Libri di Salvatore Silvano Nigro
Vi scriverò ancora
Andrea Camilleri
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2024
pagine: 528
"Sono tanti i modi in cui possono essere accolte le giovanili lettere familiari di Andrea Camilleri. Uno però trascende tutti gli altri. È il modo di lettura di un oroscopo: di una osservabile configurazione astrale disegnata dai segni zodiacali e dai pianeti, metaforicamente trasposti nelle lettere che fanno sistema e determinano i pronostici sul maturo inventore del commissario Montalbano, sapiente lettore degli stessi libri preferiti dall'ancora inconsapevole scrittore di lettere; e di quell'irresistibile folletto chiamato Catarella, incarnazione di una plateale gestualità e teatrale comicità già portate in scena negli sketches improvvisati da Camilleri nelle sue carte messaggere. Il Camilleri dell'epistolario è un infervorato studente fuorisede. Vive a Roma. È un borsista dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica. Ha due insigni maestri, Silvio d'Amico e Orazio Costa. Fa subito amicizia con Vittorio Gassman, giovane attore del teatro di posa. Lui studia regia teatrale. È un moderno Robinson Crusoe, che di continuo deve inventarsi un alloggio sempre provvisorio, le suppellettili necessarie, tutti i gesti della giornata tra il lavaggio della biancheria e la ricerca di un ristorantino alla portata delle sue tasche semivuote, nonostante le sollecite sovvenzioni di una famiglia tutt'altro che ricca. In casi estremi può sempre contare su qualche generoso buffet da assaltare, magari in compagnia di una attricetta dell'Accademia e intonando «inni di guerra» condivisi dagli invitati più illustri: fra i più insospettabili, scrittori come Moravia o attori già affermati come Massimo Girotti. C'è qualcosa di picaresco nella narrazione epistolare, spesso autoironica e spettacolare: anche nel caso di quel convulso correre, qua e là, senza sosta, alla ricerca di un lavoretto. E intanto Camilleri studia, studia, studia. Pubblica poesie, racconti, articoli. Scrive soggetti per il cinema e per la radio. Si propone come regista. Riesce a collaborare con l'Enciclopedia dello spettacolo. E fa incontri strabilianti, come una volta accadeva ai cavalieri erranti. Conosce, insieme a Jean-Paul Sartre, il grandioso e canagliesco Jean Genet: scrittore e drammaturgo, ladro, cinico, generoso e argutamente spiritoso. Camilleri chiede il recapito all'ospite. Si sente rispondere che l'indirizzo più si- curo è, ovviamente, il carcere. Camilleri è giovane, giovanissimo. Ama il teatro. E come regista ha capacità anche rabdomantiche. Fa sgorgare l'acqua, dove tutti vedono solo cespugli secchi e pietrame. Annusa nell'aria, pure. Capta il vento che arriva. Anticipa i tempi, mettendo in scena autori ancora non sperimentati in Italia. Si chiamano Ionesco e Beckett. Sono gli anni 1957- 1958. Gli capita di cercare un attore all'altezza della parte. Non riesce a trovarlo. Gli piace azzardare. E decide di sostituire l'attore con un manichino. Il successo è strepitoso." (Salvatore Silvano Nigro)
Fermo e Lucia
Alessandro Manzoni
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 1560
Scritto a partire dal 1821, "Fermo e Lucia" costituisce il primo nucleo da cui origineranno "I Promessi Sposi", ma è soprattutto un romanzo in sé compiuto, anche se non pubblicato da Manzoni. Dalle indagini di Salvatore Silvano Nigro, curatore di questo volume, appare chiaro come il romanzo manzoniano, andando oltre il Settecento degli illuministi, dialoghi serratamente con la letteratura barocca italiana e francese (oltre che con la pittura secentesca contrapposta a quella neoclassica); e come i personaggi dei Promessi Sposi polemizzino con uno scrittore chiamato Alessandro Manzoni, che ha scritto un romanzo dal titolo "Fermo e Lucia".
I promessi sposi-Storia della colonna infame
Alessandro Manzoni
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 2015
pagine: 808
La storia nota di un curato di campagna pauroso e vile che, minacciato dai bravi, si rifiuta di sposare due giovani, è il capolavoro della letteratura italiana del XIX secolo. Manzoni trova la forma e la lingua perfetta solo alla terza edizione (quella da noi conosciuta) a cui aggiunge l'inedita "Storia della colonna infame": vero finale del romanzo, narra dell'intentato processo contro due presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale in seguito ad un'accusa infondata, ulteriore esempio di oppressione dei potenti nei confronti degli umili. "I promessi sposi", in questo senso, diventano affresco e sintesi della società italiana di ogni tempo: la prepotenza di Don Rodrigo, la bontà e l'ingenuità di Renzo, l'innocenza di Lucia, il coraggio di Padre Cristoforo. Ma soprattutto, come fece notare Eugenio Scalfari, Manzoni, con Don Abbondio, ci propone la perfetta figura dell'"italiano medio": un brav'uomo che fa quello che deve, ma a fare di più, se c'è da mettersi in mezzo, proprio non ci sta. Studiati, parodiati, usati come modello, "I promessi sposi" raccontano un'Italia che non è mai cambiata. Introduzione di Salvatore Silvano Nigro.
La tabacchiera di don Lisander. Saggio sui «Promessi sposi»
Salvatore Silvano Nigro
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 2002
pagine: 205
Fermo e Lucia
Alessandro Manzoni
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 2002
pagine: CXLV-1402
Il volume presenta l'opera di Alessandro Manzoni "Fermo e Lucia", accompagnata dal saggio introduttivo, dalla revisione del testo critico e dal commento di Salvatore Silvano Nigro, e da "L'appendice storica su la Colonna Infame" di Ermanno Paccagnini.
La tabacchiera di don Lisander. Saggio sui «Promessi sposi»
Salvatore Silvano Nigro
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 1997
pagine: 205
Nigro raccoglie in questo volume una serie di indagini sistematiche sul capolavoro manzoniano: il concepimento dell'opera sulla scorta delle riflessioni sul romanzo e sulle sue funzioni, l'identificazione di un pubblico cui destinarlo, le fonti di ispirazione, la struttura, i temi e i personaggi. Per Nigro, alcuni temi poi sviluppatisi nei Promessi sposi erano già contenuti nelle Rime e in particolare nel Cinque maggio, e saranno ripresi per essere avvalorati o magari anche negati. Completa il volume uno studio sul "sistema" manzoniano di impiego della citazione.
Discorso dell'ombra e dello stemma
Giorgio Manganelli
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2017
pagine: 208
Se c'è un libro dove Manganelli ha mostrato, nella forma più radicale ed estrema, che cosa intendeva per letteratura, è questo. Ed è senz'altro una concezione allarmante rispetto a quelle correnti. Per Manganelli, la letteratura è qualcosa di ben più temibile ed enigmatico di quel che pensano quanti si sforzano «di mettere assieme il bello ed il buono». A costoro la letteratura non può che rispondere «con sconce empietà». Perché il suo compito non è di interpretare, documentare, esprimere idee, semmai di disorientare, inquietare. Di ridere - astratta e solitaria. È il riso antico di Dioniso, senza il quale non ci sarebbero parole. Cadono così, sotto i colpi di Manganelli, molte certezze: persino la fiducia che riponiamo nella figura dello Scrittore. Che in realtà è solo un «passacarte», un Grande Mentitore, agito dalle parole. La scrittura, infatti, accade, e lo attraversa e parla per suo tramite. Ma anche i lettori non hanno di che stare tranquilli. Devono finalmente rendersi conto che coltivano una «dolce e ritmica demenza».
Il principe fulvo
Salvatore Silvano Nigro
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2024
pagine: 380
La riedizione di uno studio appassionato che getta nuova luce su uno degli indiscussi capolavori della letteratura del Novecento arricchita con una Nota di Francesco Piccolo. "Il Principe fulvo" è un saggio sulla vita e le opere di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che vuole essere letto come un racconto. Si avvale di molti documenti inediti, che permettono di ricostruire gli avventurosi anni giovanili dello scrittore in giro per le capitali europee: la sua vocazione burlesca, le sue passioni artistiche, i suoi rapporti con la politica, i suoi tentativi per salvare degli amici ebrei dopo la promulgazione delle leggi razziali. Il libro mette in correlazione la scrittura del Gattopardo con le opere della biblioteca dell'autore. Per questa via, Il Gattopardo viene raccontato non come un romanzo storico ma come un romanzo fantastico e allegorico, dentro il quale si muovono animali imprecanti e statue animate legate alla simbologia borbonica. Anche le architetture, gli affreschi, i quadri e le suppellettili tutte, hanno funzione di «personaggi»: agiscono nel romanzo, e fanno sentire la loro «voce». Questo «racconto di un romanzo» si apre alla storia dell'arte, e mette le vicende del Gattopardo a stretto contatto con le opere scultoree, pittoriche e architettoniche della Palermo ottocentesca; e svela, del romanzo di Tomasi di Lampedusa, segreti mai sospettati.
Rime amorose
Torquato Accetto
Libro: Libro in brossura
editore: La Vita Felice
anno edizione: 2024
pagine: 212
Pubblicate nella prima edizione del 1621, «nuovamente corretta» e riproposta nel 1626 come «parte prima» di una seconda raccolta, le rime amorose di Accetto troveranno poi sistemazione definitiva nell’edizione del 1638. Lo schema che egli segue è quello petrarchesco: dall’innamoramento iniziale si passa alla «crudeltà» della donna che lo rifiuta, alla sua scomparsa prematura e successiva elevazione quale ispiratrice dell’amore per Dio. Tuttavia Accetto non ripete in maniera monotona gli argomenti della tradizione, ma li rivisita, descrivendo gli attributi femminili sotto una luce più sensuale e dinamica, in una reiterazione quasi ossessiva dei temi degli occhi, della fronte, della mano, della bocca, del petto. La donna amata è luce, è Sole, è Amore, ma anche la causa del suo patimento, «gentil volto e cor ingrato», è insieme «dono e donatrice», «non men la morte che la vita mia», e ciò rende il poeta «servo infelice, amante a pianger nato».
Il portinaio del diavolo. Occhiali e altre inquietudini
Salvatore Silvano Nigro
Libro: Libro in brossura
editore: Bompiani
anno edizione: 2023
pagine: 144
“Gli oculari di vetro hanno riverberi e riflessi diabolici. Nell’immaginario, travisano e pervertono la realtà: ingrandiscono e rimpiccioliscono; invertono, ribaltano, sdoppiano... L’occhio è il ‘portinaio’ del diavolo”, si legge nel Corpus Thomisticum. Il gesto del guardare è il primo e spontaneo approccio al mondo, per conoscerlo ma anche per insinuarsi laddove non dovrebbe: nell’intimità dei nostri simili. Ed è appunto incentrato sul tema dello sguardo e dei suoi strumenti – gli occhiali, il binocolo e il telescopio – questo piccolo ma densissimo saggio che opera un’incursione tra decine di capolavori letterari, pittorici e architettonici alla ricerca del dettaglio indiscreto. In una serie di dotte spigolature su Comenio, Marcel Duchamp, Alfred Hitchcock, Saul Steinberg, Georges Perec, Leonardo Sciascia e molti altri, Nigro va a caccia di quelle allusioni che a partire dal Seicento, con il romanzo picaresco Il diavolo zoppo di Vélez de Guevara, creano una connessione tra il maligno e la sua natura spiona e rivelatrice. Dove l’inferno, e il suo transfuga, hanno preso stanza nella mostruosità bipede dell’uomo.
Mia anima carnale. Lettere a Ebe
Giorgio Manganelli
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2023
pagine: 128
Un «mandrillo con gli occhiali», si definisce Manganelli in queste strepitose lettere inedite degli anni 1960-1973, avviluppato com'è in «brodi bollenti» e in «spinaci butirrosi»; un Manganelli faceto sì, ma anche focosamente innamorato. E poco importerebbe tutto questo, se l'amore non gli dettasse lettere che in buona parte sono racconti perfettamente prismatici, di grande vitalità inventiva, capaci di farsi visionari e svoltare in una sensualità golosamente rovente: «Cara la mia cotogna, tu mi sembri un morbido, sugoso frutto autunnale, di quelli che abbisognano di gran tempo per maturare tutti i loro succhi intrinseci, che vivono la loro estate assieme all'autunno, quei frutti deliziosi, voluttuosi, mielati, goccianti zuccheri interiori che hanno una lunga, afra e lazza (acerbetta) adolescenza, quando erano piccoli e duri, e legavano i denti. Ora sei nespola, ananasso, pompelmo e cotogna. E io ti voglio mangiare, ammannita sul desco delle tue lenzuola». È anche un «rètore galante e insinuoso», Manganelli. Per la donna amata, Ebe, che è lontana, organizza un concerto tutto mentale. Dispone nello spazio fantastico gli strumenti musicali. Dirige gli esecutori. «Io suono per te», dice, nel suo «forum interiore». E se la destinataria tiene nella borsa due sensualissime «orchidee... casuali e brucianti», lui estrae dalla valigia «una carezza lunga, lenta, senza distrazione». Si inchina, Manganelli, alla fine, volgendo le spalle agli orchestrali. Ci sono lettere che arrivano dall'Africa, dalla Malesia, dalle Filippine. La donna amata è sempre un «sole portatile per tutte le sere della vita». E intanto Manganelli recensisce paesaggi, serate tropicali, una azzardata escursione tra poco invitanti coccodrilli, in «un ambiente di vegetazione trionfale», senza mai venir meno alla sapiente energia e all'impudica felicità del suo linguaggio: «Di Malacca non ti dirò nulla», scrive; e specifica: «è una delle cose più straordinarie, più struggenti, più fascinose che abbia mai visto; credo che in Oriente non ci sia nulla di simile. Per parlarne bisognerebbe recitare, fare grandi gesti, poi muovere gli occhi in modo sognante e allusivo, camminare a passetti, inginocchiarsi due o tre volte, cantarellare, fare il gesto di cullare un bambino mormorando uno scongiuro, suonare un tamburello, un'arpa, organizzare un funerale, schiocchiare la lingua come al termine di un pasto copioso, e infine singhiozzare». Manganelli è stato uno dei massimi scrittori del Novecento. Ha scritto libri di grande successo come Centuria e Pinocchio: un libro parallelo; o, nell'ambito saggistico, i celebri saggi raccolti nel volume La letteratura come menzogna. Ora si lascia scoprire come sorprendente scrittore di lettere rese preziose dalle sue ineguagliabili vocabolerie.

