occupati': se fin dai primi mesi dell'occupazione numerosi sono i matrimoni tra le donne italiane e i soldati alleati, svariati sono gli episodi di violenza e diffusissima è la prostituzione. Senza parlare dei pregiudizi e dei risentimenti dell'esercito 'liberatore', che considera gli italiani vinti e complici del fascismo, e di quel sentimento di sconfitta e di umiliazione di quella parte della popolazione maschile italiana amareggiata dalla drammatica esperienza della guerra, dalla prigionia e dalla disfatta militare. È in quest'ottica che vengono interpretate la violenza e l'arroganza dei soldati.
Sentinelle della patria. Il fascismo al confine orientale 1918-1941
Annamaria Vinci
Libro: Copertina morbida
editore: Laterza
anno edizione: 2011
pagine: 260
"'Fascismo di confine' è la formula di grande pregnanza simbolica con cui il fascismo costruisce la propria identità alla frontiera nord-orientale d'Italia. Il confine orientale è esibito agli occhi della nazione come luogo per eccellenza in cui la patria si riconosce: da quella sorgente, che si veste di sacralità, essa può trarre la sua forza, le sue potenzialità espansive verso l'Europa centro-orientale e i Balcani, i suoi diritti di conquista, la sua tenacia difensiva contro il nemico interno ed esterno. Alla fine della Grande guerra, le 'terre redente' rappresentano un sacrario a cielo aperto per tutti i simboli del passato irredentista e dell'epopea bellica che vi sono inscritti: a essi, durante tutto l'arco del ventennio, il fascismo attinge per costruire la sua storia e le sue ritualità. Qui si tocca con mano la reinvenzione della tradizione e la nascita di una nuova cultura politica di cui il regime si fa portatore." Annamaria Vinci analizza, a partire dal 1918 e fino alle soglie della seconda guerra mondiale, i percorsi politici e sociali di una periferia laboratorio': qui la vicenda fascista elabora in modo esasperato una violenza politica straordinaria, che introietta nelle persone uno stato d'animo di aggressività e bellicosità che si prolunga negli anni. Il nodo cruciale del rapporto tra maggioranza e minoranze nazionali, che in tutta Europa è giocato con estrema difficoltà, ha al confine orientale il suo maggiore 'esempio italiano'.
Il passato del nostro presente. Il lungo Ottocento 1776-1913
Salvatore Lupo
Libro: Libro in brossura
editore: Laterza
anno edizione: 2010
pagine: 214
Questo volume disegna un ponte tra l'antico regime e la modernità: il lungo Ottocento, il periodo tra le rivoluzioni (americana e francese) e la prima guerra mondiale. È il luogo di formazione delle nostre idee e del nostro mondo, di cui però non va nascosto il carattere antico, in cui vanno riconosciute tutte le incrostazioni di una storia secolare. La scintilla dell'industrializzazione genera soggetti sociali nuovi, anche se al centro della scena rimangono protagonisti che poco hanno a che fare con essa: aristocratici, proprietari fondiari, professionisti, contadini, artigiani. Si affermano le idee di libertà, democrazia, diritti individuali, ma persistono imperi antichi e se ne formano di nuovi. Nel momento in cui l'eguaglianza viene posta a fondamento della vita collettiva, viene con altrettanta forza giustificata l'ineguaglianza, a tutela delle gerarchie che regolano il funzionamento della società. Prospettive diverse, in apparenza incompatibili, si sovrappongono formando un mix complesso che tocca ancora al nostro tempo sciogliere.
Il corporativismo fascista
Alessio Gagliardi
Libro: Copertina morbida
editore: Laterza
anno edizione: 2010
pagine: 193
Mussolini aveva un grande progetto: la realizzazione della 'terza via' alternativa tanto al capitalismo quanto al socialismo - tramite l'edificazione di una società improntata all'armonia fra le classi e la sostituzione della rappresentanza politica con corporazioni rappresentative del mondo produttivo, del lavoro e delle professioni. Il corporativismo divenne uno dei principali assi portanti del progetto totalitario del fascismo e l'argomento più dibattuto nelI'Italia degli anni Venti e Trenta. Alessio Gagliardi indaga per la prima volta la concreta realtà del corporativismo fascista, il funzionamento delle istituzioni e i risultati conseguiti. L'immagine restituita appare molto più sfaccettata rispetto a quanto generalmente sostenuto dalla ricerca storica. Nonostante l'evidente fallimento, il sistema corporativo accompagnò e favorì trasformazioni profonde nell'organizzazione delle classi e dei ceti e nel rapporto tra la società e lo Stato. Vennero soppresse le libertà sindacali e contemporaneamente sindacalisti e imprenditori partecipavano, insieme al governo e al Partito fascista, alla messa a punto delle leggi e delle decisioni relative alla politica sociale ed economica. Per attuare il corporativismo lo stato fascista non scelse così la negazione dei gruppi di interesse ma la loro 'istituzionalizzazione' e 'fascistizzazione', riconoscendo loro la legittimità politica e una rappresentanza nelle strutture dello Stato.
Eretici e libertini nel Cinquecento italiano
Luca Addante
Libro: Libro in brossura
editore: Laterza
anno edizione: 2010
pagine: 226
Dubitavano della divinità di Cristo e della verginità della Madonna, dell'autenticità dei vangeli e della trinità, dell'immortalità dell'anima e della creazione: erano i più radicali seguaci di Juan de Valdés ed erano in tanti, dal Sud al Nord della penisola. Fra mondi misteriosi ed esoterici, studi sulla natura, religione e libertinaggio, il movimento valdesiano fu un'eresia capace di attrarre potenti cardinali, gentildonne d'alto rango raffinati umanisti, ma anche semplici preti e umili popolani. Luca Addante racconta la storia affascinante di un movimento non ortodosso, specchio del bisogno di nuove libertà.
Pacem in terris. Storia dell'ultima enciclica di Papa Giovanni
Alberto Melloni
Libro: Libro in brossura
editore: Laterza
anno edizione: 2010
pagine: 226
L'11 aprile 1963 Giovanni XXIII firma la sua ultima enciclica, Pacem in Terris. È un atto che il papa sa essere ormai terminale per la sua lunga vita e il suo breve pontificato: mancano cinquantatré giorni alla sua morte e sono passati cinquantatré mesi dalla sua elezione. L'enciclica è rivolta non solo ai vescovi, non solo al clero e al popolo, ma anche agli uomini 'di buona volontà', come mai era accaduto prima. Ma soprattutto è diretta al Vaticano II, al 'suo' Concilio che in quel momento ha archiviato il primo periodo e si prepara a una seconda sessione. Anche per questo insieme di motivi, Pacem in Terris suscita subito passioni e dispute come accade solo per i più grandi atti di quello che la Chiesa latina chiama magistero ordinario. Oggi, alla luce di una documentazione di prima mano sulla sua storia redazionale, l'enciclica della pace mostra pienamente il suo scopo: smuovere un tema che si giudicava centrale per il vangelo; prendere la parola in un contesto di politica internazionale nel quale la parola 'pace' poteva a buon diritto essere data per compromessa dalla sua strumentalizzazione sovietica; accogliere la partecipazione cristiana e cattolica ai movimenti pacifisti che coinvolgeva già tre generazioni; guardare al futuro avendo alle spalle il muro di Berlino o la crisi di Cuba e davanti le tensioni che uccideranno Kennedy o destituiranno Chruscèv.

