Adelphi: Biblioteca orientale
Le porte della giustizia. Sa'are sedeq
Libro
editore: Adelphi
anno edizione: 2001
pagine: 544
Per molti lettori, il libro attraverso il quale si sono avvicinati alla mistica ebraica è il trattato di Scholem "Le grandi correnti della mistica ebraica". E lì avranno trovato, nel capitolo sul cabbalista 'Abulafia, la citazione di un testo che racconta il procedere di un'esperienza estatica. Quel testo, che sembra condensare in sé le peculiarità della speculazione cabalisitca, era lo "Sa'are Sedeq. Le porte della giustizia", di cui, fino ad oggi, mancava un'edizione filologica ed era altamente incerta l'attribuzione. Oggi Moshe Idel, che ha occupato il posto di Scholem, presenta questa prima edizione corredata da un vasto commento, proponendone l'attribuzione a un discepolo di 'Abulafia, Rabbi Natan ben Sa'adyah Har'ar.
Luce dei tantra. Tantraloka
Abhinavagupta
Libro
editore: Adelphi
anno edizione: 1999
pagine: LXXXVI-782
Non c'è area del pensiero indiano che susciti tanta curiosità e al tempo stesso tanti equivoci come il tantrismo. Ciò innanzitutto per le componenti scandalose ed estreme della dottrina, in particolare le pratiche sessuali. Ma forse ancor di più per una inadeguata conoscenza dei testi. Di fatto, solo negli ultimi decenni sono apparse edizioni autorevoli dei grandi testi tantrici: primo fra questi, per la sua fondamentale importanza, il "Tantraloka" di Abhinavagupta (X-XI sec.), maestro principe del tantrismo. L'opera si presenta come una gigantesca summa del sapere esoterico, in cui si tratta diffusamente di ogni possibile aspetto della via tantrica alla liberazione.
Le leggi di Manu
Libro
editore: Adelphi
anno edizione: 1996
pagine: 452
La sacralità di queste leggi è tale che la tradizione le attribuisce a Manu, mitico figlio di Brahma, capostipite dell'umanità. Qeust'opera ci racconta come si è formato il mondo e quale è il dharma, la "legge" che lo governa: legge insieme naturale e sociale, che ritroviamo nelle prescrizioni per il sacrificio come in quelle che riguardano i "quattro stadi" dell'esistenza. Ma al tempo stesso siamo di fronte a un codice che elenca i più svariati delitti e le ragioni per cui vengono condannati, così permettendoci di seguire in ogni dettaglio il modo in cui era articolata la vita nell'India antica.
La liberazione in vita (Jivanmuktiviveka)
Vidyaranya
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1995
pagine: 372
Lo stato di chi si sottrae alla schiavitù degli opposti fu la mira, da sempre, di molti mistici. In India, di un'intera civiltà. Fin dalle origini l'India si è chiesta come si raggiunge la "liberazione in vita", quello stato paradossale in cui ancora si calcano le vie del mondo, ma "dentro si è del tutto trasparenti come il cielo", poiché in realtà si è scomparsi, si è uno spazio vuoto. Si viene delineando una figura sorprendente: quella del liberato in vita. Da un lato egli risiede nel brahman, nella coscienza non duale e senza limiti, priva dell'opacità degli oggetti creata dall'ignoranza, senza un io né un corpo, dall'altra sembra vivere e comportarsi non dissimilmente dagli altri uomini.
La liberazione in vita (Jivanmuktiviveka)
Vidyaranya
Libro: Libro rilegato
editore: Adelphi
anno edizione: 1995
pagine: 372
Iniziazione (Kalacakra)
Naropa
Libro: Copertina rigida
editore: Adelphi
anno edizione: 1994
pagine: 416
Iniziazione (Kalacakra)
Naropa
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1994
pagine: 416
Secondo una tradizione, il Buddha fece girare la Ruota del Dharma non una ma tre volte, a ogni giro comunicando dottrine via via più ardue e profonde. Il terzo ciclo di insegnamenti, il più esoterico, venne dato dal Buddha nel grande santuario di Dhanyakataka e codificato in un gruppo di testi chiamati Tantra. In tale occasione, secondo la leggenda, Sucandra, re di Sambhala, ricevette il Kalacakratantra, il "Tantra della ruota del tempo". La dottrina del Kalacakra e i suoi testi sarebbero stati conservati dai Re Sacerdoti di Sambhala, e solo agli inizi del secondo millennio sarebbero riapparsi in India per scomparire nuovamente poco dopo. Grazie al santo indiano Naropa (956-1040) la tradizione continuò invece in Tibet, e dura tuttora.