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Libri di Michele Cento

L'ideologia atlantica. La delegittimazione politica dalla guerra fredda culturale al neoconservatorismo (1936-1967)

L'ideologia atlantica. La delegittimazione politica dalla guerra fredda culturale al neoconservatorismo (1936-1967)

Michele Cento

Libro: Libro in brossura

editore: Le Monnier

anno edizione: 2023

pagine: 214

Allo scoppio della Guerra fredda, una rete di intellettuali atlantici individua nell’ideologia un demone che si annida nel mondo sovietico e che attraversa le stesse democrazie liberali occidentali. Aron, Bell, Kristol, Polanyi, Schlesinger, Shils – i più noti tra loro – accusano infatti l’ideologia di essere una «religione secolare», che ha dotato i totalitarismi di grandi narrazioni escatologiche, ma non solo. L’ideologia appare infatti connaturata alla nascita della politica moderna: all’apertura di un orizzonte di aspettative crescenti di cui si è storicamente nutrito lo stesso liberalismo. Depurarlo delle scorie dell’ideologia serve a socchiudere questo orizzonte e a delegittimare le domande di movimenti giovanili, femministi e afroamericani che stanno scuotendo dalle fondamenta le società del benessere e dei «Trenta Gloriosi». Dalle inquietudini del liberalismo alla fine delle ideologie nasce così il neoconservatorismo.
19,00

Il socialismo ai margini. Classe e nazione nel Sud Italia e in Irlanda

Il socialismo ai margini. Classe e nazione nel Sud Italia e in Irlanda

Michele Cento, Roberta Ferrari

Libro: Copertina morbida

editore: Rubbettino

anno edizione: 2018

pagine: 236

L'avvento della rivoluzione industriale nel pieno dell'Ottocento genera territori periferici agli Stati-nazione europei, dove la modernità capitalistica sembra non penetrare. In che modo il socialismo, un'ideologia che nasce nel centro industriale del sistema capitalistico, si rapporta con i suoi margini, politici e sociali, asimmetrie territoriali, nazionali e di classe che impediscono la costruzione di uno spazio di mediazione e di integrazione comune? Tra Otto e Novecento il socialismo deve avviare un processo di ridefinizione degli assi portanti della sua dottrina e delle sue strategie attraverso una revisione significativa del concetto di classe e del suo rapporto con la nazione. Il Meridione d'Italia e l'Irlanda, ovvero il Meridione di Sua Maestà, tra la fine dell'Ottocento e lo scoppio della prima guerra mondiale presentano una conflittualità sociale che stenta a stare nelle forme politiche e organizzative pensate dal socialismo del centro e che lo costringono a ripensarsi.
16,00

Tra capitalismo e amministrazione. Il liberalismo atlantico di Nitti

Tra capitalismo e amministrazione. Il liberalismo atlantico di Nitti

Michele Cento

Libro: Libro in brossura

editore: Il Mulino

anno edizione: 2017

pagine: 210

Nel 1889, a un secolo esatto dalla presa della Bastiglia, Antonio Labriola dichiara chiusa l'età dell'individualismo, per annunciare l'avvento dell'età della socialità. E questo il presupposto storico e concettuale su cui poggia la "rivoluzione liberale" di Francesco Saverio Nitti. Economista e sociologo, prima di diventare deputato, ministro e presidente del Consiglio, Nitti avvia un processo di rinnovamento del liberalismo, aprendolo all'influenza del socialismo e delle scienze sociali. Contro gli arroccamenti del liberalismo italiano alle prese con le rivendicazioni delle masse popolari e lavoratrici, egli individua nel conflitto sociale tra interessi organizzati la porta d'accesso alla modernità e alla democrazia. In questo senso, Nitti rappresenta la voce italiana di un liberalismo atlantico che riforma se stesso per assorbire e governare le trasformazioni che a cavallo del Novecento accompagnano la diffusione "transoceanica" del capitalismo industriale, della società di massa e dello Stato amministrativo. Il suo pensiero politico non è però destinato a rimanere sulla carta, perché tra età giolittiana e prima guerra mondiale si tramuta in quella che Antonio Gramsci ha definito una "filosofia dell'azione". E in questo passaggio, però, che lo slancio democratico va via via scemando, per lasciare il posto a un'idea di democrazia industriale in cui gli imperativi dell'organizzazione razionale del capitalismo prendono il sopravvento sulle promesse di emancipazione e liberazione della totalità degli individui. In questa fase, cioè, la rivoluzione liberale viene sempre più affidata a un'amministrazione di tipo nuovo, che sfonda il confine tra pubblico e privato, per meglio adattarsi alle esigenze di una società che, dopo la mobilitazione totale della guerra, entra in una crisi di governabilità. Esplodono così le contraddizioni interne a un liberalismo che non è più in grado di coniugare sul piano discorsivo e pratico la promessa di liberazione universale degli individui con le esigenze della disciplina sociale della produzione. In queste contraddizioni si insinuerà il fascismo, che si innesta sul flusso modernizzatore messo in moto da un liberalismo riformato, annichilendo però la pretesa di libertà con cui si era aperta l'età della socialità.
25,00

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